Osvaldo Licini, Amalassunta 2, 1950

 

 

Osvaldo Licini

 

(Monte Vidon Corrado, Ascoli Piceno, 1894-1958)

 

 

di Lara -Vinca Masini

 

da L’Arte del Novecento: dal’Espressionismo al Multimediale

Giunti 1989


 

Sito ufficiale dedicato a Osvaldo Licini, curato da Lorenzo Licini, nipote dell'Artista.

Ho sempre pensato che le Amalassunte e gli Angeli Ribelli sono molto vicine alle Chimere nei cieli di Campana.

Ho avuto la fortuna di essere amico di Lara e spesso si parlava di Licini e di Campana. Due artisti, due spiriti fratelli.

 

paolo pianigiani

 


 

 

Dopo l'Accademia a Bologna, con Morandi, partecipava alla prima guerra mondiale, durante la quale dipingeva episodi bellici; ferito ad una gamba, nel '17, parte per Parigi in convalescenza presso la madre e la sorella. Si avvicinava a Modigliani, Picasso, Cendrars, Cocteau... Alternerà, per alcuni anni, Parigi con la Costa Azzurra. Esponeva, frattanto, coi futuristi.

 

 

Dino Campana nel ricordo di Viola Papini


dal libro "La bambina guardava"

ricerca di Claudio Mercatali

 

 

Viola Papini, figlia di Giovanni, il noto critico letterario, sposò Stanislao Paszkowski, della famiglia proprietaria del famoso bar di Firenze, cenacolo di artisti e poeti nel primo Novecento.

Da piccola era abituata al gran via vai di scrittori, giornalisti e critici d'arte che frequentavano il bar e la casa di suo babbo, in via Colletta, vicino a via Bolognese, a Firenze. I suoi ricordi rimasero chiari e precisi, come spesso quelli impressi nella memoria infantile e così nel 1956 scrisse il libro La bambina guardava, edito da Mondadori. Che cosa rammenta Viola di Dino Campana?

 

 

 

RELAZIONE DEL CONCORSO

di Giovanni Boine

da Plausi e Botte, Guanda Editore, 1939

 

 

87) A. d. 1916 addì 5 di luglio il Sig. Raffaello Franchi (Piazza Pitti 10, Firenze) che ci aveva in precedenza graziosamente spedito un Ruscellante il quale non ci parve ruscellasse di troppo ruscellamento, e piuttosto incespicasse per ostici intrichi e aridità di garbugliato incespicamento, onde più onestamente chiamar si potesse, diremmo, l'incespicante tuttochè qua e colà qualche liscia liquidità vi scorresse e tenui e radi specchi di poetica liquefazione incerti ai limpidi cieli riflettessero torturato viso di macrostitico poeta, faceaci pervenire regolare offerta di collaborazione negli infrascritti termini compilata:

 

« Mi riterrei onorato di collaborare alla vostra Riviera, la quale seguo da tempo e mi piace. Primo saggio vi mando codesto frammento. Potete intanto veder la mia collaborazione alla Diana, l'Alba, Pickwick, La Forca, Il Fuoco, L'eco della coltura, l'Iniziativa ecc. ecc.).

 

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GIOVANNI BOINE A CAMPANA

 

[Porto Maurizio, 5 agosto 1915]

 

“Fratello” è una parola che mi piace, sebbene io la usi casto. Avevo un fratello,1 era boxeur, picchiò mezzo mondo e mori di tifo l’anno passato. Altri fratelli non ho. Ma facciamo la prova con lei: può darsi riesca. Certo parecchie pagine del suo libro mi diedero una febbre d’esaltazione che non perderò,2

                                                                                                                        Suo G. Boine

(cerco un impiego in India)

Il mio indirizzo è:

Portomaurizio

 

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GIOVANNI BOINE

 

di Francesco Bernardelli

 

da: La Stampa - Mercoledì 7 Dicembre 1938

 

Di quel singolare periodo della coltura italiana, tra il 1907 e il '14, che va dal Rinnovamento alla Voce e a Lacerba, coltura-eticità, coltura-misticismo, coltura-poesia, Giovanni Boine fu uno degli spiriti rappresentativi. Temperamento tormentato, risentitissimo, credeva all'arte, alla creazione artistica come a creazione di individualità; «io creo me stesso esprimendomi, mi faccio, mi dico, via via mi formo». Di questo crearsi esprimendosi, di questo formarsi via via, è testimonianza ancor viva e fremente il suo stile, spesso torbido, greve, tutto incastri, parentesi, densità fitte di immagini e di ritmo.

 

 


 

Pubblico una lettera che Margherita C. Lewis spedì a una rivista specializzata nell'occulto nel 1921. E' la prima volta che compare il nome completo di Margherita (che Franco Matacotta chiamava "la Pitonessa") e finalmente si ha la conferma della sua firma per esteso. Come ormai è noto Carnecchia era il cognome del "Vate Pisano", Francesco Giovannii Carnecchia, scomparso prima dell'incontro (documentato da alcune lettere) fra Margherita e Dino Campana.

paolo pianigiani

 


 

CORRISPONDENZA

 

[Il nome e l'indirizzo dello scrittore, non necessariamente per la pubblicazione, è richiesto come prova di buona fede, e deve in ogni caso accompagnare la corrispondenza inviata per l'inserimento nelle pagine della OCCULT REVIEW.--NDR.]

 

UNA RICETTA PER UNGUENTO

 

All'Editore di Occult Review.

Caro signore, — I particolari di una ricetta per fare un unguento italiano per disinfettare e guarire tutti i tipi di ferite e piaghe, che è stata comunicata a una famiglia torinese per mezzo dello spirito di un defunto nel modo che vedremo, possono essere di interesse per i vostri lettori.

 

Villa di Castelpulci

 

La Villa di Castelpulci nel Medioevo

di Leonardo Colicigno Tarquini

 

dal sito: Isolotto Legnaia Firenze

 

Il "primo atto", tra storia e leggenda, della plurisecolare storia di uno dei più importanti beni monumentali di Scandicci: dagli affreschi di Grifo di Tancredi nella Cappella di San Jacopo all'impresa di Colombo.