Un frammento di Dino Campana


su Wagner (e Nietzsche)

 

di Cesare Galimberti

Da: Vivere senza paura,  EDT srl 2007

 

Considerazioni su Nietzsche e Wagner si leggono in una pagina di Campana (inclusa da Enrico Falqui tra gli inediti)1 subito dopo una esortazione a superare le forme conoscitive estreme: «La vita quale è la conosciamo; ora facciamo il sogno della vira in blocco»; perché «anche il misticismo è uno stadio ulteriore della vita in blocco, ma è una forma sempre speculativa, sempre razionale, sempre inibitoria in cui il mondo è volontà e rappresentazione». Al di là della conoscenza mistica, e della filosofia di Schopenhauer, Campana aspira a un pensiero poetico che s'immerga nell'esistere come una nave solca l'acqua: «Sì: scorrere sopra la vita questa è l'unica arte possibile».

Lo stesso Falqui individuò ne La gaia scienza l'origine dell'auspicio realizzabile in un'arte totalmente nuova: «Sì! Trascorrere sopra l'esistenza. È così! Potrebbe essere così!...»2. Ma nell'aforisma nicciano l'incanto e l'andito sono suscitati (e subito vanificati per via di riflessione) dall'ac­tio in distans esercitata dalle donne, fluttuanti nella vita come silenziosi velieri. Mentre lo slancio di Campana si volge immediatamente in una direzione diversa, ancora irradiata però dalla luce de La gaia scienza: «La musica dell'avvenire migliore. Per me il musicista migliore sarebbe quello che conoscesse solo la tristezza della più profonda felicità e nes­sun'altra tristezza: fino a oggi un musicista simile non è mai esistito»: così Nietzsche3. E Campana: «Primo fra tutti i musicisti sarebbe colui il quale non conoscesse che la tristezza della felicità più profonda: una tale musica non è mai esistita ancora».

Subito dopo, però, è come se si ravvedesse e scoprisse che, in realtà, una tale musica esiste: è presente, o almeno le si approssima, in Nietzsche stesso e in quel Wagner di cui il filosofo ha rivelato, almeno in un primo tempo, la stupefacente novità: «Nietzsche è un Wagner del pensiero. La susseguenza dei suoi pensieri è assolutamente barbara, uguale alla musica wagneriana. In ciò unicamente nell'originalità barbaramente balzante e irrompente dei suoi pensieri sta la sua forza di sovvertimento e tutto anela alla distruzione tanto in Wagner come in lui».

Il frammento di Campana risulta, si è visto, dalla giustapposizione di due diversi — e distanti — luoghi nicciani tradotti e trascritti alla lettera, e tuttavia rifusi in un significato unitario. Che colpisce, oltreché per il parallelo Nietzsche-Wagner, per la forza con cui è messo a nudo il nucleo autentico della musica wagneriana.

Per amore dei limiti rinuncio a considerare i rilievi su Nietzsche, che peraltro hanno offerto a Campana lo spunto. Tralasciando anche la questione di possibili influssi sulla intuizione campaniana, trovo in ogni caso straordinaria la decisione con cui ha oltrepassato d'un balzo l'armatura mitografica costruita dal musicista. Come avviene nella grande critica, che prima o poi si lascia alle spalle intenzioni, ideologie e poetiche degli autori interpretati per cogliere il fondo oscuro e ardente del loro pensiero poetico.

E un altro carattere della grande critica lampeggia per un momento dalle parole del poeta Campana, del "folle" Campana. Penso alla sugge­stione evocativa anche fonica, quasi una mimesi, che, nata da un consenso vissuto nel segno della distruzione, sembra trasfusa dallo stile dell'autore interpretato nello stile dell'interprete: «Nietzsche è un Wagner del pen­siero. La susseguenza dei suoi pensieri è assolutamente barbara, uguale alla musica wagneriana. In ciò unicamente nell'originalità barbaramente balzante e irrompente dei suoi pensieri sta la sua forza di sovvertimento e tutto anela alla distruzione tanto in. Wagner come in lui».

 


 note:

 

1 Dino Campana, Il secondo stadio dello spirito..., nella sez. Da taccuini, abbozzi e carte varie, in D. Campana, Canti orfici e altri scritti, a cura di E. Falqui, Firenze, Vallecchi 1960>, pp. 309-10.

2 Enrico Falqui, In bacheca con Nietzsche, «La fiera letteraria», 14 giugno 1953, poi in E. Falqui, Novecento letterario, 6 voli., Firenze, Vallecchi, tv (1954), pp. 88-97. Qui cito dall'aforisma 6o de La gaia scienza (»Le donne e il loro effetto a distanza»), in Friedrich Nietzsche, Idilli di Messina, La gaia scienza e frammenti postumi (1881-1882), versioni di Ferruccio Masini, Mazzino Montinari, Milano, Adelphi 1965 («Classici», 11; «Opere di Friedrich Nietzsche», 5/z), pp. 80-1.

3 E Nietzsche cit., aforisma 183, p. 147.