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IL RITORNO DI DINO CAMPANA DAL BELGIO: QUATTRO DOCUMENTI INEDITI

 

di Caroline Mezey

    Bedford College, London

 

Da: Modern Language Review, Vol. 4, ottobre 1983    

 

traduzione di Andreina Mancini e Paolo Pianigiani

 

Le circostanze della vita di Campana, i suoi atteggiamenti bohémien, i suoi viaggi in paesi stranieri, la perdita del manoscritto dei Canti Orfici e la tragedia dei suoi ultimi anni hanno teso a focalizzare l'attenzione critica sul poeta come poète maudit. I tentativi dei suoi biografi di stabilire una cronologia certa e dettagliata della sua vita sono stati in gran parte frustrati dalla scarsità della documentazione originale. Molte informazioni sono ovviamente contenute nella trascrizione del Dr. Pariani delle conversazioni con il poeta a Castel Pulci, e ulteriori informazioni sono state fornite da Enrico Falqui, la cui conoscenza di amici e parenti del poeta gli ha fornito una fonte pronta di materiale di "seconda mano".1 La documentazione originale, tuttavia, non è stata pubblicata, e  particolarmente deplorevole è stato il silenzio sul periodo tra la fine degli anni universitari di Campana a Bologna (1907) e la sua iscrizione all'Università di Genova nel 1912.

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 busta

 

 

DINO CAMPANA’S RETURN FROM BELGIUM: FOUR UNPUBLISHED DOCUMENTS

Caroline Mezey

 

da: Modern Language Review, Vol. 4, ottobre 1983    

                                          Bedford College, London                                         

The circumstances of Campana’s life, his Bohemian attitudes, his travels to foreign countries, the loss of themanuscript of Canti Orfici, and the tragedy of his final years have tended to focus critical attention on the poet as poète maudit. The attempts made by his biographers to establish a firm and detailed chronology of his life have been largely frustrated by the scarcity of original documentation. Much information is of course contained in Dr. Pariani's transcript of his conversations with the poet in Castel Pulci, and additional information has come from Enrico Falqui, whose acquaintance with friends and relatives of the poet provided him with a ready source of 'second-hand’ material.1 Original documentation, however, has not been forth-coming, and the silence has been particularly regrettable in the period between the end of Campana's university years in Bologna (1907) and his registration at the University of Genova in 1912.

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Geno Pampaloni 

 

 

Geno Pampaloni; Prefazione agli Atti del Convegno del 1973

Prefazione a:

Dino Campana oggi

Atti del Convegno fiorentino del 1973

 

Il convegno di studi su Dino Campana trae la sua origine immediata dall'opportunità di presentare al pubblico (sia nel giudizio di critici, poeti, studiosi, sia fisicamente, in una mostra di carte e cimeli campaniani) il prezioso manoscritto Il più lungo giorno, miracolosamente riemerso alla luce dopo quasi sessantanni: consegnato dal poeta ad Ardengo Soffici nell'inverno del 1913, era stato smarrito; « e quanto rovinoso sia stato per Campana lo smarrimento è documentato da lettere e testimonianze innumerevoli », come ha ricordato il Falqui; sì che quel manoscritto perduto e acerbamente rimpianto era divenuto il testo mitico del Novecento italiano, — che sembrava accendere un ulteriore bagliore di tragedia, quasi l'accanirsi di un destino nemico, sull'esistenza tormentata del solitario poeta; e poi nel 71 era stato ritrovato, per merito della signora Maria, nel gran mucchio delle carte accumulate nella casa di Poggio a Caiano; restituito agli eredi di Campana, e da questi messo a disposizione della Casa editrice Vallecchi e degli studiosi.

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 Silvano Salvadori, Gabriel Cacho Millet e Paolo Pianigiani, alla presentazione di "Lettere di un povero diavolo" al Vieusseux

 


Pubblico, dal mio archivio e senza correzione alcuna, la lettera che Gabriel Cacho Millet scrisse al prof. Borsani,

insieme al testo dell'articolo sul ritrovamento de "Il più lungo giorno".

(Paolo Pianigiani)


 

Caro Prof. Borsani,

la prego, prima di dare alle stampe questo scritto, di riguardare l'italiano: anche avendo la massima cura, qualche "spagnolate"  scappa sempre al mio controlo. Mi telefoni, se ha qualche cosa da dirmi.  Suo

                                                                                         Gabriel Cacho Millet

 

In fondo alla bibliografia ho inserito eventuali didascalie per foto e documenti, spediti da Claudio Corrivetti per posta elettronica. Vale!

 


 

IL MANOSCRITTO DI CAMPANA: PERDUTO, RITROVATO E VENDUTO

                                                                                          

Gabriel Cacho Millet

 

   É stato venduto all'asta lo scorso 18 marzo, a Roma, il manoscritto de Il più lungo giorno di Dino Campana (1885-1932) per centosettantacinquemila euro. Ascoltare Fabio Bertolo battere all’asta presso Christie's’ quel quaderno con un'offerta iniziale di centotrentamila euro, a me che ho seguito per anni le contorte tracce del poeta vagabondo si stringeva il cuore. Pensavo a Campana che andava nei caffè di Firenze e di Bologna per vendere personalmente a lire due e cinquanta "con o senza dedica" i Canti Orfici, il libro che rescrisse e che avrebbe rescritto comunque, anche ignorando che Ardengo Soffici gli aveva smarrito il manoscritto con l'ultima stesura.

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EMILIO CECCHI

 

DINO CAMPANA

 

da: L'Approdo, Gennaio - Marzo 1952

 

 

Ringrazio l'amico Silvano Tognacci per avermi fornito questo importante documento. (p.p.)

 

  

Se uno torna col pensiero agli anni della formazione, in Italia, d'un nuovo senso della poesia, è colpito al vederli, così brevi anni, ingombri di tanti morti; e tutti morti giovani, o assai giovani : Corazzini, Michelstaedter, Gozzano, Locchi, Onofri, Bastianelli, Boine, Serra, Slataper. Dino Campana non fu tra i più gio­vani, relativamente alla morte materiale; ma gli anni da lui passati, fra il 1918 e il decesso nel 1932, in uno spedale psichiatrico, furono anni di morte. Quanto sorprendente e quasi mitologica era stata l'apparizione, fra le scomparse più tra­giche fu quella di Dino Campana.

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Jacobbi

Ruggero Jacobbi

 

 

L'ESILIO E LA VISIONE

di

Ruggero Jacobbi

 

Intervento "a braccio" al convegno fiorentino organizzato dal Gabinetto Vieusseux

 Pubblicato su "Dino Campana oggi", Vallecchi 1973

 

Sono veramente imbarazzato dalla circostanza di dovervi ammannire la mia eloquenza « a braccio » dopo i testi scritti, meditati e letti, di coloro che mi hanno preceduto. Non ho nulla di scritto. Cercherò brevissimamente di vedere in Campana e soprattutto nei « viaggi » di Campana (viaggi reali e immaginari), per piccoli esempi, l'incontro fra due temi di fondo, che non sono soltanto suoi ma di tutta una zona della poesia fra i due secoli: il tema dell'esilio ed il tema della visione. Anche in Campana si è manifestato, nella fattispecie di una Pampa e di un Sudamerica divenuti mito, quel desiderio di un libro da « negro », di un libro da « pagano », di un libro da noneuropeo, che Rimbaud espresse proprio in questi termini. Allo stesso tempo (come cercherò di dire, non di dimostrare; si dimostra con un apparato erudito, non con improvvisazioni) questa volontà di mettersi in esilio, di an­dare a cercare un altro spazio, o ciò che oggi chiamiamo Terzo Mondo, coincide — in quanto non sempre legato ad una realtà sperimentata, ma più spesso a memoria e fantasia — con la capacità visionaria di Campana. Basta guardare sulla pagina i passi dei Canti orfici e degli Inediti che si riferiscono all'Argentina.

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Giuseppe Raimondi

 

 

Giuseppe Raimondi: Incontri bolognesi con Dino Campana

 

da "Dino Campana Oggi", Vallecchi 1973

 

 

Fummo fra quelli che avvicinarono Dino Campana nelle sue ultime apparizioni bolognesi fra il 1916 e il '17. Era­vamo due o tre ragazzi di liceo. Si aspettava di essere ar­ruolati come militari. Qualcuno di noi è sparito, come Francesco Meriano, il fondatore della «Brigata» e Gio­vanni Cavacchioli di Mirandola, amico di De Pisis. Giunti alla conoscenza di Campana per il tramite di due nostri più anziani, Bino Binazzi e il pittore Mario Pozzati. Binazzi, pratese, già collaboratore di «Lacerba» futurista era la causa delle fugaci comparse di Campana nei caffè bolognesi, dopo i soggiorni bolognesi di costui del tempo universitario. Quando cioè Campana si fermava qui per i suoi saltuari rapporti con l'Università cittadina. Vi si era iscritto alla facoltà di Chimica per il corso dell'anno 1903 -1904. Si assentava per lunghi periodi, finché vi prese dimora nel 1907.

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  1. Bruce Duffie: Conversazione con il maestro del coro David Stivender
  2. Giuseppe De Robertis: Sulla poesia di Campana
  3. Carlo Pariani: Evaristo Boncinelli
  4. DINO CAMPANA IN SCENA A MARRADI !

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