inediti vallecchi1

 

 

Per una nuova edizione del «Quaderno» di Campana

 

Testimoni e varianti di tradizione

 

 di

Susanna Sitzia

 

da: OBLIO I, 2-3

"Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiano Otto-Novecentesca", 2011

 

 

La raccolta poetica di Dino Campana nota con il titolo Quaderno è stata pubblicata nel 1942 da Vallecchi nel volume Inediti curato da Enrico Falqui. Il titolo redazionale non deve suggerire un legame d’identità tra il Quaderno, che è l’edizione della raccolta, e l’autografo. Il manoscritto che conteneva quarantadue testi in versi e uno in prosa era un quaderno scolastico, anepìgrafo, mutilo, «pieno zeppo», riferisce Falqui, della scrittura di Campana; è un’anomalia che nel manoscritto non figurasse il nome del poeta. Negli Inediti, peraltro, la censura è intervenuta a sottrarre «un’espressione molto violenta» (p. 313) dalla poesia che nel manoscritto conteneva la principale nota di possesso: «il mio libro» (p. 139).

 

 

 

LA CHIMERA NEI «CANTI ORFICI» DI DINO CAMPANA

 

di Neuro Bonifazi

 

 

Dall'epoca romantica in poi, nel corso del secolo XIX e oltre, in Europa, i mitici mostri dell' antichita (Medusa, Chimera, Sfinge, Gorgone, Sirena, ecc.) diventano, nell'immaginario dei poeti, i simboli della loro concezione della bellezza in genere, di quella femminile in specie, della Donna e dell'eros. A cui si aggiungono le immagini emblematiche ed evocative dei grandi artisti, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Diirer, ecc., e in particolare, a un certo punto, I'immagine della Gioconda.

 

Lettera a Carrà, 25 Dicembre 1917 , dal Fondo Carlo Carrà al Mart di Rovereto

 


 

Storia di due lettere di Campana, una in bella copia e una riciclata

 

di Paolo Pianigiani

 

 

Dino il giorno di Natale del 1917 scrive due lettere, una a Elisa Albano e una a Carrà.

La minuta della lettera a Elisa Albano, viene riutilizzata e con qualche correzione, adattata per Carrà, che nel suo libro autobiografico "La mia vita" Longanesi 1943, pg 249-50, così la trascrive:

 

LE STANZETTE DI VIA VIVAIO

 

SAGGI RELATIVI A “LA VERNA”

 

LA CONCA ROCCIOSA DEI VENTI (La Verna, Ritorno 8, 41)

 

di Silvano Salvadori

 

 

Ci sono dei luoghi che fungono da giunto cardanico di un’intera esistenza: tale fu per Dino la valle di Campigno ed in particolare quel profilo di monte in fronte alla chiesa che è conosciuto come Riva Bianca.

I critici letterari a volte son visitatori un po’ frettolosi e preferiscono le scrivanie di noce alle lastre di pietra, poco adatte allo scrivere meditabondo. Ma se avessero un taccuino, un lapis e un buon paio di scarpe potrebbero non accontentarsi del panorama da lontano, ma scendere ai fossi e superare qualche aspro sentiero per ritrovarsi soli sotto la linea dell’orizzonte nel cuore diveniente dell’erosione rocciosa; laggiù con i massi in bilico sulla testa per capire quella dinamica che è sottesa all’eternità delle montagne e che Leonardo ha indagato nei suoi appunti.

 

 Maurizio Pallante

 

 

I Canti Orfici di Enrico Tallone

 

di Maurizio Pallante

 

 

Ringrazio Maurizio Pallante di avermi autorizzato a pubblicare questo suo articolo, che ricorda in diretta la pubblicazione dei Canti Orfici da parte di Enrico Tallone.

 

L'Ortica, n. 77 di Gennaio-Marzo 2000 

 

 

Recentemente Enrico ha ristampato a mano il Libro, carattere per carattere, parola per parola. (paolo pianigiani)

 

 

Dopo aver inutilmente tentato di inserirsi nel gruppo di letterati che si radunava presso il caffè delle Giubbe Rosse a Firenze - Soffici, a cui aveva dato in lettura la sua raccolta di poesie Il più lungo giorno non solo non la lesse e non lo aiutò a trovare un editore, ma smarrì il dattiloscritto - Dino Campana nel 1914 si risolse a pubblicare a sue spese presso uno stampatore di Marradi la nuova stesura delle sue poesie, a cui diede il titolo di Canti Orfici.

 

 

 

SPECCHI, CERCHI E FRATTALI

 

APPUNTI PER UN’ANALISI STRUTTURALE DEI CANTI ORFICI

 

di

Leonardo Chiari

 

da:

Il Nuovo Nautilus

Studi e Ricerche del Liceo Torricelli-Ballardini-Faenza

2019

 

 

   La forma-sonata, la più importante forma della musica strumentale occidentale, è una forma bitematica e tripartita. Il bitematismo indica appunto l’articolazione in due temi musicali, solitamente potente e incisivo il primo, più lirico e intimistico il secondo, temi che i romantici amavano chiamare rispettivamente “maschile” e “femminile”. La tripartizione indica invece l’organizzazione strutturale in tre momenti: esposizione-sviluppo-ripresa (schema A-B-A’). Semplificando, l’esposizione propone i due temi, maschile e femminile, lo sviluppo li articola portandoli a nuove conseguenze (ritmiche, melodiche, armoniche etc.), e la ripresa li ripropone dall’esposizione, modificati, però, dal drastico passaggio attraverso lo sviluppo.

 

 

 

FRANA DELLE SCALELLE A GAMBERARA

 

POESIA E GEOLOGIA IN DINO CAMPANA

 

di Silvano Salvadori

 

 

Ci sono quattro righi nella Taccuino Matacotta che sono gli unici a non essere un tentativo poetico e non si capisce quale urgenza abbia spinto Dino ad appuntarli fra tante tormentate ricerche di lirismi.