Don Chisciotte a Porto Maurizio

 

Carteggio

Giovanni Boine - Giuseppe Prezzolini

1908-1915

 

di Carlo Bo

 

dal Corriere della Sera

 

 Domenica 27 febbraio 1972

 

 

 

Torniamo a parlare di Boine; il pretesto ce l'offre il primo volume del Carteggio che le benemerite «Edizioni di Storia e Letteratura» hanno appena mandato in libreria (pp. 262, L. 5.000). Si tratta del carteggio con Giuseppe Prezzolini negli anni 1908-1915: è stato curato da Margherita Marchione e S. E. Scalia e porta una prefazione dello stesso Prezzolini. Il volume è un'altra tessera che aiuta a decifrare meglio il piccolo mistero del Boine: lentamente si procede in quest'opera di chiarificazione che presto sarà continuata dal secondo volume del Carteggio, quello dei rapporti con Cecchi.

Qui il discorso o meglio lo scontro è di per sé molto interessante, sopratutto per il rapporto fra due nature così diverse com'erano quelle del Boine e del Prezzolini. Artista sopratutto il primo, intento a sistemare idee e caratteri il secondo, i motivi di interesse superano naturalmente il semplice discorso dei due amici-nemici. Attraverso queste lettere (che trovano nell'appendice tutti i documenti necessari a integrare il quadro storico di quel momento della cultura italiana) è possibile inoltre cogliere molte altre ragioni che appartengono a sfere diverse. Prima di tutto la situazione di due giovani intellettuali nel periodo che ha preceduto la prima guerra mondiale: uno che vive in provincia ed è stretto dal bisogno. Il secondo che è già un affermato organizzatore di imprese culturali. Più che la ristrettezza delle condizioni di vita, colpisce la possibilità di un dialogo a distanza che oggi sarebbe impossibile e per evidenti ragioni, il punto di partenza restava identico per i due interlocutori a dispetto delle condizioni ambientali e si saldava sul valore assoluto della lettura.

 

Giovanni Boine

 

Caso mai, ci sarebbe da verificare i modi delle due letture: di natura romantica, quella del Boine che, del resto, rispondeva assai bene alla sua natura e al modo della sua vita, disordinato e in certi momenti disperato; di natura pratica (nel senso alto), quella del Prezzolini che è stato sempre disposto a ricavare dei frutti concreti dalle sue indagini. Su queste basi si fonda la parte più alta del dialogo che rientra direttamente nel libro della filosofia, e quando si allude alla filosofia non si lascia da parte tutto l'altro bagaglio di implicazioni politiche, sociali, morali, ecc. Forse l’ultimo approdo appartiene al mondo della religione, e sotto questo aspetto la figura che in parte conosciamo del Boine viene a trovarsi illuminata in maniera sorprendente. Ci sono delle lettere di una straordinaria tensione spirituale dove il lettore non riesce a sottrarsi al fascino di una partecipazione che non può avere soltanto delle spiegazioni culturali. Certo, il Boine era anche lui — come il Serra — un lettore di provincia, ma i dati di fondo erano completamente diversi: là dove il grande critico di Cesena metteva una cura puntigliosa per salvaguardare la propria dilettazione morosa, il proprio ozio, lo scrittore ligure apriva tutte le porte all'avventura e finiva per lasciarsi travolgere dall'entusiasmo, dal turbine della vita immaginata. Lo scarto è enorme, e non conta aggiungere che il Boine finiva per scontare immediatamente questi raptus: pagava di persona, soffriva, non vedeva più con chiarezza i limiti del problema, insomma si trasformava in protagonista di questa che è stata una breve ma furiosa guerra di idee e di passioni.

 

Giuseppe Prezzolini

 

C'è una lettera che rappresenta dal vivo questa sua condotta: apparentemente appartiene alla difesa che il Boine faceva del primato dello spirito contro quello della vita pratica, sostenuto dal Prezzolini; in effetti è una fotografia del Boine come doveva essere e come viveva nella Porto Maurizio dl sessant'anni fa. E' la corsa di don Chisciotte fra l'indifferenza delle cose, contrapposte alla vanità e all'insufficienza delle speculazioni di chi si illude di poter cambiare il mondo. Boine-Don Chisciotte è trascinato da una forza diversa e non soltanto artistica o letteraria: è un invasato a forza di volontà di partecipazione e di penetrazione. I possibili raffronti letterari e culturali hanno un valore ben limitato: che fosse infatuato di Péguy o di Claudel a un certo momento delle sue esperienze ci aiuta a capire certi movimenti del suo stile, ma quello che metteva dentro alle sue famose impennate, ai suoi incespicamenti era soltanto e tutto suo: gli veniva dal dialogo più autentico che aveva con se stesso. Ma quando tentava di adeguarlo agli amici o alle donne che amava finiva per forza coll'essere diminuito o addirittura sfocato o dispersivo.

Questo spiega anche Ia qualità della sua amicizia: la facilità a mutare il tono della voce, le sue reazioni, le accuse e — naturalmente — gli abbandoni, le stanchezze; ecc. Resta un caso unico nella storia della cultura del primo Novecento, un caso — oltre tutto — consacrato da un destino crudele. Degli altri sappiamo il seguito della storia, per Boine non andiamo al di là di questa splendida partenza nel disordine della passione. Lo so, ogni supposizione sul futuro negato di Boine sarebbe abusiva. Comunque non possiamo separare dal suo destino il caso di questo discorso interrotto e che per molti anni aveva pur rappresentato una via d'uscita per la nostra cultura sull'orlo di un mondo che andava in pezzi. La parte rappresentata dal Prezzolini è fedele a quella che è stata Ia sua funzione; da aggiungervi — caso mai — un supplemento di pazienza verso un amico molto difficile e non davvero abituato alle regole del giuoco. In conclusione, un libro prezioso e non soltanto per il contributo di nuove luci che porta alla valutazione culturale ma perché offre uno splendido esempio di quello che possono diventare in un'anima d'eccezione, com'era quella del Boine, il fervore dell'intelligenza e Ia disposizione a tradurre in ragioni di vita la vera lettura.