Athos Gastone Banti: la storia di un giornalista spadaccino
di Paolo Pianigiani
Athos Gastone Banti, a destra nella foto |
Athos Gastone Banti nacque a Livorno il 24 febbraio del 1881 e dopo qualche anno di liceo interruppe gli studi per andare a lavorare alle Poste, allora Regie. Si fece cacciare quasi subito, per una non meglio precisata “ragazzata” e subito si dette al giornalismo, scalando tutti i gradini della professione, facendo il correttore di bozze per il Caffaro di Genova e diventando redattore unico della Provincia di Arezzo.
Già qui manifestò un aspetto tipico del suo carattere battagliero, la sua collaborazione a questa pubblicazione si concluse con un duello.
Da una lettera di Franco Matacotta a Emilio Cecchi
Nel Fondo Matacotta si sono conservati i documenti "cavallereschi" relativi alla vicenda,
ma solo con la pubblicazione degli articoli del Telegrafo fatta da A. Mastropasqua
(Un episodio inedito della biografia di Dino Campana in «Es», 6, gen-apr. 1977),
è stato possibile ricostruire questa curiosa disavventura.
L’onore di un poeta
Il duello (mancato) di Dino Campana
a cura di Paolo Pianigiani
Pubblicato su Erba d'Arno, n. 101-102, Fucecchio 2005
Gli antefatti
A partire almeno dal primo di aprile del 1916, data che figura in una lettera al fratello Manlio, Dino risiede insieme ai genitori, che vi si erano trasferiti per la nomina del padre Giovanni a Direttore Didattico, a Lastra a Signa, presso l’Albergo Sanesi.
Convalescente per una malattia di sette mesi, il poeta si trasferisce il 28 di maggio del 1916 a Livorno, in via Malenchini n. 9, presso la signora Fortunata Natali e frequenta la villa della pittrice marradese Bianca Fabroni, ad Antignano. Si porta dietro alcune copie dei Canti Orfici, con la speranza di venderle, contando anche sulla pubblicazione dell’articolo di Emilio Cecchi sulla Tribuna del 21 Maggio.
Viene quasi subito fermato (31 maggio) da un maresciallo di finanza, scambiato per una improbabile spia tedesca, perchè chiede a due signore indicazioni sulla ubicazione del Cantiere navale Orlando e della Regia Accademia Navale. Chiarito l’equivoco viene rilasciato. Dino rimane a Livorno fino al 20 giugno, quando viene di nuovo arrestato, questa volta dalla Polizia Municipale, per aver fatto in pubblico discorsi strani. Viene rilasciato ma espulso da Livorno.
Dino Campana, nuove lettere inedite
dal Corriere della Sera, 21 giugno 2021
Il volume dei «Canti Orfici» appena stampato da Tallone Editore
è arricchito da alcuni testi recentemente ritrovati
Il saggio di Gigliola Tallone che chiude il volume dei Canti Orfici, nella preziosa veste di Tallone Editore, è la sintesi della sua ricerca pubblicata nel 2010,
Virginia Tango Piatti, Una vita per la pace, Transfinito ed. 2010
Raffaello Franchi e il suo omaggio ad Agar
Articolo in Solaria e due poesie inedite ad Agar
Gigliola Tallone
7 ottobre 2008
Ringrazio la mia amica Gigliola per aver condiviso con tutti gli appassionati di Dino Campana i documenti e le sue ricerche su Raffaello Franchi.
Di cui tutti sembrano essersi dimenticati.
(paolo pianigiani)
Raffello Franchi dedica ad “Agar poetessa” un intervento critico il dicembre 1928 in Zibaldone, rubrica della rivista Solaria.
Aveva conosciuto a Firenze Virginia Piatti Tango, in arte Agar, e stretto amicizia coi nipoti di Virginia, Teresa e Cesarino Tallone. Teresa è stata l’amica più cara tra tutte a Sibilla Aleramo, fino alla sua precoce morte nel 1933.
Il berretto vecchio di Ungaretti
di Paolo Pianigiani
(da una intervista a Jan Vladislav a Praga)
(Transfinito, 5.11.2005)
... Eppoi siamo andati a vedere una mostra, era in un garage... il pittore ci aspettava con ansia, aspettava Ungaretti... I quadri erano orrendi.
Ci offrì da bere... era orrendo anche quello... Finalmente fuori dal garage, Ungaretti mi portò in un negozio di berretti.
Se ne fece portare una decina e li provò, uno ad uno, con calma. Si rimirò allo specchio, facendo tutte le espressioni e le smorfie possibili.
Poi si rimise in testa il suo e disse:
"Mi piace di più questo mio vecchio!"
E uscì.
Lei sessantenne, lui ventenne. Nasce a Capri la tormentata passione fra Sibilla Aleramo e Franco Matacotta
di Giuseppe Mazzella
«Oggi sono trentaquattro anni che il mio primo libro venne pubblicato. Mi ripeto la cifra fino a rimanere stordita. Nella stanza sottostante, Franco intanto spera che io lavori. Non mi ha legato alla seggiola, come fece, un po’ per gioco e un po’ sul serio, una volta, due o tre anni fa, sa che all’incirca è come se legata fossi: gli ho promesso di non discendere fino a che non sarà notte».
Così scrive sul suo diario, appena iniziato, Sibilla Aleramo. È il 3 novembre del 1940. La narratrice e poetessa ancora una volta è a Capri, dove ha preso alloggio nella Villa Falconara.
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