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argentina pampa

 

Il Vademecum, in continuo aggiornamento...

 

a cura di Paolo Pianigiani e degli amici campaniani che vorranno collaborare con suggerimenti e integrazioni

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Dino Campana

La Verna

con quattro lettere di Sibilla Aleramo

a cura di Giuseppe Sandrini

Fotografie di Aldo Ottaviani

alba pratalia 2009

Verona

 


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20 agosto 1998, Gabriel Cacho Millet presenta Dolce Illusorio Sud a Marradi

 

 

In ricordo di Gabriel Cacho Millet,

un “campaniano de corazόn”

di Mirna Gentilini

“Come  un garofano privo di radice che  il “mal vento” porta dove vuole, tale era Dino Campana”. Così scriveva in un articolo del 1977 Gabriel Cacho Milett, profondo conoscitore di Dino Campana e della sua poesia.

Ora quel “mal vento” è arrivato anche per lui che se ne è  andato per sempre in questo fine anno 2016.

Tutti coloro che amano Campana sanno che non si può parlare di Dino senza fare riferimento a Gabriel e viceversa, perché il poeta di Marradi, che il caso ha posto sul suo cammino, ne ha segnato l’attività di  ricercatore e studioso illustre e accreditato, autore di ben otto libri oltre a vari saggi e ad un testo teatrale “Quasi un uomo” che a buon diritto lo accreditano come “biografo”  di Campana.

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 Il più lungo giorno: Dino Campana e Walt Whitman in Italia e in Sud America

 

di CATERINA BERNARDINI

 

da WWQR VOL. 33 N. 1 (SUMMER 2015)

 

 

Secondo Roger Asselineau, Dino Campana (1885-1932), autore della raccolta Canti Orfici (1914),1 fu il poeta italiano maggiormente influenzato da Walt Whitman.2 Tuttavia, le connessioni tra questi poeti non sono state esplorate a fondo né i critici hanno valutato le implicazioni della decisione di Campana di prendere Foglie d’erba con sé nel 1907, quando partì da Genova su una nave per l'Argentina, in quello che sarebbe diventato il viaggio che lo avrebbe completamente traformato in Sud America.3

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 Belfagor

 

 

RITRATTI CRITICI DI CONTEMPORANEI

DINO CAMPANA

di Fulvio Longobardi

Da Belfagor , Vol. 2, n. 1, 15 gennaio 1947

pp. 68-74

 

(Trascrizione di Andreina Mancini e Paolo Pianigiani)

Son mancante, stracciato, ebben guardate

s’è brutto quello che trasparirà;

il cuore dei poeti è ben talvolta

bello già da sé stesso e voi potreste

ben saperlo se solo voi credeste

o aveste un pochettin d'umanità.

Dino Campana

 

 

La poesia di Dino Campana ha subìto una strana sorte: i Canti Orfici pubblicati nel 1914 suscitarono appena qualche recensione (De Robertis, Cecchi) sui quotidiani, mentre nelle riviste letterarie l'avvenimento fu quasi ignorato. Vi fu l'articolo di Giovanni Boine sulla «Riviera Ligure» ma di notevole nient'altro. Le parole del Boine delineano con agrodolce franchezza l'ambiente da cui erano usciti e venivano a cadere propizi i Canti Orfici:

C’è in giro per l'arte contemporanea un fermento d'esaltazione, un'aria di novità e di anarchia, un tremore di angoscia che cerca sfogo. Ma c'è anche, e assai più, la preoccupazione di metterlo in mostra e di affermare la propria modernità spregiudicata colla rettorica dell'espressione. La ansiosa modernità di certa gente comincia al di fuori e resta al di fuori. C'è infine gente che finge la libertà essendone nell'intimo sprovvista; e poi che è persuasa dell'ovvia verità che la poesia è dei pazzi più pazzi, si finge dunque pazza e lo fa con scioltezza. Ma questo Campana, per lo stesso impaccio del suo parlare, quello che di elementare e ingenuo la cultura ha lasciato in lui, è, seDio vuole, un pazzo sul serio. Epperciò Te Deum.

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dolce

 

Dino Campana: Dolce illusorio Sud

Ho sempre detto al mio amico e maestro Gabriel Cacho Millet, che le introduzioni dei suoi tanti libri dedicati a Dino Campana sono un puro concentrato di conoscenza e di stile. E che sarebbe stato bello un giorno raccoglierle tutti insieme.

Comincio con questa, che introduce una pubblicazione dell'amico Claudio Corrivetti delle Edizioni Postcart di Roma, dove si raccontano le vicende e si pubblicano i testi originali che il Marradese (solo Gabriel chiamava così Dino Campana) consegnò a Papini, e che Papini solo in parte gli restituì, per motivi che non sapremo mai.

Il brano che dà il titolo al libro è davvero bello, un "pezzo di minerale poetico", come avrebbe detto De Robertis. Dino non lo inserì nei Canti Orfici e lo possiamo leggere solo grazie a un Argentino, innamorato della poesia, giunto chissà perché dalle nostre parti.

Ringrazio Claudio per avermi autorizzato la pubblicazione.

Paolo Pianigiani

 

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  1. Il tema del concorso
  2. ... se siete un artista il mare velo dirà
  3. Al Centro Studi Campaniani di Marradi il quinto “Concorso Nazionale di Prosa Lirica Inedita” dedicato a Dino Campana
  4. Le cento pagine di poesia di Papini

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