campanadino.it/new4
  • Home
  • Eventi
  • Biografia
  • Notizie
  • Studi
  • Affondi
  • Plausi e Botte
  • G. C. Millet
  • Franco Matacotta
  • Contributi d'immagine
  • L'epoca di Campana
  • Libri
  • Le traduzioni
  • Contatti

 

 

Alfonso Gatto su Dino Campana

Prima pagina della rivista Campodimarte

1 Agosto 1938

 

Leggi tutto …

 

Piero Santi e Gabrio Ciampalini alla "Beppa", Firenze 1970

 

 

Ricordo di Campana

 

di Piero Santi

 

da: La Nazione (Firenze), 31 maggio 1939, p. 3

 

 

Piero Santi è nato a Volterra nel 1912 ed è scomparso nella sua Firenze nel 1990.

Ho conosciuto in anni lontani Piero Santi, straordinario intellettuale fiorentino, autore di libri come: "Due di loro", "Amici per le vie" e "Il sapore della menta". Nella casa studio, all'Erta Canina, sulle colline sopra Firenze, in mezzo a librerie senza fine, spiccava un quadretto con la riproduzione a stampa di una strana poesia. Era Piazza Sarzano di Dino Campana. "Un poeta nostro che devi leggere", mi disse Piero. Per me quello è stato l'inizio del grande incontro con Dino.

Non mi ha sorpreso quindi il sapere che nel 1939 Santi scrisse questo ricordo su Dino Campana, attualissimo ancora oggi, ricco di musica e di colori, di fremiti e di poesia.

(paolo pianigiani)

 


Leggi tutto …

 

carlo20bo

 
 

La notte di Dino Campana

 

di Carlo Bo

 

Pubblicato su "Resine",

numero doppio n. 58-59,

Marco Sabatelli Editore, Savona, 1994

 

 
Dagli Atti del Convegno di studi svoltosi a Genova e a La Spezia dal 11 al 13 Giugno 1992.
 
C'è nella storia della poesia italiana del Novecento un caso che prima ha stupito e disorientato e poi generato una serie di equivoci: è il caso di Dino Campana. I motivi maggiori di questo difficile approccio vanno ricercati soprattutto nella leggenda che fin da principio ha accompagnato l'opera di questo poeta. Campana era per natura un irregolare, uno che difficilmente trovava una sua vera identificazione e che nella vita quotidiana non riuscì mai a prospettarsi una sistemazione appena soddisfacente. All'origine c'è la malattia che ha avvelenato la sua esistenza, una malattia che era già della sua famiglia e che allora aveva un solo nome, la follia.
 
Nato in una famiglia della piccola borghesia, a Marradi, il 20 agosto 1885, Campana neppure nella stagione degli studi riuscì a trovare un ordine interiore. Arrivato all'università dopo aver conosciuto il collegio a Faenza, Cam­pana si iscrive alla facoltà di chimica ma non porterà mai a termine la sua carriera. In realtà il suo unico punto di riferimento era la poesia e alla passione poetica ha poi dedicato e sacrificato la tormentata serie delle sue giornate, tra disperazione ed esaltazione.

Leggi tutto …

 

 

 

Letteratura

 

I custodi interessati della follia di Dino Campana ed Ezra Pound

 

di Pierpaolo Pasolini

 

da Il Tempo del 16 Dicembre 1973

 

 

Perché di un poeta come Dino Campana si è impadronita la destra letteraria? Intendo alludere, per esempio — sulla scorta di una recente riedizione popolare di tutta l'opera di Campana — a Enrico Falqui, curatore,  peraltro diligente e nitido, dell'insieme, a Mario Luzi, prefatore del volume e di una sua sezione interna (il carteggio tra Campana e l'Aleramo), a Silvio Ramat e a Domenico De Robertis, chiosatori dei testi.

Leggi tutto …

 

Enrico Falqui con la moglie, la scrittrice Gianna Manzini

 

 

Un disgraziato episodio della vita di Campana

 

di Enrico Falqui

 

La Fiera Letteraria, domenica 27 marzo 1960

 

 

Disgraziatamente la follia cominciò presto a battere alla porta del poeta Dino Campana. Il primo referto medico di cui si abbia notizia dopo quanto iI babbo ebbe a dichiarare fin dal 1900 al professor Brugia del Manicomio di Imola — reca la firma del professor Vitali, risale al 1906 e diagnostica: «una forma psichica a base di esaltazione, per cui si rende necessario il riposo intellettuale, l'isolamento affettivo e morale, e l'uso di preparati bromici».

Leggi tutto …

 

 

 

Campana inedito

 

 

di Gianfranco Contini

 

Le «varianti» rispetto ad altre redazioni

 

dal Corriere della Sera, Mercoledì 31 dicembre 1986
 
Gianfranco Contini analizza i versi pubblicati il 22 ottobre
 
 

Ricordo una città vecchia, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata ne l'agosto torrido enorme, con il lontano refrigerio d'ampie e molli colline su lo sfondo.

Archi enormemente vuoti di ponti tesi su il fiume impaludato in magre stagnazioni di piombo. Sagome nere di zingari che vanno e silenziose su la riva: tra il barbaglio lontano di un canneto remote forme ignude di adolescenti, il profilo e la barba giudaica di un vecchio cieco: e a un tratto da il mezzo de l'acqua morta e cieca e le zingare mobili e un canto morto, da la palude afona una nenia primordiale monotona e irritante. E del mio tempo fu sospeso il corso.

Inconsciamente io levai gli occhi a la torre vera barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani. Sopra il silenzio novo fatto visione intenso, essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio; mentre per lontane visioni, per sensazioni oscure e violente un altro mito profondo, anch'esso mistico e selvaggio mi ricorreva a la mente a tratti.

Leggi tutto …

 

Schermata 2020 06 19 alle 09.18.31

 

 

PER UN PIÙ LUNGO GIORNO

 

di Domenico de Robertis 

 

  

Quando Dino Campana affidò a Papini e a Soffici, l'in­verno del 1913, il manoscritto di quella raccolta di poe­sie e di prose che oggi sappiamo s'intitolava II più lungo giorno, senza volerlo si era premunito per una lunga lati­tanza del suo libro; e, in un certo senso, aveva coope­rato alla sua sparizione. Il manoscritto era nato per du­rare e sopravvivere (è, oggi, il meglio conservato degli autografi di Campana); e per durare e sopravvivere più a lungo di quanto non sia rimasto sepolto tra le carte di Soffici aveva, se così si può dire, la vocazione dell'oblio. A quella data per noi abbastanza remota, un anno avanti la prima guerra mondiale, il libretto su cui Campana ave­va trascritto il nucleo fondamentale di quelli che saranno i Canti orfici poteva avere forse due secoli! Dopo la no­tizia della sua ricomparsa, e l'emozione di ritrovarci da­vanti questo libro amato e perduto, proprio perdutamente amato, è stata questa, almeno per me, la sorpresa più grossa del vivo incontro col manoscritto del Più lungo giorno. 

Leggi tutto …

  1. Bino Binazzi: Gli ultimi bohêmiens d'ltalia. DINO CAMPANA
  2. Bino Binazzi: Un pacco di libri
  3. Francesco Mensorio: Dino Campana nella critica letteraria
  4. Emilio Cecchi sulla Tribuna: C. LINATI, D.CAMPANA

Pagina 1 di 9

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
  • 6
  • 7
  • 8
  • 9