Il poeta sotto esame

di Silvano Salvadori

 

Paolo Maccari: “Il poeta sotto esame, con due importanti inediti di Dino Campana”

Passigli Editori, pp 107, 2012

 

 

Un colpo di fortuna inaspettato: emergono tra le filze della biblioteca umanistica della Facoltà di Lettere di Firenze, i temi di Dino per un concorso bandito dall’Istituto di Studi Superiori: scopo abilitarsi all’insegnamento del francese nei ginnasi del Regno.

Paolo Maccari li ha scovati con grande sorpresa, portando così una luce importante sulla biografia del poeta in quel poco documentato 1911. Dino vi si iscrive il 23 marzo ed esegue i temi dal 20 al 22 aprile.

L’autore sottolinea i vari rimandi nelle lettere in cui Dino vanta la sua conoscenza di cinque lingue, che lui vorrebbe sfruttare chiedendo lavori di traduttore. Ancora il Pariani nel novembre del 1931 dice che Dino vi si esercitava proprio allorchè sembrava essere guarito dei suoi disturbi, preparando una sua uscita da Castel Pulci con la speranza così di “guadagnarsi il necessario con modesto impiego”.

 

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Antonella Poggiali con Paolo Pianigiani nel 2009, alla Marucelliana

davanti a "Il Più lungo giorno" di Dino Campana

 

 

Antonella Poggiali: Dino e Sibilla, due scritture e due personalità a confronto

Antonella Poggiali: Una analisi grafologica per la coppia più celebre della poesia italiana

 

Sto percorrendo, nel silenzio di una mattinata autunnale ancora piena di sole, la piana di Badia a Settimo, a 10 minuti di strada da Firenze. A destra campi incolti, a sinistra fabbriche, magazzini, case squadrate nella loro geometria spoglia. Persa nei meandri polverosi di questa grigia periferia industriale dispero di poter recuperare l'orientamento e ritrovare la giusta direzione e non mi accorgo che si sta materalizzando, in lontananza, l'oggetto del mio girovagare: la Badia di San Salvatore a Settimo.

 

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Campana eretico

 

         Guglielmina e Manfreda al balcone           

                                 

                                    di Paolo Pianigiani       

                         


Tutto o quasi è stato detto sul poeta di Marradi, ma che nelle sue poesie abbia parlato di eresia non l’aveva ancora detto nessuno. Almeno che io sappia.Due poesie del Quaderno (contenente testi autografi di Dino Campana, ritrovato in un baule dal fratello del poeta, Manlio, e pubblicato da Enrico Falqui nel 1942), contraddistinte dai numeri XIII e XXVI, parlano di due personaggi femminili, Guglielmina di Boemia e Manfreda da Pirovano .
Basta sfogliare un libro che parla di eresie e queste due figure misteriose, fra le poche ad avere un nome, fra i personaggi che compaiono nelle opere di Dino Campana, acquistano subito densità  storica e si diffonde nell’aria odore acre di roghi e di Sante Inquisizioni.      

 

 

Luca Antoccia: Il Poeta antigrazioso

Pubblicato su Art e Dossier, Febbraio 2007, Giunti editore Firenze.

La redazione ringrazia l'Editore e Luca Antoccia per averci gentilmente permesso la pubblicazione  

Nella poesia di Dino Campana, noto all’immaginario comune come poeta visionario e folle, traspare una conoscenza puntuale e precisa della storia dell’arte, dal Rinascimento fino alle avanguardie a lui contemporanee. 

Di recente il grande pubblico lo ha conosciuto per Un viaggio chiamato amore, cinebiografia di Michele Placido sulla tormentata relazione con Sibilla Aleramo.

Qualcuno ricorderà il recital di poesie di Carmelo Bene che lo accostava a Friedrich Hölderlin.

 

 

Geno Pampaloni 

 

 

Geno Pampaloni; Prefazione agli Atti del Convegno del 1973

Prefazione a:

Dino Campana oggi

Atti del Convegno fiorentino del 1973

 

Il convegno di studi su Dino Campana trae la sua origine immediata dall'opportunità di presentare al pubblico (sia nel giudizio di critici, poeti, studiosi, sia fisicamente, in una mostra di carte e cimeli campaniani) il prezioso manoscritto Il più lungo giornomiracolosamente riemerso alla luce dopo quasi sessantanni: consegnato dal poeta ad Ardengo Soffici nell'inverno del 1913, era stato smarrito; « e quanto rovinoso sia stato per Campana lo smarrimento è documentato da lettere e testimonianze innumerevoli », come ha ricordato il Falqui; sì che quel manoscritto perduto e acerbamente rimpianto era divenuto il testo mitico del Novecento italiano, — che sembrava accendere un ulteriore bagliore di tragedia, quasi l'accanirsi di un destino nemico, sull'esistenza tormentata del solitario poeta; e poi nel 71 era stato ritrovato, per merito della signora Maria, nel gran mucchio delle carte accumulate nella casa di Poggio a Caiano; restituito agli eredi di Campana, e da questi messo a disposizione della Casa editrice Vallecchi e degli studiosi.

 

Bino Binazzi e Francesco Meriano

 

Campana cerca Binazzi

 

  Estratto dal sito: https://www.bibliotecasalaborsa.it/bolognaonline/

 

Binazzi fu il primo a scrivere positivamente di Campana, il 25 dicembre 1914, con un intervento sul "Giornale del mattino". Nell'articolo, intitolato Un poeta romagnolo (Dino Campana), salutò il marradese come "poeta di razza", come fenomeno singolare e nuovo. Lo descrisse come un tipo scontroso e solitario, propenso a vivere da poeta, a "preferire l'avventura eccezionale e la vita sciolta e vagabonda di tutte le anime sublimi".

Luigi Bonaffini: Ordine e disordine in Campana,  "Genova" e la questione della quarta strofa

 

di LUIGI BONAFFINI

Brooklyn College

 

 

Prima edizione Forum Italicum, Vol. 13, n. 3, 1979

 State University of New York

 

Nella quarta strofa di "Genova," che è senz'altro il brano più noto e discusso di tutta l'opera di Campana, e che ha suscitato infinite polemiche, non ancora risolte dopo sessant'anni di critica campaniana, l'ambiguità del messaggio poetico si cristallizza nella sua forma più estrema e disarticolata. Al pieno sole di maggio della prima strofa sopravviene la sera, miscuglio di luce e di ombra: "I palazzi marini avevan bianchi / arabeschi nell'ombra illanguidita," ed il poeta cammina nella incertezza crepuscolare "nell'ambigua sera... / Ed andavamo io e la sera ambigua,"sotto "gli occhi benevoli" delle stelle, le "Chimere dei cieli":