DINO CAMPANA

CANTI ORFICI

1914 - 2014

MANOSCRITTI, DOCUMENTI, LIBRI, IMMAGINI

Catalogo della mostra

Firenze, Biblioteca Marucelliana

27 novembre – 31 dicembre 2014

a cura di

Francesca Castellano

COMUNE DI FIRENZE

2014

Impostazione grafica e impaginazione del catalogo a cura dell’Archivio storico del Comune di Firenze
Supporto tecnico-informatico, acquisizione ed elaborazione immagini digitali: Marco Tozzi

 

© 2014 - Comune di Firenze

 


 

Rigrazio l'autrice del Catalogo, Francesca Castellano e il Direttore della Biblioteca Marucelliana di Firenze, Luca Faldi,

di avermi permesso la pubblicazione. (paolo pianigiani)

 



INDICE

 

 Francesca Castellano, Di un lungo viaggio nel Novecento e oltre

 

 

DINO CAMPANA, CANTI ORFICI

1914 - 2014

 

MANOSCRITTI, DOCUMENTI, LIBRI, IMMAGINI

  I.   Il più lungo giorno: breve storia di un manoscritto perduto e ritrovato

 II.   Canti Orfici: un contratto di stampa e sei esemplari con dedica

III.   I libri di Dino Campana

IV.   I libri su Dino Campana

V.   Dino Campana: una iconografia


 

Francesca Castellano

 

Di un lungo viaggio nel Novecento e oltre

Forse dei nodi oscuri dell’esistenza di Dino Campana, talvolta debordati in leggenda, intarsiati e confusi nella «Tragödie» del sottotitolo dei Canti Orfici, nessun assolvimento tardivo potrà svelare il disegno, tanto meno sciogliere con un attendibile grado di evidenza taluni passaggi e fissare gli estremi di un’esperienza tanto drasticamente interrotta fino alla suggestione coercitiva e al precipizio di un radicale silenzio: «In ogni caso né da vivo e tanto meno da morto si avrà ragione di me», annotava Dino in un laconico biglietto indirizzato a Mario Novaro il 25 febbraio 1916 (Lettere di un povero diavolo. Carteggio (1903-1931), con altre testimonianze epistolari su Dino Campana (1903- 1998), a cura di Gabriel Cacho Millet, Firenze, Polistampa, 2011, p. 128: il volume, che raccoglie le lettere di e a Campana venute alla luce in un arco di tempo poco meno che secolare, sarà d’ora in avanti citato con l’abbreviazione LPD seguita dal numero di pagina).

Nell’orizzonte del rintocco inesorabile dei cento anni dalla pubblicazione dei Canti Orfici, quasi prodigiosamente stampati nell’estate del 1914, a Marradi dal tipografo Bruno Ravagli, la mostra bibliografica, documentaria e iconografica allestita negli spazi espositivi contigui alla settecentesca sala di lettura della Biblioteca Marucelliana, «deposito di sapere e di sogno» (nel ricordo di Mario Luzi, Il mio liceo, in Prose, a cura di Stefano Verdino, Torino, Aragno, 2014, pp. 355-357), e il catalogo che ad essa si riferisce, si propongono di celebrare la memoria di Dino Campana e dell’unico suo libro, destinato a passare alla leggenda e a intraprendere un lungo viaggio nell’intero Novecento e oltre.

Con una nota limpida e misurata, nel 1928 Sergio Solmi riconosceva il «prezzo di sangue» e i segni di fatalità dei Canti, un libro nel quale poeti e scrittori di generazioni e di tendenze diverse non esiteranno a scorgere un «messaggio di libertà» – sono parole di Gianfranco Contini (Due poeti d’anteguerra. I. Dino Campana – II. Clemente Rebora, in «Letteratura», I, 4, ottobre 1937, pp. 106-110 e 111-118; poi in Esercizî di lettura sopra autori contemporanei con un’appendice su testi non contemporanei, Firenze, Parenti, 1939, pp. 9 e 20 e 21-28; infine, con il titolo Due poeti degli anni vociani. I. Clemente Rèbora – II. Dino Campana, in Esercizî di lettura sopra autori contemporanei con un’appendice su testi non contemporanei. Nuova edizione aumentata di «Un anno di Letteratura», Torino, Einaudi, 1974, pp. 3-15 e 16-24) –, oltreché un aleggiante, diffuso senso di perdizione e di abbandono: «La rozza copertina color granturco, la grossolana carta d’almanacco su cui era composto, i frequenti errori di stampa, non costituivano forse, agli occhi del ricercatore di curiosità, la minore attrattiva dello strano volume, dedicato addirittura a Guglielmo II Imperatore, e recante, a guisa d’epigrafe finale, la seguente iscrizione: “Die Tragödie der letzten Germanen in Italien”. Anche nella forma esteriore, dunque, esso portava le tracce dello squilibrio e della materiale miseria del suo autore: e gli squarci e i bagliori d’alta poesia che vi si rivelavano fin dalla prima fugace lettura non bastavano a togliergli ogni parentela con quella sorta d’opere reiette e diseredate, scritte da dolci maniaci di provincia, che l’anima curiosa e pietosa riesce talvolta a scoprire sui barroccini dei venditori ambulanti. L’aura della follia spirava attraverso le pagine del libro, illuminandovi panorami febbrili, gorghi di parole ossessionate e scampananti, assieme a riuscite mirabili, a colorite prospettive quasi sospese in un clima di musica soavissima e struggente, a invocazioni d’un disperato sapore umano. Quanti sono oggi a possedere questa prima edizione dei Canti Orfici, ormai introvabile, di cui forse un giorno si parlerà come di quella leggendaria prima edizione della Saison en enfer che Rimbaud tentò di distruggere prima della sua fuga dall’Europa?» (Sergio Solmi, I «Canti Orfici», in «La Fiera letteraria», IV, 35, 26 agosto 1928, pp. 1-2; poi in Scrittori negli anni. Saggi e note sulla letteratura italiana del ’900, Milano, Il Saggiatore, 1963, pp. 51-55, e in La letteratura italiana contemporanea, tomo primo, Scrittori negli anni – Note e recensioni – Ritratti di autori contemporanei – Due interviste, a cura di Giovanni Pacchiano, Milano, Adelphi, 1992, pp. 68-72).

Sull’orlo della tentazione faustiana di creare un’opera «pura» e della lezione mallarmeana del libro «unico», «assoluto», in grado di dare senso a un’intera vita, i Canti Orfici portano lo stigma moderno della «diversità congenita e irriducibile» di Campana, intento a perseguire con desolato orgoglio l’ideale di «una poesia europea musicale colorita», in un groviglio di tradizione e modernità che rifugge l’angusto perimetro di rocamboleschi dati aneddotici e biografici.

In apertura del convegno di Faenza del 1997 Alberto Asor Rosa muoveva le sue Premesse a Campana da una preliminare constatazione:

«Dino Campana non ha mai assunto un ruolo centrale nella ricostruzione storica della poesia italiana del Novecento». Ancor di più, sotto il segno di «una predominante e pervicace incomprensione», al poeta di Marradi, irriducibile in egual misura ai periclitanti deliri di sedicenti adepti e a misurazioni impassibilmente accademiche, «viene attribuita una marginalità, riconosciuta e accettata anche dagli interpreti più favorevoli» (Dino Campana alla fine del secolo, a cura di Anna Rosa Gentilini, Bologna, il Mulino, 1999, pp. 11-20), con alcune rilevanti eccezioni che non hanno impedito al libro, nell’intersezione di una polisemia di eccezionale complessità, il riconoscimento in chiave mistica, orfica e visionaria da parte della poesia «nuova» dagli anni Trenta in poi e, al medesimo tempo, di divenire nell’interpretazione di Edoardo Sanguineti addirittura l’archetipo, «il solo esempio radicale, nella poesia novecentesca, di un’arte tutta alienata dinanzi alle istituzioni letterarie (e l’alienazione dello scrittore, nel senso clinico della parola, è passibile di assunzione simbolica, quasi tragico emblema, sul piano del vissuto, di tale condizione espressiva)» (Dino Campana, in Poesia del Novecento, Torino, Einaudi, 1969, p. 727), per risalire nella ricostruzione di un «Novecento ideale e eterno» fino alla tormentata avventura vitale e creativa di Gian Pietro Lucini, destinata precocemente a spegnersi, al simultaneo apparire dei Canti, il 13 luglio 1914.

In opposizione alle incomprensioni perpetrate sin dai contemporanei sembra protrarsi l’invocazione che Dino rivolgeva a Mario Novaro: «Mi sono sempre battuto in condizioni così sfavorevoli che desidererei farlo alla pari. Sono molto modesto e non vi domando, amici, altro segno che il gesto. Il resto non vi riguarda» (LPD, p. 150). La redenzione del ‘gesto’, di una dignità di ascolto impetrata a sussumere la clemenza di un risarcimento per fuggire l’iniqua eclisse, l’ordalia di una proterva indifferenza, giungerà soltanto postuma grazie all’attenzione costante che scrittori e poeti, difformi per cadenze e accenti, dedicheranno nel corso del secolo scorso alla scrittura di Campana, così segnata e disgregata dal proprio destino, mediante una serie di approssimazioni in sede critica e, per il tramite di germinazioni sotterranee, nell’intertestualità effettiva, nel riassorbimento di echi espressivi. In forma quasi di viatico dedicato alla mostra, per accompagnare il visitatore e il lettore lungo l’itinerario espositivo, mi limiterò a isolarne alcuni specimina (Eugenio Montale, Mario Luzi, Vittorio Sereni, Andrea Zanzotto), integrabili con i documenti esposti e in parte complementari, in grado di restituire, per sfolgorio di immediate agnizioni, la straordinaria identità umana e intellettuale di Campana.

Prima del capitale contributo critico Sulla poesia di Campana che Eugenio Montale consegna a «L’Italia che scrive» nel settembre-ottobre 1942 (XXV, 9-10, pp. 152-154; ora, in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1996, vol. I, pp. 569- 581), sollecitato dalla pubblicazione della terza edizione dei Canti Orfici e degli Inediti a cura di Enrico Falqui, soltanto sporadici eppure non marginali accenni al poeta marradese riaffiorano tra le pagine montaliane a partire dal 1926, quando la recensione a Il porto dell’amore di Giovanni Comisso scritta per «Il Quindicinale» (I, 5, 15 marzo, p. 9) innesca per analogia visiva il ricordo della misera veste tipografica del ‘libriccino’ di Campana: «Noi non acquisteremo il Porto in un’altra edizione, se verrà, come non vorremo saperne di una migliore ristampa di quei Canti Orfici che il libriccino del Comisso ricorda un poco. Che Iddio ci perdoni, Comisso non è un pazzo, ma nel suo quadernetto è un poco del vento di malattia e dello scampanio di parole che sommuovono il giallo volume stampato a Marradi nel 1914» (Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, vol. I, pp. 105-108); due anni dopo, in una rassegna dell’annata poetica, dal titolo La lirica, approntata per l’Almanacco letterario MCMXXIX (Milano, Edizioni Unitas, 1928, pp. 141-151), Montale contrappone con viva fermezza la ristampa del ’28 dei Canti alle Poesie di Francesco Gaeta, apologeticamente prefate da Benedetto Croce: «Ben altra magia formale troviamo nei frammenti più realizzati di Dino Campana, oggi ristampati dal Vallecchi: i Canti Orfici, nei quali canta una vena di poesia, talora torbida e incoerente, ma spesso profonda e tale da assicurare un posto assai alto al povero Campana (oggi pazzo) nel quadro della lirica contemporanea. E con questo poeta “maledetto” possiamo chiudere la nostra breve rassegna» (l’importante scritto montaliano disperso è stato recuperato da Anna Nozzoli, Due almanacchi per Montale critico, in «Sigma», XX, 3, gennaio-giugno 1996, pp. 53-83, e in Voci di un secolo. Da D’Annunzio a Cristina Campo, Roma, Bulzoni, 2000, pp. 191-222; lo si legge anche in appendice a Il secondo mestiere. Arte, musica, società, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1996, pp. 1945-1961). Non a caso, dipanando un filo di continuità, di presenze e di memorie che montalianamente salda il cerchio di una vita con l’«oltre», nella trasfigurazione poetica posta a sigillo della seconda suite degli Xenia, la sorte dell’edizione originale dei Canti Orfici appartenuta a Montale – «naufragata» nell’alluvione fiorentina del 1966 «sotto un’atroce morsura | di nafta e sterco» – diverrà nientemeno che uno degli emblemi della sopravvivenza della poesia in una realtà frantumata sempre più volta all’insensatezza e della volontà di resistere «al finimondo storico o cosmico che può cancellare da un momento all’altro la labile traccia del genere umano» (È ancora possibile la poesia?, con testo a fronte italiano-svedese, seguito dalla traduzione inglese, Stockholm-Roma, Casa Editrice Italica, 1975; poi in Sulla poesia, a cura di Giorgio Zampa, Milano, Mondadori, 1976, pp. 5-14, e in Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, vol. II, pp. 3030-3040):

L’alluvione ha sommerso il pack dei mobili,

delle carte, dei quadri che stipavano

un sotterraneo chiuso a doppio lucchetto.

Forse hanno ciecamente lottato i marocchini rossi,

le sterminate dediche di Du Bos,

il timbro a ceralacca con la faccia di Ezra,

il Valéry di Alain, l’originale

dei Canti Orfici – e poi qualche pennello

da barba, mille cianfrusaglie e tutte

le musiche di tuo fratello Silvio.

Dieci, dodici giorni sotto un’atroce morsura

di nafta e sterco. Certo hanno sofferto

tanto prima di perdere la loro identità.

Anch’io sono incrostato fino al collo se il mio

stato civile fu dubbio fin dall’inizio.

Non torba m’ha assediato, ma gli eventi

di una realtà incredibile e mai creduta.

Di fronte ad essi il mio coraggio fu il primo

dei tuoi prestiti e forse non l’hai saputo.

(La composizione qui integralmente riprodotta, tratta da Satura 1971, sta in L’opera in versi, edizione critica a cura di Rosanna Bettarini e Gianfranco Contini, Torino, Einaudi, 1980, p. 310; Varianti e autocommenti, pp. 990-991).

Nel saggio del 1942 il poeta degli Ossi di seppia e delle Occasioni interviene con suprema, acuminata eleganza e con rilievi più ingenti su di «un poeta che non si decide a farsi dimenticare», venendo sempre più presso all’impossibile disegno di salvezza della poesia dai torti e dalle sofferenze della vita e alla ricostruzione del milieu che vide nascere la poesia di Campana («il poeta non spuntò come un fungo in un ambiente impreparato a riceverlo»), tra il riecheggiamento dell’«ineffabile dannunziano», la retorica futuristica e l’impressionismo lacerbiano, sino alla freschezza e al gioco di puri equilibri decorativi che sfiora il cubismo dei componimenti successivi ai Canti (in primo luogo Arabesco-Olimpia, Toscanità).

La diagnosi montaliana dell’‘inquietante’ novità di Campana e del puro abbandono musicale e coloristico di una «poesia in fuga» viene precisata a partire dalle «sorgenti più certe» di Rimbaud e Whitman, il poeta dello sconfinato Nuovo Mondo, al quale si deve l’iscrizione lapidaria del colophon, la ben nota citazione significativamente ritoccata dalle Leaves of Grass: «They were all torn and cover’d with the boy’s blood» (Whitman aveva scritto: «The three were all»), con allusione al cruento sacrificio di una intera vita, secondo l’equazione inchiostro- sangue ritrovata sulla bocca di Zarathustra di Nietzsche: «“Passato come una cometa” (Cecchi), Dino Campana non ha esercitato, forse, una “influenza incalcolabile”, ma la traccia del suo passaggio è tutt’altro che insabbiata. In lui nulla fu di mediocre; i suoi stessi errori non li chiameremo errori ma inevitabili urti contro gli spigoli che lo attesero ad ogni passo. Gli urti di un cieco, se vogliamo. I veggenti, anche se per avventura visivi come il nostro Campana, sono irrimediabilmente, su questa terra, gli esseri più sprovveduti, più ciechi».

Così, in un cammino di iniziazione alla vita perennemente frustrato, che varia dall’inesausta quête al lento passo del pellegrinaggio, i Canti Orfici consegnano «uno spettrale intrico» di illuminazioni e di disperante identità, tra sofferenze e deliri creativi: impressioni, «cose viste» e immaginazioni (o allucinazioni) dei viaggi per strade e per montagne, a Faenza, a Bologna, a Genova, alla Verna, in Europa e in Sudamerica, senza rinunciare alle tinte di campiture dal reale («Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita, arsa su la pianura sterminata nell’Agosto torrido, con il lontano refrigerio di colline verdi e molli sullo sfondo»), distanti dalla sontuosa teatralità dannunziana (della quale pure permangono le tracce) e oramai percorse da vibrazioni cromatiche e musicali assolute, come nel diario di viaggio alla Verna («Dal viale dei tigli io guardavo accendersi una stella solitaria sullo sprone alpino e la selva antichissima addensare l’ombra e i profondi fruscii del silenzio. Dalla cresta acuta nel cielo, sopra il mistero assopito della selva io scorsi andando pel viale dei tigli la vecchia amica luna che sorgeva in nuova veste rossa di fumi di rame: e risalutai l’amica senza stupore come se le profondità selvaggie dello sprone l’attendessero levarsi dal paesaggio ignoto. Io per il viale dei tigli andavo intanto difeso dagli incanti mentre tu sorgevi e sparivi dolce amica luna, solitario e fumigante vapore sui barbari recessi»), fino a soglie centrifughe di indecifrabilità, «a veri e propri salti d’aria, a rapide immersioni in un’atmosfera diversa, inusitata allo stesso poeta».

Al pari della cruciale attestazione di Sanguineti, volta a restituire alla poesia campaniana il rilievo che le compete nel panorama della poesia italiana del Novecento, la lunga fedeltà di Mario Luzi è documentata a partire dalla predilezione giovanile, dal tempo appassionato delle prime letture e dell’apprendistato poetico, prossimi a sancire nel saggio Vita di Campana («Il Bargello», X, 30, 29 maggio 1938, p. 3; ora in Prima semina. Articoli, saggi e studi 1933-1946, a cura di Marco Zulberti, Milano, Mursia, 1999, pp. 171-172), l’unità di vocazione e destino diffratta in sperimentazioni e alchimie dei Canti Orfici, «tra fede nella vita e disperazione della storia». In séguito l’attenzione di Luzi lettore e critico tornerà più volte alla decifrazione del poeta: il contributo forse più importante appare sotto il titolo Al di qua e al di là dell’elegia durante il convegno fiorentino del marzo 1973, incentrato sull’accoglimento tutt’altro che equanime della poesia di Campana, «diviso tra entusiasmo e diffidenza, assimilazione e parziale rigetto». Luzi rimarca la necessità di ripensare il presupposto del rinnovamento poetico italiano di primo Novecento come «elegia di una privazione» che trae la sua origine dalla lezione leopardiana sul «mondo disertato dalle favole che lo avevano reso tollerabile all’uomo e dalla cultura edificata su quelle favole che lo avevano reso unitario» e trasforma i Canti Orfici in «una grande metafora della onnipresenza umile e solenne della vita», tra recessi e labirinti di densa oscurità. I Canti appaiono a Luzi carichi e perfino sovraccarichi di reminiscenze culturali e suggestioni iconiche come in un caleidoscopio mnestico, a testimoniare l’ampiezza delle letture di Campana condotte, quasi sempre, direttamente sui testi originali, grazie alla conoscenza delle lingue (francese, inglese, spagnolo, tedesco), maturata dal poeta nei suoi vagabondaggi, che non esclude l’esibizione di un’ostinata fedeltà nei confronti della tradizione italiana della lirica illustre, pur nella pratica di una flagrante trasgressione, sperimentata nella frangibilità e nella reale frattura della sintassi. Sul fondamento dell’eredità orfica e nietzschiana della circolarità del tempo i Canti si stagliano come «il libro più libro, più “oeuvre” del nostro secolo italiano, insieme con quello coevo di Clemente Rebora, anche se la persistenza dello schema latente della nostra cultura lo ha lasciato nel limbo delle assimilazioni imperfette». Di fronte a una simile crisi di «sottrazione», all’autenticità tragica con la quale il poeta risolve l’equazione arte-vita attraverso la sua dimensione di «eterno errante», Campana «si presenta come un poeta diverso, insieme più antico e più moderno» (Dino Campana oggi, Firenze, Vallecchi, 1973, pp. 140-146; poi in Vicissitudine e forma, Milano, Rizzoli, 1974, pp. 157- 163).

In tempi più recenti, a Marradi, nel 1991, Luzi ha ribadito che «il primo vero contatto con la poesia moderna fu quello con Campana, la prima avventura nella conoscenza della poesia moderna fu appunto la lettura di Campana», per passare poi al vaglio le strutture semantiche profonde e anamorfiche del libro, immergendosi nell’architettura dei Canti, nella loro inadempiuta natura di poema, tra intenzionalità genetica e consapevolezza letteraria, se è vero che già nel Taccuinetto Dino poneva con fermezza gli estremi dell’opera («Parte prima del libro i notturni | e il libro finisce nel Più chiaro giorno di Genova»), spodestato da ultimo dalla notte tirrena «infinitamente occhiuta devastazione». Luzi si è soffermato su archetipi, miti e sogni (la Chimera, la Regina barbara) della poesia campaniana, su valori ed effetti musicali che vanno ben al di là dell’onomatopeia, delle allitterazioni per dar vita a una specifica musicalità che si caratterizza come migrazione di sequenze sonore reiterandosi lungo l’intero libro, di verso in verso, nel perenne ritorno di un «fantasma fonico», a presagire nel calamus l’effigie di una impossibile liberazione dalla malattia e dalla pena, privilegio sofferto delle fratture della solitudine, ove si confondono gesti, suoni, immagini di un’ingannevole vita che incanta e respinge (L’intelligenza progressiva dell’opera di Campana, in Artisti per il Museo d’Arte contemporanea dedicato a Dino Campana e Atti della giornata di studi su Dino Campana del 28 settembre 1991. Relazioni di Luciano Erba, Giovanni Giudici, Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani, Marradi, Comune di Marradi-Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini»-Edizioni Centro Studi Campaniani, 1998, pp. 145-148; ora in Vero e verso. Scritti sui poeti e sulla letteratura, a cura di Daniele Piccini e Davide Rondoni, Milano, Garzanti, 2002, pp. 116-122).

Per parte sua, nel cinquantenario della morte del poeta, un altro dei protagonisti della generazione postmontaliana, Vittorio Sereni, ha affidato al «Corriere della Sera» del 28 febbraio 1982 una tarda testimonianza intesa a rievocare la lettura di Campana negli anni Trenta (Come leggemmo Dino Campana, p. 11; poi in Sentieri di gloria. Note e ragionamenti sulla letteratura, a cura di Giuseppe Strazzeri, introduzione di Giovanni Raboni, Milano, Mondadori, 1996, pp. 123-126, e in Poesie e prose, a cura di Giulia Raboni, con uno scritto di Pier Vincenzo Mengaldo, Milano, Mondadori, 2013, pp. 984-986) con il suffragio dell’ineluttabilità segreta di un’arte che sorse come un’investitura, come un lampeggiamento inatteso in un orizzonte precostituito: «Per quanto potevo riscontrare in me stesso la poesia di Campana agiva in quegli anni come potente antidoto al rischio di irrigidimento in una cifra che andava fissandosi su un malinteso principio di essenzialità – per usare un termine allora in voga, specie dalle nostre parti –, di presunta riduzione all’osso, secondo l’imperativo di una tecnica e di un gusto che si volevano intransigenti ed erano soltanto esosi e restrittivi». Benché in filigrana, l’orientarsi della memoria di Sereni si distingue per un alto grado di recupero formale, lasciando supporre che l’incontro con l’autore degli Orfici sia stato favorito dall’affinità e dalla convergenza con una poesia che, come la propria, lautamente poggiava sull’iterazione ritmica e verbale, sull’ossessività di un’interrogazione fin lì sconosciuta:

«tra sincopi di senso, frasi monche o precarie a coprire dei vuoti, tra blocchi interi di verseggiatura anche frusta o di sintassi straziata, tra sospensioni e riprese di motivi avvoltolantisi su se stessi in insistenze ossessive all’orlo dell’indicibile, ascoltare era infine anche vedere».

Infine, in occasione del conferimento del Premio «Dino Campana», il 25 maggio 2002, nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, Andrea Zanzotto ha tentato di «avvicinare», in un documento esemplare della ‘decifrazione’ della verità a vario titolo connessa con l’esercizio memoriale, il poeta di Marradi, lungamente riposto in una «nicchia» inaccessibile in virtù della sua pronuncia così «terrificante», che non ha mai smesso di agire nel fondo della «conoscenza», negli «strati estremamente profondi della psiche» (Il mio Campana, a cura di Francesco Carbognin, Bologna, Clueb, 2011), al punto che le parole del poeta sembrano propaggini del siderale silenzio su Campana che non manca di stupire chi si accinga a ripercorrerne le pagine critiche comprese tra Fantasie di avvicinamento (Milano, Mondadori, 1991) e Aure e disincanti del Novecento letterario (Milano, Mondadori, 1994).

Sin dal principio la extravagante «fantasia di avvicinamento» di Zanzotto viene precisandosi nei peripli di un «incantesimo» che allinea d’un tratto gli idola delle prime letture giovanili, Hölderlin, Leopardi, Rimbaud, Campana, pur avvertendone le affinità e le differenze. Campana resta per Zanzotto «una presenza costante», «quasi implicita, taciuta, sottintesa», che il poeta accosta con «spavento» in virtù di un insieme di «tensioni convergenti-divergenti», «terrificanti emanazioni di una bomba che stia esplodendo, provocando la ricaduta di tali materiali radioattivi su sé stessi, il loro stratificarsi e riemergere in chissà quale forma». L’andamento anamnestico dell’intervento bolognese affronta con sorvegliata cautela e «turbamento» il nodo «poesia-follia», o piuttosto «quella che in mancanza di meglio si chiama follia», che sospinge Zanzotto a divagazioni contigue – «una forma di esorcisma» – sulla «réalité rugueuse» del dolore della vita e sulla propria esperienza di poeta, cosicché le solitudini boschive e collinari di Zanzotto divengono «sovrimpressioni» delle solitudini campaniane, fino all’allusione al trauma della subnarcosi, che dà il titolo a una lirica accolta in Pasque (1973), eletta quale exemplum della zanzottiana inesauribile discesa nelle viscere del linguaggio, verso lo «scintillio di un possibile | infantilmente aumano» (Le Poesie e Prose scelte, a cura di Stefano Dal Bianco e Gian Mario Villalta, con due saggi di Stefano Agosti e Fernando Bandini, Milano, Mondadori, 1999, p. 391): «Io penso che ognuno abbia a che fare, anche quotidianamente con l’ombra di quella che è l’uscita dalla norma – una norma che può ridursi anche a un’insonnia pervicace e tenebrosa che distrugge la possibilità del giorno, come della notte; o una norma violata come ossessione, come quel tipo di tormento che ha assillato tutti i grandi intellettuali: potremmo risalire persino a Lucrezio, a Paolo Apostolo, a Sant’Agostino».

Dopo aver ricordato una strofe di Genova, città della fuga o dell’approdo, discesa infernale o paradisiaca vertigine («Quando, | Melodiosamente | D’alto sale, il vento come bianca finse una visione di Grazia | Come dalla vicenda infaticabile | De le nuvole e de le stelle dentro del cielo serale | Dentro il vico marino in alto sale,  | Dentro il vico chè rosse in alto sale | Marino l’ali rosse dei fanali |Rabescavano l’ombra illanguidita,   | Che nel vico marino, in alto sale | Che bianca e lieve e querula salì! | «Come nell’ali rosse dei fanali | Bianca e rossa nell’ombra del fanale | Che bianca e lieve e tremula salì: .....» – | Ora di già nel rosso del fanale | Era già l’ombra faticosamente | Bianca  »), Zanzotto legge la sua Organini e diapositive (ora in Conglomerati, Milano, Mondadori, 2009, pp. 154-155), quasi che le continue curvature, le aritmie dei «reticoli fonici e semantici» possano rifrangere in un’estrema vicinanza «il polverio delle discontinuità mentali di Campana», il «latteo suono dei suoi versi», «queste maree di armonie logiche e disarmonie foniche che si inseguono incessantemente, si intersecano, si fondono e si differenziano». La condizione del poeta – rammentava Zanzotto nel 1999 – assomiglia a un esilio dentro la realtà e «la poesia, nei suoi percorsi più o meno carsici, nelle sue radici folli-infantili, nel suo rivolgersi sempre a un futuro in termini di verbum, anche inglobante musiche ed altre arti, nel suo essere ferita e farmaco (modesto) fuori mercato, in disparte nel disparte, si trascinerà avanti con la sua ebrietà di ostinazione e umiltà da contatto col nulla, continuerà i suoi tentativi fraintesa, compresa, e anche creatrice talvolta del fraintendimento» (Dai campi di sterminio allo sterminio dei campi, in Alfonso Berardinelli, Nel caldo cuore del mondo. Lettere sull’Italia. Dialoghi con Geno Pampaloni, Sandro Veronesi, Andrea Zanzotto, Firenze, liberal libri, 1999, pp. 85-99; ora, con il titolo Tra passato prossimo e presente remoto, in Le Poesie e Prose scelte, pp. 1366-1377). Pur tra lacerti onirici e postille autocritiche, nella ricerca di un’autenticità, di un’«oltranza» continuamente insidiate dall’«oltraggio» del reale, la purezza della poesia non chiede avalli.

Ricordo che nei giorni della disfatta di Caporetto, prossimo ormai a serrarsi in un punto della sua breve avventura terrestre, nella prigionia di un dolore senza metamorfosi, Campana aveva congedato il giovane amico Riccardo Bacchelli sul filo dell’evocazione degli spazi sterminati, degli insostenibili abissi della solitudine che fatalmente lo avrebbero atteso: «Ora non ti parlerò di letteratura. Il silenzio è grande e il meglio è non turbarlo colle piccole cose, colle sopravvivenze effimere. In questo silenzio certi momenti mi sento, più spesso mi perdo» (LPD, p. 269).


Nota

Articolato in cinque sezioni, il presente catalogo aspira a illuminare la storia di un autore e del suo unico libro al di qua di ogni ambizione di enciclopedica esaustività ma senza rinunciare alla varietà e alla ricchezza di una campionatura di testi distribuiti nei cento anni che separano l’uscita dei Canti Orfici dall’inaugurazione della mostra presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze.

La decisione di inscrivere la vicenda intellettuale e poetica di Dino Campana in un orizzonte eminentemente italiano ha suggerito di destinare a un’altra occasione e a un’altra sede il censimento delle traduzioni in lingua straniera. Consapevolmente scontata una simile limitazione, basterà aggiungere che la sezione III (I libri di Dino Campana) esibisce per la prima volta tutte le edizioni di scritti campaniani che hanno visto al luce tra il 1914 e il 2014 e accoglie in sequenza stampe e ristampe dei Canti Orfici (nn. 1-29), una numerata serie di excerpta del libro (nn. 30-32), altre opere e scritti sparsi (nn. 33-42), carteggi (nn. 43-51); e che la sezione IV (I libri su Dino Campana) offre una non avara selezione degli innumerevoli studi che a Campana sono stati dedicati nel corso degli anni: bibliografie (nn. 1-3), concordanze (n. 4), cataloghi di mostre (nn. 5-7), biografie (nn. 8-20), monografie (nn. 21-62), antologie della critica (n. 63), atti di convegni e seminari (nn. 64- 69), numeri monografici di riviste (nn. 70-74), opere narrative, poetiche, teatrali e artistiche ‘ispirate’ a Dino Campana (nn. 75-90).

Non è solo per un obbligo formale che desidero esprimere la mia viva gratitudine, per la passione e la determinazione con le quali hanno prefigurato il disegno e deliberato la realizzazione della mostra, a Franco Contorbia e a Giuseppe Matulli, coordinatore del Comitato per la celebrazione del centenario dei Canti Orfici. Fondamentale è stata la collaborazione delle istituzioni elencate di séguito: Comune di Firenze (Luca Brogioni, Riccardo Saettone), Regione Toscana (Massimo Cervelli, Claudia De Venuto), Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti e Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux (Gloria Manghetti, Laura Desideri), Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Maria Letizia Sebastiani, Silvia Alessandri, Roberta Masini), Biblioteca Umanistica dell’Università degli Studi di Firenze (Floriana Tagliabue, Federica Depaolis, Walter Scancarello), Fondazione Gramsci di Roma (Giuseppe Vacca, Silvio Pons, Giovanna Bosman, Arianna Pizzi), Fondazione Primo Conti di Fiesole (Patrizia Balocchini, Maria Chiara Berni), Teatro Studio Krypton di Scandicci (Giancarlo Cauteruccio, Pina Izzi).

Con profonda riconoscenza ringrazio Anna Nozzoli, Andrea Aveto, Antonio Bagnoli, Lorenzo Bertolani, Lea Campos Boralevi, Silvia Chessa, Giorgina Colli, Sofia D’Andrea, Teresa De Robertis, Antonio D’Orrico, Lucia Fallacara, Lapo Fiorini, Stefano Giovannuzzi, Roberto Maini, Marco Manetti, Mario Graziano Parri, Piero Scapecchi, Gaetano Tomaselli, Lucio Trizzino, Stefano Verdino.

Un ringraziamento speciale rivolgo al direttore, Alessandro Sardelli, e al personale della Biblioteca Marucelliana per avere in vario modo collaborato alla realizzazione della mostra, in particolare: Enza Bordenca, Alessandra Briganti, Adriana Camarlinghi, Marta Carnovale, Giovanna Colangelo, Serena Colongo, Annamaria Conti, Luigi Fazzino, Silvia Fusco, Margherita Maniscalco, Donatella Misuri, Maria Rosaria Pieroni, Sandra Romoli, Marco Tozzi.

                                                                         

                                                                                                                                                                                      F. C.


DINO CAMPANA

CANTI ORFICI

1914 - 2014

 

MANOSCRITTI, DOCUMENTI, LIBRI, IMMAGINI


I

IL PIÙ LUNGO GIORNO:

BREVE STORIA DI UN MANOSCRITTO PERDUTO E RITROVATO



Lungo il crinale di un déracinement dalla realtà concresciuto tra inquietudini che sfoceranno nella fuga e nell’isolamento in nome di una tragica autenticità, nel marzo 1916 Dino Campana indirizzava a Emilio Cecchi la nitida rievocazione delle peregrinazioni del manoscritto che, con il titolo Il più lungo giorno, raccoglieva la primitiva stesura dei Canti Orfici. Consegnato dal poeta a Giovanni Papini il 12 dicembre 1913 per una eventuale, e ovviamente parziale, pubblicazione su «Lacerba», Il più lungo giorno fu ceduto da Papini ad Ardengo Soffici e da questi smarrito per «negligenza» e indifferenza

«nel gran sottosopra» di un trasloco: «Venuto l’inverno [1913] andai a Firenze all’Acerba a trovare Papini che conoscevo di nome. Lui si fece dare il mio manoscritto (non avevo che quello) e me lo restituì il giorno dopo e in un caffè mi disse che non era tutto quello che si aspettava (?) ma era molto molto bene e m’invitò alle giubbe rosse per la sera. Io ero un povero disgraziato esausto avvilito vestito da contadino con i capelli lunghi e un po’ parlavo troppo bene un po’ tacevo. Costetti ci ha il mio ritratto d’allora a Firenze. Per tre o quattro giorni andò avanti poi Papini mi disse che gli rendessi il manoscritto ed altre cose che avevo, ché l’avrebbe stampato sull’Acerba. Ma non lo stampò. Io partii non avendo più soldi (dormivo all’asilo notturno ed era il giorno che loro facevano le puttane sul palcoscenico alla serata futurista incassando cinque o seimila lire) e poi seppi che il manoscritto era passato nelle mani di Soffici. Scrissi 5 o 6 volte inutilmente per averlo e mi decisi di riscriverlo a memoria, giurando di vendicarmi se avevo vita. Quegli sbirri fecero così perché mi sapevano strettamente sorvegliato e contro me tutto era lecito. I poliziotti mi seguivano e mi facevano insultare dovunque andavo e Papini e Soffici si fecero complici degli assassini mentre io pieno di fiducia gli abbandonavo in mano quello che era la sola giustificazione della mia esistenza» (LPD, pp. 130-133 e 137-140).

Inizia di qui, dai rituali e dalle nequizie della consorteria letteraria e dei «cari sciacalli del cupolone fiorentino», la mitografia dello smarrimento del «vecchio taccuino coperto di carta ruvida e sporca», destinato a divenire emblema di una verità poetica derisa e esiliata nel mondo. Del ritrovamento del leggendario scartafaccio nella casa di Poggio a Caiano ad opera della figlia di Soffici, Valeria, diede notizia Mario Luzi sul «Corriere della Sera» del 17 giugno 1971 (Un eccezionale ritrovamento fra le carte di Soffici. Il quaderno di Dino Campana, p. 12; ora, nell’importante fascicolo monografico Desiderio di verità e altri scritti inediti e rari, a cura di Eugenio De Signoribus, Enrico Capodaglio e Feliciano Paoli, premessa di Stefano Verdino, in «istmi», 33, 2014, pp. 82-84). Più d’una perplessità intorno alle circostanze del rinvenimento dell’autografo campaniano, verosimilmente già scoperto da Soffici attorno al 1953 (o ancor prima?) e celato per insondabili ragioni d’opportunità, ha avanzato a partire dal 1981 Franco Contorbia, nella relazione, mai data alle stampe, intitolata «Il più lungo giorno»: un manoscritto smarrito?, letta sabato 3 ottobre nel corso del XXXII Convegno di Studi Romagnoli (Marradi, 3-4, 10-11 ottobre), e riproposta, con qualche variante, nei convegni La Liguria per Dino Campana. Il viaggio, il mistero, il mare, la mediterraneità (Genova-La Spezia 11-12-13 giugno 1992) e O poesia tu più non tornerai. Campana moderno (Macerata, 25-26 ottobre 2002). In realtà, già nel capitolo Dino Campana a Firenze dei Ricordi di vita artistica e letteraria (Firenze, Vallecchi, 1931, pp. 109-129), primamente apparso sulla «Gazzetta del Popolo» del 16 e del 30 ottobre 1930, Soffici accennava con precisione allo «scartafaccio scritto per tutti i versi, dove nella stessa pagina maculata e sgualcita si vedevano brani di canzoni, note di viaggio e antiche operazioni aritmetiche cancellate», così come, in una «testimonianza privata» resa a Enrico Falqui vent’anni dopo, soltanto una memoria prodigiosa avrebbe potuto sorreggerlo nel rammentare con esattezza le due epigrafi da Nietzsche e da Gide poste da Campana «in fronte a un manoscritto dei Canti Orfici» (Per una storia del rapporto tra Nietzsche e Campana, in Galleria degli scrittori italiani. Dino Campana, a cura di Mario Costanzo e Luigi Capelli, in «La Fiera letteraria», VIII, 24, 14 giugno 1953, p. 5; ora, con il titolo Dino Campana. In bacheca con Nietzsche, in Novecento letterario. Serie quarta, Firenze, Vallecchi, 1954, pp. 88-97). 

Alle medesime conclusioni di Contorbia sarebbe approdato Gabriel Cacho Millet nell’articolo Il manoscritto di Campana: perduto, ritrovato e venduto («Wuz», III, 3, maggio-giugno 2004, p. 37), confortato da una precedente testimonianza di Luigi Cavallo che già nel 1965 avrebbe intravisto il manoscritto tra le carte di Soffici, morto a Vittoria Apuana il 19 agosto 1964 (Come nel ’65 ritrovai la copia smarrita tra le carte di Soffici a Poggio a Caiano, in «il Giornale», 13 settembre 2002, p. 29).

Il più lungo giorno fu esposto, nel marzo 1973, al Gabinetto Vieusseux, durante la Mostra bio-bibliografica su Dino Campana, a cura di Maura Del Serra e, dodici anni più tardi, nella Sala del Consiglio comunale di Marradi, in occasione del centenario della nascita del poeta, per poi ricomparire a Roma da Christie’s nel 2004, dopo un’inaccessibilità trentennale, ed essere acquistato per 213.425 euro dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, che, infine, lo affiderà alla Biblioteca Marucelliana. Nel 1973 era stato pubblicato in edizione critica (con riproduzione anastatica) da Domenico De Robertis, con prefazione di Enrico Falqui (Roma-Firenze, Archivi Arte e cultura dell’età moderna d’intesa con Vallecchi, 1973); recentemente Stefano Giovannuzzi ne ha procurato una nuova edizione (Firenze, Le Càriti, 2004), «rivista e corretta» nel 2011. A partire dal 2006 la Biblioteca Marucelliana ha reso disponibile in rete la consultazione digitale del manoscritto.


 1.Il più lungo giorno. 

Biblioteca Marucelliana, Firenze

Interno della copertina anteriore e p. [1] dell'autografo, cc. 72, non numerate, di un quaderno composto di tre fascicoli di 12 fogli (24 cc.) ciascuno, legato in cartone grezzo semirigido di colore biancastro, con evidenti macchie. Tranne le pagine [53-56], [109-111] e [140-144], lasciate in bianco, le carte sono ricoperte, sul recto e sul verso, della scrittura autografa del poeta a penna (solo due cancellature sono a matita), compreso il rovescio del piatto anteriore della copertina dove sono scritti, a grandi caratteri, titolo dell’opera e nome dell’autore; d’altra mano alcune operazioni aritmetiche e l’appunto «Problema | Una carrozza» (pp. [14], [15], [144]). Per una minuta descrizione si rimanda alla scheda di Andrea Cortellessa in Libri, Autografi, Disegni e Memorabilia del XX secolo, Roma, Christies’s, giovedì 18 marzo 2004, pp. 3-6.


2.Il più lungo giorno, [2-3].

Biblioteca Marucelliana, Firenze


3.Il più lungo giorno, [40-41].

Biblioteca Marucelliana, Firenze


4. Il più lungo giorno, Roma-Firenze, Archivi Arte e cultura dell’età moderna d’intesa con Vallecchi, 1973. Biblioteca Marucelliana, Firenze

Edizione in due volumi, in mille copie numerate da 1 a 1000. Esemplare n. 342. Vol. I. Il più lungo giorno, prefazione di Enrico Falqui, testo critico a cura di Domenico De Robertis: Enrico Falqui, Storia di un manoscritto (pp. XI-XXXVIII); Domenico De Robertis, Nota al testo (pp. XLI-L); Il più lungo giorno (pp. 1-83); Indice (pp. 85-86). Vol. II. Il più lungo giorno. Riproduzione anastatica del manoscritto ritrovato dei Canti orfici (pp. 1-144).

  1. Il più lungo giorno, a cura di Stefano Giovannuzzi, Firenze, Le Càriti, 2004

Contiene: Stefano Giovannuzzi, «Il più lungo giorno» di Campana (pp. 9-49); Il più lungo giorno (pp. 51-129); Nota al testo (pp. 131-149); Indice generale (pp. 151-152).

  1. Il più lungo giorno, a cura di Stefano Giovannuzzi, Firenze, Le Càriti, Collezione privata

Seconda edizione «rivista e corretta». Contiene: Stefano Giovannuzzi, «La Verna» e «Il più lungo giorno»: storia del manoscritto perduto (pp. 9-50); Ringraziamenti (p. 51); Il più lungo giorno (pp. 53-137); Nota (pp. 139-166); Indice (pp. 167-168).


 

II

CANTI ORFICI:

UN CONTRATTO DI STAMPA E SEI ESEMPLARI CON DEDICA

Nell’estate del 1914, presso una piccola tipografia dell’antico borgo di Marradi, intorno al quale fanno corona le montagne dell’Appennino tosco-romagnolo, estremo confine della provincia di Firenze, furono pubblicati i Canti Orfici, il libro che Campana scrisse e riscrisse e che avrebbe dovuto costituire la «giustificazione» della sua vita. In una lettera a Giovanni Boine nel gennaio 1916 Dino confessava: «Je retournai à la campagne et j’écrivis de memoire mes canti orfici et je réussis à le faire publier par un brute de mon village» (LPD, pp. 122-123). Il contratto con il tipografo Bruno Ravagli fu firmato a Marradi, testimoni Luigi Bandini e Camillo Fabroni, il 7 giugno 1914 e prevedeva la stampa di mille copie entro il mese di luglio (ma verosimilmente tale numero non fu raggiunto). Nell’occasione viene anche stabilito che «la copertina dovrà essere in carta a mano grigia con titolo in rosso», ma lo stampatore non obbedirà alla prescrizione e appronterà un’edizione «modesta, umile, francescana», come racconterà Federico Ravagli, compagno di goliardia di Dino a Bologna. Il prezzo di copertina è di lire 2,50. Campana (o Bandini) si impegnerà a versare un anticipo di centodieci lire e in cambio riceverà venti esemplari dei Canti; altre quarantaquattro copie, che valevano la caparra, saranno consegnate ai sottoscrittori, parenti e conoscenti di Marradi e amici bolognesi. A settembre il libro sarà in vendita a Firenze, presso la Libreria della «Voce» e la Libreria Gonnelli.

Il profilo artigiano dell’impresa tipografica di Bruno Ravagli rende incerta e dimessa la realizzazione del libro, tra «varianti di tiratura» e correzioni di refusi a stampa avviata, come la caduta di un rigo alla quale rimedia l’errata corrige leggibile in una parte degli esemplari, nell’ultima pagina dopo i ringraziamenti («E.C. – Essendo andata all’aria l’ultima riga della pagina 151 la riproduciamo qui: diosa, virginea testa reclina d’ancella mossa»), ai quali si sommano gli interventi di Campana sul frontespizio, sulla pagina successiva con la dedica «A Guglielmo II Imperatore dei Germani» e sulla scritta nella coperta posteriore («Die Tragödie des letzten Germanen in Italien»). Dell’edizione marradese dei Canti Orfici si espongono in mostra gli esemplari con dedica donati da Campana a Sibilla Aleramo, Giuseppe De Robertis, Dario de Tuoni, Luigi Fallacara, Arrigo Levasti, Antonio Salvetti, in larga parte contrassegnati dalle indefesse scorribande correttorie del poeta disseminate in regresso sulla princeps. Si tratta di riscritture e giunte autografe, cancellature, postille in margine, correzioni, tormentati ripensamenti vergati con inchiostro ossidato e sbiadito, che illuminano l’officina dello scrittore e, al contempo, sanciscono l’impossibilità di accogliere le correzioni d’autore, anche solo per l’ambigua fisionomia del gorgo delle varianti campaniane, tra la labilità e l’ambivalenza degli indizi di antecedenza o posteriorità cronologica. Per una minuta descrizione degli esemplari e per la perigliosa storia tipografica dell’edizione marradese si rimanda alle appassionate ricognizioni bibliografiche condotte da Roberto Maini e Piero Scapecchi («Ho bisogno di essere stampato». Un incunabolo del Novecento: I Canti Orfici di Dino Campana. Parte prima: La stampa e Parte seconda: Gli esemplari, in «Rara Volumina», 2, 1995, pp. 49-58, e 2, 1996, pp. 55-73) e al loro nuovo, importante censimento delle copie dei Canti rintracciate in biblioteche pubbliche e private (L’avventura dei Canti Orfici. Un libro tra storia e mito, con un racconto di Marco Vichi, Firenze, Edizioni Gonnelli, 2014).


  1. Contratto per la stampa dei Canti Orfici, sottoscritto da Bruno Ravagli, Dino Campana, Luigi Bandini e Camillo Fabroni, Marradi, 7 giugno

Fondo Luigi Bandini, Fondazione Primo Conti, Fiesole Autografo, su 3 facciate di foglio protocollo. Prima delle firme l’indicazione «Sette Giugno Millenovecentoquattordici, sottoscritto in Marradi». Contratto stipulato tra Dino Campana e lo stampatore Bruno Ravagli, che contribuì, anche finanziariamente, alla pubblicazione della prima edizione dei Canti Orfici. Il documento reca in calce le firme di Ravagli, di Campana e dei testimoni, Luigi Bandini e Camillo Fabroni. Notizie intorno al contratto e al Fondo Bandini sono rinvenibili in due studi di Gloria Manghetti, Parte terza. Frammenti di autocoscienza, in Dal Vate al Saltimbanco. L’avventura della poesia a Firenze tra belle époque e avanguardie storiche. Album storico e iconografico, a cura di Adele Dei, Simone Magherini, Gloria Manghetti, Anna Nozzoli, con un saggio introduttivo di Gino Tellini, Firenze, Olschki, 2008, pp. 117-177 (152), e Del Fondo Luigi Bandini, ma non solo, in «Nuova Antologia», CXLVIII, 2266, aprile-giugno 2013, pp. 198-210.


 

2. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma. Dedica autografa nell’occhietto: «Con cuore fraterno a | Sibilla Aleramo | Dino Campana | Il Barco 5 agosto 1916». L’esemplare, disseminato di postille, giunte, emendamenti autografi, è stato parzialmente descritto da Gabriel Cacho Millet in Dino Campana fuorilegge, Palermo, Novecento, 1985, pp. 223-233.


 

 

3. Domodossola 1915, in Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Autografo su tre facciate (pp. [4-6]) dell’esemplare donato a Sibilla Aleramo. Archivio Sibilla Aleramo, Fondazione Gramsci, Roma.


  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Dedica autografa nell’occhietto: «A Giuseppe de Robertis | con stima | Dino Campana».
  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Collezione privata De Robertis, Firenze. Nella p. [3] con dedica a Guglielmo II, di séguito nota autografa in inchiostro viola: «per far dispetto | al farmacista al sindaco all’arciprete | ecc. ecc. di Marradi | Dino Campana | 23 novembre 1914 (4 riscritto su 3)».

  6. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Dedica autografa nell’occhietto de La Notte (p. [5]): «A Dario de Tuoni | buon poeta e buon | amico |                 Souvenir d’un pendu | Dino Campana». Collezione privata, Firenze.

 


 

7. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Collezione privata Fallacara, Firenze. Dedica autografa: «All’egregio amico e poeta | Fallacara in segno di | vivace stima | Dino Campana». L’esemplare, privo del frontespizio, reca numerosi interventi correttori autografi (cancellature, postille, segni di evidenziazione), parzialmente descritti in Luigi Fallacara, Ricordo di Dino Campana, con testi e autografi di Campana, a cura di Luigi Fallacara e Giorgio Grillo, Firenze, Del Bianco, 1994.

 


 

 

8. Arabesco – Olimpia, in Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Autografo su due facciate (pp. [82-83]) dell’esemplare donato a Luigi Fallacara.  Collezione privata Fallacara, Firenze.


 

  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Dedica autografa nell’occhietto: «All’eccellente pittore | Antonio Salvetti | in ricordo | Dino Campana | Signa 16 aprile 1916». Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze.

 

  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Dedica autografa nell’occhietto: «Al letterato Levasti | in segno di stima | Dinò Campana». Collezione privata Lucio Trizzino, Firenze.


 

III

 

I LIBRI DI DINO CAMPANA

Dopo la pubblicazione, nel 1914, dei Canti Orfici che Dino «portava addosso come un certificato di nascita» (scriverà Camillo Sbarbaro in Sproloquio d’estate, in «L’Azione», III, 140, 12-13 giugno 1921, p. 3; poi in Liquidazione, Torino, Ribet, 1928, pp. 139-151, e in Trucioli, Milano, Mondadori, 1948, pp. 143-151), una lunga e impervia odissea editoriale ne segnerà la sorte, negando per lungo tempo al libro l’assetto teleologico e decisivo della princeps, non soltanto perché a sommuoverne le vestigia interviene la mano stessa di un autore che non riesce a distaccarsi dalla propria opera, preda di un assillo poetico e di una disposizione fabrile che assumono en exergue la bruciante vitalità di uno scacco, ma anche a causa degli arbitri e della disattenzione dei primi editori.

Con l’edizione Vallecchi del 1928, Canti Orfici ed altre Liriche. Opera completa, con prefazione di Bino Binazzi, viene per la prima volta accolto nei Canti Orfici un mannello di testi sotto il titolo Liriche, radunando quanto Campana aveva dato alle stampe in rivista dopo la pubblicazione del libro, vale a dire i testi apparsi tra l’agosto 1915 e il marzo 1917: A M. N., A Bino Binazzi (Toscanità), Frammento, Arabesco-Olimpia (secondo l’ordine e i titoli apparsi nell’edizione Vallecchi). Ad essi è annesso il canto postribolare del Notturno teppista,  così  come  compare,  provvisto  dell’indebita  coda  dei  Vecchi versi, nel «mensile tosco-romagnolo di vita e d’arte» «La Teda» (I, 4-5, novembre-dicembre 1922, p. 121), su testo fornito dalla famiglia Campana.

Non riconosciuto dall’autore, anzi biasimato, impropriamente mutilo del sottotitolo («Die Tragödie des letzten Germanen in Italien»), della dedica e del colophon whitmaniano, il volumetto è costellato di varianti, al punto che dal reclusorio di Castel Pulci il 2 giugno 1930 Dino scriverà al fratello Manlio, lamentando con sardonica perspicuità refusi e arbitri, «i continui errori del testo che è così irriconoscibile» e ribadendo che l’unico punto di riferimento testuale attendibile resta «l’edizione originale di Marradi» (LPD, p. 299). Seppur malsicura la cosiddetta edizione Binazzi ha il merito di perpetuare la traccia dell’opera di Campana nei due decenni successivi – data anche la non facile reperibilità dell’edizione marradese –, sino al dicembre 1941, quando s’inaugura l’egemonia trentennale dell’edizione delle opere di Campana per Vallecchi affidata a Enrico Falqui, con la pubblicazione della «terza edizione» dei Canti orfici e, l’anno successivo, in gennaio, del volume di Inediti («senza imbonimenti o commenti di sorta, a meno di voler considerare tali le dilucidazioni necessarie per serbare al testo la propria assoluta integrità», p. 305), con il quale ha inizio lo svelamento di una vasta serie di materiali, prove, appunti, rielaborazioni in precedenza insospettabili.

Sempre per la cura pionieristica ancorché non sempre irreprensibile di Falqui vedranno la luce nel 1952 la quarta edizione dei Canti orfici e altri scritti e nel 1960, accanto alla Cronistoria dei «Canti orfici», la quinta edizione, con continui ritocchi e giunte «grazie a rettifiche e a reperimenti», e la sesta nel 1962. Seguiranno, rispettivamente nel 1966 e nel 1973, la prima edizione commentata dell’opera campaniana, curata sempre da Falqui ma annotata e commentata da Silvio Ramat, e «tutta l’opera» (Opere e contributi, con prefazione di Mario Luzi, note di Domenico De Robertis e Silvio Ramat, carteggio con Sibilla Aleramo a cura di Niccolò Gallo).

A partire dal Quaderno, accolto da Falqui tra gli Inediti del 1942, a dieci anni esatti dalla scomparsa del poeta, la galassia di inediti venuti alla luce e dati alle stampe di volta in volta con pausate e bizzarre epifanie contribuirà a incrinare parzialmente l’immagine di Campana scrittore unius libri, approfondendo il disegno delle dinamiche genetiche dell’opera edita e inedita del poeta, in una graduale acquisizione di dati relativi alla «verità» dei testi, per giungere all’accertamento di significati rimasti nell’ombra, pur nel garbuglio di densa stratificazione di numerose, esili, sofferte, sovrapposte stesure (frammenti e elaborazioni ancora spesso allo stato magmatico, abbozzi di primo getto e redazioni già assestate). Dopo gli esercizi di apprendistato poetico del Quaderno, Franco Matacotta pubblicherà con scarsa perizia filologica il Taccuino nel raro libretto delle edizioni degli «Amici della Poesia» di Fermo nel 1949: più tardi seguiranno il Taccuinetto faentino, edito in forma «scrupolosamente diplomatica» da Domenico De Robertis per Vallecchi nel 1960; il Fascicolo marradese inedito del poeta dei «Canti Orfici», a cura di Federico Ravagli, pubblicato postumo nel 1972 per Giunti-Bemporad-Marzocco, da Anna, figlia dell’antico amico di Campana; nel 1973, in edizione critica, con riproduzione anastatica, a cura di Domenico De Robertis, premessa di Enrico Falqui, Il più lungo giorno (Roma-Firenze, Archivi-Arte e cultura dell’età moderna d’intesa con Vallecchi).

 Alla fine degli anni Settanta prende avvio una nuova stagione che annovera esercizi di rigoroso metodo ecdotico e filologico, una operosa attività di edizione e di interpretazione di testi campaniani condotta in primo luogo da Fiorenza Ceragioli, con l’importante commento vallecchiano dei Canti Orfici del 1985, riversato in «nuova edizione» Rizzoli nel 1989 e, nel 1990, l’edizione critica, per le «Pubblicazioni della Classe di Lettere e Filosofia» della Scuola Normale Superiore di Pisa, dei Taccuini (il Taccuino Matacotta e il Taccuinetto Faentino); da Giorgio Grillo con l’edizione critica dei Canti Orfici (Firenze, Vallecchi, 1990); da Stefano Giovannuzzi con le edizioni de Il più lungo giorno (Firenze, Le Càriti, 2004 e 2011) e del Taccuino (a cura di Franco Matacotta, seguito da Taccuino Matacotta, trascrizione di Fiorenza Ceragioli, introduzione di Stefano Giovannuzzi, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2014). Nel corso degli ultimi anni si sono avvicendate numerose ristampe dei Canti Orfici e di altri testi extravaganti (Neuro Bonifazi, Silvio Ramat, Alberto Asor Rosa, Gianni Turchetta, Mario Lunetta, Sebastiano Vassalli, Renato Martinoni, Giuseppe Sandrini), non indifferenti alle puntuali acquisizioni filologiche che hanno permesso di leggere la complessa stratigrafia della scrittura campaniana. Nel 1986 il grande tipografo Tallone di Alpignano ha pubblicato un’edizione pregiata dei Canti, seguita da ‘anastatiche’ di modesto profilo (Canti Orfici, presentazione di Rodolfo Ridolfi, introduzione di Pedro Luis Ladrón de Guevara, Firenze, Libreria Chiari, 1994; Marradi, Edizioni Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini», 2004).

Dopo la pubblicazione delle memorabili Lettere di Sibilla Aleramo e Dino Campana, a cura di Niccolò Gallo, con prefazione di Mario Luzi (Firenze, Vallecchi, 1958), più volte riedite da Bruna Conti sino al 2014 (Un viaggio chiamato amore. Lettere 1916-1918, Milano, «Corriere della Sera»), una ininterrotta, strenua attività di indagine e ricerca degli epistolari e degli autografi di Campana è stata intrapresa da Gabriel Cacho Millet, infaticabile collettore e ordinatore di testimonianze sottratte alla inclemente dispersione del tempo e degli uomini, da Dino Campana fuorilegge (Palermo, Novecento, 1985); Dolce illusorio sud. Autografi sparsi: 1906-1918 (Roma, Edizioni Postcart, 1997); Dino Campana sperso per il mondo. Autografi sparsi 1906-1918 (Firenze, Olschki, 2000), alle edizioni degli epistolari Le mie lettere sono fatte per essere bruciate (Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1978); Souvenir d’un pendu. Carteggio 1910-1931 con documenti inediti e rari (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985) sino a Lettere di un povero diavolo, con altre testimonianze epistolari su Dino Campana (1903- 1908), (Firenze, Polistampa, 2011), ove lo studioso ricapitola i risultati di un trentennale lavoro, in una struttura composita e di generosa ampiezza documentaria.

 


  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914. Biblioteca Marucelliana, Firenze.

                                                                                     


 

 

 

  1. Bino Binazzi, Gli ultimi bohêmes d’Italia. Dino CampanaBiblioteca Marucelliana, Firenze. Autografo, cc. 17, carte sciolte numerate in alto a sinistra, vergate a penna sul solo recto con cancellature e varianti. Sul verso della c. 17 compare l’indicazione a lapis: «Gli ultimi bohêmes d’Italia | Bino Binazzi | 9 – 3 22». Prima stesura dell’elzeviro pubblicato da Binazzi su «Il Resto del Carlino» del 12 aprile 1922, rifuso con qualche variante nella Prefazione ai Canti Orfici ed altre Liriche. Opera completa, con prefazione di Bino Binazzi, Firenze, Vallecchi, 1928.

 


 

 

  1. Canti Orfici ed altre Opera completa, con prefazione di Bino Binazzi, Firenze, Vallecchi, 1928. Fondo Aldo Palazzeschi, Biblioteca Umanistica, Università degli Studi di Firenze Contiene: Bino Binazzi, Prefazione (pp. 7-18); Canti Orfici (pp. 19-148); Liriche (p. 149): A M. N. (pp. 151-153); A Bino Binazzi (Toscanità) (p. 155); Frammento (p. 157); Arabesco-Olimpia (pp. 159-160); Notturno teppista (pp. 161-162); Indice (pp. 163-166).


 

  1. Canti orfici. Terza edizione a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, Contiene: Canti orfici (pp. 7-171); Nota al testo (pp. 173-195); Bibliografia (pp. 197-205); Indice (pp. 209-210). Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze.

 


 

5. Canti orfici e altri scritti. Quarta edizione a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi. Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze. Contiene: Canti orfici (pp. 9-127); Versi sparsi (p. 129): Bastimento in viaggio (già: Frammento) (p. 131); Arabesco-Olimpia (pp. 132-133); Toscanità (già: A Bino Binazzi) (p. 134); Vecchi versi (p. 135); A M[ario] N[ovaro] (pp. 136-138); Notturno teppista (p. 139); Quaderno (pp. 141-208); Da Taccuini, abbozzi e carte varie (pp. 209-296); Nota al testo (pp. 297-362); Bibliografia (pp. 363-373); Indice (pp. 375-381).

 


                                                                                                 

  1. Canti orfici e altri scritti, Quinta edizione a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Canti orfici (pp. 5-129); Versi sparsi (p. 131): Bastimento in viaggio (già: Frammento) (p. 133); Arabesco-Olimpia (pp. 134-135); Toscanità (già: A Bino Binazzi) (p. 136); Vecchi versi (p. 137); A Mario Novaro (pp. 138-140); Notturno teppista (p. 141); Quaderno (pp. 143-215); Da Taccuini, abbozzi e carte varie I (pp. 217-261); II (pp. 263-314); Nota (pp. 315-317); Indice (pp. 319-325).

  1. Canti orfici e altri scritti. Sesta edizione a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi, Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Canti orfici (pp. 5-129); Versi sparsi (p. 131): Bastimento in viaggio (già: Frammento) (p. 133); Arabesco-Olimpia (pp. 134-135); Toscanità (già: A Bino Binazzi) (p. 136); Vecchi versi (p. 137); A Mario Novaro (pp. 138-140); Notturno teppista (p. 141); Quaderno (pp. 143-215); Da Taccuini, abbozzi e carte varie I (pp. 217-261); II (pp. 263-314); Nota (pp. 315-317); Indice (pp. 319-325).

  1. Canti orfici e altri scritti, nota biografica a cura di Enrico Falqui, nota critica e commento di Silvio Ramat, Firenze, Vallecchi, Collezione privata Contiene: Enrico Falqui, Nota biografica (pp. V-XIV); Silvio Ramat, Nota critica (pp. XV-XVIII); Nota bibliografica (p. XIX); Canti orfici (pp. 1-121); Note ai «Canti orfici» (pp. 123-142); Versi sparsi (pp. 143-153); Note ai «Versi sparsi» (pp. 155-156); Quaderno (pp. 157-229); Note al «Quaderno» (pp. 231-242); Da Taccuini, abbozzi e carte varie. I. (pp. 243-287); Da Taccuini, abbozzi e carte varie. II. (pp. 289-340); Note a «Taccuini, abbozzi e carte varie» (pp. 341-354); Indice (pp. 355-362).


 

  1. Canti orfici e altri scritti, introduzione di Carlo Bo, con una cronologia della vita dell’Autore e dei suoi tempi, una antologia critica e una bibliografia a cura di Arrigo Bongiorno, Milano, Mondadori. Collezione privata Contiene: Sommario (pp. V-IX); Campana e i suoi tempi (pp. XII-XXIX); Carlo Bo, Introduzione (pp. XXXI-XXXV); Antologia critica (pp. XXXVI-XXXIX); Bibliografia (pp. XL- XLII); Canti orfici (pp. 3-69); Versi sparsi (p. 71): Bastimento in viaggio (p. 73); Arabesco-Olimpia (pp. 73-74); Toscanità (p. 74); Vecchi versi (pp. 74-75); A Mario Novaro (pp. 75-77); Notturno teppista (p. 77); Quaderno (pp. 79-120); Da Taccuini, abbozzi e carte varie, I (pp. 121-141); Da Taccuini, abbozzi e carte varie, II (pp. 143-168).


 

  1. Opere e contributi, a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi. Collezione privata. Edizione in due volumi racchiusi in cofanetto, a cura di Enrico Falqui, prefazione di Mario Luzi, note di Domenico De Robertis e Silvio Ramat, Carteggio a cura di Niccolò Gallo. Vol. I: Mario Luzi, Al di qua e al di là dell’elegia (pp. V-X); Canti orfici (pp. 5-90); Silvio Ramat, Commento e note. Il «germano» e la sua notte (pp. 93-101); Note ai «Canti orfici» (pp. 103-124); Enrico Falqui, Per una cronistoria dei «Canti orfici» (pp. 125-280). Vol. II: Versi sparsi (pp. 283-290); Silvio Ramat, Note ai «Versi sparsi» (pp. 291-293); Quaderno (pp. 294-355); Silvio Ramat, Note al «Quaderno» (pp. 357-371); Da Taccuini, abbozzi e carte varie. I (pp. 373-408); Da Taccuini, abbozzi e carte varie. II (pp. 409-450); Silvio Ramat, Note a «Taccuini, abbozzi e carte varie» (pp. 451-466); Taccuinetto faentino (pp. 467-498); Domenico De Robertis, Note al «Taccuinetto faentino» (pp. 499-517); Carteggio con Sibilla Aleramo (p. 519): Mario Luzi, Prefazione (pp. 521-524); Carteggio (pp. 525-633); Indice (pp. 635-639).

 


  1. Canti Orfici, con il commento di Fiorenza Ceragioli, Firenze, Vallecchi. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Fiorenza Ceragioli, Introduzione (pp. VII-LVII); Nota al testo (pp. LIX-LXIII); Sigle e abbreviazioni (p. LXV); Canti Orfici (pp. 3-333); Orientamento bibliografico (pp. 335-350); Indice (pp. 351-352).

 

  1. Canti Orfici (Die Tragödie des letzten Germanen in Italien), Alpignano, Tallone, Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze. «Questa edizione, composta a mano con i tipi disegnati da Claude Garamond, è stata impressa in 440 copie su carta Magnani, di cui 425 su vergata avorio e 15 su vergata crème al tino. Licenziata dai torchi il 28 febbraio 1986». Contiene: Mario Luzi, Presentazione (pp. 11-15); Canti Orfici (pp. 19-171); Indice (pp. 173-175).

  1. Canti Orfici, a cura di Gianni Turchetta, Milano, Marcos y Marcos. Contiene: Gianni Turchetta, Introduzione (pp. 5-28); Nota biografica (pp. 29-34); Bibliografia (pp. 35-46); Canti Orfici (pp. 47-207). Biblioteca Marucelliana, Firenze.


 

 

  1. Canti Orfici, introduzione e commento di Fiorenza Ceragioli, nuova edizione, Milano, BUR. Collezione privata. Contiene: Fiorenza Ceragioli, Introduzione (pp. 7-50); Cronologia della vita e delle opere (pp. 51-55); Giudizi critici (pp. 56-62); Orientamento bibliografico (pp. 63-71); Nota al testo (pp. 72-74); Canti Orfici (pp. 77-234); Commento (pp. 235-420); Sommario (pp. 421-422).

  1. Canti Orfici e altre poesie, introduzione e note di Neuro Bonifazi, Milano, Garzanti. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Neuro Bonifazi, Introduzione. Dino Campana: la vita, profilo storico-critico dell’autore e dell’opera, guida bibliografica (pp. V-XXXIII); Canti Orfici (pp. 1-93); Altre poesie (pp. 95-124); Note. Note ai «Canti Orfici» (pp. 125-172); Note a «Altre poesie» (pp. 173-177); Indice (pp. 179-181).

 

  1. Canti Orfici, a cura di Mario Lunetta, Roma, Newton Compton. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze Contiene: Mario Lunetta, Introduzione (pp. 7-17); Cronologia della vita e delle opere (pp. 18-22); Bibliografia di e su Campana (pp. 23-28); Canti Orfici (pp. 29-134); Indice (pp. 135- 136).


 

 

  1. Canti Orfici. Versi e scritti pubblicati in vita. Inediti, introduzione e cronologia della vita dell’Autore di Sebastiano Vassalli, note ai testi e nota bibliografica a cura di Carlo Fini, Milano, TEA, 1989. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Sebastiano Vassalli, Introduzione (pp. I-XVI); Sebastiano Vassalli, Cronologia della vita dell’Autore (pp. XIX-XXVIII); Carlo Fini, Nota bibliografica (pp. XXIX-XLV); Canti Orfici (pp. 1-96); Carlo Fini, Note ai «Canti Orfici». Un libro tra storia e leggenda (pp. 97-108); Versi e scritti sparsi pubblicati in vita (pp. 109-127); Carlo Fini, Note a «Versi e scritti sparsi pubblicati in vita» (pp. 129-134); Inediti, 1 [Quaderno] (pp. 135-197); Carlo Fini, Note agli «Inediti», 1. Un «Quaderno» pieno zeppo di poesie (pp. 199-201); Inediti, 2 [Taccuini, abbozzi e carte varie, I] (pp. 203-238); Inediti, 3 [Taccuini, abbozzi e carte varie, II] (pp. 239-273); Carlo Fini, Note a «Inediti», 2 e «Inediti», 3 (pp. 275-281); Inediti, 4 [Taccuinetto faentino] (pp. 283-314); Carlo Fini, Note a «Inediti», 4. «Taccuinetto faentino»: un prezioso «groviglio» di appunti (pp. 315-317); Indice (pp. 319-325).

  1. Canti Orfici, edizione critica a cura di Giorgio Grillo, Firenze, Vallecchi, Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Giorgio Grillo, Introduzione (pp. V-XXXVIII); Tavole: 1. Stampa (pp. XXXIX-XL); 2. Manoscritti (pp. XLI-XLIII); 3. Tavola delle presenze (p. XLIV); 4. Edizioni (p. XLV); Criterî di edizione: 1. Tipografie, topografie (pp. XLVII-LI); 2. Criterî e segnaletiche (pp. LI-LV); 3. Avvertenze e precisazioni (pp. LV-LVIII); Abbreviazioni bibliografiche (pp. LIX- LX); Canti Orfici (pp. 1-311); Indice (pp. 313-315).


  1. Canti Orfici, poesie commentate da Mario Caronna, Messina, Rubbettino. Contiene: Mario Luzi, Presentazione (pp. 5-6); Introduzione (pp. 7-19); Canti Orfici (pp. 21-196); Nota biografica (pp. 197-198); Indice (pp. 199-200). Collezione privata.

 

  1. Dino Campana, presentazione di Alberto Asor Rosa, a cura di Sandro Onofri, Roma, «l’Unità». Collezione privata. Volume n. 15 della collana «I poeti italiani», edizione speciale de «l’Unità». Contiene: Alberto Asor Rosa, Presentazione (pp. 5-13); I testi (p. 15): Da Canti Orfici (pp. 17-60); Da Versi sparsi (p. 61); Da Quaderno (pp. 62-66); Antologia critica. Mario Luzi, Carlo Bo, Pier Vincenzo Mengaldo (pp. 67-72); Nota bio-bibliografica (pp. 73-76); Indice (pp. 77- 79).

 

  1. Canti Orfici, presentazione di Rodolfo Ridolfi, introduzione di Pedro Luis Ladrón de Guevara, Firenze, Libreria Chiari, Collezione privata Esemplare fuori commercio. Ristampa anastatica dell’edizione di Marradi, Tipografia F. Ravagli, 1914. Tiratura limitata in 1000 esemplari numerati da 1 a 888, da I a CXII destinati al Centro di Studi Campaniani «Enrico Consolini». Infine, cinquanta copie non numerate e destinate al «fuori commercio». Contiene: Rodolfo Ridolfi, Presentazione (pp. VII-VIII); Pedro Luis Ladrón de Guevara, Introduzione (pp. IX-LXII); Canti Orfici (pp. 1-174).


  1. Dino Campana, Carmelo Bene, Canti Stralci e varianti, Milano, Bompiani, 1999. Collezione privata. Libro e compact disc in cofanetto, collana «inVersi» diretta da Aldo Nove. Contiene: I. Carmelo Bene, Nota introduttiva (p. 5); Io povero troviero di Parigi (p. 7); Quando gioconda trasvolò la vita (p. 9); La sera di fiera (pp. 11-12); Sdraiata nel carrettino (pp. 13-14); La messa a S. Maria della Fortuna (Genova) (pp. 15-16); Una strana zingarella (pp. 17-19); A una troia dagli occhi ferrigni (p. 21); Il viaggio e il ritorno (pp. 23-25); Boboli (pp. 27-28); Giardino autunnale (Firenze) (p. 29); La speranza (sul torrente notturno) (p. 31); La chimera (pp. 33- 34); Sulle montagne. Dalla Falterona a Corniolo (valli deserte) (p. 35); Immagini del viaggio e della montagna (pp. 37-39); Arabesco-Olimpia (p. 41); Donna genovese (p. 43); La Genovese (p. 45); Le Cafard (Nostalgia del viaggio) (p. 47); Pei vichi fondi tra il palpito rosso (pp. 49-52); Genova (pp. 53-60); In un momento (p. 61). II. Cd: Carmelo Bene, Variazioni per voce dai «Canti Orfici» di Dino Campana. Poesia della voce. Voce della poesia, Milano, InVersi Bompiani, 1999.

  1. Canti Orfici e altre poesie, a cura di Renato Martinoni, Torino, Einaudi. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Renato Martinoni, Introduzione (pp. V-LII); L’edizione (pp. LIII-LVII); Biografia di Dino Campana (1885-1932) (pp. LIX-LXXXVI); Riferimenti bibliografici (pp. LXXXVII-XCVI); Canti Orfici e altre poesie. Canti Orfici (pp. 4-134); Altre poesie (pp. 135-153); Note ai testi. Note ai Canti Orfici (pp. 157-180); Note a Altre poesie (pp. 181- 190); Appendice. Storia dei Canti Orfici (pp. 193-217); Autografi campaniani (pp. 219-231); Incipit dei Canti Orfici e delle altre poesie (pp. 235-236); Indice (pp. 237-239).


  1. Canti Orfici, prefazione di Sebastiano Vassalli, Milano, «Corriere della Sera». Collezione privata.  Volume n. 26 della collana «La grande poesia», edizione speciale del «Corriere della Sera». Contiene: Sebastiano Vassalli, Prefazione (pp. V-XII); Nota bio-bibliografica (pp. XIII-XIX); Canti Orfici (pp. 1-135); Note (pp. 137-148); Indice (pp. 149-152).

 

  1. Dino Campana, Canti Orfici, con contributi di Paolo Berruti, Luigi Bonaffini, Fiorenza Ceragioli, Pedro Luis Ladrón de Guevara, Rodolfo Ridolfi, Marradi, Edizioni Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini». Biblioteca Marucelliana, Firenze Esemplare fuori commercio. Ristampa anastatica dell’edizione di Marradi, Tipografia F. Ravagli, 1914. Tiratura limitata in 1000 esemplari numerati da 1 a 888, da I a CXII destinati al Centro di Studi Campaniani «Enrico Consolini». Infine, cinquanta copie non numerate e destinate al «fuori commercio». Contiene: Rodolfo Ridolfi, Presentazione; Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Le bozze di stampa dei Canti Orfici; Paolo Berruti, Prima di un lungo crepuscolo; Luigi Bonaffini, Campana e Dante; Christophe Mileschi, «Da un finestrino in fuga io»: Dino Campana, la poesia come catastrofe; Fiorenza Ceragioli, Passato presente e futuro negli Orfici; Canti Orfici (pp. 1-174).


 

  1. Un po’ del mio Canti Orfici. Poesie sparse. Canto proletario italo-francese, con aggiunta un’ampia antologia delle Lettere e una Cronologia della vita dell’autore, a cura di Sebastiano Vassalli, Milano, BUR, 2005. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Sebastiano Vassalli, Introduzione. Lo scandalo della poesia di Dino Campana (pp. 5-15); Nota bio-bibliografica (pp. 16-19); Opere di Campana e su Campana (pp. 20-21); Parte prima. Canti Orfici (pp. 23-156); Nota ai Canti Orfici (pp. 157-163); Parte seconda. Poesie e prose pubblicate in vita (pp. 165-173); Nota a Poesie e prose pubblicate in vita (pp. 174-175); Parte terza. Canto proletario italo-francese (pp. 177-181); Nota a Canto proletario italo-francese (pp. 182-185); Parte quarta. Vita attraverso le lettere (pp. 187-188): 1. Lettere a vari corrispondenti (1910-1931) (pp. 189-253); Nota a Lettere 1 (pp. 254-256); 2. Lettere a Sibilla Aleramo (1916-1918) (pp. 257-283); Note a Lettere 2 (pp. 284-288); Appendice. Cronologia della vita di Dino Campana (1885-1932) (pp. 289-298); Sommario (pp. 299-300).

  1. Il cantore vagabondo, a cura di Gabriel Cacho Millet, Milano, «Corriere della Sera», Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze. Volume n. 35 della collana «Un secolo di poesia», a cura di Nicola Crocetti, edizione speciale del «Corriere della Sera». Contiene: Gabriel Cacho Millet, Il cantore vagabondo (pp. 5-17); Il cantore vagabondo (pp. 19-165); Nota biografica (pp. 167-171); Nota bibliografica (pp. 172-180); Indice (pp. 181-183).


  1. Canti Orfici, Marradi, Tipografia Ravagli, 1914 [2014]. Collezione privata. Esemplare n. 372. Tiratura in mille esemplari numerati. Finito di stampare nel giugno 2014. Riproduzione anastatica della prima edizione dei Canti Orfici, dall’originale di proprietà del Centro Studi Campaniani, in occasione del centenario della stampa del libro (1914-2014).

  1. Canti Orfici, Napoli, Cronopio, Collezione privata. Edizione del centenario 1914-2014, in cofanetto. Riproduzione anastatica della prima edizione dei Canti Orfici, con cd, voce e suoni di Claudio Morganti. In allegato opuscolo dal titolo Dino Campana. Canti Orfici. Edizione del centenario 1914-2014. Contiene: Gabriel Cacho Millet, Canti Orfici, il libro unico (pp. 4-14); Nota biografica (pp. 15-18); Opere di Dino Campana (pp. 19-20); Bibliografia (pp. 20-23); Canti Orfici, il cd, voce e suoni di Claudio Morganti (pp. 25-26).


 

  1. Canti I testi dagli autografi, a cura di Leonello Fallacara, Udine, Del Bianco, 1995. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Da La notte (p. 7): La notte (pp. 9-23); Il viaggio e il ritorno (pp. 23-26); Fine (p. 27); Da Notturni: La Chimera (pp. 28-29); Da La Verna. (Diario) (p. 31): 15 Settembre (per la strada di Campigno) (p. 33); Castagno, 17 Settembre (pp. 33-35); Sulla Falterona, (Giogo) (pp. 35-36); Campigna, foresta della Falterona (pp. 36-37); Stia, 20 Settembre (pp. 37-38); 21 Settembre (presso la Verna) (pp. 38-39); 22 Settembre (La Verna) (pp. 39-42); Da Immagini del viaggio e della montagna: ...poi che nella sorda lotta notturna (pp. 43-46); Viaggio a Montevideo (pp. 47-49); Firenze (Uffizii) (p. 50); Da Varie e frammenti (p. 51): Pampa (pp. 53-56); Genova (pp. 57-64); Note (pp. 65-75); Indice (pp. 77-79).

 

  1. La Verna, con quattro lettere a Sibilla Aleramo, a cura di Giuseppe Sandrini, fotografie di Aldo Ottaviani, Verona, alba pratalia, 2009. Collezione privata Contiene: Dino Campana, La Verna (pp. 7-35); Quattro lettere a Sibilla Aleramo (pp. 37-45); Lungo il crinale, fotografie di Aldo Ottaviani (pp. 47-64); Giuseppe Sandrini, L’amore infinito (pp. 65-97); La linea degli Appennini (pp. 99-105); Nota ai testi (pp. 107-109); Indice (p. 111).

 

  1. I canti marini, a cura di Enrico Gurioli, Bologna, Pendragon. Contiene: Indice (pp. 5-6); Enrico Gurioli, Dino Campana: i canti marini (pp. 7-30); I canti marini (pp. 33-142). Collezione privata.

 


 

 

  1. Inediti, raccolti a cura di Enrico Falqui, Firenze, Vallecchi. Collezione privata. Contiene: Quaderno (pp. 7-190); Sulle montagne (pp. 191-194); La messa a S. Maria della Fortuna (pp. 195-198); Il cappello alla Rembrandt (pp. 199-204); La Genovese (pp. 205-207); Traguardo (pp. 209-211); Notturno teppista (pp. 213-215); Vecchi versi (pp. 217-219); Bastimento in viaggio (già: Frammento) (pp. 221-223); Arabesco-Olimpia (pp. 225-228); Toscanità (già: A Bino Binazzi) (pp. 229-231); A M[ario] N[ovaro] (pp. 233-237); Prosa in poesia (pp. 239-242); «Sdraiata nel carrettino» (pp. 243-246); «Fabbricare fabbricare fabbricare» (pp. 247-249); Liriche per S. A. (pp. 251-256); Chiacchierata serale (pp. 257-260); Dai «Prospectus» (pp. 261-264); «La dolce Lombardia coi suoi giardini» (pp. 265-268); «Sorga la larva di antico sogno» (pp. 269-273); «Genova» (pp. 275-277); «O siciliana proterva opulenta matrona» (pp. 279-281); «Come delle torri d’acciaio» (pp. 283-285); «Tu tra le roccie il tuo pallido» (pp. 287-290); Storie (pp. 291-301); Nota al testo (pp. 303-339); Indice (pp. 341-345).


 

  1. Taccuino, a cura di Franco Matacotta, Fermo, Edizioni «Amici della Poesia». Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze. Contiene: Franco Matacotta, Premessa; Poesie: Ignota la scena fanciulla (p. 1); Dentro la sera angelica (p. 2); Prosa in poesia (pp. 3-4); Ho scritto l’umiltà bianca della sera (p. 5); Canto proletario italo-francese (pp. 6-9); Fanfara inclinata (p. 10); Impietrata di sangue (p. 11); Nel verde si spostarono (p. 12); Sdraiata nel carrettino (pp. 13-14); Per molto tempo ricorderò (p. 15); Avanti l’arco (p. 16); Fabbricare (p. 17); Invio (p. 18); I piloni fanno il fiume più bello (p. 19); Sul più illustre paesaggio (p. 20); In un momento (p. 21); Vi amai nella città dove per sole (p. 22); Prose: Prospectus I (p. 25); Prospectus II (p. 26); Prospectus III (pp. 26-28); Chiacchierata serale (pp. 28-29); Se penso a un tramonto di torricelle... (pp. 29-30); L’albero oscilla a tocchi nel silenzio... (p. 30); Le enormi roccie (p. 30); Biologia (pp. 31-32); È il carillon d’una torre gotica (p. 33); San Francesco, delicatezza di sbirro... (p. 33); Se tra i vostri occhi blu... (p. 34); Nei gridi rauchi degli automobili (p. 34); Andavo poi per la via... (pp. 34-36); Decrepito cielo... (p. 36); Davanti alle cose troppo grandi (pp. 36-38); F. M., Note (pp. 39-42); Indice (pp. 43-44).

 

  1. Taccuinetto faentino, a cura di Domenico De Robertis, prefazione di Enrico Falqui, con quattro tavole fuori testo, Firenze, Vallecchi. Collezione privata. Contiene: Enrico Falqui, Prefazione (pp. 5-13); Domenico De Robertis, Nota al testo (pp. 17-19); Taccuinetto faentino (pp. 21-71); Indice (pp. 73-75).


  1. Fascicolo marradese inedito del poeta dei «Canti Orfici», a cura di [Federico] Ravagli, Firenze, Giunti-Bemporad-Marzocco, 1972. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Anna Ravagli, Premessa della figlia dell’autore (pp. 3-4); Inediti di Campana: Premessa (pp. 7-11); 1. Sul quaderno di Mimma (pp. 12-24); 2. Tormento orfico e fantasie d’America (pp. 25-47); 3. Accordi e dissonanze (pp. 48-74); 4. Studente a Bologna (pp. 75-96); Le ultime pagine del «Fascicolo marradese» (pp. 97-111); Il «fogliettino volante» (pp. 112-117); Due cartoline postali di D. Campana scritte nel 1917 (nota di Anna Ravagli) (pp. 119-125); Indice (p. 127).

  1. Taccuini, edizione critica e commento di Fiorenza Ceragioli, Pisa, Scuola Normale Superiore. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Sigle e abbreviazioni (p. 9); Parte prima. Taccuino Matacotta (p. 11): Introduzione (pp. 13-33); Edizione critica (pp. 35-185); Testi (pp. 187-209); Parte seconda. Taccuinetto faentino (p. 211): Introduzione (pp. 213-223); Edizione critica (pp. 225-301); Testi (pp. 303-323); Indice (p. 325).



  1. Dino Campana fuorilegge, a cura di Gabriel Cacho Millet, Palermo, Novecento. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Gabriel Cacho Millet, Dino Campana fuorilegge (pp. 9-20); Avvertenza (p. 21); Lo spettro (1893) (pp. 23-27); Vàia vàia cappellone (1905-06) (pp. 29-32); Un’ansia del segreto delle stelle (1906-07) (pp. 33-49); Sull’acqua gialla d’un mare fluviale (1907-09) (pp. 51-69); Un buffo dall’occhio infernale (1909-1911) (pp. 71-90); Alla ricerca di un mestiere (1911- 12) (pp. 91-101); Non ho meritato la mia sorte (1912-14) (pp. 103-118); Poeta germanico perseguitato ed errante (1915-16) (pp. 119-132); Un viaggio chiamato amore (1916-18) (pp. 133- 146); Dino Edison Campana (1918-32) (pp. 147-159); Appendice (p. 161): Campana, ultimo discorso [Intervista di Gabriel Cacho Millet a Primo Conti] (pp. 163-168); Iconografia (pp. 169-234); Bibliografia (pp. 235-238); Indice (pp. 239-241).

  1. Dolce illusorio Autografi sparsi: 1906-1918, a cura di Gabriel Cacho Millet, Roma, Edizioni Postcart, 1997. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Indice (p. 3); Introduzione (pp. 5-12); Sigle, abbreviazioni e segni grafici (pp. 13-14); Gli autografi «lacerbiani» ritrovati (pp. 15-56); Le carte Bandini (pp. 57-78); Appendice. Lettere (1906-1918) non ancora raccolte in volume (pp. 79-100).


 

  1. Dino Campana sperso per il Autografi sparsi 1906-1918, a cura di Gabriel Cacho Millet, Firenze, Olschki, 2000. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Elisabetta Del Lungo, Presentazione (p. V); Gabriel Cacho Millet, Premessa (pp. VII-XV); Sigle, abbreviazioni e segni grafici (pp. XVIII-XVIII); I. Le carte Bandini (pp. 1- 24); II. Gli autografi «lacerbiani» ritrovati (pp. 25-73); III. Dalle carte Aleramo-Gallo-Matacotta (pp. 75-112); IV. Dalle carte Soffici (pp. 113-126); V. Dalle carte Novaro-Falqui (pp. 127- 156); VI. Traduzioni e trascrizioni (pp. 157-181); Appendice I. Lettere (1906-1918) non ancora raccolte nell’epistolario (pp. 183-204); Appendice II. Storia e carte sulla ristampa dei Canti Orfici (pp. 205-233); Indice dei nomi (persone, riviste, giornali) (pp. 235-238); Indice (pp. 239-241).

 

  1. Dino Campana prima dei Canti Orfici, a cura di Silvano Salvadori, Marradi, Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini». Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Mirna Gentilini, Presentazione (pp. 7-8); Paolo Pianigiani, Dino Campana: la parola che dilaga. Rifrangenze per Silvano Salvadori (pp. 9-10); S.[ilvano] S.[alvadori], Premessa (pp. 11-12); La parola nella poesia di Campana (pp. 13-17); Trascrizione, commento ed espansione del Quaderno (pp. 18-25); A Dino (pp. 26-29); Quaderno (pp. 31-202); Altre poesie (pp. 203-221); Appendice (p. 223): Heine, Wilde e Campana (pp. 225-231); Pampa, Campana e Walt Whitman (pp. 232-34); «La tristezza della felicità più profonda». Una comparazione fra Nietzsche e Campana (pp. 235-240); Una lettura de La Chimera attraverso Nietzsche (pp. 241-243); Commiato (pp. 245-247); Indice (pp. 251-252).


 

  1. Taccuino, a cura di Franco Matacotta, seguito da «Taccuino Matacotta», trascrizione di Fiorenza Ceragioli, introduzione di Stefano Giovannuzzi, Genova, San Marco dei Giustiniani. Collezione privata Contiene: Stefano Giovannuzzi, Dopo i Canti Orfici: la stagione inquieta del Taccuino Matacotta (pp. 7-36); Taccuino, a cura di Franco Matacotta (p. 37): Franco Matacotta, Premessa (pp. 39-41); Poesie (pp. 43-64); Prose (pp. 67-75); Note (pp. 76-78); Taccuino Matacotta, trascrizione di Fiorenza Ceragioli (pp. 81-99); Note (pp. 100-104); Appendice di testi (pp. 105-109); Indice (pp. 111-112).


 

43. Dino Campana, Sibilla Aleramo, Lettere, a cura di Niccolò Gallo, prefazione di Mario Luzi, Firenze, Vallecchi. Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, Firenze Contiene: Mario Luzi, Prefazione (pp. 5-11); [Niccolò Gallo], Nota (p. 13); Lettere (pp. 15-149); Indice (pp. 151-155). «Il presente carteggio, purtroppo incompleto, di proprietà di Sibilla Aleramo che solo dopo lunghe insistenze ne ha consentito la pubblicazione, rinunciando per sé a ogni diritto, consta di cinquantasei scritti di Dino Campana, fra lettere, cartoline, frammenti e telegrammi, e di trentasei lettere della Aleramo, oltre ad alcune altre carte, che con la storia del loro amore hanno stretta attinenza»: così [Niccolò] Gallo nella Nota citata.

 

  1. Dino Campana, Sibilla Aleramo, Epistolario, introduzione di Gianni Turchetta, acqueforti originali di Renzo Margonari, Milano, Claudio Lombardi. Biblioteca Marucelliana, Firenze Esemplare n. 90, in cofanetto. «Questa edizione dell’epistolario Campana/Aleramo è nata per gli Amici del Centro dell’Incisione Alzaia Naviglio Grande di Milano e l’amore per l’Arte ha legato quanti vi hanno collaborato. È stata realizzata nell’anno 1985 centenario della nascita di Dino Campana grazie alla concessione della Casa Editrice Vallecchi s.p.a. Di Firenze ed a cura di Claudio Lombardi in Milano. È stata stampata in 115 esemplari firmati dall’artista dei quali 99 numerati con numeri arabi e 16 con numeri romani. Il testo composto da Ruggero Olivieri con carattere Baskerville è stato impresso in torchio su carta a tino della cartiera Richard de Bas di Ambert da Alessandro Zanella in Verona il quale ne ha anche ideato l’impaginazione. La legatura è opera di Giovanni De Stefanis. Ogni esemplare contiene sei acqueforti originali del pittore mantovano Renzo Margonari. Di esse due sono legate nel testo una è inserita nella copertina e tre sono raccolte nell’appendice “Frammenti” che accompagna il volume. Tutti i rami sono stati biffati dopo la tiratura e sono custoditi presso l’Editore. All’ideazione e realizzazione delle acqueforti ha collaborato la pittrice Antonella Gandini di Monzambano. Il pittore Franco Bassignani di Guidizzolo ne ha curato la stampa su torchio a stella. Vita felice a chi legge».


  1. Sibilla Aleramo, Dino Campana, Quel viaggio chiamato Lettere 1916-1918, a cura di Bruna Conti, Roma, Editori Riuniti, 1987. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Indice (pp. 5-8); Bruna Conti, Introduzione (pp. 9-15); 1916 (pp. 17-64); 1917 (pp. 65-96); 1918 (pp. 97-99); Appendice (pp. 101-108); Note (pp. 109-135).

 

  1. Sibilla Aleramo, Dino Campana, Un viaggio chiamato Lettere 1916-1918, a cura di Bruna Conti, Milano, Feltrinelli, 2000.Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Bruna Conti, Introduzione (pp. 7-38); Il carteggio (p. 39): 1916 (pp. 41-93); 1917 (pp. 95-126); 1918 (pp. 127-130); Indice (pp. 131-135).

 

  1. Sibilla Aleramo, Dino Campana, Un viaggio chiamato Lettere 1916-1918, a cura di Bruna Conti, Milano, «Corriere della Sera», 2014. Collezione privata Terzo volume della collana «Lettere d’amore», edizione speciale «Le Raccolte del “Corriere della Sera”», in edicola il 29 luglio 2014. Contiene: Bruna Conti, La storia (pp. 5- 68); Un viaggio chiamato amore (pp. 69-218); Note (pp. 219-249); Indice (p. 251).


 

 

  1. Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, a cura di Gabriel Cacho Millet, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro. Biblioteca Marucelliana, Firenze Esemplare n. 486. Quaderno terzo, Centro documentazione avanguardie storiche Primo Conti, «Le Coste», Fiesole (Firenze). Stampato a cura di Vanni Scheiwiller in mille copie numerate da 1 a 900 e da I a C. Contiene: Gabriel Cacho Millet, Introduzione (pp. 9-28); Carteggio con Emilio Cecchi, Leonetta Cecchi Pieraccini, Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Carlo Carrà, Bino Binazzi, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Boine, Giuseppe Prezzolini, Danilo Lebrecht [Lorenzo Montano], Francesco Meriano, Renato Serra, Giuseppe Ravegnani, Luigi Bandini, Manlio Campana, Federico Ravagli, Athos Gastone Banti, A. Takeda. Testimonianze di Sibilla Aleramo, Primo Conti, Anacleto Francini, Filippo Martori, Bianca Fabroni Minucci, Bianca Lusena, Francesco Chiesa e un «ritratto» di Murilo Mendes (pp. 29-227); Iconografia (pp. 229-248); Indice dei nomi (persone, libri, riviste) (pp. 249-254); Indice (p. 255).

 

  1. Souvenir d’un Carteggio 1910-1931 con documenti inediti e rari, a cura di Gabriel Cacho Millet, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Gabriel Cacho Millet, Souvenir d’un pendu (pp. 9-39); Avvertenza (pp. 41-42); Lettere (1910-1931) (pp. 43-244); Appendici (p. 245): I. Giovanna Diletti Campana, Ricordi su Dino Campana (pp. 247-249); II. Antonio Corbara, Dino Campana a Faenza (1897-1907) (pp. 251-263); III. Gabriel Cacho Millet, Dino Campana in Argentina (sett. 1907-gen./febb. 1909) (pp. 265-284); IV. Mario Bejor, Dino Campana a Bologna (1911-1916) (pp. 285-300); Indice dei nomi (persone, giornali, riviste) (pp. 301-307).

 


  1. Io poeta Lettere, a cura di Pasquale Di Palmo, Pistoia, Edizioni Via del Vento, 2007. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Esemplare n. 1403. Stampato su carta vergatina avorio in duemila esemplari numerati. Florilegio di lettere di Dino Campana a Luigi Bandini, Bino Binazzi, Giovanni Boine, Emilio Cecchi, Renato Fondi, Mario Novaro, Giacinta Papini, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Renato Serra, Ardengo Soffici. Contiene: Lettere (pp. 3-25); Giovanna Diletti Campana, Ricordi su Dino Campana (pp. 26-28); Note (pp. 29-32); Pasquale Di Palmo, Il diritto di esistere (pp. 33-35); Biografia (p. 36).

 

  1. Lettere di un povero Carteggio (1903-1931), con altre testimonianze epistolari su Dino Campana (1903-1908), a cura di Gabriel Cacho Millet, Firenze, Polistampa, 2011. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Gabriel Cacho Millet, Prologo (pp. IX-XXII); Ringraziamenti (pp. XXIII-XXIV); Archivi e Fondi (p. XXV); Bibliografia (pp. XXVII-XXXII); Avvertenza (p. XXXIII); Dino Campana, Lettere di un povero diavolo. Carteggio (1903-1931) (pp. 1-300); Appendice I. Testimonianze epistolari su Dino Campana (1903-1998) (pp. 301-403); Appendice II. Stefano Drei, Orfeo e il fotografo (Foto perdute e ritrovate di Dino Campana) (pp. 405-419); Appendice III. Gabriel Cacho Millet, Notizia su Campana e la musica delle parole (pp. 421- 426); Iconografia. Foto di famiglia e altro (pp. 426-443); Indice cronologico delle lettere (pp. 445-450); Indice dei nomi (pp. 451-459); Indice (p. 461).




IV. I libri su Dino Campana

A prestar fede alle parole di Mario Luzi, la stagione di Campana «si rinnovella» in molti modi, a partire dal senso che la sua poesia reca con sé tra attualità e sprezzante destituzione, polarizzando «nel suo riapparire una ricchezza sperperata e sacrificata in nome di un duro servizio (alla storia, ai suoi scandali) che è stato ora nobile ora luciferino più del sogno» (Una lettera su Dino Campana, in «salvo imprevisti», XI-XII, 33-34, settembre 1984-aprile 1985, p. 11). «Le stagioni della critica campaniana sono almeno tre» – prosegue il poeta fiorentino – «la prima, disperata, di scherno e di leggenda insieme, a lui contemporanea; la seconda, di scoperta e di decifrazione del testo e dei suoi orfici annunci: intorno agli anni quaranta; la terza di analisi e di ricerche intorno al ’60 e al ’70». Nella ormai secolare avventura critica fiorita attorno al corso vitale e alla parola di Campana l’anno del centenario della nascita segnerà una vera e propria renaissance che ha consentito di progredire verso acquisizioni ecdotiche e filologiche più sicure proseguendo sino ai nostri giorni un tortuoso sentiero che, orientato e franto nelle direzioni più disparate, non sempre ha potuto arginare la deriva francamente sconcertante ostesa da una sequela di adepti (variamente designati negli Atti del Convegno di Faenza come «campanologi» o «campanomani» da Edoardo Sanguineti, Testimonianza di un lettore, in Dino Campana alla fine del secolo, a cura di Anna Rosa Gentilini, Bologna, il Mulino, 1999, pp. 51-62; ora in Cultura e realtà, a cura di Erminio Risso, Milano, Feltrinelli, 2010, pp. 129-137), latori nel corso degli anni di nebulose approssimazioni e di non pochi fraintedimenti.

La più ricca e articolata sezione della mostra convoca in successione diacronica bibliografie, concordanze, cataloghi di mostre, biografie e testimonianze, monografie, antologie della critica, atti di convegni e seminari, numeri monografici di riviste, opere narrative, poetiche, teatrali, artistiche, fumetti e graphic novel, dando la misura dell’attenzione e dello spazio vario e multiforme dedicati al nostro poeta a partire dal tempo dell’edizione marradese dei Canti Orfici.

È appena il caso di avvertire che non v’è traccia, in una sezione dedicata ai soli ‘libri’, dell’orizzonte delle primissime approximations a Campana che rinviano al ventaglio non esiguo dell’esercizio critico maturato entro l’asse di assoluto rilievo delle riviste dei primi decenni del secolo scorso: dopo gli scandagli dei recensori più antichi, Giuseppe De Robertis, Giovanni Boine, Emilio Cecchi, Sergio Solmi, Alfredo Gargiulo, s’imporranno con sovrana misura le nuove interpretazioni di Gianfranco Contini, Carlo Bo, Eugenio Montale, a disegnare con perfetta chiarezza la dilemmatica interpretazione di Campana quale «poeta visivo» (Contini) e «poeta veggente» (Bo), divenuta «tutt’altro che inconciliabile» nel memorabile saggio montaliano del 1942, che cattura la Stimmung della brevissima stagione del poeta di Marradi in una diversità del timbro, nel dono della vocazione musicale di «una poesia in fuga» che «si disfà sempre sul punto di concludere».

Sul finire degli anni Quaranta vedrà la luce il primo esile libretto campaniano di Nelly Inghilleri di Villadauro, Dino Campana, il suo significato ed il suo valore nello svolgimento della Poesia italiana contemporanea (Roma, Edizioni del Girasole, 1948), ben presto seguìto dagli storici contributi monografici di Giovanni Bonalumi, Neuro Bonifazi, Cesare Galimberti, Maura Del Serra, Ruggero Jacobbi, mentre di pari passo s’incrementerà il valore documentario offerto da biografie, da memorie e da scritti d’occasione, sino dai primi tentativi di Carlo Pariani, Marco Valsecchi, Federico Ravagli, Mario Bejor, e quindi Gino Gerola, Sergio Zavoli, Gabriel Cacho Millet, Sebastiano Vassalli, Gianni Turchetta, Marco Antonio Bazzocchi, che hanno avuto il merito di condurre da diverse angolature un’accurata messa a fuoco della vita dello scrittore senza nulla concedere all’aura mitico-leggendaria largamente attinta da altri critici, in più stretta sintonia con il nucleo di eccezionalità e di intatto mistero che ancora involge le residue zone d’ombra dell’avventura umana e poetica di Campana.


 

  1. Antonio Corsaro, Marcello Verdenelli, Bibliografia campaniana (1914-1985), premessa di Neuro Bonifazi, contributi critici di Antonio Corsaro e Marcello Verdenelli, Ravenna, Longo. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Neuro Bonifazi, Premessa (pp. 7-10); Antonio Corsaro e Marcello Verdenelli, Introduzione. Note per una storia della fortuna di Campana (pp. 11-29); Premi Dino Campana (pp. 30-31); Nota al testo (pp. 32-33); Bibliografia campaniana (pp. 35-80); Appendice di contributi critici. Antonio Corsaro, La prosa narrativa di D’Annunzio nell’opera di Dino Campana (pp. 83-98); Marcello Verdenelli, Campana e le avanguardie (pp. 99-129); Indici dei nomi (pp. 131-141); Indice generale (p. 143).

 

  1. Documentazione Bibliografia. Catalogo degli scritti (1912-2002), a cura di Franco Scalini, con contributi di Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado e Rodolfo Ridolfi, Marradi, Edizioni Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini», 2003. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Rodolfo Ridolfi, Prefazione (p. 5); Franco Scalini, Introduzione (pp. 7-8); Catalogo (pp. 9-142); Indice degli Autori, dei Traduttori e dei Curatori (pp. 143-152); Contributi critici (p. 153): Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Le bozze dei Canti Orfici donate da Dino Campana a Paolo Toschi (pp. I-X); A Mario Petrucciani. In memoriam (pp. XI- XIX); Rodolfo Ridolfi, Nelle opere e in alcune lettere le suggestioni del poeta di Marradi che visitò nel 1915 quella che definiva l’isola della Gloria (pp. XXI-XXII); Indice generale (p. 177).



 

  1. Marcello Verdenelli, Giampaolo Vincenzi, «La sua critica mi ha ridato il senso della realtà». Bibliografia campaniana ragionata dal 1912 , prefazione di Gabriel Cacho Millet, Roma, EdiLet-Edilazio Letteraria, 2011. Collezione privata Contiene: Gabriel Cacho Millet, Prefazione (p. 5); Marcello Verdenelli, Campana etc. (pp. 7-20); Nota redazionale (p. 21); 1. Opere di Dino Campana (pp. 23-40); 2. Antologie italiane (pp. 41-51); 3. Traduzioni (pp. 53-63); 4. Bibliografia degli scritti (pp. 65-369); 5. Presenza di Campana in opere artistico-letterarie (pp. 371-404); Giampaolo Vincenzi, Ipotesi sul prosimetro campaniano (pp. 405-413); Indice dei nomi A (pp. 415-429); Indice dei nomi B (pp. 431-445); Indice (p. 447).

 

  1. Giuseppe Savoca, Concordanza dei «Canti Orfici» di Dino Testo, Concordanza, Liste di frequenza, Indici, premessa di Mario Petrucciani, Firenze, Olschki, 1999. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Mario Petrucciani, Premessa (pp. IX-XII); Giuseppe Savoca, Guida alla consultazione (pp. XIII-XX); Testo (pp. 1-24); Concordanza (pp. 25-244); Lista di frequenza dei lemmi in ordine decrescente (pp. 245-265); Lista di frequenza dei lemmi per categoria grammaticale (pp. 267-287); Indici e quadro statistico (p. 289): Indice delle varianti grafiche e fonetiche (p. 291); Indice degli omografi (p. 293); Quadro statistico (p. 295); Indice (p. 297).


 

  1. Mostra bio-bibliografica su Dino Campana. Catalogo e mostra a cura di Maura Del Serra, Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, marzo 1973, Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario P. Vieusseux, 1973. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: I. Documenti autografi. a) Originali (pp. 5-8); b) Riproduzioni (pp. 9-14); II. Riviste, giornali e antologie con prime pubblicazioni di testi campaniani e primi contributi critici, in ordine cronologico (pp. 15-17); Fuori catalogo (p. 19).

 

  1. «Entravo, ricordo, allora nella biblioteca». Dino Mostra bibliografica, Firenze, 7 dicembre 1985-4 gennaio 1986, a cura di Roberto Maini e Piero Scapecchi, Firenze, Biblioteca Marucelliana, 1985. Biblioteca Marucelliana, Firenze.

 

  1. I portici della poesia: Dino Campana a Bologna (1912-1914), a cura di Marco Antonio Bazzocchi e Gabriel Cacho Millet, Bologna, Pàtron, Collezione privata In occasione della mostra I portici della poesia: Dino Campana a Bologna (1912-1914) aperta nell’ambulacro dei Legisti del Palazzo dell’Archiginnasio dal 25 maggio al 29 giugno 2002, promossa dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna in collaborazione con l’Associazione Premio Letterario Dino Campana e con la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna. Contiene: Indice (p. 5); Ezio Raimondi, Premessa (pp. 7-8); Gabriel Cacho Millet, «Parole rotte» di Dino Campana a Bologna (pp. 9-35); Marco A. Bazzocchi, Faust all’Università (pp. 37-84); Marilena Pasquali, «I vostri occhi forti di luce». L’incontro fra Giorgio Morandi e Dino Campana (pp. 87-97); Pantaleo Palmieri, Madonna Laldomine da Giosue Carducci a Dino Campana (pp. 99-107); Greta Bilancioni, Dino Campana e Otto Weininger (pp. 109-122); Gloria Manghetti, Appunti per una biografia: Bino Binazzi (pp. 123-136); Documenti (p. 137): Bino Binazzi, Un poeta romagnolo (Dino Campana) (pp. 139-145); Bino Binazzi, Gli ultimi bohémiens d’Italia: Dino Campana (pp. 149-154); Giuseppe Raimondi, Foglietti letterari (Dino Campana) (pp. 155-157); Giuseppe Raimondi, Dino Campana a Bologna (pp. 159-161); Riccardo Bacchelli, Artisti d’avanguardia: Giorgio Morandi (pp. 163-165); Riccardo Bacchelli, Dino Campana triste a morte (pp. 167-170); Federico Ravagli, Studente a Bologna (pp. 171-184); Marco A. Bazzocchi, Schede (pp. 187-195).


  

  1. Carlo Pariani, Vite non romanzate, di Dino Campana scrittore e di Evaristo Boncinelli scultore, Firenze, Vallecchi. Contiene: Proemio (pp. 5-8); Dino Campana (pp. 9-109); Evaristo Boncinelli (pp. 111-180); Chiusa (pp. 181-185); Indice (p. 187). Biblioteca Marucelliana, Firenze.

  1. Carlo Pariani, Vita non romanzata di Dino Campana, con un’appendice di lettere e testimonianze, a cura di Cosimo Ortesta, Milano, Guanda. Collezione privata Contiene: Premessa (pp. 7-8); Notizia sulla vita e le opere di Dino Campana (pp. 9-11); Nota bibliografica (pp. 13-15); Vita non romanzata di Dino Campana (pp. 17-82); Appendice (pp. 83-154); Note all’Appendice (pp. 155-158); Postfazione (pp. 159-177); Indice (pp. 179-180). Seconda edizione, Milano, SE, 2002.


 

  1. Carlo Pariani, Vita non romanzata di Dino Lettere scelte (1910-1931), a cura di Tiziano Gianotti, Firenze, Ponte alle Grazie, 1994. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Indice (p. 5); Introduzione (pp. 7-12); Notizia biografica (pp. 13-14); Indicazione bibliografica (pp. 15-18); T.[iziano] G.[ianotti], Nota del curatore (p. 19); Vita non romanzata di Dino Campana (pp. 21-76); Lettere scelte (1910-1931) (pp. 77-156).

  1. Dino Campana 1885-1932, a cura di Marco Valsecchi, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro. Edizione in trecento esemplari numerati, «serie illustrata» n. 7. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze.


 

  1. Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi del suo tempo (1911-1914). Autografi e documenti, confessioni e memorie, Firenze, Casa Editrice Marzocco. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Sottovoce a Campana (pp. 1-11); Noi fummo le colonne (pp. 13-23); Libertà e poesia (pp. 25-50); Campana con noi (pp. 51-69); Amici, donne e guai (pp. 71-88); Latino maccheronico e visioni oceaniche (pp. 89-110); Musica proibita (pp. 111-123); Su le pagine bianche dei «Canti Orfici» (pp. 125-139); Italia... ti tocca andar (pp. 141-165); Note sincopate (pp. 167-190); Elenco delle tavole fuori testo (documenti ed autografi) (p. 191); Indice-Sommario (pp. 193-197).

 

  1. Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi del suo tempo (1911-1914). Autografi e Confessioni e memorie, introduzione di Marco A. Bazzocchi, Bologna, CLUEB, 2002. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Indice (pp. 5-6); Pier Ugo Calzolari, Presentazione (pp. 7-8); Marco A. Bazzocchi, L’università come un teatro: Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi bolognesi (pp. 9- 24); Federico Ravagli, Dino Campana e i goliardi del suo tempo (1911-1914). Sottovoce a Campana (pp. 27-34); Noi fummo le colonne (pp. 35-40); Libertà e poesia (pp. 41-55); Campana con noi (pp. 57-66); Amici, donne e guai (pp. 83-92); Latino maccheronico e visioni oceaniche (pp. 93-104); Musica proibita (pp. 105-111); Su le pagine bianche dei «Canti Orfici» (pp. 113- 120); Italia... ti tocca andar (pp. 121-135); Note sincopate (pp. 137-151).


 

  1. Mario Bejor, Dino Campana a Bologna 1911-1916, Bagnacavallo (Ravenna), T.E.-Società Tipografica Editrice, 1943. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Esemplare n. 259. Edizione in cinquecento copie numerate. Con dedica autografa: «alla Biblioteca | Marucelliana | Mario Bejor».

  1. Sergio Zavoli, Campana, Oriani, Panzini, Testimonianze raccolte in Romagna, Bologna, Cappelli, 1959. Collezione privata Contiene: Fuori testo, quattro ritratti di Alberto Sughi. Prefazione (pp. 5-11); Alfredo Oriani (pp. 15-41); Renato Serra (pp. 43-82); Dino Campana (pp. 83-116); Alfredo Panzini (pp. 117-146); Indice (p. 149).

  1. Sergio Zavoli, I giorni della Campana, Oriani, Panzini, Serra e «I giullari della poesia», Venezia, Marsilio, 1994. Collezione privata. Contiene: Indice (p. 5); Introduzione (pp. 9-12); Dino Campana (pp. 15-40); Alfredo Oriani (pp. 41-61); Alfredo Panzini (pp. 63-84); Renato Serra (pp. 85-114); «I giullari della poesia». Incontro con Toni Comello e Walter Della Monica (pp. 115-135). A pp. 16, 42, 64, 87 quattro ritratti di Alberto Sughi.

 


  1. Paolo Cortesi, La stella Vita di Dino Campana, Forlì, Forum, 1984. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze. Contiene: Prefazione (pp. 7-8); 1. La giovinezza d’Orfeo (pp. 9-19); 2. «Io studiavo chimica per errore» (pp. 21-29); 3. Il viaggio (pp. 31-41); 4. Il lungo giorno dei «Canti Orfici» (pp. 43- 52); 5. Prima della fine (pp. 53-64); 5. «Mi chiamo Dino, Dino Edison» (pp. 65-70); Cronologia (pp. 71-73); Indice (p. 77).

 

  1. Gianni Turchetta, Dino Biografia di un poeta, fotografie di Maurizio Montefiori, Milano, Marcos y Marcos-Imagommage, 1985. Biblioteca Marucelliana, Firenze.

  1. Gianni Turchetta, Dino Campana biografia di un poeta, Milano, Marcos y Marcos. Collezione privata.


 

 

  1. Gianni Turchetta, Dino Biografia di un poeta, Milano, Feltrinelli, 2003. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Gianni Turchetta, Introduzione (pp. 7-16); 1. «Da bambino ebbi un’infanzia felice» (pp. 17-34); 2. «La chimica non la capivo assolutamente, quindi mi abbandonai al nulla» (pp. 35-47); 3. Il saltimbanco e l’emigrante (pp. 48-61); 4. Dentro e fuori dal manicomio (pp. 62-73); 5. Sotto un cielo «non deturpato dall’ombra di nessun Dio» (pp. 74-89); 6. «Sono un uomo ancora inedito» (pp. 90-114); 7. Ritorno alla Chimica: Campana fra i goliardi (pp. 115-132); 8. Il tanghero e gli assassini (pp. 133-148); 9. Come riscrivere un libro perduto (pp. 149-165); 10 L’«uomo dei boschi» va in città (pp. 166-179); 11. «Preferisco essere l’ultimo poeta della Papuasia» (pp. 180-193); 12. «Questo viaggio chiamavamo amore» (pp. 194-213); 13. «Cardarelli ha detto che son marcio e ha ragione» (pp. 214-230); 14. Una morte lunga quattordici anni (pp. 231-238); 15. Dino Campana: uno di noi? (pp. 239-244); Ringraziamenti (p. 245); Indice (pp. 247-248).

 


 

  1. Nelly Inghilleri di Villadauro, Dino Campana, il suo significato ed il suo valore nello svolgimento della Poesia italiana contemporanea, [Roma], Edizioni del Girasole. Dedica autografa: «Al collega Prof. Melzi d’Eril | Nelly Inghilleri | 26-1-1949». Collezione privata.

 

  1. Giovanni Bonalumi, Cultura e poesia di Campana, Firenze, Vallecchi. Collezione privata. Contiene: Avvertenza (p. 1); Biografia (pp. 3-4); Note generali (p. 5); Bibliografia dell’opera (p. 7); Bibliografia della critica (pp. 9-18); I. Fortuna critica (pp. 19-51); II. Cultura di Campana. (pp. 53-77); III. Poesia di Campana (pp. 79-105); IV. Alcune considerazioni stilistico-lessicali (pp. 107-131); Indice (p. 135).


  1. Gino Gerola, Dino Campana, Firenze, Sansoni. Collezione privata. Biblioteca del «Leonardo», n. LVI. Contiene: La vita (pp. 7-61); Umanità di Campana (pp. 63-75); La poesia di Campana (pp. 77-82): La donna (pp. 82-96); Il viaggio (pp. 96-123); Le soste (pp. 123-140); La Chimera (pp. 141-146); La Notte (pp. 146-157); Arabesco-Olimpia (pp. 157-162); Conclusione (pp. 163-169); Nota bibliografica (pp. 170-173); Indice (p. 175).

 

  1. Gino Gerola, Dino Campana, introduzione di Sandro Gentili, Rovereto, Accademia Roveretana degli Agiati-Osiride. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze Contiene: Sandro Gentili, Introduzione (pp. 5-18); Gino Gerola, Dino Campana (p. 19): La vita (pp. 21-49); Umanità di Campana (pp. 51-58); La poesia di Campana (pp. 59-61): La donna (pp. 61-69); Il viaggio (pp. 69-84); Le soste (pp. 84-94); La Chimera (pp. 94-97); La Notte (pp. 97-103); Arabesco-Olimpia (pp. 103-106); Conclusione (pp. 107-110); Nota bibliografica (pp. 111-112); Indice (p. 113).

  1. Enrico Falqui, Per una cronistoria dei «Canti orfici», Firenze, Vallecchi. Collezione privata. Contiene: I. Biografia (pp. 5-17); II. Canti orfici (pp. 19-56); III. Versi sparsi (pp. 57-78); IV. Quaderno (pp. 79-95); V. Taccuini, abbozzi e carte varie (pp. 97-129); VI. Taccuinetto faentino (pp. 131-140); VII. Bibliografia (pp. 141-160); Indice (p. 161-163).


  1. Isabella Tedesco, L’evoluzione della poesia di Dino Campana nel suo divenire, Palermo, Flaccovio. Collezione privata. Esemplare n. 665. Edizione numerata in mille esemplari. Contiene: Introduzione (pp. 7-14); I. Le prime poesie di Dino Campana (1905-1906-1907) (pp. 15-30); II. Viaggio in Argentina e Ritorno (Marzo-Novembre 1908) (pp. 31-39); III. Frattura nel mondo poetico di Campana (1909-1911) (pp. 41-52); IV. Il periodo genovese: la sublimazione della angoscia esistenziale (Inizio 1912-Fine 1913) (pp. 53-66); V. Periodo bolognese (1912-Estate 1914) (pp. 67-76); VI. I Canti Orfici (Autunno 1914-Inverno 1917) (pp. 77-86); Conclusione (pp. 87- 88).

  1. Neuro Bonifazi, Dino Campana, Roma, Edizioni dell’Ateneo. Collezione privata.  Contiene: Mario Petrucciani, Premessa (pp. VII-IX); Introduzione (pp. 1-18); Campana e Nietzsche (pp. 19-74); L’orfismo di Campana (pp. 75-134); I Canti Orfici (pp. 135-218); La sintassi e il verso di Campana (pp. 219-279); Appendice. Campana Papini Soffici (Intorno a una lettera di Dino Campana) (pp. 281-294); Indice dei nomi (pp. 295-298).



  1. Neuro Bonifazi, Dino Campana, seconda edizione accresciuta, Roma, Edizioni dell’Ateneo & Bizzarri. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Indice; Introduzione (pp. 1-18); Campana e Nietzsche (pp. 19-74); L’orfismo di Campana (pp. 75-134); I Canti Orfici (pp. 135-218); La sintassi e il verso di Campana (pp. 218-279); Appendice prima. Campana Papini Soffici (Intorno a una lettera di Dino Campana) (pp. 281-294); Appendice seconda. Il manoscritto del Più lungo giorno (pp. 294-322); Indice dei nomi (pp. 323-327).

  1. Cesare Galimberti, Dino Campana, Milano, Mursia. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Collana «Civiltà letteraria del Novecento», «Profili» n. 13. Contiene: Notizie sulla vita e l’opera di Dino Campana (1885-1932). Premessa (pp. 7-12); 1. Nel clima dannunziano (pp. 13-35); Note alla Premessa e al cap. I (pp. 36-44); 2. Consensi e contrasti coi gruppi culturali (pp. 45-75); Note al cap. II (pp. 76-82); 3. Suggestioni ottocentesche (pp. 83-102); Note al cap. III (pp. 103-105); 4. Poesia in fuga (pp. 107-127); Note al cap. IV (pp. 128-19); 5. Conclusione (pp. 131-144); Note alla Conclusione (pp. 145-146); Bibliografia (pp. 147-166); Indici (p. 167): Indice dei nomi (pp. 169-172); Indice generale (p. 173).


  1. Lorenzo Righi, Dino Campana poeta della notte, Fiesole, Sbolci, Volume n. 6 della collana «Gli inediti». Seconda edizione riveduta e ampliata, Fiesole, Sbolci, 1971. Biblioteca Marucelliana, Firenze.

 

  1. Maura Del Serra, L’immagine Poetica e stilistica dei «Canti Orfici», Firenze, La Nuova Italia, 1973. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Volume n. 111 della collana «Biblioteca di cultura». Contiene: Parte I. La poetica di Campana: storia del «divenire» (pp. 1-89); Parte II. Il «milieu» culturale e stilistico dei «Canti Orfici» (p. 92): I. Il primo periodo (pp. 93-210); II. Il secondo periodo: «La Verna», «Varie e frammenti», «Versi sparsi», «Taccuini, abbozzi e carte varie I e II» (pp. 211-320); III. Il terzo periodo (pp. 321-351); Indice dei nomi (pp. 353-355); Indice (pp. 357-358).


  1. Maura Del Serra, Dino Campana, Firenze, La Nuova Italia. Collezione privata. Volume n. 86 della collana «Il Castoro». Contiene: 1. La dimensione creativa dei Canti Orfici (pp. 7-37); 2. Gli «abbozzi di mito»: i Notturni e La Notte (pp. 37-53); 3. Il mosaico del Quaderno (pp. 53-64); 4. Il frottage bellico: i Prospectus (pp. 64-67); 5. L’ascesa alla Verna (pp. 67-75); 6. Partenze e ritorni: i Taccuini (pp. 75-83); 7. Colori musicali: Varie e frammenti e Versi sparsi (pp. 83-93); 8. Dalla storia all’analogia (pp. 93-100); 9. L’eros e il simbolo (pp. 100-108); 10. Il ritorno (pp. 109-113); Nota bibliografica (pp. 114-125); Notizie biografiche (pp. 126-127); Indice (p. 128).

  1. Arturo Capodaglio, La via di Campana, Galatina, Editrice Salentina. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze.



  1. Ruggero Jacobbi, Invito alla lettura di Dino Campana, Milano, Mursia. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Cronologia (pp. 5-17); I. La vita (pp. 19-30); II. Le opere. Canti orfici (pp. 31-39); La Chimera (pp. 39-53); Varianti (pp. 53-60); Da Boboli a Montevideo (pp. 60-68); Il «quaderno» (pp. 68-84); Conclusione (pp. 84-87); III. Temi e motivi. Il Paesaggio (pp. 89-92); L’eros (pp. 93-95); Campana e le ideologie (pp. 95-97); Simbolismo e Novecento (pp. 98-103); L’assoluto poetico (pp. 103-108); IV. La critica (pp. 109-119); V. Nota bibliografica (pp. 121-125); Indice dei nomi (pp. 127-131); Indice generale (p. 133).

  1. Luigi Peirone, La ricerca espressiva di Campana, Genova, Tilgher. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze. Contiene: Il sostrato (pp. 7-21); L’adstrato (pp. 23-29); Poeta veggente o poeta visivo? (pp. 31-35); Espressione “mistica” e fusione col sostrato (pp. 37-54); Varietà dei registri (pp. 55-62); Fuori dei «Canti orfici» (pp. 63-72); Dal manoscritto perduto all’edizione di Marradi (pp. 73-89); Edizione di Marradi ed edizioni successive (pp. 91-95); Indice (p. 97).



 

  1. Sandro Gentili, Trionfo e crisi del modello «Il Marzocco» - Angelo Conti - Dino Campana, Firenze, Nuove edizioni Enrico Vallecchi, 1981. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Parte seconda. La cultura di Campana (p. 143): I. Attraverso d’Annunzio (pp. 145-207); II. La scoperta di Nietzsche (pp. 209-241); III. La lezione neosimbolista (pp. 243-262).

 

  1. Omaggio a Premio di poesia dedicato a Dino Campana, Comune di Marradi, settembre 1981, Firenze, Vallecchi, 1981. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Renzo Ricchi, Presentazione (pp. 5-7); Omaggio a Dino Campana (p. 9): La vita (pp. 11-13); Le opere (p. 14); Bibliografia (pp. 15-19); «I miei versi sono meravigliosi: a qualcuno...» (p. 23); Premio di poesia dedicato a Dino Campana. Marradi, settembre 1981 (pp. 25-58); Poesia con la «p» minuscola. Contributi degli scolari della scuola elementare di Fognano, Ravenna (pp. 61-64); Indice (pp. 65-66).

  1. Ida Li Vigni, Orfismo e poesia in Dino Campana, Genova, il melangolo. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Volume n. 9 della collana «il melangolo/università». Contiene: Introduzione (pp. 7-12); I. Il «viaggio» o il «mito dell’anima esiliata» (pp. 15-56); II. Il Tempo e la «Notte della coscienza infelice» (pp. 57-104); III. Il mito o l’autonomia poetica (pp. 105-142); IV. La «follia» o il Silenzio (pp. 143-180); Rinvii bibliografici (pp. 183-184); Indice (p. 187).


 

  1. Riccardo Mazza, La Forza, il Nulla, la Saggio su Dino Campana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1986. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Indice (p. 1); Avvertenza (p. 4); Introduzione (pp. 5-8); 1. La «torre barbara» (pp. 9-29); Note (pp. 31-32); 2. Tre temi campaniani (pp. 33-40); Note (p. 41); 3. Prima fase del tema della Chimera (pp. 43-56); Note (pp. 57-58); 4. Seconda fase dei tre temi (pp. 59-124); Note (pp. 125-130); 5. Prima fase del tema del Nulla (pp. 131-136); Note (p. 137); 6. Prima fase del tema della Forza (pp. 139-156); Note (p. 157).

  1. Attilio Lolini, Sebastiano Vassalli, Marradi, Brescia, Edizioni l’Obliquo, Collezione privata. Edizione in mille esemplari, cinquanta dei quali contengono, fuori testo, una serigrafia di Maurizio Donzelli. Nota di Attilio Lolini a p. 6: «Questo racconto è parte di una narrazione più vasta dal titolo L’anno del Salmone (Vita con Sebastiano). Co-autore di questo romanzo, anche se involontario, è direttamente il personaggio principale, al quale sono stati “estorti” testi in forma di lettera e d’altro. Del sottoscritto è l’idea di firmare un libro composto in gran parte da un autore noto e di farsi bello con la prosa altrui. Tuttavia a me va il merito d’aver capito che, con materiali in apparenza disomogenei, si poteva costruire un libro coerente dove, oltre alle avventure della Salma del Poeta Dino Campana, si narrano anche quelle della CIAM (Confraternita Italiana Apparitori e Monatti) che, come è ben noto, comprende quasi tutti i letterati italiani e i loro portaborse». 41. Sebastiano Vassalli, Attilio Lolini, Belle lettere, Torino, Einaudi, 1991.

  1. Sebastiano Vassalli, Attilio Lolini, Belle lettere, Torino, Einaudi. Collezione privata. Contiene: Indice (p. V); Nota (p. VII); Attilio Lolini, Marradi (pp. 3-25); Sebastiano Vassalli, Minima personalia (pp. 27-38); Sebastiano Vassalli, Belle lettere (pp. 39-51); Attilio Lolini, Il Salmone (pp. 53-82). A p. VII: «Degli scritti raccolti nel presente volumetto, Marradi è già stato parzialmente edito in un libriccino delle edizioni l’Obliquo di Brescia nell’aprile del 1988; sul frontespizio di quel libriccino figuravano allora tutt’e due i nomi degli autori, anziché il nome del solo Lolini (che ha, sì, utilizzato molti brani di prosa altrui, ma è di fatto l’unico responsabile del testo finale). [...] Infine il testo conclusivo, Il Salmone, pur facendo parte con Marradi di un unico progetto narrativo cui Lolini attende dal 1985, è rimasto inedito fino alla pubblicazione di questo libro».


 

  1. Arturo Capodaglio, Un’idea di Nuovo saggio su Dino Campana, con una premessa di Mario Marti, Galatina, Congedo, 1991. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Mario Marti, Premessa (pp. 5-9); Parte prima. 1. Dei due tempi della formazione della poesia di Campana (pp. 11-31); 2. Fatti e accadimenti (pp. 31-32); 3. Un microcosmo nei «Canti Orfici» di Dino Campana (pp. 32-42); Parte seconda. 1. L’intellettuale e il poeta (pp. 43-77); 2. La questione (pp. 77-84); Indice (p. 85).

 

  1. Luigi Fallacara, Ricordo di Dino Campana, con testi e autografi di Campana, a cura di Leonello Fallacara e Giorgio Grillo, Firenze, Del Bianco. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Ricordo di Dino Campana (pp. 7-18); Autografi di Campana nell’esemplare dei Canti Orfici dedicato a Luigi Fallacara (pp. 19-38); Le pagine dei Canti Orfici con sottolineature di Luigi Fallacara (pp. 39-42); Le «nuove poesie» e Vecchi versi di Dino Campana (pp. 43-53); Una poesia di Luigi Fallacara (pp. 55-57); Note (pp. 59-72); Indice (pp. 73-75).


 

  1. Ernesto Citro, Sbarbaro e Lo sguardo e la visione, Genova, il melangolo, 1994. Contiene: Gli occhi di Sbarbaro (pp. 7-46); La notte di Campana (pp. 47-96); Indice (p. 97). Collezione privata.

 

  1. Mario Petrucciani, Ipotesi per Dino Campana e altri studi, Caltanissetta-Roma, Sciascia, Biblioteca Marucelliana, Firenze. Il cap. II (Campana. Tre ipotesi, pp. 43-56) riproduce la «Relazione tenuta, con il titolo Postilla per Dino Campana (1932), al Convegno organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano su "Cultura e società in Italia dal 1926 al 1940", Milano, 14-18 settembre 1987».


 

  1. Artisti per il Museo d’Arte contemporanea dedicato a Dino Campana e Atti della giornata di studi su Dino Campana del 28 settembre 1991. Relazioni di Luciano Erba, Giovanni Giudici, Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani, Marradi, Comune di Marradi-Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini»-Edizioni Centro Studi Campaniani, Collezione privata Contiene: Il sindaco, Giuseppe Matulli (p. 7); Il Presidente del Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini», Rodolfo Ridolfi (p. 9); Il curatore, Matilde Hernández Lorente (p. 11); Stefano Gualdi, Artisti d’oggi per Dino Campana (pp. 13-14); Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Studio cromatico dei Canti Orfici di Campana (pp. 15-22); Artisti per il Museo d’Arte contemporanea dedicato a Dino Campana (pp. 25-137); Atti del Convegno su Dino Campana, Marradi, 28 settembre 1991 (p. 139): Mario Luzi, L’intelligenza progressiva dell’opera di Campana (pp. 145-148); Maria Luisa Spaziani, L’ombra di Rimbaud su Campana (pp. 149-152); Giovanni Giudici, Quando, da giovane, leggevo Campana (pp. 153-155); Luciano Erba, Di alcune frequenze dell’immaginario campaniano (pp. 157-160); Indice (pp. 163-165).

  1. Christophe Mileschi, Dino Le mystique du chaos, Lausanne, L’Age d’Homme, 1998. Collezione privata. Contiene: Liste des abréviations (p. 8); Remerciements (pp. 9-10); Introduction (pp. 11-16); Première partie. Présence au monde (p. 17): I. Die tragödie des letzten germanen in italien (pp. 19- 53); II. Voyage en Italie (pp. 54-90); III. Conversations cosmopolites (pp. 91-131); IV. Ouvertures cognitives (pp. 132-153); Deuxième partie. Anatomie des Chants Orphiques (p. 155): V. Panorama squelettique (157-168); VI. Triptyque de la passion (pp. 169-226); Troisième partie. L’expérience extatique (p. 227): VII. Tâtonnements définitoires (pp. 229-249); VIII. Chemins de nuit (pp. 250-281); IX. Écrire l’extase (pp. 282-306); Conclusion (pp. 307-314); Éléments de bibliographie (pp. 317-323); Index des noms cités (pp. 325-328); Table des matières (pp. 329-332).


 

  1. Dino Campana da Castel Pulci a Badia a Settimo, a cura di Lorenzo Bertolani e Marco Moretti, Comune di Scandicci, Consiglio di Circoscrizione 3, La Piana di Settimo, 1999. Collezione privata Contiene: Franco Contorbia, Prefazione (pp. 3-4); Lorenzo Bertolani, Introduzione (pp. 5-6); Biografia di Dino Campana (pp. 7-11); Marco Moretti, Dino Campana (pp. 13-34); Da Castel Pulci a Badia a Settimo (pp. 35-80); Iconografia (pp. 81-97); Indice (p. 99).

 

  1. Dino Campana da Castel Pulci a Badia a Settimo, a cura di Lorenzo Bertolani e Marco Moretti, nuova edizione, Scandicci, CentroLibro. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Franco Contorbia, Prefazione (pp. 5-6); Lorenzo Bertolani, Nota alla nuova edizione (pp. 7-8); Lorenzo Bertolani e Marco Moretti, Conversazione con Mario Luzi (Firenze, 19 novembre 2003) (pp. 9-14); Da Castel Pulci a Badia a Settimo (pp. 15-66); Altri contributi (p. 67): Lorenzo Bertolani, Dino Campana dal 1918 al 1932 (pp. 69-109); Roberto Maini, «Signor Campana mi permetta di presentarmi». Biografia di Carlo Pariani medico psichiatra (pp. 110-118); Marco Moretti, Intorno ai «sogni vaniti», rimasti «chimere» (pp. 119-127); Don Furno Checchi, Fiori fresci sulla tomba del poeta (pp. 128-131); Iconografia (pp. 132-150); Biografia di Dino Campana (pp. 151-154); Indice dei nomi di persone (pp. 155- 159); Indice (p. 160).

  1. Marco Bazzocchi, Campana, Nietzsche, e la puttana sacra, Lecce, Manni, 2003. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Premessa (pp. 5-8); Note (p. 9); Mitobiografia (pp. 11-71); Faust a Bologna (pp. 73-119); Cammino e visione (pp. 121-155); Note (pp. 155-158); Indice (p. 159).


  1. Giovanni Cenacchi, I Monti Orfici di Dino Un saggio, dieci passeggiate, Firenze, Polistampa, 2003. In allegato cd Dino Campana Poeta, a cura di Lorenzo Bertolani. Seconda edizione, Firenze, Mauro Pagliai, 2011. Biblioteca Marucelliana, Firenze.

  1. Giovanni Zaffagnini, Io Il paesaggio nella poesia di Dino Campana, testi di Ezio Raimondi e Roberta Valtorta, Ravenna, Longo, 2003. Collezione privata In occasione del convegno Dino Campana: paesaggio, cammino, immagine e della mostra di Giovanni Zaffagnini, Io vidi. Il paesaggio nella poesia di Dino Campana (Faenza, 4 maggio-8 giugno 2003). Contiene: Giuseppe Matulli, Donatella Callegari (p. 5); Ezio Raimondi, Presentazione (pp. 7-9); Roberta Valtorta, Un percorso mentale nei luoghi di Campana (p. 11); Io vidi. Il paesaggio nella poesia di Dino Campana (pp. 12-64).

 

  1. Dino Campana alla Verna, Stia, Accademia Casentinese Lettere Economia Scienze e Arti- Cianferoni. Collezione privata.


  1. Neuro Bonifazi, Dino La storia segreta e la tragica poesia, Ravenna, Longo, 2007. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: Introduzione (pp. 7-17); I. La “nevrastenia”: una storia segreta (pp. 19-41); II. La nascita della poesia. Il «Quaderno» (pp. 43-76); III. La ricerca dell’amore perduto. «La Chimera» (pp. 77-96); IV. Ricordi e incubi, fantasmi e visioni: «La notte» (pp. 97-125); V. «La Verna» e «Immagini del viaggio e della montagna» (pp. 127-138); VI. Un mondo nuovo. «Viaggio a Montevideo» (pp. 139-152); VII. Immagini di città: l’atrocità dell’esistenza (pp. 153-171); VIII. «Genova»: una visione di grazia (pp. 173-202); IX. Dopo i «Canti Orfici»: lettere e altre poesie (pp. 203-228); X. L’incontro con Sibilla Aleramo e l’internamento (pp. 229-260); Indici (p. 261): Indice dei nomi (pp. 263-265); Indice (p. 267).

  1. Franco Mongini, Il genio tra nevrosi e Carlo Emilio Gadda, Dino Campana, Torino, UTET, 2007. È dedicata a Dino Campana la Parte seconda (pp. 63-137). Collezione privata.


  1. Bruno Pompili, Strabismi Dino Campana, Bari, Crav-B.A.Graphis, 2008. Collezione privata. Contiene: Desiderare la parola d’altri (pp. 3-15); La memoria in Dino Campana. Canti orfici e Taccuinetto faentino (pp. 16-39); Per una morfologia narrativa dei Canti orfici (pp. 40- 59); Il racconto nella «Notte» (pp. 60-95); Il percorso e il diario in «La Verna» (pp. 96-133); La distanza e il ponte (pp. 134-146).

  1. Andrea Zanzotto, Il mio Campana, a cura di Francesco Carbognin, Bologna, Clueb. Collezione privata. Contiene: Indice (p. 5); Giuseppe Matulli, Prefazione (pp. 7-9); Andrea Zanzotto, Il mio Campana (pp. 11-29); Niva Lorenzini, Il Campana di Zanzotto. Qualche appunto in margine (pp. 31-35); Avvertenza (pp. 37-38); Nota biobibliografica (pp. 39-42).

  1. Enrico Gurioli, Barche Dino Campana. La vita, i canti marini e i misteri orfici, Bologna, Pendragon, 2012. Collezione privata. Contiene: Indice (p. 5); Prefazione (pp. 7-12); Prologo (pp. 13-16); I parte. I Canti Orfici e il mare (pp. 17-108); II parte. La follia, l’amore e la guerra (pp. 109-190); III parte. Il povero pazzo di Castel Pulci. Il fascismo. Vita e morte di un testimone scomodo (pp. 191-238); Epilogo (pp. 239-240); Bibliografia (pp. 241-250); Indice dei nomi (pp. 251-254).


                                                                                                             

  1. Paolo Maccari, Il poeta sotto esame, con due importanti inediti di Dino Campana, Bagno a Ripoli, Passigli. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Contiene: [Paolo Maccari], Il poeta sotto esame (pp. 5-78); Due inediti di Dino Campana (p. 79): Nota preliminare (pp. 81-82); A zonzo per Firenze (pp. 83-86); Le repentir (Il pentimento) (pp. 87-93); P. M., Note ai testi (pp. 95-97); Le ragioni di una scoperta (pp. 99-106); Indice (p. 107).

  1. Massimo Gatta, Canti Orfici a Catania, Collezione privata. Esemplare n. 10. «Tiratura privata di 18 copie | fuori commercio e numerate a mano | stampate in occasione dei 18 anni di | Ludovica | augurandole un futuro luminoso come il suo sorriso | habent sua fata libelli | Vasto, 12 gennaio 2014». Stampato a Macerata, «www.stampalibri.it book on demand».

 

  1. Roberto Maini, Piero Scapecchi, L’avventura dei Canti Un libro tra storia e mito, con un racconto di Marco Vichi, Firenze, Edizioni Gonnelli, 2014. Collezione privata Contiene: Indice (p. 3); Ringraziamenti (p. 4); Prefazione (p. 6); Nota degli autori (p. 8); Abbreviazioni (p. 9); La Stampa (pp. 11-41); Gli Esemplari (pp. 43-121); Andrea Cogerino, Una lettera inedita. Dino Campana e (Villa) Irma (pp. 123-129); Marco Vichi, Immensi cieli (pp. 131-137).


 

 

  1. Lorenzo Bertolani, Felice di essere povero Felicità e religiosità nell’opera di Dino Campana, Firenze, Edizioni della Meridiana, 2014. Collezione privata. Contiene: Verso la felicità (pp. 5-10); La felicità (pp. 11-42); La religiosità (pp. 43-74); Note (pp. 75-78); Nota dell’autore (p. 79).

 

  1. Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Campana dal vivo (Scritti e testimonianze sulla vita e sulla poesia), prefazione di Rodolfo Ridolfi, presentazione di Mario Luzi, Marradi, Centro Studi Campaniani «Enrico Consolini», Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Rodolfo Ridolfi, Prefazione (pp. 3-4); Mario Luzi, Presentazione (pp. 5-6); Indice (pp. 7-10); Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Introduzione (pp. 11-19); Interventi su Campana (pp. 20-312); Studi dell’autore su Campana (p. 313).

 

  1. Dino Campana oggi. Atti del Convegno, Firenze 18-19 marzo 1973, Gabinetto Scientifico Letterario P. Vieusseux, Firenze, Vallecchi, 1973. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Geno Pampaloni, Prefazione (pp. V-VIII). Prima giornata, domenica 18 marzo 1973. Saluto del sindaco di Firenze (pp. 3-4); Saluto del Presidente del Gabinetto Vieusseux (pp. 5-6); Carlo Bo, Nel nome di Campana (pp. 7-26); Enrico Falqui, Il manoscritto ritrovato (pp. 27-32); Domenico De Robertis, Per un più lungo giorno (pp. 33-49); Neuro Bonifazi, L’elaborazione dei «Canti Orfici» (pp. 50-79); Silvio Guarnieri, La sfida di Campana (pp. 80-85); Maura Del Serra, Evoluzione degli stati cromatico-musicali (pp. 86-108). Seconda giornata, lunedì 19 marzo 1973. Silvio Ramat, Campana nella tradizione novecentesca (pp. 111-136); Giuseppe Raimondi, Incontri bolognesi con Dino Campana (pp. 137- 139); Mario Luzi, Al di qua e al di là dell’elegia (pp. 140-146); Ruggero Jacobbi, L’esilio e la visione (pp. 147-156); Ludovico Bernabei, Marradi per il suo poeta (pp. 157-158); Conclusione del Presidente del Gabinetto Vieusseux (p. 159); Indice (pp. 161-163).


 

 

  1. Materiali per Dino Campana. Contributi di Alberto Casadei, Fiorenza Ceragioli, Piero Cudini, Giovanni Nencioni, Aldo Pecoraro, Beatrice Stasi, a cura di Piero Cudini, Lucca, Maria Pacini Fazzi. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Piero Cudini, Avvertenza (p. 5); Alberto Casadei, Il metodo della pazzia: sulla riscrittura dei «Canti Orfici» (pp. 7-36); Fiorenza Ceragioli, Una redazione sconosciuta dell’inizio dei «Canti Orfici» (pp. 37-61); Piero Cudini, Un’idea di Campana. Percorsi e forme de «La Notte» (pp. 63-)107; Giovanni Nencioni, Sopra un commento ai «Canti Orfici» (pp. 109-115); Aldo Pecoraro, Campana fra Verlaine, Baudelaire e Rimbaud (pp. 117-146); Beatrice Stasi, Sul carteggio fra Sibilla Aleramo e Dino Campana (pp. 147-163); Indice (p. 165).

 

  1. Dino Campana nel Il progetto e l’opera, a cura di Francesca Bernardini Napoletano, Roma, Officina, 1992. Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze Atti delle giornate di studio presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi «La Sapienza» di Roma il 16-17 maggio 1988. Contiene: Indice (pp. 5-6); Giuliano Manacorda, Presentazione (pp. 9-11). Parte prima. Relazioni (p. 13): Francesca Bernardini Napoletano, Campana nel Novecento (pp. 15-29); Cesare Galimberti, Un viaggio verso la notte (pp. 30-35); Maura Del Serra, Sacrificio e conoscenza: elementi di simbologia nei «Canti Orfici» (pp. 36-49); Stefano Giovanardi, L’io dei «Canti Orfici» (pp. 50-58); Marcello Carlino, In chiave di allegoria: tre poesie sulla poesia nel «Quaderno» di Campana (pp. 59-68); Aldo Mastropasqua, Per una storia delle prime edizioni delle poesie di Campana (pp. 69-95); Antonio Pinchera, Appunti sulla prosa dei «Canti Orfici» (pp. 96-131); Giuseppe Gigliozzi, Le concordanze dei «Canti Orfici» (pp. 132-137); Biancamaria Frabotta, «Egregia Sibilla, vorrei scrivervi ma non posso» (pp. 138-151); Armando Gnisci, Come si amano i poeti (pp. 152-166); Mauro Ponzi, Campana e Heine (pp. 167-176); Lugi Fontanella, Presenza di Campana in America: traduzioni e regesto bibliografico (pp. 177-192). Parte seconda. Tavola rotonda. Campana: per quale Novecento? (p. 193): Cesare Galimberti (p. 195); Alfredo Giuliani (pp. 196-200); Mario Lunetta (pp. 201-209); Romano Luperini (pp. 210-213); Maura Del Serra (pp. 214-216); Alfredo Giuliani (p. 217); Indice dei nomi (pp. 219-223).


 

  1. Dino Campana alla fine del secolo, a cura di Anna Rosa Gentilini, Bologna, il Mulino. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Atti del convegno tenutosi a Faenza nella Sala del Consiglio Comunale il 15-16 maggio 1997. Contiene: Indice (p. 5); Ezio Raimondi, Premessa (pp. 7-10); Alberto Asor Rosa, Premesse a Campana (pp. 11-20); Silvio Ramat, Qualche nota per «La Chimera» (pp. 21-38); Fernando Bandini, Note sulla lingua poetica di Dino Campana (pp. 39-50); Edoardo Sanguineti, Testimonianza di un lettore (pp. 51-62); Vittorio Coletti, Dalla lingua al testo: note linguistiche sui «Canti Orfici» (pp. 63-79); Marco A. Bazzocchi, Mitobiografia? (pp. 81- 107); Claudio Marabini, Luoghi e itinerari campaniani (pp. 109-119); Alberto Bertoni, Appunti sul metro degli «Orfici» (pp. 121-133); Giorgio Zanetti, Campana e il mondo delle immagini (pp. 135-168); Maria Antonietta Grignani, Momenti della ricezione di Campana (pp. 169-187); Niva Lorenzini, Fausto Curi, Conclusioni (pp. 189-195); Dibattito (pp. 197- 203).


  1. O poesia tu più non Campana moderno, a cura di Marcello Verdenelli, Macerata, Quodlibet, 2003. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Atti del Convegno dell’Università degli Studi di Macerata, 25-26 ottobre 2002. Contiene: Indice (pp. V-VII); Renato Pasqualetti, Presentazione (pp. IX-XII); Rodolfo Ridolfi, Scheggia campaniana (pp. XIII-XIV); Marcello Verdenelli, Campana: una «fantasia qualunque» (pp. XV-XXVI); Luigi Surdich, Presenze di Campana nel Novecento (pp. 1-40); Enrico Ghidetti, Prospettive di ermeneutica campaniana 1915-1953 (pp. 41-54); Giorgio Bárberi Squarotti, Campana, la matrona e l’ancella (pp. 55-71); Marco Antonio Bazzocchi, Il libro futuro (Campana e Nietzsche) (pp. 73-85); Marcello Verdenelli, Lombra nei Canti Orfici (pp. 87-131); Tiziana Catenazzo, Verginità e vertigine nei paesaggi di Dino Campana (pp. 133-153); Christophe Mileschi, Dino Campana: orfismo e amorfismo (pp. 155-165); Fiorenza Ceragioli, Campana prima e dopo i Canti Orfici (pp. 167-182); Vittorio Coletti, Postille a un vecchio saggio su Dino Campana (pp. 183-192); Sandro Gentili, Il «bisogno della morte» e il «fuoco della distruzione»: lettura del Quaderno (pp. 192-203); Piero Pacini, Intorno a Fantasia su un quadro d’Ardengo Soffici (pp. 205-220); Pedro Luis Ladrón de Guevara Mellado, Cinema e velocità: due aspetti della modernità nella poesia di Dino Campana (pp. 221-235); Carlo Vecce, «O divino primitivo». Leonardo in Campana (pp. 233-257); Costanza Geddes da Filicaia, Campana prosatore tra Epistolario e Taccuino (pp. 259-269); Marino Biondi, Appunti su biografie e carteggi (pp. 271-299); Paolo Berruti, «Il tuo divenir taciturno» (pp. 301-306); Fabio Curzi, «Come mio nonno prendo il tram». Dino Campana nella canzone d’autore (pp. 307-320); Allì Caracciolo, Il teatro poetico per una drammaturgia di Dino Campana (pp. 321-333); Alessandro Fo, «Ignoto poema di voluttà e di dolore». Venature di sofferenza e compassione nella poesia di Dino Campana (pp. 335-350); Enrico Testa, Campana inattuale (pp. 351-355); Guido Garufi, Non si dimentica Campana (pp. 357-360); Francesco Scarabicchi, Sulla riva di un giorno (pp. 361-363); Per Campana. Testi di Elio Fiore, Mario Graziano Parri, Eugenio De Signoribus (pp. 365-369); Indice dei nomi (pp. 371-378); Indice delle opere (pp. 379-382).


 

  1. Dino Campana «una poesia europea musicale colorita». Giornate di studio, Macerata, 12-13 maggio 2005, a cura di Marcello Verdenelli, Macerata, eum. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Indice (pp. 5-6); Marcello Verdenelli, Introduzione (7-11); Marcello Verdenelli, Ancora una «fantasia qualunque» (pp. 13-16); Giorgio Bárberi Squarotti, Le due Chimere: d’Annunzio e Campana (pp. 17-29); Fiorenza Ceragioli, Campana europeo (pp. 31-36); Nicolò Mineo, I colori e la luce nei Canti (pp. 37-47); Stefano Giovannuzzi, Tra Nietzsche, d’Annunzio e Soffici: la genesi lacerbiana de Il più lungo giorno (pp. 49-66); Diego Poli, «Barbaro» in Campana (pp. 67-82); Salvatore Claudio Sgroi, Per lo studio della lingua dei Canti Orfici (pp. 83-123); Gianluca Frenguelli, Il lessico e la semantica dei Canti Orfici (pp. 125-148); Marcello La Matina, Musicalità della prosodia nei Canti Orfici (pp. 149-170); Simona Giri, I Canti Orfici: forme della ripetizione tra temporalità e movimento (pp. 171-188); Antonella Gargano, Dino Campana e le avanguardie tedesche (pp. 189-197); Tiziana Catenazzo, Campana e Georg Trakl: due percorsi della poesia moderna (pp. 199-205); Sonia Saporiti, Orfeo e Dioniso. L’orfismo di Dino Campana e il dibattito sul mito nella Germania del primo Novecento (pp. 207-220); Daniela Fabiani, Dino Campana e la cultura francese degli inizi del Novecento (pp. 221-234); Mario Tropea, Colore della notte e del viaggio (pp. 235-251); Costanza Geddes da Filicaia, I Canti Orfici: colori e suoni del mondo naturale (pp. 253-263); Marcello Verdenelli, La vecchia Europa e l’Europa moderna di Campana (pp. 265-312); Indice dei nomi (pp. 313-319); Indice delle opere di Dino Campana (pp. 321-323).



 

  1. Galleria degli scrittori Dino Campana, a cura di Mario Costanzo e Luigi Capelli, in «La Fiera letteraria», VIII, 24, 14 giugno 1953, pp. 3-6. Collezione privata Contiene: Giuseppe Raimondi, Ritorno del poeta; Angelo Romanò, L’influsso della tradizione; Giuseppe Ravegnani, L’incontro con l’infelice di genio; Sergio Solmi, A proposito del “mito Campana” (p. 3); Francesco Monterosso [Franco Matacotta], Contributo alla ricostruzione della sua biografia (Anno 1885-Anno 1915) (p. 4); Enrico Falqui, Per una storia del rapporto tra Nietzsche e Campana (p. 5); Luigi Capelli, Presenza e visione; Mario Costanzo, Ulissismo o orfismo? (pp. 5-6); E.[nrico] F.[alqui], Nota bibliografica (p. 6).


 

  1. La Liguria per Dino Il viaggio, il mistero, il mare, la mediterraneità. Atti del Convegno di Studi, promosso dalla Regione Liguria e dal Centro Studi e Documentazione «Luigi Einaudi» della Spezia, Genova-La Spezia 11-12-13 giugno 1992, in «Resine», nuova serie, n. 58-59, 4° trimestre 1993-1° trimestre 1994. Collezione privata Contiene: Sommario (p. 2); n.d.c., Premessa (p. 3); Vico Faggi, Una poesia per Dino Campana (p. 4); Isabella Tedesco Vergano, Introduzione. Un convegno spezzino-genovese su Dino Campana. La Liguria per Dino Campana. Il viaggio, il mistero, il mare, la mediterraneità (pp. 5-10); Carlo Bo, La notte di Dino Campana (pp. 11-20); Relazioni: Fiorenza Ceragioli, Genova nella geografia poetica di Campana (pp. 21-28); Stefano Verdino, Campana e i liguri (pp. 29-36); Giovanni Giudici, Quando, da giovane, leggevo Campana (pp. 37-39); Gabriel Cacho Millet, Sul “male” di Dino Campana (pp. 41-59); Maura Del Serra, Il labirinto mediterraneo negli «Orfici» (pp. 61-66); Marco Bulgarelli, La divisa nascosta di Dino Campana (pp. 67-74); Marcello Verdenelli, L’ombra di Edgard Allan Poe nella «notte mediterranea» di Campana (pp. 75-96); Isabella Tedesco Vergano, Letture di testi campaniani (pp. 97-102).

 

  1. Dino La poesia e il teatro, a cura di Giacomo Martini, in «I Quaderni del Battello Ebbro», IX, 17-18-19-20-21, dicembre 1997. Biblioteca Marucelliana, Firenze In occasione del convegno Dino Campana. La poesia e il teatro, svoltosi a Bologna dal 29 aprile al 1° maggio 1995 presso il Teatro La Soffitta, promosso dal Centro di promozione Teatrale Teatro La Soffitta, dal Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università degli Studi di Bologna e dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Bologna. Contiene: Giacomo Martini, Introduzione (pp. 3-7); Mario Luzi (pp. 8-9); Roberto Carifi (pp. 10-11); Milo De Angelis (pp. 12-13); Roberto Mussapi (pp. 14-15); Gerardo Guccini, Rappresentare Campana: l’esperienza del C.I.M.E.S. Risonanza e percorsi dell’artigianato teatrale (pp. 16-19); Mario Luzi (pp. 20-21); Nanni Garella (pp. 22-24); Giuseppe Manfridi (pp. 25-28); Laura Curino (pp. 29-32); Giancarlo Cauteruccio (pp. 33-35); Marco De Marinis, Teatro e poesia (pp. 36-42); Claudio Meldolesi, Conclusione (pp. 43-44); Appendice (p. 45): Michele Baraldi, Nel nome della poesia. Dino Campana (pp. 46-51); Alessandra Bruni, La lingua del viandante. Omaggio a Dino Campana (pp. 52-55); Susanna Caputo, Dino e Sibilla: una drammaturgia epistolare (pp. 56-57); Gianni D’Elia, Campana e la notte del Novecento (pp. 58-61); Maura Del Serra, L’ossessione della morte fuori dal luogo e dal tempo (pp. 61-68); Rosaria Lo Russo, Scrivo: cosa, non so: ho il sangue alle dita: scrivo (pp. 69-78); Loretto Stefanelli, «Se penso a un tramonto» (pp. 79-80); Giuliano Scabia, Tracce e Apparizioni del Poeta Dino Campana Nel Fare I Canti Orfici 22 Ottobre 1982 (pp. 81-83).


  1. «Caffè Michelangiolo», VII, 1, gennaio-aprile. Collezione privata. Contiene: Giorgio Bárberi Squarotti, La Genova di Campana (pp. 4-13); Dino Campana. Marradi 1885-Castel Pulci 1932 (p. 11); Sandro Gentili, L’infinito e la sua ombra (pp. 14- 17); Marcello Verdenelli, Il paesaggio campaniano (pp. 18-25); Come noi leggemmo Campana, una testimonianza di Vittorio Sereni (p. 26); Alfonso Lentini, «Colori orfici». Testimonianza su un’esperienza artistica (p. 27); Piero Pacini, Il tango della memoria (pp. 28-31); Mario Luzi, Un prezioso incunabolo (pp. 32-33); Tino Dalla Valle, «Scorci bizantini» (pp. 34-35); Mario Graziano Parri, Nel più alto cielo (pp. 36-39); «O poesia tu più non tornerai...». Campana moderno. Perché un convegno con questo titolo, a cura di Mario Graziano Parri e Marcello Verdenelli (p. 40); Giorgio Luti, Campana e il Novecento (p. 41); Dino Campana, «I miei versi sono meravigliosi...». Da Canti orfici e altro (pp. 42-44).

  1. «La Riviera ligure», XXV, 1 (73), gennaio-aprile. Collezione privata. Contiene: Matteo Navone (pp. 3-5); Veronica Pesce, «Te Deum». Boine (Novaro) e Campana (pp. 7-15); Franco Croce, Dino Campana, Genova (pp. 16-22); Antonello Perli. Campana e Sbarbaro: riscontri intertestuali (pp. 23-28); Isabella Tedesco Vergano, Sublimazione dell’umano nelle composizioni ‘genovesi’ di Dino Campana (pp. 29-36); Marco Ercolani. «Io facevo un poco di arte». Appunti per Dino Campana (pp. 37-44); Massimo Gatta, Quei Canti Orfici e “neri” tra Catania e Marradi (pp. 45-55); Sebastiano Vassalli, Dino Campana: una cometa, non un matto (pp. 56-59); Dino Campana al cinema: Inganni (1985) (p. 61); Luigi Faccini, Il padiglione delle donne criminali (pp. 62-65); Marcello Gatti, Dal diario di lavorazione di Inganni (pp. 66-73); La scheda del film (pp. 74-75).


 

  1. Gabriel Cacho Millet, Quasi un uomo, Roma, Tipografia Colangelo, [1977]. Collezione privata. Quasi un uomo. Visita al poeta Dino Campana nel manicomio di Castel Pulci, versione italiana di Mario Maranzana. Dedica autografa: «Per ricordo fraterno | a Franco Contorbia | Gabriel Cacho Millet, | Roma, 2-II-78».

  1. Sebastiano Vassalli, La notte della Il romanzo di Dino Campana, Torino, Einaudi, 1984. Collezione privata.



  1. Sebastiano Vassalli, La notte della cometa, Torino, Einaudi. Collezione privata.


                                                                                                                


  1. Sebastiano Vassalli, Natale a L’ultimo Natale di Dino Campana, Novara, Interlinea, 2008. Collezione privata. Contiene: Natale a Marradi (pp. 5-47); Sulle orme di Campana. Immagini di Marradi. Fotografie di Attilio Lolini e Sebastiano Vassalli (1983) (pp. 49-59); Sommario (p. 61).

  1. Sebastiano Vassalli, La notte della cometa, nuova edizione con il racconto Natale a Marradi, Torino, Einaudi. Contiene: La notte della cometa (pp. 1-238); Congedo (p. 239); Natale a Marradi. L’ultimo Natale di Dino Campana (pp. 241-277). Collezione privata

  1. Omaggio a Dino Campana. Sulle orme della chimera. Salvatore Cipolla, Clemente Fava, Antonella Gandini, Franco Gentilini, Marcello Guasti, Renzo Margonari, Lillo Messina, Franco Mulas, Katinka Niederstrasser, Franca Puliti, Giovanni Spinicchia, Piero Tredici, Scandicci, Centro Arti visive Modigliani, Consiglio di Circoscrizione 3, Badia a Settimo, 19 settembre-5 ottobre 1986. Collezione privata Contiene: Mila Pieralli, Sindaco di Scandicci; Mario Luzi, I Canti Orfici: settanta anni dopo; Elvio Natali, Dino Campana poeta visivo; Nicola Micieli, Al porto campaniano gli approdi; Salvatore Cipolla, Clemente Fava, Antonella Gandini, Franco Gentilini, Marcello Guasti, Renzo Margonari, Lillo Messina, Franco Mulas, Katinka Niederstrasser, Franca Puliti, Giovanni Spinicchia, Piero Tredici.



  1. Alfredo Altieri, Un .. una storia... una cultura, Marradi, Comune di Marradi, 1986. Collezione privata. Contiene: Enrico Consolini, Lorenzo Liverani, Presentazione (p. 5); Cenni storici (pp. 7-51); I Marradesi illustri (pp. 53-60); Dino Campana (pp. 61-69); Celebrazioni del centenario della nascita del poeta Dino Campana (Marradi 1885-1985) (pp. 71-84); Il premio letterario nazionale di poesia dedicato a Dino Campana (pp. 85-94); Libretti del «Teatro Campaniano» (pp. 95-200); Bibliografia essenziale (pp. 203-204); Indice (p. 206).

 

  1. Ugo De Vita, «Campana», ovvero nel grembo della terra genitrice o in un sogno di regno sopra i cieli. Atto unico, Firenze, Vallecchi. Biblioteca Marucelliana, Firenze Contiene: Parte prima. Atto unico (pp. 7-37); Parte seconda (p. 39): Ugo De Vita (pp. 41-42); Francesco Taranto, L’apparato musicale e lo spettacolo (pp. 43-44); Giorgio Taffon, Dino Campana: Tragos – Note sulle lettere del poeta (pp. 45-50); Paolo Grasso, Aspetti del pensiero politico nell’Italia del suo tempo (1900-1914) (pp. 51-55); Colomba Calcagni, Esegesi critica delle restrizioni manicomiali di Dino Campana (pp. 57-64); Ermanno Gioacchini, Walter Nicoletti, Dino Campana ed il bisogno di esistere: brevi note senza follia (pp. 65-70); Indice (p. 71).


 

  1. Giurando noi fede all’azzurro. Tredici poeti per Dino Campana, Badia a Settimo, 20 maggio 1999, a cura di Lorenzo Bertolani e Paolo Fabrizio Iacuzzi, Firenze, Puntostampa. Collezione privata Contiene: Leonardo Conti, Presentazione (pp. 3-4); Poesie di Fiorenza Alderighi, Lorenzo Bertolani, Roberto Carifi, Alessandro Ceni, Massimiliano Chiamenti, Alba Donati, Patrizia Giovannoni, Paolo Fabrizio Jacuzzi, Rosaria Lo Russo, Michele Miniello, Mario Sodi, Giacomo Trinci, Roberta Vezzosi (pp. 6-44); Notizie bio-bibliografiche (pp. 45- 47).

 

  1. Perché io non potevo dimenticare le rose... Arte per Dino Campana. Mulas, Nagasawa, Spagnulo, Mostra e catalogo a cura di Silvia Pegoraro, Comune di Marradi, Regione Toscana, Associazione Premio Letterario Dino Campana, Associazione Culturale “Il Molinone”, Marradi- Firenze, Comune di Marradi-Regione Toscana. Collezione privata Contiene: Sommario (p. 5); Mirella Zoppi (p. 6); Graziano Fabbri (p. 7); Walter Scarpi (pp. 8-9); Sergio Zavoli, Un altro dono di Dino Campana (p. 11); Silvia Pegoraro, Le rose di Campana e gli emblemi del visivo, tra poesia e arti figurative (pp. 13-17); Renato Minore, Mulas, per immagini (pp. 19-21); Silvia Pegoraro, Mito della poesia e poesia del mito. Nagasawa e Spagnulo dalla parte di Campana (pp. 23-32); Tavole (pp. 33-82); Note biografiche (pp. 83-95).



  1. Nel sogno abitato. Storie dipinte per Dino Campana, a cura di Giovanni Faccenda, Firenze, Vallecchi, 2007. Collezione privata. Catalogo e mostra a cura di Giovanni Faccenda, Firenze, Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, 28 giugno-29 luglio 2007. Contiene: Dino Campana, Nota autobiografica (p. 5); Antonio Possenti, Pensando a Campana (p. 7); Giuseppe Matulli, Saluto (pp. 13 e 15); Giovanni Gozzini, Saluto (p. 17); Sergio Zavoli, Riverberi di una fantasia stupefacente (pp. 19 e 21); Umberto Cecchi, Non toccatemi il sangue dei ragazzi (pp. 23-27); Giovanni Faccenda, Nel sogno abitato da Campana e Possenti (pp. 29-33); Opere (pp. 35-125); English section (pp. 127-161); Sommario (p. 163).

 

  1. Non si avrà ragione di Poeti del Novecento per Dino Campana, a cura di Gabriel Cacho Millet e Claudio Corrivetti, Roma, Postcart, 2008. Collezione privata. Contiene: Gabriel Cacho Millet, Premessa (pp. 8-13); Bino Binazzi, Rifioriture: Umbria (pp. 24-25); Francesco Meriano, Frantoio (p. 26); Mario Novaro, Sangue (Tramonto) (p. 30); Sibilla Aleramo, A Dino Campana (p. 35); Fauno (p. 36); Rose calpestava nel suo  delirio... (p. 41); Vincenzo Cardarelli, Incontro notturno (pp. 42-47); Camillo Sbarbaro, Sproloquio d’estate (pp. 53-54); Luigi Bartolini, Vaglia postale (p. 61); Velso Mucci, Biglietto per un compagno (p. 62); Michele Campana, Salgo per le scale nere (pp. 67-68); Amelia Rosselli, Non so se tra il sorriso della verde estate... (pp. 74-77); Lello Campana, A Dino (p. 81); Giorgio Caproni, Batteva (p. 82); Murilo Mendes, I. Dino Campana (pp. 88-89); II. Dino Campana (p. 91); Gabriel Cacho Millet, El enhuesador de fantasmas (pp. 92-95); Primo Conti, Senza il canto delle cicale... (p. 98); Dino Campana a San Salvi (pp. 101); Mariella Bettarini, Sopra Compiobbi (pp. 104-108); Maurizio Pallante, Enrico Tallone, stampatore (pp. 113-114); Alda Merini, Essendo matta anch’io... (p. 116); Vico Faggi, Inseguiva parole (p. 119); Jan Vladislav, Je to blázen (pp. 122-123); Silvio Ramat, Tutti sogni (p. 126); Roberto Vecchioni, Canzone per Alda Merini (pp. 132-135); Sergio Zavoli, Marradi (p. 138); Francesca Yvonne Caroutch, La Passion selon Dino Campana (pp. 144-147); Ringraziamenti (p. 151); Note bibliografiche (pp. 152-155); Indice dei luoghi fotografati (pp. 156-157); Indice generale (pp. 158-159); Immagini di Claudio Corrivetti.



  1. Pablo Echaurren, Vita disegnata di Dino Campana, Montepulciano (Siena), Editori del Grifo. Biblioteca Marucelliana, Firenze. Pubblicato per la prima volta in sei puntate nel 1992 su «Il Grifo», II, 13 (aprile) (pp. 106-113); 14 (maggio) (pp. 56-65), 15 (luglio-agosto) (pp. 94-99); 16 (settembre) (pp. 83-87); 17 (ottobre) (pp. 90-94); 18 (novembre) (pp. 90-94). Edizione limitata e fuori commercio, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Scandicci, in occasione dell’ottantesimo anniversario della pubblicazione dei Canti Orfici.

 

  1. Pablo Echaurren, Din don Dino Campana, in Vite di Campana, Majakovskij, Pound, con una premessa di Enzo Siciliano, Torino, Bollati Boringhieri, 2000, pp. 13-47. Biblioteca Marucelliana, Firenze

  1. Simone Lucciola, Rocco Lombardi, Campana, Ravenna, Giuda Edizioni. Contiene: Paolo Pianigiani, Introibo (pp. 3-4); Campana (pp. 5-48); Appendice (pp. 49-53); Simone Lucciola, Note (pp. 55-60); Bibliografia essenziale (p. 62). Collezione privata

  1. Simone Lucciola, Rocco Lombardi, Campana, contributi di Gabriel Cacho Millet, Paolo Pianigiani, Giampiero Neri, Ravenna, Giuda Edizioni. Collezione privata Nuova edizione del graphic novel pubblicato nel 2011. Contiene: Indice (p. 5); Gabriel Cacho Millet, Intoduzione (pp. 7-8); Paolo Pianigiani, Introibo (p. 9); Campana (pp. 13-62); Simone Lucciola, Appendice (pp. 63-67); Simone Lucciola, Note (pp. 69-76); Bibliografia essenziale (p. 77).

 




V. Dino Campana: una iconografia

Pur nello speciale rilievo e nell’alta valenza simbolica che detengono, i superstiti, labili e rapsodici frantumi iconografici qui riprodotti non sembrano giovare oltre un certo segno alla ricostruzione dell’esistenza di Campana, come conviene forse alla sua condizione di poeta «en route». L’esiguo numero di immagini risospinge piuttosto entro gli argini di una sommessa ineffabilità, che si sottrae a ogni deformazione leggendaria per lasciare intravedere i vuoti incolmabili di un peculiare rapporto con il reale, trapunto ora di suggestioni segrete, ora di insofferenza e repulsione. È quasi impossibile restituire in modo non arbitrario il senso e lo svolgimento della parabola biografica campaniana, al punto che le ‘figure’ che ne serbano traccia paiono costantemente alludere all’emblematica oltranza di una anamnesi impossibile, alla stratificazione di una storia privata che non schiude rivelazione alcuna e, al contrario, apre nuove contraddizioni, induce a inseguire nei viluppi dell’interiorità balenanti nelle immagini la sopravvivenza più pura di un destino interrotto.

Ciò nonostante, in obbedienza al prodigio di un gioco beffardo, l’iconografia campaniana non manca di lambire i nodi capitali e le lacerazioni primarie di un’esistenza in ogni senso «strozzata» (la famiglia, l’invitation au voyage, Sibilla, Castel Pulci), nonché l’elaborazione (e il sottile veleno) di un articolato disegno di dissipazione, che non risparmierà neppure «l’approdo senza pace» delle ceneri del poeta, a suggello di una disperata inappartenza al corso della storia (Franco Contorbia, Prefazione, in Dino Campana da Castel Pulci a Badia a Settimo, a cura di Lorenzo Bertolani e Marco Moretti, Comune di Scandicci, Consiglio di Circoscrizione n. 3, La Piana di Settimo, 1999, pp. 3-4; nuova edizione, Scandicci, CentroLibro, 2007, pp. 5-6). Le istantanee lontane e sbiadite custodiscono il tratto assorto e sfuggente del poeta, sempre indecifrabile, ben presto divenuto archetipo dolentemente rifratto nell’effigie di alcuni ritratti (Giovanni Costetti, Alberto Sughi, Franco Gentilini, Primo Conti, Antonio Possenti), o destinato, varcati i confini della memoria tramandata dagli snapshots, ad accamparsi nella rarefazione metafisica di un malinconico disegno più volte eseguito da Carlo Carrà, e a estinguere nel rammarico di un dipinto irreperibile di Luigi Bartolini (1914), la cui riproduzione, fatalmente in bianco e nero, è qui tratta dalla p. 5 de «La Fiera letteraria» del 14 giugno 1953, sino all’estrema, livida istantanea del 1928, che esibisce il fiero, enigmatico sguardo di una straniata distanza dal mondo, disancorate oramai le vie dell’accordo con un passato non emendabile e dell’ἀνάγκη presagita in un perdurante, ossessivo Sogno di prigione («Nel viola della notte odo canzoni bronzee. La cella è bianca, il giaciglio è bianco. La cella è bianca, piena di un torrente di voci che muoiono nelle angeliche cune, delle voci angeliche bronzee è piena la cella bianca. Silenzio: il viola della notte: in rabeschi dalle sbarre bianche il blu del sonno»).

Infine, di Campana viaggiatore (anzi camminatore) non restano che due immagini, «alla cascata dell’Acquacheta» e «verso la Falterona» databili ai primi giorni di gennaio del 1912, al pari di una testimonianza di un venturoso errare per l’Italia e per il mondo, di una coazione al viaggio perpetuata nei Canti in pagine indimenticabili, quasi ecolaliche nell’evocare sul filo dell’insistenza fonico-timbrica «lo spazio dell’inesprimibile» (Giovanni Boine,

«Canti Orfici», in «La Riviera ligure», XXI, serie quarta, 44, 1915, pp. 431 e 438; poi, in Frantumi seguiti da Plausi e botte, Firenze, Libreria della Voce, 1918, pp. 197-200; da ultimo, in Il peccato. Plausi e botte. Frantumi. Altri scritti, a cura di Davide Puccini, Milano, Garzanti, 1983, pp. 200-204).


 

  1. Dino Campana con la madre Francesca

 


 

 

  1.  Francesca Luti, Dino, Manlio e Giovanni Campana.


  1. Dino Campana scolaro a Marradi, classe III elementare (10 giugno 1894): dal basso, il secondo a sinistra in seconda fila.


 

  1. Dino Campana (1912).


  1. Presso la cascata dell’Acquacheta (3 gennaio 1912). Da sinistra: personaggio non identificato; don Francesco Bosi; Giacomo Mazzotti; Lamberto Caffarelli; Diego Babini; Dino Campana; don Stefano Bosi.

 


 

  1. Verso il monte Falterona (gennaio, 1912). Da sinistra: Diego Babini, Dino Campana, don Francesco Bosi, Giacomo Mazzotti, Achille Cattani, Lamberto Caffarelli.


 

  1. Sibilla Aleramo e Dino Campana a «Il Barco», Firenzuola (1916).


 

  1. Dino Campana nel manicomio di Castel Pulci (19 maggio 1928).

 


 

  1. Giovanni Costetti, Ritratto di Dino Campana, olio su tavola (1913).


 

  1. Luigi Bartolini, Ritratto di Campana (1914).

 


 

  1. Carlo Carrà, Il poeta folle, matita grassa su carta (1916).

 


 

  1. Alberto Sughi, Dino Campana (1959).


 

  1. Franco Gentilini, Il poeta Dino Campana, acquerello (1973).


 

  1. Primo Conti, Dino Campana nell’invenzione del ricordo, disegno a penna su carta (1978).


 

  1. Antonio Possenti, Con 2 amici, disegno (2006).