Pubblico una lettera che Margherita C. Lewis spedì a una rivista specializzata nell'occulto nel 1921. E' la prima volta che compare il nome completo di Margherita (che Franco Matacotta chiamava "la Pitonessa") e finalmente si ha la conferma della sua firma per esteso. Come ormai è noto Carnecchia era il cognome del "Vate Pisano", Francesco Giovannii Carnecchia, scomparso prima dell'incontro (documentato da alcune lettere) fra Margherita e Dino Campana.

paolo pianigiani

 


 

CORRISPONDENZA

 

[Il nome e l'indirizzo dello scrittore, non necessariamente per la pubblicazione, è richiesto come prova di buona fede, e deve in ogni caso accompagnare la corrispondenza inviata per l'inserimento nelle pagine della OCCULT REVIEW.--NDR.]

 

UNA RICETTA PER UNGUENTO

 

All'Editore di Occult Review.

Caro signore, — I particolari di una ricetta per fare un unguento italiano per disinfettare e guarire tutti i tipi di ferite e piaghe, che è stata comunicata a una famiglia torinese per mezzo dello spirito di un defunto nel modo che vedremo, possono essere di interesse per i vostri lettori.

Nell'anno 1860 si svolse la prima seduta spiritica mai tenuta a Torino presso la casa del signor Dalmazzo, un tipografo. Il signor Dalmazzo, del tutto ignaro dei suoi poteri medianici, entrò in trance, durante la quale la ricetta gli fu dettata dallo spirito del Marchese di Montezzemolo, il quale, morendo improvvisamente, non era stato in grado di lasciare il segreto al suo erede. La ricetta è stata quindi rivelata, con l'aggiunta che l'unguento doveva essere usato a beneficio dei poveri e distribuito gratuitamente. La famiglia Dalmazzo ha implicitamente obbedito a questa ingiunzione e, indagando, ha appreso che questo unguento era conosciuto già da 200 anni,  perché è stato trovato tra le ricette del Dr. Craigneau, a Parigi, che lo usava nei casi di cancro.

Ed è mia convinzione che così grandi siano le proprietà curative di questo preparato che, combinato con una dieta a base di frutta, potrebbe combattere con successo il cancro. L'unica parente superstite del signor Dalmazzo è un'anziana signora, sua figlia, la signora Adele Canfaro Dalmazzo, che abita in via Belfiore 42 a Torino, che si rallegrerebbe nell'apprendere che questa preparazione, resa nota attraverso le colonne della OCCULT REVIEW, si è rivelata benefica tra la vasta cerchia di lettori della rivista. L'unguento è composto dai seguenti ingredienti: —

 

Olio d'oliva puro . . . . . . 1 1/2 chilogrammi

Ossido di piombo . . . .  370 grammi

Carbonato di piombo . . 370 grammi

Sapone veneziano  . . . .  60 grammi.

 

Il sapone veneziano è menzionato perché è il più puro che si possa trovare in Italia, ma qualsiasi sapone inglese puro ma non profumato servirebbe bene allo scopo.

Procurate un recipiente di terracotta smaltata di capacità sufficiente a contenere tre volte la quantità degli ingredienti, che, bollendo, producono schiuma. Mettere l'olio e il sapone, che dovrebbe essere grattugiato. Lasciare riposare per ventiquattro ore. Quindi aggiungere gli ingredienti rimanenti e mescolare con un cucchiaio di legno a fuoco lento, fino a quando il composto cambia dal rosso al colore dell'argilla, quindi il recipiente deve essere rimosso dal fuoco e il contenuto tenuto ben agitato fino a quando non si raffredda. Bisogna anche fare attenzione che il fuoco non bruci il fondo, ed è anche bene tenere a portata di mano una bacinella di acqua fredda, in cui immergere immediatamente il fondo del recipiente quando il contenuto minaccia di bollire. Prima che la miscela sia diventata fredda, dovrà essere versata in piccoli barattoli di terracotta smaltata e sigillata con coperchi ermetici.

Per l’uso, l'unguento deve essere spalmato su uno panno di lino o cotone pulito con un cucchiaio di legno o di osso, o il dito, ma in nessun caso con uno strumento d'acciaio; e se è necessario cucire i bordi della ferita, questo dovrebbe essere fatto con filo di seta e non con filo di metallo. Il panno viene quindi applicato sulla ferita, che viene poi coperta con cotone idrofilo e una benda per escludere l'aria. L'unguento è già d per sè un disinfettante, pertanto basterà pulire con acqua bollita.

Il defunto dottor Francesco Cascardi, di Barletta, usò ampiamente questo unguento nel suo lavoro di pronto intervento medico durante la guerra, e scoprì che per guarire ferite profonde e putride era, come affermava lo spirito del defunto, infallibile.

 

Vostra devotissima

 

MARGHERITA CARNECCHIA LEWIS