Gigino Bandini, l'amico di Marradi
da Meridiano di Roma, 17 aprile 1938
Le interessanti lettere di Campana pubblicate in Omnibus (19 febbraio u.s.) contengono la rivelazione di un suo aspetto che ignoravo: il suo credersi perseguitato dai compaesani. Non esito ad indicare come maniaca questa sua persuasione. Ovunque possono essere anime abbiette; e gente capace di basse persecuzioni, con delazioni od altro, può ben esserci nel mio paese: ma chi mai poteva avere un interesse a far ciò nei riguardi di Dino? Chi mai si occupava seriamente di lui? A meno che non ci sia stato di mezzo un odio verso i suoi.
Ma anche questo mi pare da escludere: la famiglia era delle più benvolute in paese. Non odio, non persecuzione; l'atteggiamento dell'ambiente verso di lui era bensì un senso di scandalo, quasi di costernazione, per le sue abitudini, e di imbarazzo e di timore in sua presenza, perché lo ritenevo matto; ad ogni sua ricomparsa, alla notizia di qualche sua nuova impresa, era magari un gran dire: "eh, povera famiglia; eh, che disgrazia!", ma nessuno gli muoveva vero rimprovero, appunto perché lo consideravano irresponsabile.
Luigi Orsini
Un’ignota cartolina di Dino Campana
di Antonio Castronuovo
Da "La Rassegna della Letteratura Italiana”, a. 106, serie IX, luglio-dicembre 2002
RispettosisalutidevmoDino Campana(soffre)Marradi.
autore dei «Canti Orfici»
morto pazzo
Campana eretico
Guglielmina e Manfreda al balcone
di Paolo Pianigiani
Tutto o quasi è stato detto sul poeta di Marradi, ma che nelle sue poesie abbia parlato di eresia non l’aveva ancora detto nessuno. Almeno che io sappia.Due poesie del Quaderno (contenente testi autografi di Dino Campana, ritrovato in un baule dal fratello del poeta, Manlio, e pubblicato da Enrico Falqui nel 1942), contraddistinte dai numeri XIII e XXVI, parlano di due personaggi femminili, Guglielmina di Boemia e Manfreda da Pirovano .
Basta sfogliare un libro che parla di eresie e queste due figure misteriose, fra le poche ad avere un nome, fra i personaggi che compaiono nelle opere di Dino Campana, acquistano subito densità storica e si diffonde nell’aria odore acre di roghi e di Sante Inquisizioni.
Sul "male" di Dino Campana
di Gabriel Cacho Millet
Da "Resine", n. 57-58, luglio 1994
Appendice agli Inediti del 1942: i manoscritti
Nella Appendice, alla fine del volume Inediti, edito da Vallecchi nel 1942, Enrico Falqui inserì una serie di riproduzioni di manoscritti originali in suo possesso.
Si tratta di:
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una lettera (non spedita e ritrovata dai familiari di Dino) con due poesie, scritta da Genova alla rivista La Lettura
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quattro pagine del Quaderno,
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alcune lettere con testi poetici indirizzate a Mario Novaro, il direttore della Riviera Ligure.
SPETTABILE REDAZIONE DELLA LETTURA E CORRIERE DELLA DOMENICA...

I Grandi Iniziati, di Eduard Schuré
Il libro da cui Dino Campana probabilmente prese il nome dei Canti Orfici
a cura della redazione |
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Dino Campana
Itinerario doloroso nella vita di un poeta. Da un luogo all'altro della fantasia,
della realtà e della follia per approdare al messaggio poetico
a cura di Walter Della Monica
Dino Campana nasce a Marradi nella cosidetta Romagna toscana il 20 agosto 1885, ed è da considerarsi a tutti gli effetti poeta di area romagnola. A Marradi, infatti, c'è il Passo della Calla che è il displuviale geografico che divide la Romagna dalla Toscana. Poiché Marradi è sul fiume Lamone che corre verso l'Adriatico, esso è geograficamente in Romagna, o meglio nella Romagna toscana, come la chiama anche Gianfranco Contini nelle sue note biografiche riguardanti Dino Campana. Il padre era maestro elementare. La madre, sensibile e inquieta, non rappresenterà mai l'ideale materno di cui il poeta sentiva particolarmente bisogno e la mancanza di quell'affetto sarà tema ricorrente nella sua poesia.
Frequenta a Faenza il collegio salesiano e poi il Liceo Torricelli. Ha quindici anni quando in lui si manifesta per la prima volta la malattia mentale con violente crisi contro la madre. Tre anni dopo — mentre sta terminando gli studi a Torino, dove la famiglia si era trasferita — la sua prima fuga con incidenti e risse che lo porteranno ad essere arrestato a Parma. Fu in questo periodo che il diciottenne Campana, che sembra subisse un certo fascino per le divise militari, fece domanda per essere ammesso (e fu ammesso nel gennaio del 1904) nel plotone allievi ufficiali del 40° reggimento fanteria di stanza a Ravenna. Dopo tre mesi fu nominato caporale, ma il successivo mese d'agosto fu prosciolto dal servizio per non aver superato gli esami al grado di sergente.
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