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Da Marradi

 

alcune foto di scena dallo Spettacolo che si è tenuto il 20 di Agosto 2022

 

Il Cappello alla Rembrandt

 

un grazie a Silvano Salvadori che  ce le a anticipate...

 

 

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POLEMICA. Il libro del suo psichiatra divide i critici: il curatore contro Vassalli

Chi tradisce Campana?

E il poeta «pazzo» giocò lo psichiatra

 

di Mario Baudino

 

Da “La Stampa”, mercoledì 1 Febbraio 1995

 


Società e Cultura:

Dino Campana, torna il libro dei colloqui in manicomio E il poeta «pazzo» giocò lo psichiatra

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La Stampa 15 Marzo 1995 copia

 

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 Marco Onofrio: Dentro del cielo stellare

 

La poesia orfica di Dino Campana Roma, EdiLet, 2010

 

 

La redazione ringrazia Diana Battaggia, direttrice editoriale del sito www.lietocolle.com, per averci permesso la pubblicazione del presente articolo, firmato da Giorgio Linguaglossa.

 

Firenze, dicembre 1913 Campana «conosce Papini e Soffici ai quali consegna il manoscritto de Il più lungo giorno (incunabolo dei  Canti Orfici): Soffici lo smarrisce (...) 1914: a Marradi riscrive il libro, in parte a memoria».  In luglio esce in mille copie  il volume Canti Orfici. «Il 12 gennaio 1918 varca la soglia del manicomio, a Castel Pulci. Ormai è pazzo davvero». «1° marzo del 1932, a 46 anni muore per setticemia acuta, che si sarebbe prodotta, pare, pungendosi ai genitali con un ferro arrugginito». 

Il risvolto di copertina recita: «Il libro di Campana potrebbe configurarsi come una sorta di manuale di resistenza all'impatto con la modernità». Ed è appunto il problema dello scontro con la modernità quello che affronta il libro di Marco Onofrio, è qui che si dispiega tutta la passione, l'intelligenza del critico romano per ben più di 600 pagine fitte e ricche. Il libro presenta anche una vasta campionatura delle opinioni dei principali poeti e critici del Novecento fino ai giorni nostri, utile a capire la diversa posizione dello scacchiere dei contemporanei nei confronti del poeta di Marradi.

Il lavoro storico-critico di Marco Onofrio su Dino Campana, durato un quindicennio, ci restituisce il ritratto vivo, suggestivo e palpitante del più grande poeta del primo Novecento: lo scontro tra il poeta di Marradi e la cultura letteraria della sua epoca. Scrive Onofrio: «Sono trascorsi otto decenni dalla sua morte fisica: un divario sempre più incolmabile. Che cosa resta, oggi, di Dino Campana?»; il libro del critico romano è la risposta a questa domanda con il risultato di capovolgere il giudizio estetico (e politico insieme), su chi sia stato il maggiore poeta del primo Novecento. La risposta appare davvero scontata: è il poeta di Marradi, con tutto rispetto per le candidature di Montale, Ungaretti e altri minori che sono stati accreditati dal mondo letterario italiano. Così, come è vero che la poesia del secondo Novecento poggia su quella del primo, è anche indiscutibile che senza una lettura davvero intellettualmente libera da pregiudizi della poesia del primo Novecento, non riusciremo mai ad avere la giusta prospettiva per guardare alla poesia del tardo Novecento se non facciamo i conti con il più grande poeta della modernità del primo Novecento: Dino Campana.

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Dino Campana: Acqua di mare amaro

 

da: Enrico Falqui, " Per una cronistoria dei Canti orfici ", Vallecchi, Firenze 1960, pgg. 101-102


Le due liriche «La dolce Lombardia coi suoi giardini» e «Sorga la larva di antico sogno» sono state ritrovate nella casa di Marradi, «oltre a qualche breve frammento ed a qualche superato rifacimento».

Non avendo potuto esaminarne gli originali («sono particolarmente chiari anche nella scrittura, per quanto scritti su carta in parte già usata (su di una facciata) per note e conti della nativa piccola azienda familiare»), nelle due edizioni del '42 e del '52 le abbiamo pubblicate se­condo la lezione trasmessaci dal fratello Manlio.

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Antonio Castronuovo: Bruno Dall'Aglio: La camera di Sibilla e Dino

 

Campana e l’Aleramo a Casetta di Tiara

 

da: La Piè, marzo - aprile 2009

 

 

L’abitazione precisa in cui Dino Campana e Sibilla Aleramo bruciarono la loro settimana d’amore a Casetta di Tiara è ignota: nessuno è mai riuscito a individuarla con certezza. Eppure costituisce un elemento essenziale della biografia del poeta di Marradi. Il fatto è che Casetta è un agglomerato di poche case, manipolato dalla storia, senza una precisa memoria storica e archivistica. Non è semplice, cioè, scoprire dove esattamente Dino e Sibilla si amarono. Ma un giorno, io e l’amico Dall’Aglio, rifacendoci alle nostre letture campaniane e ai documenti esistenti, siamo saliti a Casetta, abbiamo fotografato, valutato, ragionato, parlato con anziani abitanti. Ed ecco: ne è nata qualche ipotesi, è sorto l’articolo che ora leggerete. Non è molto, ma è qualcosa in più per muoversi nella biografia del nostro amato poeta.

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Beltempo 1940

 

Inediti di Dino Campana, pubblicati sulla rivista romana Beltempo, 1940,

almanacco delle Lettere e delle

Arti, Roma, Edizioni della Cometa, 1940.

 

A cura di Libero de Libero ed Enrico Falqui

 

 

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  1. Irene Giuffrida: intervista a Gabriel Cacho Millet
  2. Franco Matacotta: Dino Campana e alcuni suoi inediti
  3. Antonio Lanza: Nel migliore dei mondi possibili, Dino Campana a Firenze
  4. Marzio Pieri: Cristo non indossava camicie

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