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Dino Campana a Domodossola per la via del Sempione

 

di Silvano Salvadori

 

 

Il 1° marzo del 2013 uscì un articolo sul quotidiano La Stampa, nella cronaca locale della Vald’Ossola, a firma di Francesca Zani dal titolo “Le tracce dell’Ossola nella poesia di Campana – Nei testi dello scrittore toscani “indizi” del suo passaggio fra le valli”. La giornalista cercava di far luce sul passaggio verso la Svizzera del poeta allorché scrisse Domodossola 1915, conosciuta anche come Canto proletario italo-francese. Su uno degli autografi del testo in calce ad una copia del C.O. era scritto “Osteria del gatto rosso”.

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Enrico Falqui con la moglie, la scrittrice Gianna Manzini

 

 

Un disgraziato episodio della vita di Campana

 

di Enrico Falqui

 

La Fiera Letteraria, domenica 27 marzo 1960

 

 

Disgraziatamente la follia cominciò presto a battere alla porta del poeta Dino Campana. Il primo referto medico di cui si abbia notizia dopo quanto iI babbo ebbe a dichiarare fin dal 1900 al professor Brugia del Manicomio di Imola — reca la firma del professor Vitali, risale al 1906 e diagnostica: «una forma psichica a base di esaltazione, per cui si rende necessario il riposo intellettuale, l'isolamento affettivo e morale, e l'uso di preparati bromici».

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Contributo alla ricostruzione della sua biografia

(Anno 1885 - Anno 1915)

 

di Francesco Monterosso 

 

dalla Fiera letteraria, ANNO VIII/numero 24 - giugno 1953, pag. 4

 

 

"Tutto è vano vano è il sogno: tutto è vano vano è il sogno"

 

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Monte Filetto, foto di Leonardo Chiari

 

 

Leonardo Chiari


Campana crepuscolare

Signorine, chimere e altri segni dell’amore a Monte Filetto

 

E questa assenza, nella mia visione, di confini che ben presto avrei stabiliti,
propagava per tutto il gruppo un ondeggiamento armonioso,
la traslazione continua di una bellezza fluida, mobile e collettiva.

Marcel Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore

 

1. La signorina Jeanne

Jeanne è una ragazza di famiglia nobile che, uscita dal collegio religioso, fa ritorno al castello paterno in Normandia. Qui, la prima notte, si lascia incantare dagli arredamenti, dalla mobilia, dagli arazzi, e soprattutto dalle grandi tappezzerie che sovrastano il suo letto. Dopo averle esaminate attentamente al lume di candela, scopre che vi è raffigurato il mito di Piramo e Tisbe: quell’avventura d’amore tutte le notti avrebbe vegliato sul suo sonno. Poi si corica, ma non riesce a dormire.

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Una copia sconosciuta dei Canti Orfici

 

di Stefano Verdino

 

Pubblicato su WUZ, storie di editori, autori e libri rari, anno III, n° 2, marzo aprile 2004

 

"A Luchaire e alla Francia / perché ci vendi­chi / Dino Campana", è la dedica, che si legge in un esemplare dei Canti Orfici, re­centemente trovato a Parigi dal collezionista e stu­dioso del libro, Beppe Manzitti, non nuovo a que­ste scoperte (qualche anno fa a Firenze, ritrovò nientemeno che il primo manoscritto di poesie di Mario Luzi, con i testi di La barca e molti inediti).

La dedica autografa su tre righe si legge nella prima pagina di occhietto di quest'esemplare per molti versi interessante: esso appartiene al gruppo di copie che hanno subito modifiche per volontà dell'autore: la rimozione della pagina con la dedi­ca all'Imperatore Guglielmo II e la cancellazione della scritta “Die Tragodie des letzen Germanen in Italien” dalla quarta di co­pertina. E con ogni probabili­tà è stato sempre Campana a strappare da questo esemplare anche la pagina di titolo ove figurava la stessa scritta in te­desco, di certo non indicata per un destinatario francese. L’esemplare prevede l' “errata­-corrige” all'ultima pagina e l'ultimo fascicolo (come in al­tre copie) è di misura diffor­me dal resto del volume.

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 Dedica a Luchaire sui Canti Orfici
 
 

Giuseppe Manzitti: Storia di un ritrovamento fortunato

e di come i Canti Orfici non finirono nel cassonetto

 
di Giuseppe Manzitti

 

 
... Avevo indicato nel titolo che avrei parlato dei Canti Orfici di Dino Campana. Terminò così con un libro italiano che mi ha coinvolto più di tanti altri. Esso costituisce, anche per la sublime grandezza del testo, uno dei miraggi più sognati dai collezionisti italiani di letteratura del Novecento. Oltre che un caso letterario, l'unico libro del disgraziato poeta di Marradi, costituisce infatti anche un affascinante caso bibliografico. Siamo nel 1914.

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Vecchi Versi

 

Pubblicati su La Riviera

   Serie: IV
   Annata: XXII
   Numero: 51
   Anno: 1916

 

Commento di Silvano Salvadori

 

 

Le due torri di mattoni, la Garisenda e degli Asinelli, infiammate dal tramonto del sole contro il cielo ancora azzurro sembrano sovrintendere dall’alto al riposo dei palazzi con i loro stemmi gentilizi; ai loro piedi scorre la vita animata della gente.

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  1. DINO CAMPANA: ARABESCO – OLIMPIA
  2. Campana e Villon, il libro annotato e chiosato: è la scoperta del secolo!
  3. Ritrovate le cartelle cliniche di Dino
  4. Gli esami di Dino Campana a Bologna

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