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PREFAZIONE

 

Dino Campana: la parola che dilaga

 

Rifrangenze per Silvano Salvadori

 

di Paolo Pianigiani

 

 

Mancava al mondo una edizione commentata del “Quaderno”. Non c’era nemmeno una lettura numerata dei capoversi, per non dire la riproposta delle varianti conosciute. Poi il mistero della scomparsa di quel quaderno di scuola, ritrovato da Manlio (il fratello “regolare”, quello bravo e che fece carriera), nel fondo di un baule.

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 Riccardo Bacchelli nel 1950

 

Dino Campana triste a morte

 

di Riccardo Bacchelli

 

Dino Campana in vita sua n'halfatte tante, che gli c'entrava anche e perfino il proposito, ogni tanto, di far giudizio e di mettersi in regola con la società. Così, anni prima di pubblicare « Canti Orfici », si iscrisse a Bologna studente in chimica nella illustre scuola del grande Ciàmician. Non so quanto ne imparasse, ma credo che la sua carriera di studente e il proponimento della saggezza finissero in una lite, ch'egli ebbe a attaccare non so con chi e non so perchè; forse, come gli avveniva, senza perchè. Fu nei pressi dell'Università, in Via Zamboni.

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Lorenzo Gigli

 

 

Le lettere di Campana nell'archivio di Lorenzo Gigli

 

 da: Tutto libri - Sabato 8 Luglio 1989

 

 

DOPO L'ULTIMA SCOPERTA, RACCOGLIAMO LE LETTERE DI CAMPANA

 

di Franco Contorbia

 
 
Cosa aspetta il Vieusseux? Gentile direttore, è forse per un bizzarro gioco del destino che le lettere di Dino Campana a Aldo Orlandi, alle quali Gabriel Cacho Millet ha dedicato investigazioni appassionate e frustranti, siano emerse dall'archivio di Lorenzo Gigli, insieme con altre importanti schegge dell'epistolario campaniano, in perfetta coincidenza con la Campana-Renaissance un po' meccanicamente provocata (ad appena quattro anni dal centenario della nascita!) dalla scadenza dei diritti d'autore: per cui, se non ne ho perduto il conto, ben cinque ristampe dei «Canti Orfici», con e senza allegati, si sono già succedute da gennaio a oggi per le cure, rispettivamente, di Neuro Bonifazi (Garzanti), di Mario Lunetta (Newton Compton), di Sebastiano Vassalli e Carlo Fini (Tea), di Gianni Turchetta (Marcos y Marcos), di Fiorenza Ceragioli (che ha ripubblicato nella Bur il suo commento vallecchiano).

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emilio cecchi 1916 ritratto di leonetta cecchi pieraccini

Leonetta Cecchi Pieraccini, ritratto di Emilio Cecchi, 1916

 

Emilio Cecchi: False audacie

 

Pubblicato su: La Tribuna, Roma, n. 44, 13 febbraio 1915, p. 3.

 

Quasi una stroncatura...

 

 

Vinciamo la ripugnanza: accostiamo alle cose pure le profane. E diciamo due parole d'una scarlattina letteraria di questi ul­timi tempi, che molti credono effettivamente portata da Mal­larmé e da Rimbaud. Già l'avventura di questi due poeti in Italia, finora, era stata dolorosa. Ma le cose ora tirano al tra­gico; che sono entrati in mezzo gli imitatori, sfruttando inso­lenti e spensierati, come una cagnara di ragazzi assalta un po­mario. - Naturalmente a Mallarmé e a Rimbaud, questi non debbono nulla. Sono gli ispiratori, i profeti, i negri; forse non li hanno nemmeno letti. - In tutto di questo di vero c'è, che è come non li avessero letti; perché non hanno saputo veder­ci se non un invito più conveniente di un altro alla loro im­prontitudine e pigrizia.

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1916.8.2.r a cecchi 

 1916.8.2

 

Cartolina postale a Cecchi da Rifredo: 31 Luglio 1916

 

Cartolina Postale di Dino Campana a Emilio Cecchi, scritta a Rifredo di Mugello in data 31/Luglio/1916

 

 Da: "Lettere di un povero diavolo", Carteggio campaniano curato da Gabriel Cacho Millet, Ed. Polistampa.

 

CAMPANA A CECCHI

 

[ Rifredo, 31 luglio 1916]

L’articolo era bellissimo.1 La portata troppo grande per la mia miseria presente. Ringraziai e tacqui, attendendo da me stesso una risposta che non venne. Sono troppo ammalato. Per ora non cerco che di poter vivere alla meglio. Ricorderà che quando Lei mi vide a Firenze ero più morto che vivo. Sibilla avrebbe un bel da fare per compiere la sua missione. Pero la sua idea è simpatica, et si vous dites encore qu’elle a du coeur à l’ouvrage! Sono qua con una russa incredibile, venuta dall’Africa. Ma la psicologia russa si impara in due giorni e ne ho abbastanza. Tornando, Lei mi sembra che voglia interessarsi per farmi guadagnare qualche quattrino. Ma in che modo si potrebbe interessare Marinetti? lo vorrei fare l’affare subito, e dedicargli magari gli ormai noiosi canti orfici.

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Gigino Bandini, l'amico di Marradi

 

da Meridiano di Roma, 17 aprile 1938

 

 

Le interessanti lettere di Campana pubblicate in Omnibus (19 febbraio u.s.) contengono la rivelazione di un suo aspetto che ignoravo: il suo credersi perseguitato dai compaesani. Non esito ad indicare come maniaca questa sua persuasione. Ovunque possono essere anime abbiette; e gente capace di basse persecuzioni, con delazioni od altro, può ben esserci nel mio paese: ma chi mai poteva avere un interesse a far ciò nei riguardi di Dino? Chi mai si occupava seriamente di lui? A meno che non ci sia stato di mezzo un odio verso i suoi.

Ma anche questo mi pare da escludere: la famiglia era delle più benvolute in paese. Non odio, non persecuzione; l'atteggiamento dell'ambiente verso di lui era bensì un senso di scandalo, quasi di costernazione, per le sue abitudini, e di imbarazzo e di timore in sua presenza, perché lo ritenevo matto; ad ogni sua ricomparsa, alla notizia di qualche sua nuova impresa, era magari un gran dire: "eh, povera famiglia; eh, che disgrazia!", ma nessuno gli muoveva vero rimprovero, appunto perché lo consideravano irresponsabile.

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Luigi Orsini

 


 

Un’ignota cartolina di Dino Campana

 

di Antonio Castronuovo 

 

Da "La Rassegna della Letteratura Italiana”, a. 106, serie IX, luglio-dicembre 2002

 

 
In una cartella dell’Archivio Luigi Orsini conservato presso la Biblioteca Comunale di Imola è custodita una cartolina di Dino Campana assente nelle diverse edizioni di lettere del poeta di Marradi. Il documento consente  di ricostruire alcuni tratti della biografia  campaniana nell’agosto del 1917. La cartolina è contenuta in un foglietto bianco piegato in due, a mo’ di custodia, sul quale appare una scritta di pugno di Luigi Orsini: «Dino Campana di Modigliana». Va notato che quello di Luigi Orsini è un archivio abbastanza anomalo: sembra preparato dall’autore in vista della conservazione postuma, con molte glosse stilate di sua mano.
 
La cartolina raffigura in bianco e nero un panorama di Marradi, il paese nativo di Campana. Sul retro, sotto lo spazio per l’indirizzo, appare  la  stampigliatura  che  classifica l’immagine e ne fissa la data di produzione: «Ufficio Rev. Stampa – Milano, 4.7.1917  –  N. 1392». Il timbro postale sull’affrancatura è ben leggibile: «Marradi, Firenze, 19.8.17». La  cartolina  è  indirizzata  al «Prof. poeta / Luigi Orsini / Imola» e contiene il seguente testo in colonna:

 

Rispettosi  
 
saluti  
 
devmo  
 
Dino Campana
 
(soffre)  
 
Marradi.
A matita, sotto le parole campaniane, spicca l’annotazione: 
 

autore dei «Canti Orfici»  

morto pazzo

Innanzitutto un breve cenno su Luigi Orsini, nipote di quel Felice Orsini che aveva  attentato alla vita di Napoleone III (Luigi era figlio del fratello di Felice). Nato a Imola il 13 novembre 1873, si laureò in giurisprudenza a Bologna dove conobbe Pascoli e Carducci. Dal 1911 al 1938 tenne la cattedra di Letteratura poetica e drammatica al regio Conservatorio di Milano. Era una cattedra di prestigio, dato che Orsini era subentrato a Emilio Praga e a Giuseppe Giacosa e che dopo di lui fu tenuta da Salvatore Quasimodo.

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  • Campana eretico
  • Gabriel Cacho Millet: Sul "male" di Dino Campana
  • Appendice agli Inediti del 1942: i manoscritti
  • Eduardo Scuhré: I Grandi Iniziati

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