Lettera di Margherita C. Lewis a Dino Campana. Fondo Matacotta

 

Carnecchia o Carnachia?

 

Un ricordo di Paolo Pianigiani

 

Quando, nei primi anni di questo secolo, iniziai a percorrere qualche viottolo campaniano dei più ostici, che Gabriel mi proponeva un po' per sfidare le mie poche capacità di ricercatore quel poco improvvisato, un po' per insegnarmi il mestiere, mi imbattei in Margherita C. Lewis, la misteriosa corrispondente di Campana di cui si sapeva pochissimo. 

La "C" puntata era stata sciolta da Gabriel con un "Carnachia", seguendo la firma per esteso che Margherita aveva apposto alla fine della sua lettera che ho messo in copertina.

C'erano, è vero, nel Fondo Matacotta, passato al vaglio da Gabriel e pubblicate nei "Carteggi campaniani", le lettere, che Margherita spedì dalla sua casina sui monti pisani, piene di buoni consigli e qualche rimbrotto per le intemperanze che Dino le inviava, attraverso le sue cartoline postali che facevano sorridere gli impiegati dell'ufficio postale che ben conoscevano la signora scozzese.

E c'era l'articolo che Franco Matacotta pubblicò sul Il Mondo, il 25 Marzo 1950, e dove, caricando un po' gli originali di cui disponeva, descrive un Dino Campana smanioso di trasferirsi a casa della "pitonessa" e mettere al mondo un figlio con lei.

Trovai, con molta fortuna, la foto di Margherita e quella del suo poeta pisano, Giuseppe Carnecchia. Trovai notizie precise sulla loro storia.

Pensai allora che la "C." potesse indicare "Carnecchia", il compagno a cui si era legata Margherita e che era scomparso, anche lui dopo aver varcato spesso le porte dei manicomi. 

Non fu facile convincere Gabriel, sempre restìo alle novità, ma alla fine la scoperta di un articolo a firma estesa, comparso su una rivista inglese, lo fece arrendere, e sull'ultimo carteggio, da lui curato, Carnachia fu mutato in Carnecchia