lettera a Meriano

 

 

[Marradi, maggio 1916]

Caro Meriano,

   chi crede che quel coso a cui tu pensavi traversando il ponte vecchio debba essere messo nella calce viva è mio amico, chi non lo crede è mio nemico. E te lo provo. Mesi fa, assai più ammalato di ora chiesi a Binazzi che mi facesse entrare in un ospedale di Bologna. Ero senza mezzi e lui invece di farmi fare una sottoscrizione per cento miserabili lire d’ingresso mi rispose con una volgare lettera evasiva. Questo fatto ti potrà illuminare a che cosa servano i critici, specie fiorentini.

   È vero che dice che sono il primo poeta d’Italia ma io preferisco essere l’ultimo poeta della Papuasia piuttosto che avere tali colleghi. Come vedi ho deciso di esser sincero contro tutto. Forse avrai immaginato che sono un gentiluomo e non lavoro per me. Dunque... dà su tutta la brigata e ti saluto.

E digli che vada a far il granduomo al suo paese: in Romagna non ci entrerà Papino né lui. Saluta Ravagli1


  

Cartolina postale illustrata (Firenze: Galleria Uffizi-Fauno Danzante) senza firma. A destra, sul fondo nero dove compare l’immagine del Fauno Danzante, Campana si è divertito a scrivere in forma di indovinello giudizi su Binazzi illeggibili a prima lettura. Vi si legge, fra l’altro: “Benelli in canto fermo”. Dopo, al termine di due linee oblique che formano una specie di X, quattro parole: “Palazzeschi” (estremo superiore della linea) “violino” (estremo inferiore della linea), “cantambanco” (estremo inferiore della linea), “sagrestia” (estremo superiore della linea). Sotto, sulla gamba del Fauno: “Ma chi è?”. Un’altra linea che parte da quest’ultima frase, quasi come a raccogliere le quattro parole, raggiunge le prime parole: “Benelli in canto fermo”. Indirizzo: “All’egregio / Francesco Meriano / poète et étudiant / Via Emilia 643 / Bologna”. FC./FFM. Edita in LML, p. 178; e in Souvenir d’un pendu, pp. 174-75.

                                                      

1 Federico Ravagli (1889 –1968), amico di Campana e autore di una sua vita di studente a Bologna. Vd. Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi del suo tempo (1911-1914). Autografi e documenti, confessioni e memorie, Casa Editrice Marzocco, Firenze 1942; ora con lo stesso titolo e introduzione di Marco Antonio Bazzocchi, CLUEB, Bologna 2002. Federico Ravagli, da non confondere con il primo stampatore dei Canti Orfici, Bruno Ravagli, ha raccolto e trascritto importanti autografi campaniani. Vd. Dino Campana, Fascicolo marradese inedito del poeta dei «Canti Orfici», a cura di Federco Ravagli, Giunti-Bemporad-Marzocco, Firenze 1972.