Dal Blog della Bibliotaca di Marradi, articolo a cura di Claudio Mercatali
Tempo era un periodico della Mondadori, «Settimanale di politica, informazione, letteratura e arte».
Iniziò le pubblicazioni il 1 giugno 1939 e cessò nel 1976. Come Epoca si ispirava al settimanale statunitense Life ed era un concorrente di Oggi. Trattava in modo semplice vari temi descrivendo bene i protagonisti e i personaggi che potevano interessare al grande pubblico.
UN RICORDO A GIOVANNI BOINE
di Francesco Meriano
da Arte e vita
Quaderni della Fondazione Primo Conti -
Libri Scheiwiller, Milano 1982
Parlare di Giovanni Boine significa dimenticare assolutamente che egli è morto nel maggio scorso, trentenne, che aveva scritto ed avrebbe scritto. Quel qualcosa che di lui è vivo, sarà vivo tra dieci anni come adesso. Non era uno scrittore: lo stile ha un tono paesano che non riesce ad essere spontaneo, nemmeno nelle bestemmie: è uno degli artifizi con cui questi condannati alla solitudine cercano di rompere il proprio gelo e riaccostarsi agli uomini. Tentativi infelici: perché, come non era nell'arte, Boine non era nella vita e nell'umanità: il fascino dei rischi metafisici lo incantava.
da: La Fiera Letteraria del 18 Ottobre 1953, pg. 6
Alberto Tallone, tipografo puro
l'ideale della perfezione
Nei lavori di Tallone, tecnica e grazia, estro e rigore si scontrano e si ricompongono in una omogeneità di contenuto e di forma
di Enrico Falqui
Nel febbraio del '49, a Roma, grazie al « Centre culturel français », si ebbe modo di osservare da vicino le 29 edizioni pubblicate dal celeberrimo Ambroise Vollard nei primi trentanove anni del Novecento. Grazie alla Galleria dell'Obelisco furono presentate più tardi alla nostra ammirazione, ugualmente in Roma, le 36 edizioni eseguite dal meno celebre ma più provetto, più castigato, più schivo Alberto Tallone, nel giro d'anni che, dal '37 al '49, lo vide passare dai bodoniani Canti del Leopardi (a cura di Flora) ai garamondiani Rerum vulgarium fragmenta e ai Triumphi del Petrarca (a cura di Contini), attraverso un'eletta schiera di classici europei...
MARRADI PER IL SUO POETA
Ludovico Bernabei
da: Dino Campana Oggi, Atti del Convegno
Firenze 18-19 marzo 1973
Vallecchi editore, Firenze
Spero di far perdere poco tempo ai signori convegnisti presenti. Debbo dire soltanto che ho avuto il mandato dal Sindaco del mio Comune di rappresentarlo a questo importante convegno e di esprimere, in aggiunta ai ringraziamenti porti dal signor Sindaco di Firenze, i sensi di viva riconoscenza dell'Amministrazione comunale di Marradi agli organizzatori del Gabinetto Vieusseux e agli insigni relatori che hanno tanto efficacemente lumeggiato il tormento dell'animo del nostro Poeta Dino Campana e altamente illustrato la sua poesia.
SAGGI RELATIVI A “LA VERNA”
LA CONCA ROCCIOSA DEI VENTI (La Verna, Ritorno 8, 41)
di Silvano Salvadori
Ci sono dei luoghi che fungono da giunto cardanico di un’intera esistenza: tale fu per Dino la valle di Campigno ed in particolare quel profilo di monte in fronte alla chiesa che è conosciuto come Riva Bianca.
I critici letterari a volte son visitatori un po’ frettolosi e preferiscono le scrivanie di noce alle lastre di pietra, poco adatte allo scrivere meditabondo. Ma se avessero un taccuino, un lapis e un buon paio di scarpe potrebbero non accontentarsi del panorama da lontano, ma scendere ai fossi e superare qualche aspro sentiero per ritrovarsi soli sotto la linea dell’orizzonte nel cuore diveniente dell’erosione rocciosa; laggiù con i massi in bilico sulla testa per capire quella dinamica che è sottesa all’eternità delle montagne e che Leonardo ha indagato nei suoi appunti.
Una lettera inedita
Dino Campana e (Villa) Irma
di Andrea Cogerino
Da: L’Avventura dei Canti Orfici,
Firenze, Edizioni Gonnelli, 2014
Ringrazio Andrea Cogerino di avermi autorizzato a pubblicare questa bellissima lettera di Dino. (paolo pianigiani)
Nel 1917 i miei bisnonni ospitarono a Rubiana "il poeta matto", Dino Campana. Negli anni Ottanta e Novanta mia nonna Alice, figlia di Irma Gallo e Renzo Bottinelli, mi parlava spesso del "poeta pazzo" che sua madre (e suo padre) ospitò tanti anni prima. Stando ai racconti di famiglia che per decenni — quasi cento anni a questo punto — si son tramandati, il poeta Dino Campana era una persona buona e sensibile, ma molto solitaria e sofferente, e un po' matta: andava nel fiume Messa d'inverno (un'ora a piedi dal Mollar, dov'era ospitato presso Villa Irma), spaccava il ghiaccio e faceva il bagno. Mia nonna Alice mi raccontava spesso anche di lettere che il poeta scrisse a sua madre, Irma, e mai ritrovate. A metà degli anni Novanta i miei nonni se ne andarono, e delle lettere non si seppe più nulla.
Virginia Tango Piatti, in arte “Agar”
di Gigliola Tallone
Dicembre 2008
Aggiornato Novembre 2022
Agar: Le reliquie di un ignoto, Roma 1915
Prefazione di Rosalia Gwis Adami
Archivio Tallone
L’ambiente, la gioventù, l’attività letteraria e il risveglio sociale
Virginia Sofia Cristina Emilia Maria Tango nasce alle otto di sera il 21 settembre del 1869 a Firenze, nella centrale via Maggio al numero 30. È figlia di nobili, il napoletano Vincenzo Tango e della torinese Paola Tarizzo Borgialli, figlia di Antonio, Controllore delle Regie Finanze, presso il quale Vincenzo inizia la sua carriera che culminerà a Roma nel 1897 con la carica di Procuratore Generale della Corte dei Conti, e di Virginia Jaquet, figlia di Antonio Jaquet, giurista e sottoprefetto del distretto di Susa.
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