La Voce

 

Anno VII – 30 Dicembre 1914 – Numero 2

Libreria della Voce – Firenze

 

Consigli del Libraio

Un po’ di poesia

 

Dino Campana, Canti Orfici

di g. d. r.

(Giuseppe de Robertis)

 

  [A traverso difficoltà e andirivieni accademici e antiquati, che, quasi a dispetto, un’ edizione cattiva, e con dedica a Guglielmo Imperatore, aggrava, è lecito scoprire in questi Canti Orfici tanta poesia da compensare la fatica del leggere, e la pena desolante di tutta una quindicina letteraria spesa male.

Non dirò che si tratti di una rivelazione improvvisa di un mondo poetico nuovo, ma esiste in questo volume un principio solido, e così francamente posseduto e realizzato, da testimoniare un temperamento d’artista di forza e d’ istinto davvero notevole.

Siamo qui a un’ ispirazione diversa e più sana, e più pacata : a Carducci. Meno spirito decadente, e meno sensibilità atroce, ma un gusto di cose vive e rozze, in un genere di prosa piena.

Su questa base il Campana ha lavorato a scoprire il suo canto, che si è fatto di certe armonie semplici, di ripetizioni e riprese di parole, di assonanze, di rime, anche se manca il verso, e di un periodare che si direbbe eloquente, — ma la determinazione suggerisce un’ idea abusata e usuale.

Certo che bisogna prima accettare queste particolarità non peregrine, per sentirvi poi dentro un’ ansia commossa, con battiti di sillabe fatte canore.

Col tempo viene a stabilirsi intorno come un’atmosfera di colori e di odori, e ogni parola o linea si giustifica.

Lasciamo stare certa sensibilità esasperata che la moda ha portato, e i tratti pittorici risaltanti, e le luci carnose ; qui quel che c' è d’ autentico è la ricchezza d’ intonazioni musicali che a un punto si dilatano e si smorzano — una continua efflorescenza di note larghe a cui manca per ora una forza di coesione, e una certa ascesa sopra nodi melodici successivi.

Tutto il resto, pur bello, si può trovare altrove : immagini, rapporti strani, associazioni, richiami imprevisti, colori vivi.

Quanto ai versi, un po’ sono senza regola, un po’ costringono troppo rigorosamente l’ispirazione che a un tratto si slarga e non soffre confine. Succede che il ritmo, per non essere sacrificato si esteriorizza e si fa cantabile. A ogni modo Campana è poeta vero]. – g. d. r. ]