Le falene, xilografia incisa su legno di filo da Edoardo Fontana

 


 

Improbabile Chimera 

 

Canti brevi d’amore e di abbandono

Omaggio a Dino Campana e al suo perduto amore per Sibilla

 

 

Giovedi 4 maggio alle ore 17 verrà presentata alla Libreria Antiquaria Gonnelli una raccolta di poesie del poeta Simone Bandirali, composta e realizzata interamente a mano dalle celebri Edizioni Tallone di Alpignano, Torino. Edita nel dicembre scorso con la preziosa veste tipografica dei tipi Talloniani e una xilografia, dal titolo Le falene, incisa su legno di filo da Edoardo Fontana.

 

Saranno presenti l’autore Simone Bandirali, l’editore Enrico Tallone, l’illustratore Edoardo Fontana

 

Modera l’incontro Roberto Maini (ex direttore Biblioteca Marucelliana), studioso campaniano

 

LE POESIE SARANNO LETTE ED INTERPRETATE DA DAVIDE LORA, VOCE NARRANTE DEGLI EVENTI IN GONNELLI
 

 
 

Il legame di Campana con la Libreria Gonnelli risale al 1914, quando nelle vetrine e nei cataloghi della libreria veniva promosso quel delicato libretto stampato a Marradi e in cerca di un editore e distributore fiorentino. Ferrante Gonnelli scrive a Bino Binazzi…

 

“E una vera rivelazione: Soffici pensa che sia l’unico volume di poesia uscito in quest’anno. Leggilo”.

 

L’attenzione della Libreria Gonnelli per Dino Campana si è mantenuto nel corso degli anni, soprattutto nel 2014, quanto in occasione del centenario dei Canti Orfici è stato pubblicato un saggio di Roberto Maini e Piero Scapecchi dal titolo “L’avventura dei Canti Orfici” (Edizioni Gonnelli). Perché Campana, perché Tallone? Ce lo spiega il poeta stesso nell’introduzione.

Queste poesie nascono dall’amore di lunga data per la poesia di Campana, e dall’emozione nata nel 2019, durante il primo incontro ad Alpignano con Enrico Tallone nella sua casa, vero e proprio cenacolo dell’arte tipografica con annesso il vasto giardino, le due locomotive che avevano affascinato nel 1962 Neruda, e il rustico semiabbandonato con il romantico portichetto “dove aveva preso il fresco Dino Campana quando, nel 1917, qualche volta veniva a far visita a mia nonna Eleonora…”

Conseguente è stata la scoperta di come nel fondo Tallone fossero conservate alcune lettere del poeta di Marradi, scritte proprio in quel drammatico anno, così decisivo per la fine definitiva della sua storia d’amore con Sibilla Aleramo. Lettere importanti finora poco conosciute dalla critica, che finalmente vedevano la luce: tre di esse sono state recentemente allegate in facsimile nella pregevole e imperdibile riedizione dei Canti Orfici curata da Enrico Tallone nel 2021, che sarà esposta durante l’evento, anche nella tiratura di testa, con 8 incisioni su legno e linoleum realizzate appositamente da Mimmo Paladino.

 

Così ricorda Bandirali nella citata introduzione:

 

La forte spinta emotiva in me provocata…dal racconto di Enrico Tallone, il toccare con mano alcune struggenti lettere autografe, la suggestione di questi luoghi dove Dino Campana aveva vissuto la drammatica fine del suo amore per Sibilla, mi hanno convinto a riprendere le poesie finora quiescenti e a superare le esitazioni e i timori di pubblicarle.

 

E così conclude:

 

Spero che possano almeno in parte comunicare ai miei venticinque lettori l’emozione che ho provato scrivendole, se avranno la pazienza di seguire le mie parole nel viaggio sempre insidioso dal sovrano regno della fantasia all’immaginario e contraddittorio paese della realtà. Dove nasce misteriosa la poesia, poiein, appunto. Sono felice che prendano vita sulla carta con i prestigiosi tipi talloniani sotto i torchi di Alpignano, che hanno ospitato tra gli innumerevoli Autori alcuni a me particolarmente cari: Dino Campana, naturalmente ma anche Pablo Neruda e Alda Merini. Insieme a loro, immensi e prodigiosi destrieri, sono felice di essere felice mosca cocchiera.

 


 

SIMONE BANDIRALI

 

Improbabile Chimera 

 

Canti brevi d’amore e di abbandono Omaggio a Dino Campana e al suo perduto amore per Sibilla,

 

Alpignano, Tallone Editore Stampatore, 36 pag.

 


 

COLOPHON:

72 esemplari composti a mano e impressi nel dicembre 2022 coi tipi Garamond e Tallone,

di cui 60 distinti in cifre arabe, 10 in cifre romane, e 2 f.c. per il deposito legale.

 

Ciascun esemplare reca una xilografia di Edoardo Fontana appositamente incisa.

 

Gli esemplari da 1 a 12 sono corredati da una suite a colori.

 


 

NOTE BIOGRAFICHE

 

SIMONE BANDIRALI, poeta, medico ed editore, vive e lavora a Crema. Opere principali di poesia: “Il Teatro di Alice” (2000); “Desaparecidos. Vite rubate” (2002); “Children” (2002) insieme a Mario Luzi e Alda Merini; “Dedalus” (2002); “Antiborges” (Buenos Aires, 2002) con la prefazione di Alda Merini e un inedito di Dario Fo, riproposto in Italia nel 2004 (Edizioni Acquaviva) con annesso CD di testi e musica”; “Israel” (2013); “Suite Veneziana” (2016).

Nel 2020 “Antiborges” è stato ripubblicato in tiratura limitata di 72 esemplari nella prestigiosa veste tipografica delle Edizioni Tallone. Le prime 20 copie contengono una acquaforte originale di Luciano Ragozzino.

L’incontro con Alda Merini nel 1992 è stato l’inizio di un’amicizia intensamente vissuta, portata avanti negli anni con affettuosa e costante partecipazione. La poetessa milanese lo ha definito: “…il Pessoa italiano. Un trappista della parola… che sta ai margini dei boschi come una sorta di Zhivago ingenuo che cerca la novità e il volto della passione”.

Per Alda ha curato, oltre a numerose plaquettes per le Edizioni dell’Ariete, la realizzazione di quattro raccolte di poesie: “Ipotenusa d’amore” (La Vita Felice, 1992), “Orazioni Piccole” e “Salmi della Gelosia” (Edizioni dell’Ariete, 1997), “La volpe e il Sipario” (Girardi Editore, 1997, ripubblicato da Rizzoli nel 2004 e 2019).


 

EDOARDO FONTANA,

nato nel 1969 a Milano dove ha lo studio, è xilografo, book designer, curatore e storico dell’incisione. Nelle sue xilografie ruolo privilegiato riveste la presenza femminile “astratta da una circostanza contingente, alla ricerca di una perfezione iconica che attinge al mito e alla forma di matrice simbolista” (Silvia Scaravaggi)”.

Ha curato nel 2022 alla Libreria Gonnelli con Emanuele Bardazzi la mostra Xilografi italiani del primo Novecento. Le sue incisioni e i suoi disegni sono stati recentemente esposti a San Gemini presso il Museo dell’Opera di Guido Calori nella mostra Fra innocenza & ossessione. Disegni & xilografie di Edoardo Fontana (2020) e a Crema (Museo Civico di Crema e del Cremasco) nelle mostre Incisioni di Agostino Arrivabene & Edoardo Fontana (2019) e Mostri. La dimensione dell’oltre (2021).

 


 

Perché Chimera, perché improbabile?

“Chimera, chi era costei?”

 

Intanto, parlando di Campana, La Chimera è il titolo della poesia più famosa dei Canti Orfici, la più affascinante per non usare il termine troppo prosaico di più bella, quella che comunque basterebbe da sola a qualificare l’intera raccolta. Leggendola e rileggendola mi appare sempre nella sua in-compiuta bellezza che nasce dall’uso libero e spregiudicato delle parole, che subito si identificano nelle immagini, generando note di emozione pura, sensazioni non più incanalate negli stretti vincoli della consuetudine e della rigida grammatica.

Campana, non dimentichiamolo, autonomamente si era formato una formidabile cultura poliglotta, che gli consentiva di leggere in originale i testi di letteratura e poesia, ricchi di fermenti nuovi, in francese, tedesco e inglese. Forse anche spinto da questa più allargata visione rompe con gli schemi della poesia italiana di inizio ‘900, ancora legati alla tradizione, e inventa un nuovo stile di scrittura.

Per dare ritmo e profondità gli piace spesso ripetere parole e aggettivi, non usa artifici di rima e quasi mai termini aulici, le sue parole sono semplici note che si muovono in uno spartito e nei nostri pensieri di lettori, come la musica ci invitano al riascolto e alla meditazione.

Questo vuole il poeta, che le sue parole generino ogni volta un flusso di sensazioni diverse e profonde, proprio come nella musica. Un verso de La Chimera mi piace citare ad esempio: musica fanciulla esangue, tre parole semplici e magiche che spiegano meglio di un trattato cosa fosse poesia per Campana.

Un aggettivo e due sostantivi che diventano essi stessi aggettivi, inseparabili e perfetti. Immensa bellezza della semplicità. Molti esegeti hanno visto nella Chimera di Campana un traslato della poesia. La poesia come sogno chimerico del poeta, tensione costante verso un ideale di scrittura fondante la vita stessa.

Senza addentrarmi oltre in questa discussione, mi piace considerare come chimera quella che per Campana è stata una ricerca assidua nella sua vita tormentata, almeno fino al ricovero tombale in manicomio: la ricerca spasmodica di una donna, una amorosa compagna con cui condividere il cammino dei giorni e delle notti. In questo senso possiamo sicuramente leggere le sue poesie e considerarlo un grande poeta d’amore.

La presenza delle donne è ricorrente e qualificante nella scrittura di Campana, siano esse figure idealizzate materne, amanti, persino mercenarie, sia nelle poesie che nelle prose poetiche. Ma questa ricerca della presenza femminile non è mai stata felice per Dino, irrealizzabile e improbabile proprio come è irrealizzabile la chimera intesa come sogno, forse per quella invincibile “infinita solitudine” che apertamente dichiara nella Lettera aperta a Manuelita Etchegarray:

 

“So Manuelita: voi cercavate la grande rivale. So: la cercavate nei miei occhi stanchi che mai non vi appresero nulla. Ma ora se lo potete sappiate: io dovevo restare fedele al mio destino: ero un’anima inquieta quella di cui mi ricordavo sempre quando uscivo a sedermi sulle panchine della piazza deserta sotto le nubi in corsa. Essa era per cui solo il sogno mi era dolce. Essa era per cui io dimenticavo il vostro piccolo corpo pericoloso tutto adorabile di snellezza e di forza. E pure vi giuro Manuelita io vi amavo vi amo e vi amerò sempre più di qualunque altra donna…”

 

E’ dunque questa “infinita solitudine” il male oscuro che impedirà sempre a Campana di intrattenere rapporti stabili d’amore, pur con lo stupore davanti a un mondo, una realtà che nonostante la bellezza si muove alla fine estranea alla sua anima, alla sua sensibilità, alle sue concrete aspirazioni.

Unico lieve balsamo alla disperazione interiore la poesia. Da queste considerazioni mi sono mosso per immaginare, nel silenzio di Dino Campana nei 14 lunghi anni di manicomio, gli ultimi della sua vita, una ideazione poetica che potesse ispirarsi alla sua meditazione interiore e al suo perduto amore. In questa ottica il breve e intenso idillio con Sibilla Aleramo nei mesi estivi del ’16 appare come l’ultimo tentativo di stabilire un rapporto di amore che portasse speranze concrete di futuro.

E Sibilla stessa l’ultima Improbabile Chimera della sua vita.

 

Simone Bandirali

 


 

Libreria Antiquaria Gonnelli

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Firenze

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