Athos Gastone Banti, a destra nella foto
Athos Gastone Banti: la storia di un giornalista spadaccino
di Paolo Pianigiani
Athos Gastone Banti nacque a Livorno il 24 febbraio del 1881 e dopo qualche anno di liceo interruppe gli studi per andare a lavorare alle Poste, allora Regie. Si fece cacciare quasi subito, per una non meglio precisata “ragazzata” e subito si dette al giornalismo, scalando tutti i gradini della professione, facendo il correttore di bozze per il Caffaro di Genova e diventando redattore unico della Provincia di Arezzo.
Già qui manifestò un aspetto tipico del suo carattere battagliero, la sua collaborazione a questa pubblicazione si concluse con un duello.
Con la bella mostra del 1973, che si svolse a Firenze al Vieusseux, si presentarono al mondo tanti ricordi campaniani; ci fu un convegno di cui ci restano gli Atti pubblicati da Vallecchi e curati da Enrico Falqui. E ci resta, anche se è raro trovarlo, questo meraviglioso catalogo, curato dalla giovanissima Maura del Serra. Oggi, 2 Giugno, Maura compie gli anni. Questa pubblicazione vuol essere un omaggio a lei e al suo sconfinato amore per un poeta suo fratello: Dino Campana. Oggi apre ufficialmente e di nuovo, il sito dedicato a Dino Campana. Che si chiama Campanadino.it, al contrario, come era contrario lui. Sempre.
Dobbiamo la trascrizione, paziente e puntuale, dall'originale stampato su carta gialla da macellaio (la scelta, indovinatissima, fu certamente ispirata dal personaggio di cui si trattava), alla mia amica Andreina Mancini di Firenze. Che inizia con questa fatica la sua collaborazione al nostro sito. Grazie Andreina!
per la redazione
paolo pianigiani
Catalogo a cura di Maura Del Serra
Elaborazioni fotografiche di Giovanni Cillo
Illustrazione di copertina di Franco Gentilini
Un’idea di Fra’ Giuseppe del Convento di San Francesco di Fiesole, è all’origine della Mostra e del Convegno dedicati a Dino Campana. L’idea fu accolta e perfezionata da un gruppo di promotori e dal Gabinetto G.P. Vieusseux che avendo allo studio una serie di convegni su personaggi e temi coinvolgenti la cultura fiorentina, fu lieto di includere nel primo ciclo ternario, insieme a Gaetano Salvemini e a Ottone Rosai, il poeta dei Canti Orfici. Una serie di circostanze, fra le quali non ultime il ‘ritrovamento’ e la pubblicazione del manoscritto smarrito ‘Il più lungo giorno, hanno riservato addirittura al Convegno-mostra su Dino Campana di dar principio alla serie.
Sui risultati del convegno si possono fare d’ora previsioni lusinghiere; le giustificano il nome dei relatori e di tutti i partecipanti.
In quanto alla mostra, forse qualcosa di più poteva essere fatto se si avesse avuto più tempo a disposizione, non tanto per individuare il materiale, ma per raccoglierlo, dovendosi vincere spesso le comprensibili riluttanze dei proprietari. Ma già così com’è, descritta da un catalogo molto ben compilato, può costituire un precedente e invogliare a applicare più spesso la formula.
II ringraziamento dei promotori e del Gabinetto Vieusseux va quindi a tutti quelli che in un modo o nell’altro si sono uniti a loro per studiare l’opera del Poeta che da oltre 40 anni riposa alle porte della nostra città.
A.B.
Notizie
Manicomio Provinciale di Firenze
Il dott. Gucci, primario a S. Salvi, è cessato dall' ufficio; il prof. Catola, primario alla succursale di Castelpulci, è passato primario a S. Salvi.
Dino Campana pellegrino alla Verna
Firenze, 2 settembre 2024 – Secondo lo scrittore romagnolo Federico Ravagli “si respira più mondo in Campana che nelle descrizioni di cento esploratori. C’è più cielo e più mare, più terra e più sole nei Canti Orfici, che sulla tolda dei transatlantici e sugli aerei trasvolanti la plastica dei continenti”.
Iris Llorca
Una analisi sulla traduzione in lingua francese di una poesia di Dino: L'invetriatadi Iris LlorcaUNIVERSITE PARIS 3, SORBONNE NOUVELLE
Traduzione dall'originale in francese di Andreina Mancini
La ripetizione nell'unica raccolta di Campana presenta due diversi aspetti fondamentali che sono interessanti da studiare sotto la lente della traduzione e che rivelano il linguaggio poetico del nostro poeta.
Giuseppe de Robertis
Giuseppe De Robertis su "LA VOCE", nella rubrica "Consigli del libraio", in un primo momento scrisse dei "CANTI ORFICI" così e non più che così: "notevole, ne riparleremo". In un secondo tempo, e cioè il 30 Dicembre 1914, apparve, sempre su "LA VOCE" un articolo di Giuseppe De Robertis.
Un po' di Poesia
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