Una copia sconosciuta dei Canti Orfici
di Stefano Verdino
Pubblicato su WUZ, storie di editori, autori e libri rari, anno III, n° 2, marzo aprile 2004
"A Luchaire e alla Francia / perché ci vendichi / Dino Campana", è la dedica, che si legge in un esemplare dei Canti Orfici, recentemente trovato a Parigi dal collezionista e studioso del libro, Beppe Manzitti, non nuovo a queste scoperte (qualche anno fa a Firenze, ritrovò nientemeno che il primo manoscritto di poesie di Mario Luzi, con i testi di La barca e molti inediti).
La dedica autografa su tre righe si legge nella prima pagina di occhietto di quest'esemplare per molti versi interessante: esso appartiene al gruppo di copie che hanno subito modifiche per volontà dell'autore: la rimozione della pagina con la dedica all'Imperatore Guglielmo II e la cancellazione della scritta “Die Tragodie des letzen Germanen in Italien” dalla quarta di copertina. E con ogni probabilità è stato sempre Campana a strappare da questo esemplare anche la pagina di titolo ove figurava la stessa scritta in tedesco, di certo non indicata per un destinatario francese. L’esemplare prevede l' “errata-corrige” all'ultima pagina e l'ultimo fascicolo (come in altre copie) è di misura difforme dal resto del volume.
Il "matt" Dino Campana parla con le fate di assenzio e poesia
Un romanzo restituisce tormenti e vagabondaggi di un artista infelice
di Giovanni Tesio
da: tuttilibri, 8 Febbraio 2025
Lo aveva fatto con Cervo Bianco, il pellerossa che ingannò un po' tutti, lo ha fatto con Ligabue, il naïf di cui ha saputo cogliere più di ogni altro il versante elvetico della sua esistenza e della sua pittura, ora lo fa con Dino Campana, il poeta che ha a lungo studiato e di cui restituisce le "fate" e i fantasmi.
E' Renato Martinoni, l'italianista di grande competenza filologica, che ama indagare per via narrativa i segreti imperscrutabili di esistenze perturbate, di personalità complesse o complicate.
Renato Martinoni
RICORDI DI SUONI E DI LUCI
Storia di un poeta e della sua follia
Romanzo
CAMPANA, IL GUERRIERO ERRANTE
Un poeta visionario, la “Linea ligure”, i “Canti orfici” e la morte in manicomio. Arriva in libreria il Meridiano
di Jacopo Parodi
da:
Il Foglio Quotidiano
Un pomeriggio d’autunno del 1971, nel suo genovese antico e pettegolo Clelia Sbarbaro rammentava di quando il fratello Camillo, tra i grandi poeti del Novecento italiano, il maggiore della “Linea ligure” insieme a Montale, le aveva portato in casa un poeta scalcinato e vagabondo: “Aveva più pidocchi che capelli”.
Introduzione al Taccuinetto faentino
di Enrico Falqui
Vallecchi, 1960
Un nuovo, inaspettato e forse ultimo capitolo si aggiunge alla disgraziata e avventurosa storia del testo dei Canti orfici di Dino Campana, con la pubblicazione del Taccuinetto faentino, giusta la scrupolosa trascrizione operatane da Domenico De Robertis, venendo a capo di difficoltà non comuni, senza lasciare all'acume il sopravvento sulla cautela e sulla discrezione.
E siccome il diminutivo del titolo ha in sé qualcosa di vezzeggiativo che mal s'accorda con l'indole dell'Autore, va subito chiarito che, se si è ritenuto di dover intitolare Taccuinetto faentino le ottanta paginette del taccuino inedito rimessoci dal fratello del Poeta e recante il timbro di una cartoleria di Faenza, è stato, oltre che per evitare cacofonia, anche perchè non si confondessero con quelle del Taccuino, fatto conoscere dal Matacotta nel '49 ma costituito unicamente dalla riunione di un gruppetto di stralci e di appunti ricavati da documenti sparsi, appartenenti all'Aleramo.
Enrico Falqui |
|
“Primato, Lettere e Arti d’Italia”, 15 settembre 1941 |
Pubblicato sul Primato, come anteprima della imminente edizione degli "Inediti", che usciranno l'anno dopo, nel 1942, presso la Vallecchi di Firenze |
Deliberatamente la pubblicazione degli "Inediti" di Dino Campana (in numero di circa settanta e quasi tutti in verso), contemporaneamente e similmente alla terza edizione dei "Canti orfici" (Ia ediz. Ravagli, Marradi, 1914; 2a ediz. Vallecchi Firenze, 1928), avviene senza imbonimenti o commenti di sorta, a meno di considerar tali le delucidazioni necessarie per serbare al testo la propria assoluta integrità, agevolandone così la comprensione e la valutazione. Ciò nonostante la leggenda di Campana continua.