Beltempo 1940
Inediti di Dino Campana, pubblicati sulla rivista romana Beltempo, 1940,
almanacco delle Lettere e delle
Arti, Roma, Edizioni della Cometa, 1940.
A cura di Libero de Libero ed Enrico Falqui
Al centro con cravatta rossa, Gabriel Cacho Millet con i suoi amici toscani: Silvano e Paolo.
In secondo piano Mauro Pagliai di Polistampa e Giuseppe Matulli.
Siamo alla presentazione del Carteggio di Dino Campana, al Vieussex, nel 2012
Un ricordo che non è un ricordo:
Gabriel Cacho Millet
di Paolo Pianigiani
Gabriel non è più con noi. Se n'è andato durante lo scorso Natale, ancora nel 2016. Stava lavorando a un libro su Carnevali e chissà a cos'altro. Non si fermava mai. Questo sito nacque 15 anni fa, dal nostro incontro. Lo avevo cercato, lui introvabile, attraverso amici comuni. Fu Franco Scalini, da Marradi, a mandarmi il suo telefono. Dopo quella telefonata per me Campana, smise di essere un mistero e diventò un poeta. Un poeta di cui raccontare la storia. Il sito di Campana nacque con la sua direzione, sempre vigile e attenta, anche se non dichiarata. Oggi che non c'è più, il sito continua la sua strada con minor vigore, ma con la consapevolezza che abbiamo un esempio da seguire. Quello di Gabriel. Che ci ha insegnato il suo metodo e il suo rigore. E la sua infinita umanità.
Il 30 giugno 1916, Cloche, come Campana soleva talvolta scherzosamente chiamarsi, scriveva da Rifredo di Mugello a una sua ammiratrice che gli aveva espresso il desiderio di incontrarlo: "Je ne saurais jamais vous três agréable à Marradi. C’est un pays où j’ai trop souffert et quelque peu de mon sang est resté collé aux rocker de là haut. Mais ca ne vois que pour moi et vous pouvez voir ça mieux dans les couchants étranges de mes poésies". "Couchants étranges de mes poésies".
Antonio Lanza: Nel migliore dei mondi possibili
Nel migliore dei mondi possibili, Dino Campana a Firenze
di Antonio Lanza
(Pubblicato su Metropoli il 4 marzo 2011, pag. 16)
Le tracce di Dino Campana a Firenze e nella sua provincia sono molteplici e copiose. Come i suoi versi e le sue lettere, scritte col sangue, anche i numerosi rapporti d'amicizia, amore, odio profondo che coltivò nel capoluogo toscano furono intensi, fatali. Due di queste tracce sono chiare, macroscopiche ed inequivocabili: la sua tomba, dove è seppellito a Badia a Settimo e una targa commemorativa che ci ricorda la sua presenza a Lastra a Signa tra il 1916 e il 1918.
Marzio Pieri
Cristo non indossava camicie
di Marzio Pieri
(in Italia ci sono 50 milioni di abitanti e 10 milioni di poeti)
(Pubblicato il 30 Gennaio 2009)
Nel Gennaio del 2009 l'allora Ministro Bondi, partecipò a un evento nella chiesina di sasso dove riposa Dino. Ebbe la bella pensata di lasciare nel mondo , come traccia del suo passaggio, una poesia quel poco "campaniana". Gabriel contattò Marzio Pieri a Parma. L'articolo che segue la pubblicai immediatamente). Marzio se n'è andato del 2019.
paolo pianigiani
La Voce cambia pelle: 15 novembre 1914
Lacerba, proprio nel numero che vede la pubblicazione di tre testi in prosa di Dino, estratti dai Canti Orfici, annuncia ai lettori il prossimo mutamento di rotta della rivista La Voce. Il passaggio di consegne è da Prezzolini a De Robertis. Dalla politica e dalla filosofia alla letteratura e all'arte. I firmatari dell'annuncio, sotto lo pseudonimo di "Camerieri", non possono essere che Papini e Soffici.
Abbiamo il piacere di rendere disponibile quella copia di Lacerba, in versione integrale, che comprende, oltre ai tre testi di Dino, anche, in ultima pagina, un curioso trafiletto pubblicitario dei Canti Orfici.
Inoltre c'è una articolo di Ottone Rosai assolutamente da leggere!
La redazione
LA “VOCE” SI RINNOVA
Dopo sei anni di gran lavoro e di bel coraggio Giuseppe Prezzolini, amico anche in guerra, lascia la direzione della Voce. Non la Voce, chè ci scriverà spesso. Ma la vecchia Voce polilatere, più seria che lirica, più sociale che artistica, sparisce con lui.
La direzione è stata affidata a Giuseppe De Robertis, un ragazzo meridionale di molto buon gusto e d’inaspettato profondità critica, il quale, invece di laurearsi, preferisce mettere insieme una bella rivista che raccolga finalmente i nomi più sicuri della giovane letteratura italiana.
Gleiton Lentz: Alchimia del verbo, una lettura simbolica della Chimera
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di Gleiton Lenz, Universidade Federal de Santa Catarina - Brasil
Gleiton è il traduttore dei Canti Orfici in lingua portoghese
Inconsciamente io levai gli occhi alla torre barbara, scriveva Campana all'inizio del suo canzoniere orfico con piena consapevolezza di sé, perché sapeva, mentre tratteggiava quelle righe, che sacrificava all'irrazionale il significato primario delle cose, preferendo l'inconscio al conscio, il vaneggiare alla realtà. Se è già nella sua visionaria Notte che s'intravede per la prima volta il riferimento alla torre, ad una torre barbara, sarà invece la sua figura quella tipica del poeta torre d'avorio. Ossia, colui che si compiace nel disgregare il mondo — inteso come la suprema realtà — mediante lo sdoppiamento dell'io, nonostante un accentuato sguardo visionario delle cose.
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