L'edizione in Cofanetto del Centenario degli Orfici
Informazioni
nel centenario della pubblicazione.
Per l’amor del Poeta… Dino Campana
Sottoscrizione per la ristampa anastatica e l’incisione integrale dei Canti Orfici di
Dino Campana nel centenario della pubblicazione
Il 7 giugno del 1914 Dino Campana, assieme ai testimoni Luigi Bandini e Camillo Fabroni, sottoscriveva col tipografo marradese Bruno Ravagli il “contratto per la pubblicazione del libro Canti Orfici”. Al Ravagli veniva versato un acconto di lire 110, risultato di una faticosa sottoscrizione tra 44 marradesi, ai quali sarebbe spettata una copia del libro, promossa da Bandini su “imperativo categorico” di Dino Campana.
Michele Campana: Dino pubblicitario
Dalla pagina fiorentina di un quotidiano, forse "La Nazione", pubblicato nel 1958
Il poeta Dino Campana ideò la pubblicità per il grande bar americano di via dei Tosinghi: un gruppo di studenti si tratteneva nel locale per dare l'impressione che rigurgitasse di clientela - Zucchero a volontà anche per i cani
Sì, è vero, il caffè espresso (come del resto la cioccolata in tazza) fu inventato a Firenze e, lo credereste? da una... farmacia. Sorgeva dove oggi è l'Istituto Farmaceutico Militare. Il conducente di quella farmacia, di cui non ricordo il nome, ebbe, verso il 1890, la felice idea di concentrare il " rio caffè " in bottigliette, che servivano per medicamento. Si propinava agli ipocondriaci ed in genere ai convalescenti per... rinforzarli. Prima d'allora il caffè era stato manipolato in pentole o caffettiere e servito a clienti in eleganti bricchi di porcellana o di metallo. Dalla innovazione del farmacista fiorentino fu assai facile arrivare a quello che il popolo chiamò "l'espresso". I primi a servirsi del ritrovato furono gli americani, che nelle loro piccole, ma molto diffuse bottiglierie di liquori chiamate bar, incominciarono a vendere anche l'estratto di caffè.
Dei tanti ritratti di Dino Campana, questo di Giorgio Butini, scultore fiorentino, ci lascia una impressione particolare.
Ci lascia l'intensità di un incontro, ci lascia la ricchezza che solo la vita fusa con la poesia può dare.
La mano ha le tracce della vita che scorre, che si agita e si anima; che stringe un lenzuolo che è ricordo e dolore. Le vene pulsano e raccontano, il sangue scorre libero...
E l'occhio del poeta, svuotato come un vuoto d'ombra, ci tira dentro un delirio che ci chiede silenzio.
Grazie Giorgio, del tuo lavoro, Dino Campana rimanda sempre a pensieri profondi e tu lo hai capito a fondo, come merita: la sua poesia e la sua vita...
Paolo Pianigiani
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