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DINO INEDITO

 

In 32 lettere di Campana le amicizie e i Canti Orfici

 

di Fernanda Gigli e Giuseppe Risso

 

da La Stampa di Torino, Speciale TuttoLibri, 01/07/1989  numero 660 pagina 6

 

 

 
Gli inediti dell'epistolario di Dino Campana sono in tutto 32. Il primo, in ordine di tempo, è del maggio 1914 (anteriore quindi alla pubblicazione dei «Canti orfici» che sono usciti dalla tipografia di Bruno Rivagli nell'estate dello stesso anno); l'ultimo, del novembre 1917. Due mesi dopo Campana entrerà nell'ospedale psichiatrico di Castel Pulci, dove morirà di setticemia nel febbraio del 1932, all'età di 46 anni. Il carteggio è stato conservato nell'archivio di Lorenzo Gigli, per molti anni critico della «Gazzetta del Popolo».

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Profonda emozione

 

Sebastiano Vassalli 

 

da: Tuttolibri, La Stampa, sabato 8 Luglio 1989

 

Gentile direttore, credo che in molti abbiamo provato una certa emozione, leggendo su «Tuttolibri» di sabato scorso quell'appello bizzarro, in realtà tragico: «Io domando la cittadinanza fiorentina ai soli che possono conferirla...». Il «giorno del giudizio» di Dino Campana fu forse nel giugno del 1915, quando lui potè vestire la divisa di soldato e sperare di andare al fronte come volontario. In quei giorni, Dino ancora credeva di poter recuperare qualcuna delle sue molte cittadinanze perdute; poi rinunciò, come ben si vede dalla lettera ad Orlandi.

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Quasi un uomo

 

di Natalia Ginzburg

 

da La Stampa

 

domenica 5 febbraio 1978

 

 

A Gabriel Cacho Millet, drammaturgo argentino, dobbiamo il monologo Quasi un uomo, evocazione della figura del poeta Dino Campana. A Mario Maranzana dobbiamo la versione italiana, l'adattamento, e l'interpretazione del monologo. Quasi un uomo, io l'ho visto al Teatro Flaiano di Roma, l'altra sera.

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GIOVANNI BOINE A CAMPANA

 

[Porto Maurizio, 5 agosto 1915]

 

“Fratello” è una parola che mi piace, sebbene io la usi casto. Avevo un fratello,1 era boxeur, picchiò mezzo mondo e mori di tifo l’anno passato. Altri fratelli non ho. Ma facciamo la prova con lei: può darsi riesca. Certo parecchie pagine del suo libro mi diedero una febbre d’esaltazione che non perderò,2

                                                                                                                        Suo G. Boine

(cerco un impiego in India)

Il mio indirizzo è:

Portomaurizio

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GIOVANNI BOINE

 

di Francesco Bernardelli

 

da: La Stampa - Mercoledì 7 Dicembre 1938

 

Di quel singolare periodo della coltura italiana, tra il 1907 e il '14, che va dal Rinnovamento alla Voce e a Lacerba, coltura-eticità, coltura-misticismo, coltura-poesia, Giovanni Boine fu uno degli spiriti rappresentativi. Temperamento tormentato, risentitissimo, credeva all'arte, alla creazione artistica come a creazione di individualità; «io creo me stesso esprimendomi, mi faccio, mi dico, via via mi formo». Di questo crearsi esprimendosi, di questo formarsi via via, è testimonianza ancor viva e fremente il suo stile, spesso torbido, greve, tutto incastri, parentesi, densità fitte di immagini e di ritmo.

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Don Chisciotte a Porto Maurizio

 

Carteggio

Giovanni Boine - Giuseppe Prezzolini

1908-1915

 

di Carlo Bo

 

dal Corriere della Sera

 

 Domenica 27 febbraio 1972

 

 

 

Torniamo a parlare di Boine; il pretesto ce l'offre il primo volume del Carteggio che le benemerite «Edizioni di Storia e Letteratura» hanno appena mandato in libreria (pp. 262, L. 5.000). Si tratta del carteggio con Giuseppe Prezzolini negli anni 1908-1915: è stato curato da Margherita Marchione e S. E. Scalia e porta una prefazione dello stesso Prezzolini. Il volume è un'altra tessera che aiuta a decifrare meglio il piccolo mistero del Boine: lentamente si procede in quest'opera di chiarificazione che presto sarà continuata dal secondo volume del Carteggio, quello dei rapporti con Cecchi.

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DINO CAMPANA: I CANTI MARINI

 

di Enrico Gurioli

 

Pendragon 2013

 

 

Potrà sembrare strano, o per lo meno singolare, trovare canti marini in Dino Campana, un poeta del Novecento italiano vittima di una leggenda letteraria tesa a mostrarlo errante e vagabondo per l'Europa pervaso da una inquietudine creativa, ispirato soprattutto da montagne e boschi, e infine, perchè negarlo, segnato sino alla seconda metà del secolo scorso da un isolamento culturale sembrato irrevocabile. «Abbiamo avuto notizie sicure» scriveva tra il sarcasmo e l'ira, nell'articolo Pazzi in rialzo, pubblicato sulla rivista «L'Ultima» nel 1946, lo scrittore Giovanni Papini, emarginato di fatto dal mondo della cultura e appoggiato dai soli cattolici tradizionalisti,

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  1. Edoardo Esposito: Maledetto tra i poeti
  2. La Carta del Cielo di Dino Campana
  3. Margherita C. Lewis, corrispondente di Occult Review
  4. Una recensione per Agar

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