Bruna  Conti, fra l’essere e il non essere…

 

di Paolo Pianigiani

 

 

Può succedere che su questo sito dedicato a Campana scorra inchiostro avvelenato; di recente ce la siamo presa con i sedicenti uffici della cultura, che han messo sui muri il solito Filippo Tramonti al posto del nostro Dino. Non si sono nemmeno scusati… Ma la colpa è nostra, diamo per scontato che chi scrive di letteratura sia informato o, nel caso, si informi… e invece no, la razza dei cialtroni ancora imperversa, come ai tempi di Campana. E purtroppo ha ancora fra le mani le leve del potere…

 

L'edizione in Cofanetto del Centenario degli Orfici

INFORMAZIONI

Ristampa anastatica e incisione integrale dei Canti Orfici di Dino Campana nel centenario della pubblicazione.
 
 
Descrizione
 
COMETA ROSSA

Per l’amor del Poeta… Dino Campana

Sottoscrizione per la ristampa anastatica e l’incisione integrale dei Canti Orfici di Dino Campana nel centenario della pubblicazione

Il 7 giugno del 1914 Dino Campana, assieme ai testimoni Luigi Bandini e Camillo Fabroni, sottoscriveva col tipografo marradese Bruno Ravagli il “contratto per la pubblicazione del libro Canti Orfici”. Al Ravagli veniva versato un acconto di lire 110, risultato di una faticosa sottoscrizione tra 44 marradesi, ai quali sarebbe spettata una copia del libro, promossa da Bandini su “imperativo categorico” di Dino Campana. 

 

 

 

 

Paolo Mauri: Psico Campana

 da:

La Repubblica, 7 Dicembre 2011

Recensione di Paolo Mauri al libro "Lettere di un povero diavolo"

curato da Gabriel Cacho Millet 

 Polistampa - Firenze


 

 

Paolo Maccari: Il Poeta sotto esame

 

Paolo Maccari (Colle Val d’Elsa, 1975), si è laureato presso l'Università di Firenze, dove si è addottorato e dove svolge attività di ricerca. Sul versante critico si è occupato prevalentemente di letteratura italiana dell'Otto-Novecento. Ha curato il carteggio tra Romano Bilenchi e Paolo Cesarini, E’ bene scrivere poco (2003), prefato Rarefazioni e Parole in libertà di Corrado Govoni (2006), Le isole lontane di Bartolo Cattafi (2008), I poemi lirici di Riccardo Bacchelli (2009), Storia del principe Lui di Giuseppe Dessì; introdotto e annotato Fra terra ed astri di Domenico Gnoli (2009).

È autore di un’ampia monografia su Bartolo Cattafi: Spalle al muro (2003). Svolge attività di critico militante con saggi e articoli su vari periodici tra cui «Alias» e «Poesia».In veste poeta ha pubblicato nel 2000 la raccolta di versi Ospiti, con prefazione di Luigi Baldacci, nel 2006 la plaquette Mondanità, confluita poi nel volume Fuoco amico (Firenze, Passigli, 2009).   

 

 Marco Onofrio: Dentro del cielo stellare

 

La poesia orfica di Dino Campana Roma, EdiLet, 2010

 

 

La redazione ringrazia Diana Battaggia, direttrice editoriale del sito www.lietocolle.com, per averci permesso la pubblicazione del presente articolo, firmato da Giorgio Linguaglossa.

 

Firenze, dicembre 1913 Campana «conosce Papini e Soffici ai quali consegna il manoscritto de Il più lungo giorno (incunabolo dei  Canti Orfici): Soffici lo smarrisce (...) 1914: a Marradi riscrive il libro, in parte a memoria».  In luglio esce in mille copie  il volume Canti Orfici. «Il 12 gennaio 1918 varca la soglia del manicomio, a Castel Pulci. Ormai è pazzo davvero». «1° marzo del 1932, a 46 anni muore per setticemia acuta, che si sarebbe prodotta, pare, pungendosi ai genitali con un ferro arrugginito». 

Il risvolto di copertina recita: «Il libro di Campana potrebbe configurarsi come una sorta di manuale di resistenza all'impatto con la modernità». Ed è appunto il problema dello scontro con la modernità quello che affronta il libro di Marco Onofrio, è qui che si dispiega tutta la passione, l'intelligenza del critico romano per ben più di 600 pagine fitte e ricche. Il libro presenta anche una vasta campionatura delle opinioni dei principali poeti e critici del Novecento fino ai giorni nostri, utile a capire la diversa posizione dello scacchiere dei contemporanei nei confronti del poeta di Marradi.

Il lavoro storico-critico di Marco Onofrio su Dino Campana, durato un quindicennio, ci restituisce il ritratto vivo, suggestivo e palpitante del più grande poeta del primo Novecento: lo scontro tra il poeta di Marradi e la cultura letteraria della sua epoca. Scrive Onofrio: «Sono trascorsi otto decenni dalla sua morte fisica: un divario sempre più incolmabile. Che cosa resta, oggi, di Dino Campana?»; il libro del critico romano è la risposta a questa domanda con il risultato di capovolgere il giudizio estetico (e politico insieme), su chi sia stato il maggiore poeta del primo Novecento. La risposta appare davvero scontata: è il poeta di Marradi, con tutto rispetto per le candidature di Montale, Ungaretti e altri minori che sono stati accreditati dal mondo letterario italiano. Così, come è vero che la poesia del secondo Novecento poggia su quella del primo, è anche indiscutibile che senza una lettura davvero intellettualmente libera da pregiudizi della poesia del primo Novecento, non riusciremo mai ad avere la giusta prospettiva per guardare alla poesia del tardo Novecento se non facciamo i conti con il più grande poeta della modernità del primo Novecento: Dino Campana.

 

Dino Campana: Acqua di mare amaro

 

da: Enrico Falqui, " Per una cronistoria dei Canti orfici ", Vallecchi, Firenze 1960, pgg. 101-102


Le due liriche «La dolce Lombardia coi suoi giardini» e «Sorga la larva di antico sogno» sono state ritrovate nella casa di Marradi, «oltre a qualche breve frammento ed a qualche superato rifacimento».

Non avendo potuto esaminarne gli originali («sono particolarmente chiari anche nella scrittura, per quanto scritti su carta in parte già usata (su di una facciata) per note e conti della nativa piccola azienda familiare»), nelle due edizioni del '42 e del '52 le abbiamo pubblicate se­condo la lezione trasmessaci dal fratello Manlio.

 

 

 

Beltempo 1940

 

Inediti di Dino Campana, pubblicati sulla rivista romana Beltempo, 1940,

almanacco delle Lettere e delle

Arti, Roma, Edizioni della Cometa, 1940.

 

A cura di Libero de Libero ed Enrico Falqui

 

 

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