Francesco Galeotti, un pittore per Dino

 

 

 

Omaggio a Dino Campana, 1981

 

 

foto di Emiliano Cribari

 

 

IL POETA ERRANTE

Un ritratto di Dino Campana

 

Le ultime notizie di lui si hanno dalle montagne della Romagna toscana

(nota autografa di Dino Campana destinata probabilmente a essere inclusa nella prima edizione dei Canti Orfici)

 

da:  Mar d’Appennino (Edizioni dei Cammini, 2022)

 

 

La prima volta che sentii parlare di Campana – frequentavo il liceo – rimasi colpito quasi unicamente dal suono del suo nome: Dino Campana. Certo, mi rapiva anche l’idea di questo paese – Marradi – che non conoscevo e che sognavo affossato in una densa fissità di castagni, e poi il fatto che il suo libro – anch’esso – suonasse così fatalmente bene: Canti Orfici. Non fui invece mai colpito dalla notizia, trita e ritrita, “facile”, della follia di Campana. Per me il genio è un barlume di lucidità.

Anche quando nasce nel buio.

 

 

Tra Sorrento e Cuma

Siamo nel dicembre del 1916. Il rapporto fra Dino e Sibilla ha una delle sue prime, drammatiche interruzioni.

Sibilla sparisce dalla circolazione e si rifugia a Sorrento. Così almeno lascia intendere...

Dino scrive a Emilio Cecchi una delle sue lettere più intense, che bene raccontano il momento che vive.

 

 

 

Appendice agli Inediti del 1942: i manoscritti

 

Nella Appendice, alla fine del volume Inediti, edito da Vallecchi nel 1942, Enrico Falqui inserì una serie di riproduzioni di manoscritti originali in suo possesso. Si tratta di:

 

  • una lettera (non spedita e ritrovata dai familiari di Dino) con due poesie, scritta da Genova alla rivista La Lettura

  • quattro pagine del Quaderno,

  •  alcune lettere con testi poetici indirizzate a Mario Novaro, il direttore della Riviera Ligure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da: I Viaggi di Repubblica, 6 Novembre 2008, p. 32

 


 

Paolo Pianigiani: La Repubblica delle fotografie sbagliate

Tramonti non tramonta... e continua a sostituire e impersonare Dino Campana.

Ecco ancora lo sguardo spiritato di Filippo Tramonti, ad illustrare un trafiletto su Dino.

Nulla o quasi da dire sul testo ma la foto è sbagliata!

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Parole come musica, la straordinaria lettura di Carmelo Bene così viene ricordata da Alessandro Baricco:

 "Carmelo Bene. Me l'ero immaginato definitivamente ingoiato da una vita quotidiana inimmaginabile, e triturata dal suo stesso genio, portato via su galassie tutte sue, a doppiare pianeti che sapeva solo lui. Perduto, insomma. Poi ha iniziato a girare con questo suo spettacolo anomalo, una lettura dei Canti Orfici di Dino Campana.

L'ho mancato per un pelo un sacco di volte, e alla fine ci sono riuscito a trovarmi una poltrona, in un teatro, con davanti lui. A Napoli, all'Augusteo. Scena buia, solo un leggio. Lui, lì, con una fascia sulla fronte alla McEnroe, e dei segni di cerone bianco sotto gli occhi. Un microfono davanti alla bocca, e una luce addosso. Cinquanta minuti, non di più. Non so gli altri: ma io me li ricorderò finché campo.

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