«La grande arte come la grande vita non è che un ponte di passaggio»:
la filosofia di Friedrich Nietzsche nei taccuini di Dino Campana
Il legame tra la poetica di Dino Campana e la filosofia di Friedrich Nietzsche, comprovato dalle epigrafi de Il più lungo giorno e del Taccuinetto faentino, dal carteggio, dall’autografo recante la traduzione di un brano di Die Fröliche Wissenschaft che è citato da Campana nel più famoso dei suoi appunti teorici, è stato da tempo verificato dalla critica, seppure variamente interpretato.
Dino Campana oggi
di Edoardo Esposito
Studi Novecenteschi, Vol. 5, No. 13/14 (marzo-luglio 1976), pp. 177-181
Recensione a:
Dino Campana oggi, Atti del Convegno di Firenze 18-19 marzo 1973, Firenze, Vallecchi, 1973, pp. X-166.
I temi più importanti del Convegno, come sottolinea Pampaloni nella prefazione, sono stati da una parte la discussione attorno al ritrovato manoscritto originario dei Canti orfici e dall'altra « il senso, l'immagine e il ruolo della poesia di Campana » (p. VII).
A Sibilla, gioconda e tranquilla
di Bruna Conti
(a cura di Paolo Pianigiani)
Una dedica mai scritta, ma che per un strano scherzo del caso è rimasta impressa su una delle infinite carte rimaste nell'ormai celeberrimo baule della Sibilla. Il mistero lo ha risolto Bruna Conti; riporto dal suo libro uscito da Feltrinelli nel 2003, "Un viaggio chiamato amore", la bellissima spiegazione (a pag. 75-76):
Le carte vaganti di Dino Campana
di Paolo Pianigiani
Riportato alle cronache popolari dal film di Michele Placido, Dino Campana è tornato a far parlare di sé: convegni, pubbliche letture, premi letterari, articoli su giornali e riviste: come questo. Nacque a Marradi, il 20 Agosto 1885 e morì nel cronicario (ultimo rifugio per matti giudicati inguaribili) di Castelpulci il primo marzo del 1932, sembra per setticemia, che si era procurato scavalcando un filo spinato.
Gioacchino da Fiore, Campana e Licini
di Lorenzo Licini
Pubblicato il 22 marzo 2023 nel sito ufficiale dell'artista Osvaldo Licini *
Qualche tempo fa ho scoperto che certi segni tracciati da Osvaldo Licini traggono ispirazione, molto probabilmente, da alcune immagini del Libro delle Figure dell’abate Gioacchino da Fiore (1).
Diversi protagonisti della cultura del Novecento si interessarono a Gioacchino: tra questi, ad esempio, Vasilij Kandinskij.
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