1916.8.2.r a cecchi 

 1916.8.2

 

Cartolina postale a Cecchi da Rifredo: 31 Luglio 1916

 

Cartolina Postale di Dino Campana a Emilio Cecchi, scritta a Rifredo di Mugello in data 31/Luglio/1916

 

 Da: "Lettere di un povero diavolo", Carteggio campaniano curato da Gabriel Cacho Millet, Ed. Polistampa.

 

CAMPANA A CECCHI

 

[ Rifredo, 31 luglio 1916]

L’articolo era bellissimo.1 La portata troppo grande per la mia miseria presente. Ringraziai e tacqui, attendendo da me stesso una risposta che non venne. Sono troppo ammalato. Per ora non cerco che di poter vivere alla meglio. Ricorderà che quando Lei mi vide a Firenze ero più morto che vivo. Sibilla avrebbe un bel da fare per compiere la sua missione. Pero la sua idea è simpatica, et si vous dites encore qu’elle a du coeur à l’ouvrage! Sono qua con una russa incredibile, venuta dall’Africa. Ma la psicologia russa si impara in due giorni e ne ho abbastanza. Tornando, Lei mi sembra che voglia interessarsi per farmi guadagnare qualche quattrino. Ma in che modo si potrebbe interessare Marinetti? lo vorrei fare l’affare subito, e dedicargli magari gli ormai noiosi canti orfici.

Se no, lei potrebbe interessare l’istitu[to] ed. [itoriale] lom. [bardo]? Senta2: io mi rimetto nelle sue mani. Faccia come crede meglio per la vita e l’onore della letteratura e dei suoi3, la prego. La Brigata la solita storia, non importante che per il volgo letterato dei minorenni ma è doloroso che noi che non siamo il volgo non abbiamo un punto d’appoggio, un ambiente qualunque fuori dell’oppressione. Ci hanno corrotto i minorenni! come ciò si verifica praticamente4 in5 falsi profeti. L’atmosfera è ormai irrespirabile. Questa è in fondo la loro vittoria. Buon pro! io per me mi sono già arreso. Ah! paese di falsi giovani, dove la giovinezza è vista con abominevole rancore! Leggo per passatempo la Riviera: comincia con la musica dei tromboni di Rebora.6 Ma chi è?7 Di Ceccardo lessi tempo fa un sonetto su Bologna,8 quasi riuscito. Binazzi pontificale, incomincia coi toni dell’epistola ai Corinzii, sulla brigata, e finisce la predica con una benedizione al paesaggio del Reno e del Savena!9 Nel mezzo alla lirica suddetta10 è spuntato come un fungo il parolibero chierico Serafino Meriano che gli regge la cotta!11 Che spettacoli, che spettacoli! (Riservato) Quanto è meglio la sitibonda Sibilla. È una donna che capisce. Walt Whitman e S.Francesco questo è un buon programma e anche se non seppe attuarlo, rappresenta enormemente un progresso come scusa delle necessità nazionali. La saluto e ringraziandola di cuore sono suo

                                                                                                                                                                      Dino

(La sua ultima poesia12 è bella — come le scrissi e Le scrivo sinceramente).


CXLVIII. Cartolina postale con risposta pagata. Indirizzo: “Emilio Cecchi / Via Torino 17 / Alessandria”. Nota di E.C.: “risp. 24-8-1916”. ACGV EC.I.62.14. Edita parzialmente da Leonetta Cecchi Pieraccini, in Visti da vicino, cit., pp. 210-11, in LML, pp. 52-53 e in Souvenir d’un pendu, pp.191-192.

Note

1 Si riferisce all’articolo di Cecchi ne «La Tribuna» del 21 maggio 1916.

2 Nell’autografo: dopo “Senta” c’è “In somma”, cassato.

3 Nell’autografo: tra “suoi” e “la prego”, lunga cancellatura.

4 Nell’autografo: lunga cancellatura sostituita con “praticamente” sopra le righe.

5 Nell’autografo prima di “falsi”, “taluni”, cassato.

6 Clemente Rebora, Prima, in «La Riviera ligure», XXII, 4a S., 55, luglio 1916, p. 541, poi in Le poesie, a cura di Piero Rebora, Vallecchi, Firenze, 1947, p. 173; ora nuova ed. accresciuta, Scheiwiller,  Milano 1994.

7 Nell’autografo: tra “Ma chi è?” e “Di” uno spazio in bianco.

8 Forse si tratta di Acquarelli I, Bologna, aprile 1915, «La Riviera ligure», XXII, 4a S., 57, aprile 1916, p. 516.

9 Bino Binazzi, Senso campestre, «La Brigata», 1, 2 luglio 1916, pp. 25-26. Ecco i versi, oggetto della critica campaniana: “Venťanni di pazienza e di fatica a trasformare in gioia le tue / pene. Vittoria dionisiaca (Dionisos il Cristo intelligente e aristo/cratico), siluro che sventra il vascello-fantasma del Tedio e ne / sommerge la vela nera issata dal Pessimismo, decrepito pilota/ [...] E per le vie della città giova a noi dimenticare chiese ponti-/ficali, cattedre illustrate d’ermellino, palagi comitali e legatizi, anche,/ di glossatori e protofisici per risentirla cosi come nacque la figlia / di agricoltori, beneficiati dal Reno e dal Savena”.

10 Nell’autografo: tra “mezzo” e “è spuntato” “alla lirica suddetta”, aggiunto sopra le righe.

11 Francesco Meriano, Dall’ideogramma al simbolo e più in là, «La Brigata» I, 2, luglio 1916, pp. 27-31; poi in «Don Chisciotte» (Roma) I, 2, aprile-giugno 1980, pp. 54-56; poi in Francesco Meriano, Arte e Vita, cit., pp. 46-49.

12 Si riferisce alla poesia intitolata, Adamo, cit.