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Bruciate le mie lettere

 

di Franco Matacotta

 

da: Successo, del 11 Gennaio 1959

 

 

Pubblichiamo oggi l’inedita e forse più straziante lettera che Dino Campana, poeta folle, inviò a Sibilla Aleramo nel 1917 prima che le porte del manicomio si chiudessero dietro di lui.

 

Violata, l’anno scorso, con la pubblicazione dell'epistolario d'amore tra Dino Campana e Sibilla Aleramo l'esplicita disposizione di Campana stesso, di bruciare le sue lettere, diviene legittimo, ora, dare alle stampe nella sua interezza questo eccezionale documento.

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carlo20bo

 
 

La notte di Dino Campana

di Carlo Bo

 

Pubblicato su "Resine",

numero doppio n. 58-59,

Marco Sabatelli Editore, Savona, 1994

 

Dagli Atti del Convegno di studi svoltosi a Genova e a La Spezia dal 11 al 13 Giugno 1992.
 
C'è nella storia della poesia italiana del Novecento un caso che prima ha stupito e disorientato e poi generato una serie di equivoci: è il caso di Dino Campana. I motivi maggiori di questo difficile approccio vanno ricercati soprattutto nella leggenda che fin da principio ha accompagnato l'opera di questo poeta. Campana era per natura un irregolare, uno che difficilmente trovava una sua vera identificazione e che nella vita quotidiana non riuscì mai a prospettarsi una sistemazione appena soddisfacente. All'origine c'è la malattia che ha avvelenato la sua esistenza, una malattia che era già della sua famiglia e che allora aveva un solo nome, la follia.
 
Nato in una famiglia della piccola borghesia, a Marradi, il 20 agosto 1885, Campana neppure nella stagione degli studi riuscì a trovare un ordine interiore. Arrivato all'università dopo aver conosciuto il collegio a Faenza, Cam­pana si iscrive alla facoltà di chimica ma non porterà mai a termine la sua carriera. In realtà il suo unico punto di riferimento era la poesia e alla passione poetica ha poi dedicato e sacrificato la tormentata serie delle sue giornate, tra disperazione ed esaltazione.

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Ritaglio articolo di Gargiulo su Campana - incipit

 

Alfredo Gargiulo: Dino Campana

 

 

 

Pur attraverso il solito schema dell’ « infelice di genio », la figura di Campana uomo è abbastanza nota. E comunque son da vedere, per la biografia, l’articolo del Soffici: Dino Campana a Firenze, e la prefazione del Binazzi all’Opera completa. Senonchè, circa le doti del Campana quali risultarono piuttosto dalla vita, a noi non sembra utile alcun rilievo: tranne forse questo. Racconta il Binazzi (ed altre testimonianze concordano): « a certi momenti, quando le facoltà luminose del suo intelletto, accendendosi tutte, lo ponevano in istato di grazia, riusciva a dir delle cose addirittura meravigliose, anche per profondità. Sentenziava di popoli e di stirpi con acume di storico lungimirante, caratterizzava l’arte o la poesia dei vari popoli con tocchi da maestro ». Infatti, a ben guardare, ogni altro dato biografico non c’interessa; se non è poi neanche vero che le deficienze dello scrittore già accusino specificamente lo squilibrio cui alla fine soggiacque l’uomo. Passando allo scrittore come non avvertire, preliminarmente, che la poesia del Campana resta invece, ancora oggi, in una sorta di limbo? La critica aiutò pochissimo; e si dica lo stesso delle scelte antologiche.

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M.Del Serra Campana

 

 

Maura Del Serra su Dino Campana

 

da "Dino Campana",   Il Castoro, 1974  

                       

di Maura Del Serra

                   
Versione  

Opere di Dino Campana

Canti orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Marradi, Tipografia Ravagli, 1914.

Canti orfici e altre liriche, a cura di Bino Binazzi, Firenze, Vallecchi, 1928, a cura di Bino Binazzi, Firenze, Vallecchi, 1928.

Canti orfici, a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, 1941.

Inediti, a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, 1942 (raccolgono il Quaderno e parte dei Taccuini).

Taccuino, a cura di Franco Matacotta, Fermo, Edizione Amici della Poesia, 1949 (raccoglie parte dei Taccuini).

Canti Orfici e altri scritti, a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, 1952 (l'edizione raccoglie tutta la produzione campaniana precedente, compresi frammenti pubblicati successivamente in riviste).

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“ln ogni caso né da vivo e tanto meno da morto, si avrà ragione di me”

 

di Giuseppe Ramondi

 

 da

 

La Fiera letteraria, ANNO VIII/numero 24 - giugno 1953, pag. 3 

 

 

E la leggenda di Campana continua. Continua in braccio ai terrori filologici degli zelanti, o preda della critica che vuole servirsene a rovescio, per sospingere in un mondo di leggenda anche la figura concreta dell'uomo, e tende a interpretare il suo lavoro come il prodotto di una notte del « sabba » futuristico, la facile pazzia del secolo.

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Ringrazio l'amico Loris Ciampi per la preziosa collaborazione. (paolo pianigiani)

 

 

 

Il poeta dei prospectus e delle storie

Dino Campana

 

di Enea Alquati

 

da: La Rivista di Lecco, rivista bimestrale di Letteratura e Arte,

anno XXV, n. 2-3, Marzo - maggio 1966

 

 

I « prospectus » di Dino Campana sono una prosa lirica, ariosa e piena di colori, vivacemente animata da sentimenti organici e da sentimenti spirituali: una rivelazione del colorismo naturalistico. Il vento che « mette in follia le bandiere troppo fitte » è una espressione rappresentativa, intensamente bella e novitosa.

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Fiorenza Ceragioli

 

 

«OSCAR WILDE A S. MINIATO»

DI DINO CAMPANA

 Fiorenza Ceragioli

 da Belfagor, vol. 42, no. 1, 1987, pp. 15–27. 

 

Ringrazio Fiorenza Ceragioli per avermi permesso di pubblicare questo suo articolo e Andreina Mancini per l'aiuto a trascriverlo. (p.p.)

 

Già dalla prima pubblicazione di Oscar Wilde a S. Miniato, che Falqui diede alle stampe nel 1942 insieme ad altri inediti campaniani, il titolo della lirica ha sempre segnalato la presenza, in un luogo ben definito, di un personaggio, Oscar Wilde appunto, che non è invece rintracciabile nel testo vulgato dal Falqui.

 

Per comodità del lettore riproduco la poesia come appare in quella edizione, con i lievi ritocchi che sono stati apportati nelle successive:

 

  • 1 O città fantastica piena di suoni sordi...
  • 2 Mentre sulle scalee lontano io salivo davanti
  • 3 A te infuocata in linee lambenti di fuoco
  • 4 Nella sera gravida, tra i cipressi.
  • 5 Salivo con un'amica giovane grave
  • 6 Che sacrificava dai primi anni
  • 7 All'amore malinconico e suicida dell'uomo:
  • 8 Ridevano giù per le scale
  • 9 Ragazzi accaniti briachi di beffa
  • 10 Sopra un circolo attorno ad un soldo invisibile.
  • 11 Il fiume mostruoso luceva torpido come un serpente a squame;
  • 12 Salivamo, essa oppressa e anelante,
  • 13 Io cogli occhi rivolti alla funebre febbre incendiaria
  • 14 Che bruciava te, o nero alberato naviglio
  • 13 Nell'ultime febbri dei tempi o città:

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  1. Un disgraziato episodio della vita di Campana
  2. Mario Petrucciani: Figure di Campana
  3. Raffaello Franchi su Campana
  4. Pierpaolo Pasolini: I custodi interessati della follia di Dino Campana ed Ezra Pound

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