L'omaggio a Campana ma sui poster in città la fotografia non è la sua

 

IL SALONE: "ABBIAMO SBAGLIATO, NON SIAMO I SOLI"

 

di Guido Andruetto

 

La Repubblica, 6 ottobre, 2014

 

 

LA FOTOGRAFIA riprodotta sui manifesti e sui depliant di Portici di Carta per l'omaggio a Dino Campana, e in passato in molte riedizioni delle sue opere, non è quella dell'autore dei "Canti orfici". È un suo compagno di scuola ai tempi del liceo Torricelli di Faenza, tale Filippo Tramonti, che divenne poi un cancelliere di tribunale.

La kermesse libraria è caduta nella trappola per internauti. A segnalare l'errore è stata ieri Radio Blackout, dalle cui frequenze si è levata la voce indignata di Mario "Schizzo" Frisetti, anarchico e insegnante di storia dell'arte: «Quello non è Campana — spiega — ma Tramonti, un suo compagno di classe.

 

L'ho scoperto qualche anno fa leggendo la storia vera di quella foto in un fumetto molto bello intitolato "Campana" che è stato dedicato al poeta vagabondo, a cura di Simone Lucciola e Rocco Lombardi ». E qualche anonimo cultore della poetica campaniana ha scritto ieri con un pennarello nero, sui poster appesi sotto i portici: «Io non sono Dino Campana».

«Sono anni che la critica è consapevole di questo errore, corretto dal professore Stefano Drei di Faenza dopo accurate ricerche — racconta Paolo Pianigiani, responsabile del sito internet dedicato a Campana — chi si occupa del poeta spesso improvvisa sui ricordi liceali e non si aggiorna».

Dopo essere stato scambiato per lungo tempo per Campana da giovane, il volto di Tramonti è stato infatti riconosciuto grazie alla pubblicazione di "Lettere di un povero diavolo. Carteggio 1903-31", a cura di Gabriel Cacho Millet, nel quale è presente una foto originale di Campana da giovane che non corrisponde a quella da sempre accreditata a lui. «La colpa in fondo è dell'istituzione scolastica — aggiunge Frisetti — nella mia esperienza di docente quando chiedo agli studenti se conoscono Campana la risposta è sempre negativa. Il suo modello è troppo deviante, è stato un vagabondo, un libertario».

«Riconosciamo l'errore ma ci sembra ridicolo venire colpevolizzati per questo — commenta Marco Pautasso, direttore delle attività culturali del Salone del Libro — nel pubblicare la foto ci siamo riferiti alla stessa immagine che venne usata nel 2011 per una mostra curata da Gian Arturo Ferrari. E poi in tante edizioni dei "Canti Orfici" compare quel ritratto. Insomma, non siamo stati gli unici a sbagliare».