Il pittore Eduardo Gordigiani con Michele Campana
Michele Campana, nel 130° anniversario della nascita
di Micaela Pazzi
da: Università popolare S.Domenico
28° ALMANACCO 1988 - 2015
Anno importante per i Campaniani, Marradi prima e Modigliana poi, hanno festeggiato i due cugini di cui quest’anno ricorreva il 130° anno di nascita.
Il primo Convegno/Mostra documentaria, si è tenuto appunto a Marradi presso il Centro Studi Campaniani e Museo Artisti per Dino Campana, Sabato 27 giugno 2015, la mostra è rimasta aperta fino al 23 agosto. La seconda tornata, in forma un po’ differente dalla prima, si è tenuta a Modigliana dal Sabato 29 agosto al 27 settembre 2015, nell’Ex Chiesa di San Rocco - Sala Pietro Alpi a Modigliana.
Jan Vladislav: Dino Campana e la Primavera di Praga
L'intervista al traduttore dei Canti Orfici in lingua Ceca
di Paolo Pianigiani |
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Paolo e Jan
Jan Vladislav è stato il primo traduttore in Europa dei Canti Orfici in volume. La sua traduzione, infatti, esce a Praga nel 1968 e il saggio, inedito in Italia, che accompagna il testo, è del luglio - agosto del 1967. Quindi si tratta della prima traduzione in volume a livello mondiale, insieme a quella del Salomon (New York, 1968), che però è parziale e con i testi in ordine diverso dall’originale. Il 1968, per l'allora Cecoslovacchia, fu un anno terribile: in quell‘anno fu spenta dai carri armati russi la nascente Primavera di Praga, il 21 agosto. Il 20 agosto è la data di nascita di Dino Campana. Due anniversari quasi coincidenti.
Dopo ricerche non facili, pensavo infatti che vivesse ancora in Francia, sono riuscito a trovare Jan Vladislav nella sua casa di Praga, appena tornato da un viaggio in Canada, e ho potuto fargli alcune domande sulla sua traduzione dei Canti Orfici, di cui nessuno in Italia sa nulla. In nessuna delle numerose edizioni, anche recenti, del libro di Dino Campana, infatti, la versione in lingua ceca viene citata, mentre sono presenti quelle inglese, rumena, francese, tedesca e spagnola. Jan Vladislav, oltre che poeta e traduttore, è un intellettuale di primo piano della Repubblica Ceca: da sempre un "non allineato", figura fra i firmatari di Carta 77, e si è sempre battuto per l'affermazione dei diritti civili nel suo paese, pagando le sue idee con l'impossibilità a pubblicare le sue opere e con l'esilio in Francia, a partire dal 1981. Le sue poesie sono state pubblicate nella Repubblica Ceca solo recentemente, nel 1991.
Nello stesso anno ha ricevuto il premio dello Stato come traduttore, dalle mani del ministro della Cultura Pavel Dostál. Jan Vladislav si scusa con me per il suo italiano, non parla la nostra lingua da almeno cinque anni. Naturalmente il suo italiano è invece perfetto, condito da un leggero accento francese, frutto del suo esilio di venti anni, a Sèvres, in Francia. Ha tradotto, oltre a Campana, Dante, Montale, Ungaretti, Svevo, Pirandello: il suo italiano è fluido e musicale.
Tra strade e chiese di Montesangiusto, ragazze al deschetto del calzolaio
La stranezza di una industria marchigiana che
dalla prima guerra europea fu affidata alle donne
di Franco Matacotta
Pubblicato su "La Voce d'Italia", 12 Ottobre 1941, pag. 3
MONTESANGIUSTO, ottobre.
Cento casette, un campanile, una cinta antichissima di mura. Monturano, Santelpidio, Montegranaro, Montesangiusto: quattro piccole patrie della calzatura italiana a mano. Non che vi sia sconosciuta la lavorazione meccanizzata, anzi da qualche anno vi funzionano grandi laboratori, che tentano di seppellire nell'ombra l'altra industria nativa, che è stata e rimane la singolarità e l'orgoglio di quei luoghi.
Bruna Conti, fra l’essere e il non essere…
di Paolo Pianigiani
Può succedere che su questo sito dedicato a Campana scorra inchiostro avvelenato; di recente ce la siamo presa con i sedicenti uffici della cultura, che han messo sui muri il solito Filippo Tramonti al posto del nostro Dino. Non si sono nemmeno scusati… Ma la colpa è nostra, diamo per scontato che chi scrive di letteratura sia informato o, nel caso, si informi… e invece no, la razza dei cialtroni ancora imperversa, come ai tempi di Campana. E purtroppo ha ancora fra le mani le leve del potere…
Marradi, via Celestino Bianchi nei primi anni del '900
1909, Dino Campana arrestato a Biforco
Il ricovero coatto del poeta dopo l'ennesima sfuriata
ricerca di Claudio Mercatali
Inizia con questo articolo, già pubblicato sul blog della Biblioteca di Marradi, la collaborazione con Claudio Mercatali, attento e curioso reporter di cose e fatti intorno a Dino Campana lassù, nel suo paese, a Marradi. Sono particolamente contento di ripubblicare i testi e le splendide immagini conservate da Claudio, tutte di prima mano. Sono assolutamente impagabili e rientrano in pieno negli scopi e nello spirito che il campanadino.it si è voluto dare fin dal suo inizio, nel lontano 2005. (paolo pianigiani)
Nella primavera del 1909 Dino Campana, da poco ritornato dall' Argentina, era a Marradi più agitato che mai. Non passava giorno senza leticare e le discussioni finivano spesso in una sfuriata tremenda. Non si ha notizia che Dino abbia ferito qualcuno, però nell' aprile 1909 le escandescenze fuori misura provocarono l'intervento dei Carabinieri. La caserma era nella casa bianca in fondo alla foto qui sopra e sulla la porta si intravede lo stemma dell' Arma.
[Marradi, maggio 1916]
Caro Meriano,
chi crede che quel coso a cui tu pensavi traversando il ponte vecchio debba essere messo nella calce viva è mio amico, chi non lo crede è mio nemico. E te lo provo. Mesi fa, assai più ammalato di ora chiesi a Binazzi che mi facesse entrare in un ospedale di Bologna. Ero senza mezzi e lui invece di farmi fare una sottoscrizione per cento miserabili lire d’ingresso mi rispose con una volgare lettera evasiva. Questo fatto ti potrà illuminare a che cosa servano i critici, specie fiorentini.
È vero che dice che sono il primo poeta d’Italia ma io preferisco essere l’ultimo poeta della Papuasia piuttosto che avere tali colleghi. Come vedi ho deciso di esser sincero contro tutto. Forse avrai immaginato che sono un gentiluomo e non lavoro per me. Dunque... dà su tutta la brigata e ti saluto.
E digli che vada a far il granduomo al suo paese: in Romagna non ci entrerà Papino né lui. Saluta Ravagli1
Introduzione ai Canti Orfici
di Gabriel Cacho Millet
Per l'edizione Anastatica del Centenario degli Orfici, curata dall'amico Dino Castrovilli, a Gabriel fu chiesta l'introduzione. Era l'occasione per tirare le somme, per un discorso finale su Dino Campana.
L’Introduzione, la Nota biografica e la Scelta bibliografica che qui si ristampa con lievi variazioni sono ricavate da Dino Campana, Il cantore vagabondo, a cura di Gabriel Cacho Millet, Vol. nº. 35 della Collana Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti, Edizione speciale per il Corriere della Sera, Milano 2012, pp. 5-17, 167-171, 172-180.
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