«Ora è rinchiuso nel manicomio di Castelpucci». Così terminavano le brevi notizie che Papini e Pancrazi hanno scritto di Dino Campana davanti a una giudiziosa scelta delle sue cose, in quell'antologia degli Scrittori ďoggi, di cui i giovani letterati sogliono dir male fin che non sperano di comparirvi anche loro.
La Cappellina di San Bernardo, alla Badia a Settimo. Foto del 1906
Da: «Il Frontespizio», a. X, n° 7, 1938, p. 441
Ritorno a San Colombano
di Piero Bargellini
Per la tomba di Dino Campana hanno inviato l’offerta:
LA CHIMERA NEI «CANTI ORFICI» DI DINO CAMPANA
di Neuro Bonifazi
Dall'epoca romantica in poi, nel corso del secolo XIX e oltre, in Europa, i mitici mostri dell' antichita (Medusa, Chimera, Sfinge, Gorgone, Sirena, ecc.) diventano, nell'immaginario dei poeti, i simboli della loro concezione della bellezza in genere, di quella femminile in specie, della Donna e dell'eros. A cui si aggiungono le immagini emblematiche ed evocative dei grandi artisti, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Diirer, ecc., e in particolare, a un certo punto, I'immagine della Gioconda.
Atti del convegno Firenze 18 - 19 marzo 1973
Seconda Giornata
EVOLUZIONE DEGLI STATI CROMATICO-MUSICALI
Di Maura Del Serra
(Trascrizione di Andreina Mancini)
Il tema di questo intervento costituisce in gran parte l'argomento di uno studio assai più ampio che esamina l'evoluzione della poetica di Campana; perciò non può e non vuole essere, in questa sede, una sorta di improbabile riassunto delle indagini stilistiche e testuali su cui si basano le conclusioni di quello stesso studio, che riguardano il divenire aperto delle immagini lungo l'intero arco temporale dei Canti orfici, che è notoriamente molto composito. Mi sembra dunque che qui possa risultare utile prendere le mosse, come base chiarificatrice, dal periodo centrale della creatività campaniana, quello che va dalla fine del 1910 con La Verna, da questa a Genova (1913 circa) fino agli ultimi frammenti, come Arabesco-Olimpia e L'infanzia nasce.., estremamente ricchi e densi di significati; e in questo itinerario mettere in luce, anche brevemente, il tipo e il significato del viaggio — un termine-guida della poetica di Campana — che le immagini percorrono lungo la loro direttrice costante di evoluzione negli Orfici. La direttrice è quella cromatico-musicale, sinestetica, o meglio analogica; intendendo quest'ultimo aggettivo in un senso dinamico che unisca l'eredità viva dell'analogia musicale del simbolismo europeo con i presagi, presenti nei lirici nuovi ma particolarmente in Campana, dell'analogia essenziale novecentesca, che sboccherà nella poetica dell'ermetismo.
Paolo Toschi
Paolo Toschi: Ricordando.
Il Rimbaud della Romagna
foto di Emiliano Cribari
IL POETA ERRANTE
Un ritratto di Dino Campana
Le ultime notizie di lui si hanno dalle montagne della Romagna toscana
(nota autografa di Dino Campana destinata probabilmente a essere inclusa nella prima edizione dei Canti Orfici)
da: Mar d’Appennino (Edizioni dei Cammini, 2022)
La prima volta che sentii parlare di Campana – frequentavo il liceo – rimasi colpito quasi unicamente dal suono del suo nome: Dino Campana. Certo, mi rapiva anche l’idea di questo paese – Marradi – che non conoscevo e che sognavo affossato in una densa fissità di castagni, e poi il fatto che il suo libro – anch’esso – suonasse così fatalmente bene: Canti Orfici. Non fui invece mai colpito dalla notizia, trita e ritrita, “facile”, della follia di Campana. Per me il genio è un barlume di lucidità.
Anche quando nasce nel buio.
Il Santino di Fanny
di Paolo Pianigiani
La mamma di Dino, Francesca Luti, detta Fanny, atta a casa, era molto religiosa. Terziaria francescana, era particolarmente devota al Santo d'Assisi. Il Santino qui sopra pubblicato lo inserì in una delle lettere inviate a Sibilla. Credo che santini simili finissero all'interno dei libri di Campana, come forma di benedizione e protezione.
Non pare che Dino gradisse molto queste attenzioni materne, ma è pur vero che nei Canti Orfici il Santo dei poveri è citato più volte, e pochi poeti sono "francescani" come Dino. Per inciso il Santino riproduce il celebre dipinto di Murillo, che si trova nel Museo di Siviglia.
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