A settembre farà un secolo esatto da quando un giovane di venticinque anni, Dino Campana, si mosse dal suo paese, Marradi (nella «Romagna Toscana», diceva lui), alla volta del santuario della Verna, la «fortezza dello spirito» edificata da Francesco d' Assisi, che secondo tradizione vi ricevette le stigmate nel 1224, due anni prima di morire. Viaggio, anzi «pellegrinaggio», stando allo stesso Campana: il quale forse nel 1910 non era un «poeta» nel senso effettivo del termine, avendo messo su carta ben poco del materiale confluito poi nel suo unico libro, Canti Orfici (1914).
Libro ricomposto in drammatica frenesia dopo lo smarrimento del manoscritto che - intitolato Il più lungo giorno - Dino aveva messo nelle mani di due lettori prestigiosi: Papini e Soffici.