Bruciate le mie lettere
di Franco Matacotta
da: Successo, del 11 Gennaio 1959
Pubblichiamo oggi l’inedita e forse più straziante lettera che Dino Campana, poeta folle, inviò a Sibilla Aleramo nel 1917 prima che le porte del manicomio si chiudessero dietro di lui.
Violata, l’anno scorso, con la pubblicazione dell'epistolario d'amore tra Dino Campana e Sibilla Aleramo l'esplicita disposizione di Campana stesso, di bruciare le sue lettere, diviene legittimo, ora, dare alle stampe nella sua interezza questo eccezionale documento.
Ardengo Soffici, Autoritratto. Galleria degli Uffizi, Firenze
Dino Campana a Firenze
di Ardengo Soffici
da
Ricordi di vita artistica e letteraria
Vallecchi, Firenze 1931
Un mattino d'inverno del 1913, io e Papini andavamo alla tipografia Vallecchi in via Nazionale, dove si stampava Lacerba, per dare un'ultima occhiata alla composizione e all'impaginazione - non sempre agevole - della rivista. Prima ancora che fossimo entrati nello sgabuzzino a vetri che faceva da sala di redazione per noi e insieme da ufficio direttoriale dell'amico editore, questi ci venne incontro sin sulla porta e c'indicò un individuo seduto sur un canapè nero di tela cerata, nel corridoio, il quale - ci disse - era poc'anzi venuto e desiderava di parlarci.
La notte di Dino Campana
di Carlo Bo
Pubblicato su "Resine",
numero doppio n. 58-59,
Marco Sabatelli Editore, Savona, 1994
Dino e Antonia
di Emiliano Cribari
Milano e Marradi. Le Alpi e l’Appennino. Antonia Pozzi e Dino Campana. Due anime inquiete. Due poeti. Siamo agli inizi del Novecento.
Dino, in montagna, non cammina: fugge. Antonia invece ammira. Estasiata. Verso l’unico grande amore corrisposto della sua vita: la montagna. In alto, Dino cerca un riparo: in paese lo chiamano il matto; morirà in manicomio (di setticemia) dopo quattordici anni di reclusione. È il 1 marzo 1932. Antonia no: sceglierà dove morire. "Ho visto un pezzo di prato libero che mi piace" scriverà nel suo diario un anno prima. "Pensare di essere sepolta qui non è nemmeno morire, è un tornare alle radici. Ogni giorno le sento più tenaci dentro di me. Le mie mamme montagne".
Occhi spiritati, capelli alla van Gogh, aria da lirico fuggiasco: è così che a Bologna, nel 1914, si poteva incontrare sulla porta di un bar il giovane poeta Dino Campana. E magari acquistare dalle sue stesse mani una delle prime copie dei Canti Orfici...
Dino Campana, via Zamboni 52
di Gabriel Cacho Millet
da: Rivista "IBC" X, 2002, 3
Dal 25 maggio al 29 giugno 2002 una mostra bolognese ha divulgato autografi e documenti originali relativi alla permanenza di Dino Campana a Bologna negli anni che precedono la stampa dei Canti Orfici (1914), esaminando in particolare i rapporti tra il poeta e i periodici goliardici. L'esposizione, curata da Marco Antonio Bazzocchi e Gabriel Cacho Millet, è stata organizzata dalla Biblioteca dell'Archiginnasio (dove ha avuto luogo) ed è stata promossa dall'Associazione "Premio letterario Dino Campana" e dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'IBC (che con la Biblioteca dell'Archiginnasio ha recentemente acquisito gli originali campaniani del Fondo "Ravagli"). Dal catalogo - I portici della poesia: Dino Campana a Bologna (1912-1914), edito dall'IBC e da Pàtron Editore nella collana ERBA - Emilia Romagna Biblioteche Archivi (46) - pubblichiamo un estratto del saggio di uno dei curatori.
Chi è ENRICO GURIOLI?
Enrico Gurioli (Marradi, 21 febbraio 1948) è un giornalista e scrittore italiano
Vive a Bologna. Autore esperto di marineria e comunicazione è collaboratore a contratto dei quotidiani del Gruppo Monrif: Il Resto Del Carlino, La Nazione, Il Giorno- QN (Quotidiano Nazionale). Enrico Gurioli è considerato uno dei massimi esperti italiani di cultura marinara ed è membro di Sihmed, Société Internationale des Historiens de la Méditerranée.
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