Campana fra noi
Federico Ravagli racconta gli anni del Poeta all'università di Bologna
di Claudio Mercatali
Dal Blog della Biblioteca di Marradi
Negli anni 1912 e 1913 Dino Campana si iscrisse all'Università di Bologna, facoltà di chimica, su consiglio di un parente. Un indirizzo di studi meno adatto a lui si fa fatica ad immaginarlo e infatti il Poeta non combinò niente. Però l'ambiente umano era accogliente, anche godereccio e maturarono diverse amicizie, fra le quali quella con Federico Ravagli, che poi diventerà professore di lettere e grande estimatore del Poeta.
Sebastiano Vassalli
La notte della cometa, Einaudi, 1984
(ultimo capitolo)
S'è fatto tardi. Dal bar, che è proprio sotto la mia stanza, giungono voci di ubriachi. Chissà quante volte «il matto» è stato qua. Chissà quante volte i suoi compaesani gli hanno offerto da bere per poi «riderlo» fino sul viale Baccarini, fino sul ponte del Lamone... Accendo la luce.
Bibliografia di Gabriel Cacho Millet
dal sito Siusa, voce dedicata a Gabriel Cacho Millet
Redazione e revisione:
Borgia Claudia, 2021/04/22, supervisione della scheda
Morotti Laura, 2021/04, prima redazione
Dino Campana
Inquieto troviero
di Enrico Gurioli
da: L'Osservatore Romano, 15 Febbraio 2023
Il poeta Dino Campana nasce a Marradi il 20 agosto del 1885. Figlio di un compassato maestro elementare, rivelò presto una indole inquieta e una straordinaria sensibilità letteraria. Dopo aver frequentato il ginnasio al Collegio dei Salesiani a Faenza, fu iscritto dalla famiglia all'Università di Bologna e a Firenze, ma, incapace di adattarsi alla normalità borghese, per il suo comportamento stravagante ebbe a che fare spesso con la polizia di varie città italiane ed europee quanto con le istituzioni psichiatriche.
Prologo al volume, di Enrico Gurioli
Una vita necessaria fu la sua poesia
Il 24 luglio del 2022 fui invitato da un’associazione culturale del Mugello a raccontare Dino Campana nel borgo di Casetta di Tiara, luogo campaniano per definizione,dove albergano stabilmente una decina di esseri umani. In estate il posto si anima anche attraverso la presenza di campanisti, richiamati dalla leggenda di quei luoghi presi a simbolo e scenario dell’incontro amoroso di Dino Campana con Sibilla Aleramo.
Ricordo con vivezza l’incontro all’Accademia Tadini di Lovere con Don Gino Angelico Scalzi, in occasione della mostra di Cesare Tallone del 1996, esposizione che eccelse, tra le poche precedenti e poche seguenti, per la presenza di opere trascelte, alcune delle quali inedite al pubblico. Per la cura apparve immediatamente ai miei occhi non solo il rapporto di stima della Tadini per Tallone, ma anche una più intima ed affettuosa relazione.
Leonardo Chiari, Ritratto di Dino Campana
INSEGUENDO LA CHIMERA
NUOVI PERCORSI NELLA POESIA DI DINO CAMPANA
di Leonardo Chiari
da: Il nuovo Nautilus, Studi e ricerche del Liceo Torricelli - Ballardini, Faenza. Anno 2022
La vita barocca pluriforme a tradimento mi titilla piano. Dino Campana Quando immaginiamo la chimera di Dino Campana, spogliandola però dei sensi figurati di “sogno”, “fantasticheria”, “illusione” e dei soprasensi allegorici di “Donna”, “Divinità”, “Poesia”, pur così radicati, gli uni e gli altri, nella poetica dei Canti Orfici, immaginiamo, innanzitutto e perlopiù, un leone con una seconda testa di capra e coda di serpente1, come quello scolpito nel bronzo etrusco di Arezzo; quel bronzo che è, d’altra parte, il perno immaginativo, fors’anche per ragioni biografiche, della chimera dannunziana, così simile e diversa da quella del poeta di Marradi2.
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