I manoscritti del poeta pazzo Dino Campana
di Maria Cristina Brunati
Ringrazio la dott.ssa Brunati per avermi permesso di pubblicare il suo articolo. (p.p.)

Lasciate in pace la follia di Campana
di Annalisa Gimmi
Da: Il Giornale, 23 Ottobre 2005
Povero Dino Campana. Bistrattato in vita. E adesso, quando il postumo amore di generazioni di lettori potrebbero restituirgli serenità, ecco che scrittori e critici si attaccano alle sue ossa per azzannare il boccone più grosso. L'uscita del libro curato da Sebastiano Vassalli, Un po' del mio sangue (Rizzoli, pagg. 298, euro 9) ha sollevato consensi e proteste anche pittoreschi. Vassalli, in veste di Depositario della Verità, si scaglia contro tutti: dai genitori del poeta, «una famiglia orribile» che lo avrebbe emarginato, considerato pazzo senza alcun reale motivo e allontanato per la vergogna; ai concittadini, fautori del mito del «mat Campana»; ai letterati che lo hanno deriso, rifiutato, e anche ai critici che lo vogliono «usare» per creare un personaggio, seguendo non ben chiari disegni di mistificazione.
Vassalli, su Dino Campana molte falsità
di Cristina Taglietti
dal Corriere della sera, 15.9.05
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Chi ha paura di Dino Campana? A temere il poeta di Marradi sono ancora in molti secondo Sebastiano Vassalli che di Campana si occupa dalla fine degli anni Sessanta, quando cominciò a raccogliere documenti e a studiare carte in un lavoro culminato nel 1984 con il romanzo-biografia La notte della cometa . Da allora «restituire Campana alla sua vita» è stato per il romanziere una sorta di pensiero fisso che adesso si concretizza in un volume che raccoglie i Canti Orfici , le Poesie sparse , il Canto proletario-italo-francese, le lettere dal 1910 al 1931. Le opere del libro, intitolato Dino Campana . Un po’ del mio sangue (Bur, pagine 300, euro 9), sono presentate da un’introduzione e chiuse da una nota biografica in cui Vassalli fa il punto su menzogne (molte) e verità accertate (poche) della vita del poeta. «Ciascuno, nel corso del tempo, si è costruito il suo Campana - spiega Vassalli -. Anche perché lui per primo raccontò su se stesso un sacco di menzogne, fatti assolutamente inverosimili. Una su tutte: che era stato dappertutto, che aveva girato il mondo, mentre nella sua vita aveva avuto una sola volta un passaporto speciale per Buenos Aires, una specie di trappola congegnata dai suoi genitori per liberarsi di lui e impedirgli di tornare in Italia. Il fatto che fosse andato a Istanbul, a Odessa è falso, anche perché era un’epoca in cui le frontiere erano davvero molto difficili da varcare. Athos Gastone Banti: la storia di un giornalista spadaccinodi Paolo Pianigiani |
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Athos Gastone Banti, a destra nella foto |
Athos Gastone Banti nacque a Livorno il 24 febbraio del 1881 e dopo qualche anno di liceo interruppe gli studi per andare a lavorare alle Poste, allora Regie. Si fece cacciare quasi subito, per una non meglio precisata “ragazzata” e subito si dette al giornalismo, scalando tutti i gradini della professione, facendo il correttore di bozze per il Caffaro di Genova e diventando redattore unico della Provincia di Arezzo. Già qui manifestò un aspetto tipico del suo carattere battagliero, la sua collaborazione a questa pubblicazione si concluse con un duello.

Athos Gastone Banti: prefazione al Codice Gelli
(Paolo Pianigiani)
PREFAZIONE AL CODICE GELLI
C'è nella mia Livorno una chiesina piccina
piccina, che sorge a pochi metri di distanza dalla
cattedrale grande grande. Nel contrasto, la
chiesina, che è intitolata a Santa Giulia sembra
ancor più modesta: e i livornesi, quando vogliono
giudicar d'una cosa contraria alla logica, e
stravagante, come sarebbe d'un debole che
offrisse con aria pretensionosa il suo soccorso ad
un forte, o d'un sonatore d'ocarina che
presumesse d'insegnare armonia e contrappunto
a Mascagni dicono: « È Santa Giulia che fa l'elemosina
al Duomo ».
Maria Novaro: un contributo da Oneglia
La redazione ringrazia Maria Novaro, per l'invio
di alcuni importanti documenti, fra i quali una pagina manoscritta di Giovanni Boine
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Maria Novaro, Presidente della Fondazione Mario Novaro, che fu amico e corrispondente di Dino Campana, oltre che editore e direttore de “La Riviera Ligure”, ci ha mandato alcuni contributi dei quali pubblichiamo il primo: un autografo di Giovanni Boine, straordinario scrittore e primo recensore dei Canti Orfici. L'autografo di Boine è l'ultima pagina del manoscritto "Resoconto dell'escursione", pubblicato su "Riviera Ligure" nel n. 39/1915. Federico Ravagli Dino Campana e i goliardi del suo tempo Edizioni Marzocco, Firenze, 1942
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