Una lettera natalizia di Dino Campana

da La Fiera letteraria XV, 52, 25 Dicembre 1960, p. 3

 

Ricordo d' una vacanza

di Vera Wygod

 

La lettera fu scritta dal poeta a mo' di ringraziamento, in tempo natalizio come questo, per l'ospitalità datagli dalla proprietaria d'una tenuta, la Granvigna, sita all'imbocco della Val di Susa presso Almese. Avverte la proprietaria (signorina Elisa Albano) riandando colla memoria alla sua vita in villa di allora, che la visita di Campana fu memorabile per un libro francese che egli le diede, un libro ridotto in pessime condizioni, testimonianza del carattere disordinato o di una fin troppo vorace lettura fattane dal poeta. Peraltro, aggiunge la signorina. le macchie o scritti a cui si allude nella lettera erano frutto della fantasia del poeta, visto che sia in casa che sulle pare ti esterne non ce ne sono mai stati.  Né poteva trattarsi di scritti sulle mura di case nelle vicinanze poiché la villa sta in piena campagna, fuori dell'abitato.

 

Campana non ritornò più a Granvigna, dove fu accompagnato da amici comuni, e la signorina Albano ne perse del tutto le traccie. Sa solo che il suo breve soggiorno avvenne poco dopo la rottura sentimentale con la Aleramo e che egli ne risentiva molto e palesemente. Durante quella breve vacanza si parlò di tante cose e Campana più di tutti. Circa la datazione dello scritto: esso va messo in rapporto colla permanenza del poeta nel paese «fischiante», Lastra a Signa. una frazione distante 13 chilometri da Firenze.

 


 

Il testo

Signorina, non ho  potuto leggere il discorso del Vate. E' troppo letterato anche nei migliori e peggiori momenti. A me sembra che sia la massima cloaca di tutto il letteratume presente passato di tutti i continenti e non mi sento di ritrovarmi nei suoi discorsi. Il dolore del Vate non è il dolore del poeta: è senza nobiltà, senza silenzio senza umiltà senza luce. Il Vate gramofono quale meccanismo più tedesco di questo? Non vede Signorina che gli estremi si toccano e l'ironia del destino sferza oggi come uno scudiscio? Ai serva Italia! come questo plebeo dolore, come questa plebea indifferenza mi offendono! Creda che è così dolce sentirsi una goccia d'acqua. una sola goccia d'acqua ma che ha riflesso un momento i raggi del sole ed è tornata senza nome! E non ebbe marca, né marchi.

Ora sto meglio e lontano dalla letteratura mi vado riconciliando un po' colla terra in cui troveremo pure un giorno la salvezza del povero ingegno italiano così compromesso. La magna parens frugum ha prodotto troppi contadini che hanno occupato le cattedre di estetica ecc. ed io non mi posso mai figurare l'arte senza grappoli, pungoli, ortaggi mitologici o no con ironia benigna e gentile che nessun dannunziano avrà mai. L'Italia meridionale poi, paese eminentemente agricolo ha prodotto troppi contadini e questo. in tempo di democrazia, ha fatto male quasi quanto la coltura tedesca. In materia di coltura la colpa mi sembra che sia specialmente dei coltivatori.

Signorina, io che vivo in un cantante e fischiante paesetto toscano le invidio ora il silenzio della Gran Vigna. Accetterei di andarle a custodire la casa se mi facessero una provvista di legna e cancellassero tutte le traccie sui muri. Inoltre vorrei assumere la direzione dei lavori e non ricevere chi non mi piace. Tanti auguri per il Natale anche alla Signora Sua Mamma e mi creda con viva stima

 

Suo dev.mo

Dino Campana

Albero Sanesi:

Lastra a Signa (Firenze).