Athos Gastone Banti, a destra nella foto
Athos Gastone Banti: la storia di un giornalista spadaccino
di Paolo Pianigiani
Athos Gastone Banti nacque a Livorno il 24 febbraio del 1881 e dopo qualche anno di liceo interruppe gli studi per andare a lavorare alle Poste, allora Regie. Si fece cacciare quasi subito, per una non meglio precisata “ragazzata” e subito si dette al giornalismo, scalando tutti i gradini della professione, facendo il correttore di bozze per il Caffaro di Genova e diventando redattore unico della Provincia di Arezzo.
Già qui manifestò un aspetto tipico del suo carattere battagliero, la sua collaborazione a questa pubblicazione si concluse con un duello.
Raffaello Franchi e il suo omaggio ad Agar
Articolo in Solaria e due poesie inedite ad Agar
Gigliola Tallone
7 ottobre 2008
Ringrazio la mia amica Gigliola per aver condiviso con tutti gli appassionati di Dino Campana i documenti e le sue ricerche su Raffaello Franchi.
Di cui tutti sembrano essersi dimenticati.
(paolo pianigiani)
Raffello Franchi dedica ad “Agar poetessa” un intervento critico il dicembre 1928 in Zibaldone, rubrica della rivista Solaria.
Aveva conosciuto a Firenze Virginia Piatti Tango, in arte Agar, e stretto amicizia coi nipoti di Virginia, Teresa e Cesarino Tallone. Teresa è stata l’amica più cara tra tutte a Sibilla Aleramo, fino alla sua precoce morte nel 1933.
Osvaldo Licini, Amalassunta 2, 1950
Osvaldo Licini
(Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958)
di Lara -Vinca Masini
da L’Arte del Novecento: dal’Espressionismo al Multimediale
Giunti 1989
Sito ufficiale dedicato a Osvaldo Licini, curato da Lorenzo Licini, nipote dell'Artista.
Ho sempre pensato che le Amalassunte e gli Angeli Ribelli sono molto vicine alle Chimere nei cieli di Campana.
Ho avuto la fortuna di essere amico di Lara e spesso si parlava di Licini e di Campana. Due artisti, due spiriti fratelli.
paolo pianigiani
Dopo l'Accademia a Bologna, con Morandi, partecipava alla prima guerra mondiale, durante la quale dipingeva episodi bellici; ferito ad una gamba, nel '17, parte per Parigi in convalescenza presso la madre e la sorella. Si avvicinava a Modigliani, Picasso, Cendrars, Cocteau... Alternerà, per alcuni anni, Parigi con la Costa Azzurra. Esponeva, frattanto, coi futuristi.
Dino Campana nel ricordo di Viola Papini
dal libro "La bambina guardava"
ricerca di Claudio Mercatali
Viola Papini, figlia di Giovanni, il noto critico letterario, sposò Stanislao Paszkowski, della famiglia proprietaria del famoso bar di Firenze, cenacolo di artisti e poeti nel primo Novecento.
Da piccola era abituata al gran via vai di scrittori, giornalisti e critici d'arte che frequentavano il bar e la casa di suo babbo, in via Colletta, vicino a via Bolognese, a Firenze. I suoi ricordi rimasero chiari e precisi, come spesso quelli impressi nella memoria infantile e così nel 1956 scrisse il libro La bambina guardava, edito da Mondadori. Che cosa rammenta Viola di Dino Campana?
RELAZIONE DEL CONCORSO
di Giovanni Boine
da Plausi e Botte, Guanda Editore, 1939
87) A. d. 1916 addì 5 di luglio il Sig. Raffaello Franchi (Piazza Pitti 10, Firenze) che ci aveva in precedenza graziosamente spedito un Ruscellante il quale non ci parve ruscellasse di troppo ruscellamento, e piuttosto incespicasse per ostici intrichi e aridità di garbugliato incespicamento, onde più onestamente chiamar si potesse, diremmo, l'incespicante tuttochè qua e colà qualche liscia liquidità vi scorresse e tenui e radi specchi di poetica liquefazione incerti ai limpidi cieli riflettessero torturato viso di macrostitico poeta, faceaci pervenire regolare offerta di collaborazione negli infrascritti termini compilata:
« Mi riterrei onorato di collaborare alla vostra Riviera, la quale seguo da tempo e mi piace. Primo saggio vi mando codesto frammento. Potete intanto veder la mia collaborazione alla Diana, l'Alba, Pickwick, La Forca, Il Fuoco, L'eco della coltura, l'Iniziativa ecc. ecc.).
GIOVANNI BOINE A CAMPANA
[Porto Maurizio, 5 agosto 1915]
“Fratello” è una parola che mi piace, sebbene io la usi casto. Avevo un fratello,1 era boxeur, picchiò mezzo mondo e mori di tifo l’anno passato. Altri fratelli non ho. Ma facciamo la prova con lei: può darsi riesca. Certo parecchie pagine del suo libro mi diedero una febbre d’esaltazione che non perderò,2
Suo G. Boine
(cerco un impiego in India)
Il mio indirizzo è:
Portomaurizio
GIOVANNI BOINE
di Francesco Bernardelli
da: La Stampa - Mercoledì 7 Dicembre 1938
Di quel singolare periodo della coltura italiana, tra il 1907 e il '14, che va dal Rinnovamento alla Voce e a Lacerba, coltura-eticità, coltura-misticismo, coltura-poesia, Giovanni Boine fu uno degli spiriti rappresentativi. Temperamento tormentato, risentitissimo, credeva all'arte, alla creazione artistica come a creazione di individualità; «io creo me stesso esprimendomi, mi faccio, mi dico, via via mi formo». Di questo crearsi esprimendosi, di questo formarsi via via, è testimonianza ancor viva e fremente il suo stile, spesso torbido, greve, tutto incastri, parentesi, densità fitte di immagini e di ritmo.