campanadino.it
Cambia navigazione
  • Home
  • Eventi
  • Biografia
  • Studi
  • Affondi
  • Plausi e Botte
  • G. C. Millet
  • Contributi d'immagine
  • L'epoca di Campana
  • Libri
  • Le traduzioni
  • Contatti

Franco Scalini: Dino Campana studioso in soffitta

 

da “NELL’ODORE PIRICO DELLA SERA DI FIERA”

Tipografia Faentina, Faenza 2004

di Franco Scalini 

 
Immagine anteprima
 
La casa di Dino a Marradi:
in alto le finestre della soffitta

 

Erano i primi giorni d’estate del 1957. Uno di quei giorni, a Marradi, nel tardi pomeriggio mi ero soffermato nella strada davanti alla casa dove abitavo dal 1944, in via Pescetti, casa che era stata di Dino Campana. Ogni tanto mi capitava di gettare l’occhio sulle lapidi murate qualche anno prima nella facciata a ricordo del poeta, in particolare su quella che riporta il brano dei Canti Orfici intitolalo: “Marradi (Antica volta. Specchio velato)”, titolo di cui non mi risultava chiaro allora il significato del l’ultima parte tra parentesi, cioè “Specchio velato”. Altre volte avevo riflettuto su ciò, e cercato anche in qualche libro una puntuale spiegazione, ma senza alcun risultato. Mentre mi lambiccavo il cervello intorno a quella parte del titolo per me oscura , vidi che stava arrivando verso casa il dottor Manlio Campana, fratello di Dino.

Leggi tutto...

 

 

 

GIOVANNI PAPINI

TESTIMONIANZE

SAGGI NON CRITICI

 Serie dei "24 Cervelli"

MILANO STUDIO EDITORIALE LOMBARDO 18, VIA BURINI, 18

1918

 

 

 


I.

Giovanni Papini non ha bisogno d'esser presentato in buona e dovuta forma ai lettori italiani. Tutti sanno — e gli amici con più certa scienza de' nemici — che costui è l' uomo (se uomo si può chiamare) più deforme e contrafatto d'Italia e così repugnante che il laido Mirabeau sembrerebbe, al confronto, un gesto d'accademia, un discobolo apollineo. E poiché come avverte l'incommensurabile saggezza dei popoli in quelle compresse d'esperienza che sono i luoghi comuni, la faccia è specchio dell'anima nessuno si meraviglia nel sapere che codesto Papini sia il teppista della letteratura, il becero del giornalismo, il barabba dell'arte, il picciotto della filosofia, il buio della politica, l'apache della cultura e impegnato, come abitudine, in tutte l'imprese della malavita intellettuale.

Leggi tutto...

GIOVANNI PAPINI

 

TESTIMONIANZE

 

SAGGI NON CRITICI

 

 Serie dei "24 Cervelli"

 

MILANO STUDIO EDITORIALE LOMBARDO 18, VIA BURINI, 18

 

1918

 

papinidedica

 

 

MOTIVAZIONI

 

Mantengo la promessa. Ecco una terza mandata di cervelli. Per spiegare i caratteri e le intenzioni di queste mie gallerie di ritratti — ora ingrandimenti, ora visacci, ora per causa di decesso, ora per ragioni di pulizia — dovrei ripetere quel che ho detto sul limitare dei "24 Cervelli" e delle "Stroncature". Chi conosce quei volumi sa ch'io non pretendo far critica e tanto meno la critica rampicante e tutta solvibile che oggi usano quelli che la sanno lunga in fatto d’arte e non arte. Son più modesto e più superbo.

Questi miei saggi che a volte sembrano aggressioni e talaltra adorazioni, che possono essere baci e morsi, ma sempre, alla fine, preferenze e parzialità, pretendo che abbiano un valore in quanto giudizi miei,  giudizi di un uomo che sa d’esser diverso dai registratori a dissettori di poeti e di altra gente fiorita. Sono, insomma, testimonianze : ora d'accusa e ora a difesa, ma d'un testimonio che ha ormai una certa esperienza dell'arte e del mondo. Come testimonianze sincere le dò: e ne facciano uso, se credono, i sentenzianti conclusivi di là da venire a giudicare i morti. Testimonio, dunque, e non giudice e tanto meno carnefice.

Leggi tutto...

 

 

GIOVANNI PAPINI

 

TESTIMONIANZE

 

SAGGI NON CRITICI


3a Serie dei "24 Cervelli"

MILANO

STUDIO EDITORIALE LOMBARDO

 

1918

 


 

 

 

  

GIOVANNI BOINE

 

Non facciamogli, nobile malato guarito finalmente dalla morte, il solito ufficio mortuario, la dedicazione prammatica di un saluto critico e biografico. E' morto l'altro giorno, a Porto Maurizio, vicino al mare. Non in guerra, non è morto per la guerra: non è dunque permesso morire che in guerra ? E se questo amico non fu soldato, non per colpa sua, ci si vergognerà a salutarlo, ora che la terra ha ripreso quella poca terra del suo corpo ?

Ci sono altre guerre, buona gente, fuor di quella che si guerreggia lassù guerra senza tonfi e senza fasce. Si muore anche in quelle. E son guerre che non hanno fine perchè non ebbero principio: cominciarono, cioè, quando l'uomo cominciò a pensare. E se i morti si devono computare per il valore e non per il numero quanto di più sono i nostri morti, i morti senza ferite !

Leggi tutto...

 k2 items src 0600be35dc7c661463403ee44952f378 696x392

Fiorenza Ceragioli

 

 

«OSCAR WILDE A S. MINIATO»

DI DINO CAMPANA

 Fiorenza Ceragioli

 da Belfagor, vol. 42, no. 1, 1987, pp. 15–27. 

Ringrazio Fiorenza Ceragioli per avermi permesso di pubblicare questo suo articolo e Andreina Mancini per l'aiuto a trascriverlo. (p.p.)

Già dalla prima pubblicazione di Oscar Wilde a S. Miniato, che Falqui diede alle stampe nel 1942 insieme ad altri inediti campaniani, il titolo della lirica ha sempre segnalato la presenza, in un luogo ben definito, di un personaggio, Oscar Wilde appunto, che non è invece rintracciabile nel testo vulgato dal Falqui.

Per comodità del lettore riproduco la poesia come appare in quella edizione, con i lievi ritocchi che sono stati apportati nelle successive:

  • 1 O città fantastica piena di suoni sordi...
  • 2 Mentre sulle scalee lontano io salivo davanti
  • 3 A te infuocata in linee lambenti di fuoco
  • 4 Nella sera gravida, tra i cipressi.
  • 5 Salivo con un'amica giovane grave
  • 6 Che sacrificava dai primi anni
  • 7 All'amore malinconico e suicida dell'uomo:
  • 8 Ridevano giù per le scale
  • 9 Ragazzi accaniti briachi di beffa
  • 10 Sopra un circolo attorno ad un soldo invisibile.
  • 11 Il fiume mostruoso luceva torpido come un serpente a squame;
  • 12 Salivamo, essa oppressa e anelante,
  • 13 Io cogli occhi rivolti alla funebre febbre incendiaria
  • 14 Che bruciava te, o nero alberato naviglio
  • 13 Nell'ultime febbri dei tempi o città:

Leggi tutto...

 

 

 

 

Belle Arti

 

Luglio XIX, pag. 19

 

di Luigi Bartolini

  

…

Ho detto della vagheggiata edizione delle Lettere di Fattori. Ora dovrei dire dell'altra, da me vagheggiata edizione delle « Poesie di Dino Campana » Dino Campana dipinse anche. Ma egli fu cosi sfortunato! da tanto che lo continuò ad essere anche dopo morto. Gli « sfortunati comuni » cessano dall'esserlo non appena calano nella fossa. Allora lì, generalmente, le cose si appianano. Terra per ricoprire ce n'è per tutti. Talpe che rodono la cassa da morto. Lombrici e formiche. Comunque, il povero Dino Campana fu più sfortunato di tutti in quanto, morto in manicomio (e per un poeta è quasi quasi preferibile morire in manicomio piuttostochè andare a terminare fra gli alamari le poltrone ed il salamelecchio) dopo morto la sua tomba non ebbe l'onore d'una croce, nè la ventura d'un sasso che ricordasse le sue dalle infinite ossa ecc. ecc. Cosicchè ora si sa soltanto che pressappoco egli giacque in un cimiterino non lontano dal manicomio dove stette rinchiuso parecchi anni, dando, in verità, scarsissimi segni di pazzia.

Leggi tutto...

 

Gabriel Cacho Millet: L'introduzione al Carteggio (1903-1931)

 

 

 

gabriel

 

Prologo

Da: Dino Campana, Lettere di un povero diavolo, Carteggio (1903-1931)

A cura di Gabriel Cacho Millet

Edizioni Polistampa, Firenze, 2011

 

Ricostruire un carteggio è come edificare un tempio: pietra su pietra. È un'opera che richiede tempo e pazienza. Si diventa detective e si insegue la preda, come i cac­ciatori, cercando tracce, annusando, fiutando. Ian Gibson, il biografo di Federico Garçia Lorca, scrive che non puoi mandare nessuno al posto tuo, perché ciò che potresti scoprire non sarebbe visto dall'altro come lo vedi tu. E quando trovi il pezzo che cercavi, la lettera che mancava, quella che ti permette di completare, almeno in parte, il tuo puzzle, è quasi un'estasi. E se così non fosse, non si continuerebbe a cer­care: invece ogni giorno ci riserva un'avventura, piccola o grande che sia. Perso­nalmente, ho finito per mettere Dino Campana nei miei sogni. E ciò da quando, nel lontano 1978, pubblicai con Vanni Scheiwiller Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, primo carteggio del poeta di Marradi con gli uomini del suo tempo. Cer­cai allora, e cerco ancora oggi, di fare in modo che ogni lettera possa essere letta nei suoi minimi particolari, chiarificando, fin dove mi è possibile, ogni dubbio, perché è mia intenzione, al di là della "confusione di spirito" dello scrittore, che il lettore possa leggerlo come se si trattasse di un classico. Sono i lettori che decidono quando un poeta è, o no, un classico.

Leggi tutto...

  1. Bino Binazzi: Un pacco di libri
  2. Tabucchi: Vagabondaggio
  3. Luisa Giaconi, otto poesie, una prosa
  4. La prima lettera del Carteggio: Giovanni Aicardi da Finalborgo

Pagina 47 di 52

  • 42
  • 43
  • 44
  • ...
  • 46
  • 47
  • 48
  • 49
  • ...
  • 51

Torna su

© 2023 campanadino.it

We use cookies
Le pagine del nostro sito impiegano cookie necessari alla fornitura del servizio. Cliccando su [Ok] ne consenti l'uso.
Ok Rifiuta
Maggiori informazioni