"Carmelo Bene. Me l'ero immaginato definitivamente ingoiato da una vita quotidiana inimmaginabile, e triturata dal suo stesso genio, portato via su galassie tutte sue, a doppiare pianeti che sapeva solo lui. Perduto, insomma. Poi ha iniziato a girare con questo suo spettacolo anomalo, una lettura dei Canti Orfici di Dino Campana.
Giovanni Papini: Il poeta pazzo
Da: Passato remoto (1885-1914), Firenze, L'Arco, 1948
Si fa un gran parlare, oggi, del poeta Dino Campana, e v'è un alacre lavorio intorno alla sua parva opera: edizioni critiche, stampe d'inediti, studio di varianti, saggi esegetici e biografici, tesi di laurea. Siccome fui dei primi a pubblicare cose sue in Lacerba e il primo a farlo figurare in una antologia, voglio dire come lo conobbi e quale immagine mi resta di lui.
Scrisse a Lacerba nel '13 ed io e Soffici ci accorgemmo subito che non era un de' tanti sconosciuti burbanzosi vestiti di falsa umiltà che mandano le loro ejaculazioni verbali alle riviste. Il primo incontro con lui avvenne una mattina d'estate nel piccolo Caffè Chinese ch'era presso alla vecchia stazione demolita.
Sebastiano Vassalli: Il matto Campana e il suo biografo
Dal Corriere della Sera, 11 ottobre 1998, p. 27
Viviamo in un mondo dove c'è sempre meno da fare, e dove le alternative al grattarsi le ginocchia sono sempre più rare: almeno, così sembrerebbe. Leggo su «L'Espresso» che il portavoce della famiglia Di Bella, tale Camponeschi, ha a sua volta un portavoce; e ora ricevo una «Biografia di Carlo Pariani medico psichiatra», scritta da Roberto Maini e pubblicata in una miscellanea della Biblioteca Marucelliana di Firenze. La biografia di un biografo. Carlo Pariani, per chi non lo sapesse, è l'autore di quella «Vita non romanzata di Dino Campana», che Vallecchi pubblicò nel 1938 e che, oltre a esser piena di balle, è un documento per molti aspetti agghiacciante. (Ma alcuni, tra cui il Maini, sono tuttora convinti che sia la fonte della verità). Dalla biografia del biografo emerge un dato curioso.
CANZONE PER ALDA MERINI
(Vecchioni - Paoluzzi - Vecchioni)
Da "Sogna ragazzo sogna"
Emi, 1999
Noi qui dentro si vive in un lungo letargo,
si vive afferrandosi a qualunque sguardo,
contandosi i pezzi lasciati là fuori,
che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori.
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi,
ora l'unico tempo è nel tempo che colsi:
qui dentro il dolore è un ospite usuale,
ma l'amore che manca è l'amore che fa male.
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
perduto, straziato,
raccolto, abbracciato
Ogni amore della vita mia
ogni amore della vita mia
è cielo e voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora.
Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana,
com'è dolce il ricordo di Dino Campana;
perché basta anche un niente per esser felici,
basta vivere come le cose che dici,
e dividerti in tutti gli amori che hai
per non perderti, perderti, perderti mai.
Cosa non si fa per vivere,
cosa non si dà per vivere,
guarda! Io sto vivendo
Cosa mi è costato vivere?
Cosa l'ho pagato vivere?
Figli, colpi di vento...
La mia bocca vuole vivere!
La mia mano vuole vivere!
Ora, in questo momento!
Il mio corpo vuole vivere!
La mia vita vuole vivere!
Amo, ti amo, ti sento!
Ogni uomo della vita mia
era il verso di una poesia
buttata, stracciata,
raccolta, abbracciata
Questo amore della vita mia,
ogni amore della vita mia,
è cielo e voragine,
è terra che mangio
per vivere ancora
REGIO DECRETO 16 AGOSTO 1909, n. 615 (GU n. 217 del 16/09/1909)
REGOLAMENTO SUI MANICOMI E SUGLI ALIENATI. (PUBBLICATO NELLA GAZZETTA UFFICIALE N.217 DEL 16 SETTEMBRE 1909). QUESTA ERA LA LEGGE IN VIGORE CHE REGOLAVA LA VITA DEI MANICOMI QUANDO DINO VI FU RINCHIUSO NEL 1918
Preambolo
VITTORIO EMANUELE III, PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE, RE D'ITALIA, VEDUTA LA LEGGE 14 FEBBRAIO 1904, N. 36, SUI MANICOMI E SUGLI ALIENATI; VEDUTO IL REGOLAMENTO PER LA ESECUZIONE DI DETTA LEGGE, APPROVATO CON NOSTRO DECRETO 5 MARZO 1905, N. 158; VEDUTI I PARERI DEL CONSIGLIO SUPERIORE DI SANITÀ E DEL CONSIGLIO DI STATO; UDITO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI; SULLA PROPOSTA DEL NOSTRO MINISTRO, SEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI DELL'INTERNO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI; ABBIAMO DECRETATO E DECRETIAMO:
ARTICOLO UNICO.
È APPROVATO L'UNITO NUOVO REGOLAMENTO PER L'ESECUZIONE DELLA CITATA LEGGE 14 FEBBRAIO 1904, N. 36, SUI MANICOMI E SUGLI ALIENATI.
L'edizione in Cofanetto del Centenario degli Orfici
Informazioni
nel centenario della pubblicazione.
Per l’amor del Poeta… Dino Campana
Sottoscrizione per la ristampa anastatica e l’incisione integrale dei Canti Orfici di
Dino Campana nel centenario della pubblicazione
Il 7 giugno del 1914 Dino Campana, assieme ai testimoni Luigi Bandini e Camillo Fabroni, sottoscriveva col tipografo marradese Bruno Ravagli il “contratto per la pubblicazione del libro Canti Orfici”. Al Ravagli veniva versato un acconto di lire 110, risultato di una faticosa sottoscrizione tra 44 marradesi, ai quali sarebbe spettata una copia del libro, promossa da Bandini su “imperativo categorico” di Dino Campana.
Michele Campana: Dino pubblicitario
Dalla pagina fiorentina di un quotidiano, forse "La Nazione", pubblicato nel 1958
Il poeta Dino Campana ideò la pubblicità per il grande bar americano di via dei Tosinghi: un gruppo di studenti si tratteneva nel locale per dare l'impressione che rigurgitasse di clientela - Zucchero a volontà anche per i cani
Sì, è vero, il caffè espresso (come del resto la cioccolata in tazza) fu inventato a Firenze e, lo credereste? da una... farmacia. Sorgeva dove oggi è l'Istituto Farmaceutico Militare. Il conducente di quella farmacia, di cui non ricordo il nome, ebbe, verso il 1890, la felice idea di concentrare il " rio caffè " in bottigliette, che servivano per medicamento. Si propinava agli ipocondriaci ed in genere ai convalescenti per... rinforzarli. Prima d'allora il caffè era stato manipolato in pentole o caffettiere e servito a clienti in eleganti bricchi di porcellana o di metallo. Dalla innovazione del farmacista fiorentino fu assai facile arrivare a quello che il popolo chiamò "l'espresso". I primi a servirsi del ritrovato furono gli americani, che nelle loro piccole, ma molto diffuse bottiglierie di liquori chiamate bar, incominciarono a vendere anche l'estratto di caffè.
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