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GUIDO TALLONE

 

Bergamo 11.5.1894 - ALPIGNANO 30.9.1967

 

di Gigliola Tallone

 

 

 

 

 Guido Tallone dipinge sotto i tamerici nel giardino di Alpignano

 

Allo zio Guido non piacevano i dolci e provava vero ribrezzo verso le caramelle, al punto che a me, alle mie sorelline Laura e Donatella e ai nostri amichetti, dava una mancetta per ogni carta di caramella trovata nel prato della casa di Alpignano. Faceva una eccezione per il panettone, una sola volta all’anno e sempre pochi giorni prima di Natale. Andava al Cova di via Montenapoleone, comprava un panettone, ne strappava un pezzo con le mani e poi lo faceva confezionare nuovamente per farlo recapitare subito a casa nostra, in via Bigli 6. All’arrivo del fattorino, nella sua bella divisa da operetta, era tutto un salto di gioia. Mamma! Papà! Lo zio! È arrivato lo zio Guido! La mamma stava al gioco, siete sicure bambine? Aprilo! Aprilo! E una volta scoperto il panettone con la zampata dello zio, ci infilavamo i cappotti e via verso il Cova. Il tragitto era brevissimo e non c’era alcun pericolo per noi bambine, nemmeno nei pomeriggi invernali milanesi già scuri, dato il rarissimo traffico di auto degli anni ’50. Giunte al Cova era facile trovare lo zio. Dove era un’assemblea di gente festosa, lì in mezzo era il nostro zio Guido.

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DINO INEDITO

 

In 32 lettere di Campana le amicizie e i Canti Orfici

 

di Fernanda Gigli e Giuseppe Risso

 

da La Stampa di Torino, Speciale TuttoLibri, 01/07/1989  numero 660 pagina 6

 

 

 
Gli inediti dell'epistolario di Dino Campana sono in tutto 32. Il primo, in ordine di tempo, è del maggio 1914 (anteriore quindi alla pubblicazione dei «Canti orfici» che sono usciti dalla tipografia di Bruno Rivagli nell'estate dello stesso anno); l'ultimo, del novembre 1917. Due mesi dopo Campana entrerà nell'ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dove morirà di setticemia nel febbraio del 1932, all'età di 46 anni. Il carteggio è stato conservato nell'archivio di Lorenzo Gigli, per molti anni critico della «Gazzetta del Popolo».

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Profonda emozione

 

Sebastiano Vassalli 

 

da: Tuttolibri, La Stampa, sabato 8 Luglio 1989

 

Gentile direttore, credo che in molti abbiamo provato una certa emozione, leggendo su «Tuttolibri» di sabato scorso quell'appello bizzarro, in realtà tragico: «Io domando la cittadinanza fiorentina ai soli che possono conferirla...». Il «giorno del giudizio» di Dino Campana fu forse nel giugno del 1915, quando lui potè vestire la divisa di soldato e sperare di andare al fronte come volontario. In quei giorni, Dino ancora credeva di poter recuperare qualcuna delle sue molte cittadinanze perdute; poi rinunciò, come ben si vede dalla lettera ad Orlandi.

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Quasi un uomo

 

di Natalia Ginzburg

 

da La Stampa

 

domenica 5 febbraio 1978

 

 

A Gabriel Cacho Millet, drammaturgo argentino, dobbiamo il monologo Quasi un uomo, evocazione della figura del poeta Dino Campana. A Mario Maranzana dobbiamo la versione italiana, l'adattamento, e l'interpretazione del monologo. Quasi un uomo, io l'ho visto al Teatro Flaiano di Roma, l'altra sera.

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GIOVANNI BOINE A CAMPANA

 

[Porto Maurizio, 5 agosto 1915]

 

“Fratello” è una parola che mi piace, sebbene io la usi casto. Avevo un fratello,1 era boxeur, picchiò mezzo mondo e mori di tifo l’anno passato. Altri fratelli non ho. Ma facciamo la prova con lei: può darsi riesca. Certo parecchie pagine del suo libro mi diedero una febbre d’esaltazione che non perderò,2

                                                                                                                        Suo G. Boine

(cerco un impiego in India)

Il mio indirizzo è:

Portomaurizio

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GIOVANNI BOINE

 

di Francesco Bernardelli

 

da: La Stampa - Mercoledì 7 Dicembre 1938

 

Di quel singolare periodo della coltura italiana, tra il 1907 e il '14, che va dal Rinnovamento alla Voce e a Lacerba, coltura-eticità, coltura-misticismo, coltura-poesia, Giovanni Boine fu uno degli spiriti rappresentativi. Temperamento tormentato, risentitissimo, credeva all'arte, alla creazione artistica come a creazione di individualità; «io creo me stesso esprimendomi, mi faccio, mi dico, via via mi formo». Di questo crearsi esprimendosi, di questo formarsi via via, è testimonianza ancor viva e fremente il suo stile, spesso torbido, greve, tutto incastri, parentesi, densità fitte di immagini e di ritmo.

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Don Chisciotte a Porto Maurizio

 

Carteggio

Giovanni Boine - Giuseppe Prezzolini

1908-1915

 

di Carlo Bo

 

dal Corriere della Sera

 

 Domenica 27 febbraio 1972

 

 

 

Torniamo a parlare di Boine; il pretesto ce l'offre il primo volume del Carteggio che le benemerite «Edizioni di Storia e Letteratura» hanno appena mandato in libreria (pp. 262, L. 5.000). Si tratta del carteggio con Giuseppe Prezzolini negli anni 1908-1915: è stato curato da Margherita Marchione e S. E. Scalia e porta una prefazione dello stesso Prezzolini. Il volume è un'altra tessera che aiuta a decifrare meglio il piccolo mistero del Boine: lentamente si procede in quest'opera di chiarificazione che presto sarà continuata dal secondo volume del Carteggio, quello dei rapporti con Cecchi.

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  1. Enrico Gurioli: Canti Marini
  2. Edoardo Esposito: Maledetto tra i poeti
  3. La Carta del Cielo di Dino Campana
  4. Margherita C. Lewis, corrispondente di Occult Review

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