Piero Santi e Gabrio Ciampalini alla "Beppa", Firenze 1970
Ricordo di Campana
di Piero Santi
da: La Nazione (Firenze), 31 maggio 1939, p. 3
Piero Santi è nato a Volterra nel 1912 ed è scomparso nella sua Firenze nel 1990.
Ho conosciuto in anni lontani Piero Santi, straordinario intellettuale fiorentino, autore di libri come: "Due di loro", "Amici per le vie" e "Il sapore della menta". Nella casa studio, all'Erta Canina, sulle colline sopra Firenze, in mezzo a librerie senza fine, spiccava un quadretto con la riproduzione a stampa di una strana poesia. Era Piazza Sarzano di Dino Campana. "Un poeta nostro che devi leggere", mi disse Piero. Per me quello è stato l'inizio del grande incontro con Dino.
Non mi ha sorpreso quindi il sapere che nel 1939 Santi scrisse questo ricordo su Dino Campana, attualissimo ancora oggi, ricco di musica e di colori, di fremiti e di poesia.
(paolo pianigiani)

La notte di Dino Campana
di Carlo Bo
Pubblicato su "Resine",
numero doppio n. 58-59,
Marco Sabatelli Editore, Savona, 1994
Letteratura
I custodi interessati della follia di Dino Campana ed Ezra Pound
di Pierpaolo Pasolini
da Il Tempo del 16 Dicembre 1973
Perché di un poeta come Dino Campana si è impadronita la destra letteraria? Intendo alludere, per esempio — sulla scorta di una recente riedizione popolare di tutta l'opera di Campana — a Enrico Falqui, curatore, peraltro diligente e nitido, dell'insieme, a Mario Luzi, prefatore del volume e di una sua sezione interna (il carteggio tra Campana e l'Aleramo), a Silvio Ramat e a Domenico De Robertis, chiosatori dei testi.
Enrico Falqui con la moglie, la scrittrice Gianna Manzini
Un disgraziato episodio della vita di Campana
di Enrico Falqui
La Fiera Letteraria, domenica 27 marzo 1960
Disgraziatamente la follia cominciò presto a battere alla porta del poeta Dino Campana. Il primo referto medico di cui si abbia notizia dopo quanto iI babbo ebbe a dichiarare fin dal 1900 al professor Brugia del Manicomio di Imola — reca la firma del professor Vitali, risale al 1906 e diagnostica: «una forma psichica a base di esaltazione, per cui si rende necessario il riposo intellettuale, l'isolamento affettivo e morale, e l'uso di preparati bromici».
Campana inedito
di Gianfranco Contini
Le «varianti» rispetto ad altre redazioni
dal Corriere della Sera, Mercoledì 31 dicembre 1986
Gianfranco Contini analizza i versi pubblicati il 22 ottobre
Ricordo una città vecchia, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata ne l'agosto torrido enorme, con il lontano refrigerio d'ampie e molli colline su lo sfondo.
Archi enormemente vuoti di ponti tesi su il fiume impaludato in magre stagnazioni di piombo. Sagome nere di zingari che vanno e silenziose su la riva: tra il barbaglio lontano di un canneto remote forme ignude di adolescenti, il profilo e la barba giudaica di un vecchio cieco: e a un tratto da il mezzo de l'acqua morta e cieca e le zingare mobili e un canto morto, da la palude afona una nenia primordiale monotona e irritante. E del mio tempo fu sospeso il corso.
Inconsciamente io levai gli occhi a la torre vera barbara che dominava il viale lunghissimo dei platani. Sopra il silenzio novo fatto visione intenso, essa riviveva il suo mito lontano e selvaggio; mentre per lontane visioni, per sensazioni oscure e violente un altro mito profondo, anch'esso mistico e selvaggio mi ricorreva a la mente a tratti.
PER UN PIÙ LUNGO GIORNO
di Domenico de Robertis
Quando Dino Campana affidò a Papini e a Soffici, l'inverno del 1913, il manoscritto di quella raccolta di poesie e di prose che oggi sappiamo s'intitolava II più lungo giorno, senza volerlo si era premunito per una lunga latitanza del suo libro; e, in un certo senso, aveva cooperato alla sua sparizione. Il manoscritto era nato per durare e sopravvivere (è, oggi, il meglio conservato degli autografi di Campana); e per durare e sopravvivere più a lungo di quanto non sia rimasto sepolto tra le carte di Soffici aveva, se così si può dire, la vocazione dell'oblio. A quella data per noi abbastanza remota, un anno avanti la prima guerra mondiale, il libretto su cui Campana aveva trascritto il nucleo fondamentale di quelli che saranno i Canti orfici poteva avere forse due secoli! Dopo la notizia della sua ricomparsa, e l'emozione di ritrovarci davanti questo libro amato e perduto, proprio perdutamente amato, è stata questa, almeno per me, la sorpresa più grossa del vivo incontro col manoscritto del Più lungo giorno.






