Paolo Maccari: Il Poeta sotto esame

 

Paolo Maccari (Colle Val d’Elsa, 1975), si è laureato presso l'Università di Firenze, dove si è addottorato e dove svolge attività di ricerca. Sul versante critico si è occupato prevalentemente di letteratura italiana dell'Otto-Novecento. Ha curato il carteggio tra Romano Bilenchi e Paolo Cesarini, E’ bene scrivere poco (2003), prefato Rarefazioni e Parole in libertà di Corrado Govoni (2006), Le isole lontane di Bartolo Cattafi (2008), I poemi lirici di Riccardo Bacchelli (2009), Storia del principe Lui di Giuseppe Dessì; introdotto e annotato Fra terra ed astri di Domenico Gnoli (2009).

È autore di un’ampia monografia su Bartolo Cattafi: Spalle al muro (2003). Svolge attività di critico militante con saggi e articoli su vari periodici tra cui «Alias» e «Poesia».In veste poeta ha pubblicato nel 2000 la raccolta di versi Ospiti, con prefazione di Luigi Baldacci, nel 2006 la plaquette Mondanità, confluita poi nel volume Fuoco amico (Firenze, Passigli, 2009).   

 

 Marco Onofrio: Dentro del cielo stellare

 

La poesia orfica di Dino Campana Roma, EdiLet, 2010

 

 

La redazione ringrazia Diana Battaggia, direttrice editoriale del sito www.lietocolle.com, per averci permesso la pubblicazione del presente articolo, firmato da Giorgio Linguaglossa.

 

Firenze, dicembre 1913 Campana «conosce Papini e Soffici ai quali consegna il manoscritto de Il più lungo giorno (incunabolo dei  Canti Orfici): Soffici lo smarrisce (...) 1914: a Marradi riscrive il libro, in parte a memoria».  In luglio esce in mille copie  il volume Canti Orfici. «Il 12 gennaio 1918 varca la soglia del manicomio, a Castel Pulci. Ormai è pazzo davvero». «1° marzo del 1932, a 46 anni muore per setticemia acuta, che si sarebbe prodotta, pare, pungendosi ai genitali con un ferro arrugginito». 

Il risvolto di copertina recita: «Il libro di Campana potrebbe configurarsi come una sorta di manuale di resistenza all'impatto con la modernità». Ed è appunto il problema dello scontro con la modernità quello che affronta il libro di Marco Onofrio, è qui che si dispiega tutta la passione, l'intelligenza del critico romano per ben più di 600 pagine fitte e ricche. Il libro presenta anche una vasta campionatura delle opinioni dei principali poeti e critici del Novecento fino ai giorni nostri, utile a capire la diversa posizione dello scacchiere dei contemporanei nei confronti del poeta di Marradi.

Il lavoro storico-critico di Marco Onofrio su Dino Campana, durato un quindicennio, ci restituisce il ritratto vivo, suggestivo e palpitante del più grande poeta del primo Novecento: lo scontro tra il poeta di Marradi e la cultura letteraria della sua epoca. Scrive Onofrio: «Sono trascorsi otto decenni dalla sua morte fisica: un divario sempre più incolmabile. Che cosa resta, oggi, di Dino Campana?»; il libro del critico romano è la risposta a questa domanda con il risultato di capovolgere il giudizio estetico (e politico insieme), su chi sia stato il maggiore poeta del primo Novecento. La risposta appare davvero scontata: è il poeta di Marradi, con tutto rispetto per le candidature di Montale, Ungaretti e altri minori che sono stati accreditati dal mondo letterario italiano. Così, come è vero che la poesia del secondo Novecento poggia su quella del primo, è anche indiscutibile che senza una lettura davvero intellettualmente libera da pregiudizi della poesia del primo Novecento, non riusciremo mai ad avere la giusta prospettiva per guardare alla poesia del tardo Novecento se non facciamo i conti con il più grande poeta della modernità del primo Novecento: Dino Campana.

 

Dino Campana: Acqua di mare amaro

 

da: Enrico Falqui, " Per una cronistoria dei Canti orfici ", Vallecchi, Firenze 1960, pgg. 101-102


Le due liriche «La dolce Lombardia coi suoi giardini» e «Sorga la larva di antico sogno» sono state ritrovate nella casa di Marradi, «oltre a qualche breve frammento ed a qualche superato rifacimento».

Non avendo potuto esaminarne gli originali («sono particolarmente chiari anche nella scrittura, per quanto scritti su carta in parte già usata (su di una facciata) per note e conti della nativa piccola azienda familiare»), nelle due edizioni del '42 e del '52 le abbiamo pubblicate se­condo la lezione trasmessaci dal fratello Manlio.

 

 

 

Beltempo 1940

 

Inediti di Dino Campana, pubblicati sulla rivista romana Beltempo, 1940,

almanacco delle Lettere e delle

Arti, Roma, Edizioni della Cometa, 1940.

 

A cura di Libero de Libero ed Enrico Falqui

 

 

 

 

 

IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELL’EDIZIONE RAVAGLI  DEI CANTI ORFICI ESCE LA II EDIZIONE DEL ROMANZO GRAFICO  DI UNO DEI POETI PIÙ GRANDI, E MALEDETTI,  DEL NOVECENTO ITALIANO, DINO CAMPANA.

 

Grazie ad attente ricerche bibliografiche, studio delle corrispondenze e viaggi nei luoghi in cui Dino Campana visse e operò, Simone Lucciola e Rocco Lombardi costruiscono un’opera di raffinata fattura, riportando all’attenzione degli appassionati del fumetto e della poesia, la controversa figura dell’autore dei Canti Orfici, protagonista di un intesa quanto sofferta esistenza umana e autore delle più intense liriche della letteratura italiana. Proprio l’opera poetica di Campana – nel libro sono riproposti numerosi estratti delle sue più celebri poesie – è al centro dell’originale rappresentazione visiva che i due autori sono riusciti ad ottenere, alternando il tratto plastico e pulito di Simone Lucciola a quello visionario di Rocco Lombardi, che tratta le tavole come fossero incisioni.

È splendidamente ricostruita in questo modo, la tensione figurativa e simbolista dell’opera poetica di Dino Campana, con rimandi continui dalle figure evocate nei versi ai luoghi visitati, agli incontri e scontri che il poeta ebbe, sia nella vita sentimentale che in quella culturale, alle opere di artisti che egli vide e da cui trasse ispirazione. “È un fiume che scorre questo brulicare d’immagini e di testi. Disegnato, ma a volte scavato, nel bianco della pagina. La storia a fumetti di Dino Campana.”, così nell’introduzione Paolo Pianigiani, studioso e profondo conoscitore dell’opera di Dino Campana, descrive l’omaggio di Lucciola e Lombardi a chi trovò nella poesia, l’unica, infinita, giustificazione alla vita. Con contribuiti di: Gabriel Cacho Millet e Giampiero Neri.

 

 

 

 

PREFAZIONE

 

Dino Campana: la parola che dilaga

 

Rifrangenze per Silvano Salvadori

 

di Paolo Pianigiani

 

 

Mancava al mondo una edizione commentata del “Quaderno”. Non c’era nemmeno una lettura numerata dei capoversi, per non dire la riproposta delle varianti conosciute. Poi il mistero della scomparsa di quel quaderno di scuola, ritrovato da Manlio (il fratello “regolare”, quello bravo e che fece carriera), nel fondo di un baule.

 

Appendice agli Inediti del 1942: i manoscritti

 

Nella Appendice, alla fine del volume Inediti, edito da Vallecchi nel 1942, Enrico Falqui inserì una serie di riproduzioni di manoscritti originali in suo possesso.

Si tratta di:

  •  una lettera (non spedita e ritrovata dai familiari di Dino) con due poesie, scritta da Genova alla rivista La Lettura

  •  quattro pagine del Quaderno,

  •  alcune lettere con testi poetici indirizzate a Mario Novaro, il direttore della Riviera Ligure.

 


 

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