Foto di Claudio Corrivetti, Roma
Giovanni Costetti: I Canti Orfici di Dino Campana
Pubblicato su "LA TEMPRA" (Pistoia), II, 1915, 1, pp. 6-7
Credo che un giudizio di pittore sopra un’opera di poesia possa interessare forse più della critica d’un letterato o d’un filosofo. E più facile all’artista di avere di essa un’opinione meno logica, più istintiva, più passionale.
Mi pare che la critica diventi spesso arido esame di difetti o qualità tecniche e agisca dietro certi presupposti malsicuri. Infatti a seconda di certi suoi dogmi mutevoli ammette o nega valori che anche negati o ammessi non distrugge o non afferma durevolmente.
Le forbici del critico cosiddetto competente, tagliano spesso male, o troppo o insufficientemente.
Il critico non dovrebbe esistere perché non è un uomo d’intuizione, e l’opera d’arte vera è sempre intuitiva. Ma forse la ragione materiale di esistere del critico è l’opera d’arte voluta cioè falsa che è sovrabbondante e che bisogna condannare.