DINO CAMPANA
ORA
di Gianni Turchetta
Nell'ormai tradizionale polverio di celebrazioni, di rituali congressuali ed editoriali suscitati da scadenze cronologiche esemplari, sicuramente il centenario della nascita di Dino Campana (nato il 20 agosto del 1885) ha avuto un'eco particolarmente diffusa, probabilmente inferiore soltanto alle commemorazione del bicentenario manzoniano e a quelle per il decennale della morte di Pasolini, e certo di gran lunga superiore a quella suscitata dal 150° anniversario della nascita di un personaggio quale Giosuè Carducci, che di Campana fu odiosamato maestro d'arte, e che di lui ha tanto più provata fama (è tanto più famigerato?) e tanto più sicura canonizzazione storiografica.
«La grande arte come la grande vita non è che un ponte di passaggio»:
la filosofia di Friedrich Nietzsche nei taccuini di Dino Campana
Il legame tra la poetica di Dino Campana e la filosofia di Friedrich Nietzsche, comprovato dalle epigrafi de Il più lungo giorno e del Taccuinetto faentino, dal carteggio, dall’autografo recante la traduzione di un brano di Die Fröliche Wissenschaft che è citato da Campana nel più famoso dei suoi appunti teorici, è stato da tempo verificato dalla critica, seppure variamente interpretato.
Dino Campana oggi
di Edoardo Esposito
Studi Novecenteschi, Vol. 5, No. 13/14 (marzo-luglio 1976), pp. 177-181
Recensione a:
Dino Campana oggi, Atti del Convegno di Firenze 18-19 marzo 1973, Firenze, Vallecchi, 1973, pp. X-166.
I temi più importanti del Convegno, come sottolinea Pampaloni nella prefazione, sono stati da una parte la discussione attorno al ritrovato manoscritto originario dei Canti orfici e dall'altra « il senso, l'immagine e il ruolo della poesia di Campana » (p. VII).
A Sibilla, gioconda e tranquilla
di Bruna Conti
(a cura di Paolo Pianigiani)
Una dedica mai scritta, ma che per un strano scherzo del caso è rimasta impressa su una delle infinite carte rimaste nell'ormai celeberrimo baule della Sibilla. Il mistero lo ha risolto Bruna Conti; riporto dal suo libro uscito da Feltrinelli nel 2003, "Un viaggio chiamato amore", la bellissima spiegazione (a pag. 75-76):
Le carte vaganti di Dino Campana
di Paolo Pianigiani
Riportato alle cronache popolari dal film di Michele Placido, Dino Campana è tornato a far parlare di sé: convegni, pubbliche letture, premi letterari, articoli su giornali e riviste: come questo. Nacque a Marradi, il 20 Agosto 1885 e morì nel cronicario (ultimo rifugio per matti giudicati inguaribili) di Castelpulci il primo marzo del 1932, sembra per setticemia, che si era procurato scavalcando un filo spinato.
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