Ma chi è Geribò?
Indagine a cura della redazione
L’origine del nostro Direttore è piuttosto misteriosa, si dice che sia nato a Firenze e si sia trasferito per motivi di lavoro ad Oneglia (che adesso si chiama Imperia), in Liguria.
Gli è rimasto infatti un leggero accento toscano.
Altri lo vogliono ormai da secoli in pianta stabile all‘Inferno, quello immaginato dal suo cugino Dante, altri ancora giurano di averlo visto recentemente pranzare, insieme a un collaboratore della nostra rivista, alla trattoria Sanesi in quel di Lastra a Signa.
Dino e l'Antologia POETI D'OGGI di Papini e Pancrazi
Papini/Pancrazi, Le ombre di Parnaso, Firenze, Vallecchi, 1973
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L'editore Vallecchi incaricò, nel 1917, Papini e Pancrazi di realizzare una Antologia di poeti contemporanei, che vide la luce nel 1920, con il titolo Poeti d'oggi.
I due critici inserirono (pag. 72-78) i seguenti testi di Campana:
La matrona, La petite promenade du poéte, Sulla Falterona, presso la Verna, Marradi, Toscana.
Riproduciamo il carteggio del Maggio del 1917, dove Papini propone a Pancrazi di inserire nella lista dei poeti selezionati anche Dino Campana.
Dario de Tuoni
Ringrazio la dott. Laura Paris per avermi permesso di pubblicare la foto di Dario, dalla sua pubblicazione
Ritratti di Dario de Tuoni (Innsbruck 1892 - Trieste 1966)
Dario de Tuoni: Dino Campana prima del mito. Souvenir d'un pendu
Pubblicato su LA FIERA LETTERARIA, XVI, 1961 |
Dario de Tuoni |
Nella copertina posteriore dell'edizione originale dei Canti Orfici, un grosso frego ha fatto scomparire la strana dicitura: Die Tragodie des letzten Germanen Italiens (La tragedia dell'ultimo germano d'Italia). Su quel volumetto, stampato a Marradi da un tipografo di provincia, che il Campana definisce "coscienzioso coraggioso e paziente", volumetto in carta mezza d'un colore e d'una qualità mezza d'un'altra, né tutta dello stesso formato, oltre all'indifferenza dei critici, che pochi si degnarono allora di sfogliarlo, si rovesciava infatti anche il livore bellico di quegli anni - neutralismo interventismo: berci isterici e bussa sode - e il poeta si vide costretto a cassare con il bitume quel suo grido finale che, dato i tempi, poteva apparire intenzionalmente provocatorio.
Giacomo Natta: Il cappotto di Dino Campana
di Giacomo Natta |
Pubblicato su Paragone, 124, Firenze, Sansoni, 1960 Paragone. XI:I22, 124.—La costituzione dell' "Ottica" idillica. Ill: Imaginazione e sogno o Tra idillio e elegia, Piero Bigongiari; Carratteri dell' evoluzione sveviana, Giorgio Luti.— L'Istituto di Studi Superiori di Firenze cento anni dopo, Eugenio Garin; I "Racconti” di Pavese, Alfonso Gatto; Il punto sull'attualiti letteraria in Francia, Aldo Rossi; Il cappotto di Dino Campana, Giacomo Natta. |
Nazzareno Cogurra, ritratto di Giacomo Natta, anno 1952
Sei o sette anni fa, a Torino, dov'ero di passaggio; andai a vedere la mostra degli Espressionisti Tedeschi, in palazzo Madama. Entrando nella prima sala, a due passi dalla porta mi trovai in presenza di Teodoro Daübler. Era seduto in poltrona, maestoso. Posto al centro della parete che mi si parava dinanzi, egli figurava, nella sontuosa cornice dorata, in tutto il suo volume naturale. Il poeta, che avevo, nel 13, lasciato poverissimo, trasandato e problematico, nel quadro di Nolden riposava l'anima; nell'agiatezza, nel benessere del corpo. La sua grande barba, senza dubbio fragrante, mi parve accarezzata dal successo.
Un frammento di Dino Campana
su Wagner (e Nietzsche)
di Cesare Galimberti
Da: Vivere senza paura, EDT srl 2007
Considerazioni su Nietzsche e Wagner si leggono in una pagina di Campana (inclusa da Enrico Falqui tra gli inediti)1 subito dopo una esortazione a superare le forme conoscitive estreme: «La vita quale è la conosciamo; ora facciamo il sogno della vira in blocco»; perché «anche il misticismo è uno stadio ulteriore della vita in blocco, ma è una forma sempre speculativa, sempre razionale, sempre inibitoria in cui il mondo è volontà e rappresentazione». Al di là della conoscenza mistica, e della filosofia di Schopenhauer, Campana aspira a un pensiero poetico che s'immerga nell'esistere come una nave solca l'acqua: «Sì: scorrere sopra la vita questa è l'unica arte possibile».
Lo stesso Falqui individuò ne La gaia scienza l'origine dell'auspicio realizzabile in un'arte totalmente nuova: «Sì! Trascorrere sopra l'esistenza. È così! Potrebbe essere così!...»2. Ma nell'aforisma nicciano l'incanto e l'andito sono suscitati (e subito vanificati per via di riflessione) dall'actio in distans esercitata dalle donne, fluttuanti nella vita come silenziosi velieri. Mentre lo slancio di Campana si volge immediatamente in una direzione diversa, ancora irradiata però dalla luce de La gaia scienza: «La musica dell'avvenire migliore. Per me il musicista migliore sarebbe quello che conoscesse solo la tristezza della più profonda felicità e nessun'altra tristezza: fino a oggi un musicista simile non è mai esistito»: così Nietzsche3. E Campana: «Primo fra tutti i musicisti sarebbe colui il quale non conoscesse che la tristezza della felicità più profonda: una tale musica non è mai esistita ancora».
DINO CAMPANA
E LA NUOVA LIRICA
di Piero Bargellini
da: Pian de Giullari, Il Novecento, Vallecchi, Firenze 1950
Lo STATO D'ISOLAMENTO E DI DIFESA DELL'UOMO MODERNO, RIDOTTO ALLA SUA NUDA UMANITÀ, ISPIRA LA LIRICA MODERNA, CUI EBBE COME INIZIATORI THE POETI COETANEI, IL REBORA, L'ONOFRI E IL CAMPANA; UNO FINITO PRETE, UNO FINITO MAGO E L'ULTIMO FINITO PAZZO.
C'è da credere che proprio le ragioni, per le quali il romanzo moderno non è riuscito a granire, abbiano favorito il sorgere della nuova lirica.
Forse, se si toglie la stagione dell'Arcadia, non s'ebbe mai in Italia un gettito cosi folto e nutrito di poesia.
Neppure il piccolo illuminismo di certi vociani riuscì a contenere l'impeto dei poeti pullulanti in gran numero da ogni parte d'Italia. Invano Scipio Slataper se la prendeva coi verseggiatori e li avrebbe voluti ridurre al silenzio. I poeti, piuttosto che dedicarsi alla sola prosa documentaria, disertarono la rivista del Prezzolini.
Giuseppe Manzitti: Storia di un ritrovamento fortunato
e di come i Canti Orfici non finirono nel cassonetto
di Giuseppe Manzitti |
Dedica a Luchaire sui Canti Orfici |
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